Eravamo seduti sul divano ed avevamo appena finito di guardare un film. Stavamo allegramente giocando a farci il solletico a vicenda quando, mentre stavo cercando di saltarle addosso con fare scherzoso, decise di respingermi poggiandomi il piede sul petto.

"Che bel piedino", le dissi scherzando. "Ti piacciono i miei piedini?", mi rispose subito, ridendo. A quel punto, fingendo di prendere in giro i tanti feticisti dei piedi, categoria a cui, da sempre, appartengo anch'io, affermai: "Tantissimo, vorrei quasi leccarteli". Seguì una breve risata di entrambi, interrotta dalle sue parole: "Me li vuoi leccare? Davvero? Se vuoi te li faccio leccare!".

L'ilarità del momento si trasformò subito in imbarazzo. Alla sua provocazione, non risposi. Così lei decise di continuare dicendo: "Non sto scherzando, se a te farebbe piacere leccarmeli, me li faccio leccare". "Non prendermi in giro", le risposi subito, continuando a credere che non facesse sul serio. "A parte gli scherzi, se pensi ti possa piacere, fai pure; a me, personalmente, questa è una cosa che incuriosice e mi piacerebbe provare, quindi se vuoi te lo lascio fare, altrimenti niente".

Il quel momento cominciai ad arrossire esponenzialmente. Lei notò subito il mio imbarazzo: "Come vuoi, in entrambi i casi non c'è problema!". Notata la sua disponibilità, non potei non cercare di approfittare di un'occasione più unica che rara, dunque le dissi: "Ascolta, se vuoi io posso fare questa cosa, se pensi possa piacerti, visto che per te farei qualunque cosa... ma se la faccio e qualcuno viene a saperlo, finisce male, ti avverto!".

Sapevo che la mia cara amica non era in grado di tenere per sé le sue esperienze: raccontava tutto alle sue amiche, che quindi sapevano praticamente tutto di lei e delle persone che frequentava; siccome le sue amiche mi conoscevano bene, non volevo assolutamente che un fatto simile potesse ridicolizzarmi.

"Stai scherzando, non dico niente a nessuno! Pensi che non sia imbarazzante anche per me raccontare una cosa simile? Allora, che vuoi fare?", mi chiese subito dopo. A questo punto, non senza mille esitazioni, la guardai e dissi: "Dammi 'sti piedi, dai... Mi raccomando, che non esca nulla da qui...".

"Non preoccuparti, mi ripetè, mentre, seduta ancora insieme a me sul divano, mi poggiava i piedi sulle cosce, sfilandosi le ciabattine nere. Indossava dei calzini bianchi, da cui traspariva la forma dei suoi piedi: aveva l'alluce un po' valgo, dunque le si vedeva leggermente la cipolla. Oltre a ciò, cominciavo già a sentire un lieve odore, per me molto piacevole.

Dopo alcune esitazioni, cominciai a sfilarle quei calzini e l'odore si fece subito più forte. A quel punto, imbarazzatissimo e con movimenti parecchio goffi, presi un piede tra le mani, lo avvicinai alla mia bocca e, timidamente, con la lingua cominciai a leccarne la pianta, mentre lei sorrideva e manifestava apprezzamento.

Intanto, nonostante non fosse la prima volta che li vedevo, potei osservarli bene da vicino: non aveva lo smalto, le dita erano leggermente accavallate ed avevano un accenno di cipolla un po' insolito per la nostra giovane età. Insomma, non erano dei bei piedi, ma mi avevano sempre affascinato e spesso avevo avuto qualche pensiero perverso legato alle sue estremità. In quel momento, però, nonostante i loro oggettivi difetti, quei piedi ai miei occhi erano meravigliosi.

Mi sembrava di essere in paradiso: stavo leccando i piedi alla mia amica! Stentavo perfino a crederci. Oltre alla loro forma, avevo potuto apprezzare le loro condizioni: aveva evidentemente indossato le scarpe per tutto il giorno, visto che erano parecchio puzzolenti e su di loro si erano depositati quei pelucchi e quelle palline di cotone che sono soliti staccarsi dai calzini; in più vidi anche qualche granello di sporco di cui non capii bene l'origine, mentre la mia lingua mi permise di dedurre che erano parecchi sudati.

Continuai a leccare, superata la timidezza iniziale, in maniera sempre più intensa. Lei mi guardava con sorriso sulle labbra: era evidentemente contenta di ciò che le stavo facendo, ed io lo ero altrettanto! Come potevo non essere entusiasta di star leccando i piedi sudici di una mia cara amica! "Com'è?", mi chiese. Le risposi, dopo un attimo di esitazione e fingendo di non conoscere nemmeno l'esistenza del feticismo: "Devo dirti la verità... abbastanza piacevole". "Anche a me piace parecchio", ribattè lei.

Se all'inizio ci andavo piano, passando lentamente la lingua sulle piante dei suoi piedi, trascorso un po' di tempo diventai completamente disinibito; il mio pene era ormai diventato durissimo e le mie leccate divennero molto più intense. Ogni volta che strusciavo la mia lingua sui suoi piedi, sentivo il mio cazzo pulsare molto forte. Così mi lasciai prendere la mano, dando anche l'opportunità alla mia amica di capire che, in fin dei conti, quel che stavo facendo era per me una vera goduria: oltre a leccare da cima a fondo le piante dei piedi, cominciai a portare le dita nella mia bocca, passandoci la lingua intorno e succhiandole. Inizialmente, mettevo in bocca più dita per volta; in un secondo momento, volli assaporarle una ad una e decisi quindi di succhiare singolarmente le dita di entrambi i piedi, a partire dagli alluci, potendo apprezzare così il loro sapore salato.

"Vedo che ti sta piacendo parecchio", affermò contenta la mia amica, aggiungendo: "Sta piacendo molto anche al tuo amichetto, a quanto pare!", riferendosi chiaramente al mio pene, ormai di marmo, visto che era impossibile non notare il suo stato di potente erezione. "Sì, non pensavo ma mi piace davvero tanto", le risposi. Allora lei ribattè: "Certo, vuoi farmi credere che non pensavi di essere feticista! Ma fammi il piacere! A questo punto, direi di fare una sopresa anche a lui...". Preferii rispondere non a parole, ma con i fatti, dunque resi ancora più intense le mie leccate e le mie succhiate. Intanto, cominciai a notare che i piedi apparivano leggermente più puliti rispetto a prima e capii che, nella foga del momento, avevo leccato non solo i piedi in sé, ma anche lo sporco e il sudore che vi si era depositato. Tuttavia, visto che, in fin dei conti, era stato piacevole, decisi di concludere la pulizia: cominciai ad infilare la lingua tra le dita, dove si era depositato la maggior parte dello sporco, e a leccare bene quegli spazi, avendo cura di rimuovervi ogni traccia dei suoi calzini o di qualunque altra cosa si fosse fermata lì, ingoiando, ovviamente, tutto ciò che mi finiva sulla lingua. Continuai finché i piedi non furono completamente puliti.

A questo punto, si avvicinò a me e mi sfilò la cintura. Non avevo idea di cosa volesse fare, ma non feci nulla per fermarla: quando mi sarebbe ricapitata una cosa simile! A quel punto, mi abbassò i pantaloni e le mutande. Vedendo il mio cazzo durissimo in fibrillazione, esclamò: "Mamma mia, non pensavo che dei piedi potessero avere quest'effetto!". Si alzò dunque dal divano per posare il cellulare che aveva in mano sin dall'inizio, poi tornò subito da me, porgendomi di nuovo i piedi. Notai subito, però, che nel fare quei pochi passi, aveva raccolto, con i piedi inumiditi dalla mia saliva, molta polvere e qualche pelo sulle sue piante dei piedi. Non ci pensai due volte: afferrai nuovamente i piedi tra le mie mani e, quasi con ferocia, ripresi a leccarli per pulirli da quello sporco che avevano appena raccolto da terra, finchè non tornarono di nuovo puliti.

La mia amica, rimasta senza parole, proseguì però nei suoi intenti: dopo avermi visto mangiare lo sporco dei suoi piedi, poggiò quegli stessi piedi sul mio cazzo. "Non ho mai visto un cazzo così duro!" esclamò. Ero talmente eccitato da non riuscire a proferir parola, quando mi accorsi che i suoi piedi, ancora umidi della mia saliva, non solo erano appoggiati sul mio membro, ma stavano cominciando a muoversi, fino a masturbarlo. In sostanza: mi stava facendo una sega con i piedi. Era bravissima, nonostante, a quanto dicesse, non avesse mai fatto qualcosa di simile: il modo in cui strofinava i suoi piedi sul mio cazzo e sulle mie palle, con cui li faceva scorrere lungo il pene e la cappella, utilizzandoli per coprirmi e scoprirmi ritmicamente la cappella dal prepuzio, era davvero incredibile. In più, la mia saliva, che le bagnava ancora i piedi, fungeva da lubrificante e rendeva tutto più scorrevole. In tutto questo, a volte ne approfittavo per afferrare il cazzo tra le mie mani e strusciarlo sulle sue piante oppure per infilarlo più volte tra le sue dita, con lo scopo di godere ancor di più.

Era passato poco tempo da quando aveva cominciato a masturbarmi con quei meravigliosi piedini, ma dovetti già avvertirla che non ce la facevo più. "Vienimi sui piedi", mi disse con fare da porca, avvicinando tra loro entrambi i piedi e disponendoli appena sotto i miei testicoli. Appena la vidi in posizione, pronta per farsi bagnare le estremità, esplodetti: sborrai copiosamente, ricoprendole col mio seme le parte superiore e, in particolar modo, le dita di entrambi i piedi. Finito di sborrare (e ci misi diverso tempo), mi feci cogliere di nuovo dal mio istinto: mentre calava l'eccitazione, afferrai nuovamente i piedi e ricominciai a leccarli come avevo fatto prima di essere segato, senza trascurarne nessuna parte.

Solo dopo averlo fatto, mi resi conto di averli ripuliti di nuovo completamente, cioè di aver leccato e mangiato tutto il mio sperma.
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