Il giorno seguente si ripeté la stessa trafila: io uscii fingendo di andare al lavoro, i miei figli andarono in treno all’università a Bologna e mia moglie uscì per andare al lavoro. Appena mia moglie partì, rientrai a casa nostra e per prima cosa carcai (e trovai) le chiavi di riserva dell’auto di Leonarda. Poi mi misi a navigare in internet e ordinai delle microcamere spia e dei dispositivi per registrare le voci, poi andai a fare il duplicato delle chiavi dell’auto di Leonarda. La concessionaria mi disse che servivano alcune ore. Nel frattempo tornai a casa nostra e mi misi a rovistare per tutta la casa. Sembra impossibile, ma non trovai niente di sospetto. Niente di niente. Andai nello studio e cercai fra le scartoffie: vie erano delle carpette con tutta roba che riguardava le bollette, le multe pagate, le spese di condominio, i 730, la contabilità della casa. Una carpetta sulla cui etichetta era scritto “LAVORO” attirò la mia attenzione. La aprii, e trovai che invece di essere relativa al lavoro, era piena di ricette mediche e di esiti di visite effettuate. Ve ne erano una decina di ginecologi: “la paziente mostra vagina iperdilatata” , risalente a dieci anni prima; “si riscontra erpes vaginale”, risalente a 8 anni prima; “La paziente mostra segni di chlamidia”, risalente a 6 anni prima; “la paziente è affetta da scolo vaginale”; “La paziente presenta bruciature sul clitoride”, “la vagina presenta grandi labbra dilatate e fori da piercings di grandi dimensioni”, ecc. ecc. ecc. Poi vi erano le visite dai proctologi: “La paziente presenta ano e sfintere dilatati”; “la paziente presenta ano iperdilatato, con perdita occasionale di liquidi fecali e feci. La paziente afferma di avere praticato attività sessuale impropria per circa 30 anni. Afferma inoltre di avere utilizzato numerosi dilatatori anali per un lungo periodo. Si valuta intervento chirurgico”. E poi il referto del pronto soccorso: “La paziente arriva accompagnata da compagno. Vigile, tranquilla. Si presenta con pesce di grosse dimensioni incastrato nel retto. Afferma di esserselo infilato da sola per un gioco autoerotico. Il pesce viene estratto senza anestesia. Trattasi di Ombrina da 1,6kg” risalente a 6 mesi prima.
Rimango esterrefatto! Tutti questi referti erano intestati a mia moglie. Non si trattava di omonimia: il codice fiscale combaciava. Ripensandoci, non vedevo la vagina di mia moglie da almeno 8 anni. L’ano, poi, non glielo avevo praticamente mai visto, anche perché avevo sempre creduto che fosse vergine dietro, o almeno, io con lei non lo avevo mai fatto.
Rimisi a posto le carte. Ero estremamente confuso. Aprii il cassetto del comò della nostra camera, vidi un grosso portagioie, dove teneva i gioielli di famiglia. Lo ispezionai, e mi accorsi che il portagioie aveva un doppio fondo, lo sfilai, e sotto ci trovai un centinaio di piercings di varie forme e dimensioni. Ce n’erano alcuni veramente enormi: ci volevano dei buchi grandissimi per indossarli. Mi venne un attacco d’ansia. Mi mancava l’aria. Tornai nel mio appartamento. Avevo visto abbastanza.
Mentre ero seduto sul divano con la fronte appoggiata sulle mani, mi venne un’idea geniale e diabolica. Mi recai immediatamente dal dottore, dicendogli che avevo avuto un attacco di panico, e che non era il primo. Mi feci prescrivere una ricetta ripetibile di tavor da 2,5 mg e andai in farmacia ad acquistarne 3 scatole. Poi andai in enoteca, dove acquistai una Magnum di Amarone della Valpolicella, e poi in macelleria due costate. Era venerdì quella sera e arrivai a casa un po’ prima del solito, dicendo che, eccezionalmente, mi ero liberato prima dal lavoro, e volevo fare una cenetta romantica con la mia mogliettina. Lei amava il vino, e la carne…
Così facemmo una cenetta davvero romantica. Io mi assicurai che bevesse molto vino, e alla fine della cena, mentre beveva qualche calice da meditazione, le disciolsi un tavor nel bicchiere. Dopo un quarto d’ora iniziò a sbadigliare, e dopo 20 minuti non si reggeva più in piedi. La accompagnai a letto. Appena si stese si addormentò di sasso, in modo molto, molto profondo. La guardai, e un po’ mi dispiacevo di quello che avevo fatto, ma la curiosità di scoprire la verità fu più forte: la spogliai, infine le sfilai reggiseno e mutandine.
Accesi la luce: aveva ancora i seni enormi e molto belli, ma i capezzoli erano allungati in modo innaturale, e vi erano dei fori enormi ad attraversarli. I seni erano costellati da puntini, crosticine per l’esattezza, a decine, su tutti i lati del seno. In quel momento non capii. Avrei capito in seguito… Il corpo era generoso e abbondante, com’era sempre stato. Scesi giù con lo sguardo: mi colpì molto vedere che Leonarda era depilata integralmente. Non aveva un solo pelo su tutto il corpo, fatta eccezione per capelli, ciglia e sopracciglia. Le allargai le gambe e mi soffermai sulla fica: le labbra erano enormi e allungate, e martoriate da fori enormi, attraverso i quali passavano una o due dita. Gliele tastai. Non potevo crederci: quelle labbra dovevano essere state tirate da pesi enormi. Mi immaginai mia moglie che camminava con grossi pesi appesi alla fica, come si vede in certi film sado maso. La girai a pancia in giù e le guardai il culo. Immediatamente vidi una cicatrice sulla natica. Aveva una forma precisa: era una “A” con un cerchio attorno. Sembrava una bruciatura. Una “marchiatura” per l’esattezza!
Le allargai le natiche e guardai l’ano. Rimasi scioccato: era enorme! “come fa a essere così se a me non ha dato mai il culo???” Mi sputai sulla mano. Infilai immediatamente 4 dita, che era la larghezza dell’ano a riposo, poi piegai il pollice e inserii tutta la mano. Leonarda non si mosse nemmeno. Allora spinsi su… e arrivai abbastanza agilmente a infilare il braccio fino all’altezza del gomito. A quel punto, Leonarda, con un riflesso si portò una mano alla fica e iniziò a strofinarsi. Per evitare che si svegliasse sfilai lentamente il braccio.
CONTINUA…
«e poi....»
«che cazzate»