Quella cagna perversa di mia moglie Leonarda


PARTE 4


La mattina seguente (era sabato), mi alzai di buon’ora. Leonarda dormiva della grossa, ancora stordita dal vino e dal Tavor che vi avevo disciolto dentro. Andai in garage e con il dupplicato della chiave che avevo fatto di nascosto, aprii la sua auto e vi piazzai diverse microcamere e microfoni. Volevo proprio vedere cosa combinava quella troia. Mentre rovistavo nel cruscotto trovai un mazzo di chiavi di casa che non conoscevo. Per mia enorme fortuna nel portachiavi vi era un indirizzo (di un appartamento nel paese di S., proprio dove andava la troia al pomeriggio). Riposi il mazzo di chiavi, richiusi la macchina e tornai in casa, dubbioso sul da farsi. Andai in camera e vidi che Leonarda era ancora completamente assopita, così decisi di rischiare: tornai in garage, presi le chiavi e corsi dal ferramenta a fare un duplicato di tutte le chiavi. Nel giro di un’ora ero già tornato, e Leonarda stava ancora dormendo.


Io, non so come, riuscivo ad essere impassibile. Il dolore che provavo era enorme, ma comunque inferiore alla rabbia e all’odio nei suoi confronti. Dovevo scoprire tutto. Tutto!! Fino in fondo.


Nel pomeriggio, ci guardammo insieme un film su Netflix. Verso le 16:00 ragazzi uscirono per andare a passare il weekend con amici, mentre verso le 17:00 Leonarda iniziò a prepararsi, giacché sarebbe uscita a fare un “aperitivo” con le “amiche” e poi forse sarebbero andate a “ballare,” insomma “avrebbe fatto tardi”. La vidi entrare in bagno e rimanerci per un bel po’. Come avrei scoperto dopo, esaminando il bagno, si depilò, si fece il clistere, si mise lo smalto alle unghie delle mani e dei piedi, trafficò col suo portagioie (quello nel cui doppio fondo nascondeva i piercing) si truccò e si vestì in modo carino (ma del tutto normale per una 50enne). Verso le 18:30 uscì di casa.


Entrai subito nello studio e accesi il computer, per attivare le microcamere e i microfoni che le avevo piazzato in macchina. 5 minuti dopo essere uscita di casa fece una telefonata. “Ciao Andrea, sono io. Sì, sarò lì verso le 7 e mezza, mi cambio e arrivo. Parcheggiò la macchina in un luogo isolato, scese e prese dal baule un borsone. Si spogliò e si rivestì con dei collant a rete aperti nel cavallo (nel frattempo dalla microcamera le intravidi dei piercings enormi che pendevano dalla fica), indossò una minigonna inguinale, una camicia semitrasparente dalla quale si vedevano i capezzoli e i relativi piercing; indossò scarpe col tacco di vernice nera e un impermeabile nero di similpelle. Si mise alla guida. Mi parve di capire che imboccò l’autostrada e uscì in una piazzola di sosta per camionisti (a giudicare dai profili dei camion che si intravvedevano da una delle microcamere) circa 40 minuti dopo.


Una volta parcheggiata la macchina nella piazzola, Leonarda attese circa una decina di minuti, poi i fari di un’auto le fecero dei segnali con gli abbaglianti. Leonarda scese. Subito si sentirono dei clacson che suonavano. Si sentivano delle voci: qualcuno sembrava conoscerla. Poi non si sentì più niente. I microfoni non captarono nulla, se non i rumori di fondo, per circa 1 ora e tre quarti. Poi improvvisamente le voci si avvicinarono: “Leonarda ci vediamo a casa di Giorgio”. “Va bene”. Leonarda si rimise al posto di guida ed estrasse dalla borsetta dei dischetti struccanti coi quali si tamponava il viso e il collo: “Dammi il tempo di arrivare”. Era ormai le 10 di sera. Si rimise alla guida, per circa un’ora, poi parcheggiò di fronte a quello che pareva il giardino di una villa e scese dall’auto…


 


 


CONTINUA…