Sono i fine settimana lunghi il mio problema: Anzhela mi ha telefonato per avvertirmi che non avremmo potuto vederci questo fine settimana, poiché sarebbe venuto a trovarla suo figlio maggiore dalla Polonia. La mia Ukra come al solito sarebbe andata per tre giorni da sua figlia Ilenka e dai suoi nipotini e anche zia Toma aveva deciso di andare a trovare Svetlana e le altre sue nipoti giunte dall’Ucraina. Mi aveva chiesto di accompagnarla e non posso nascondere che l’idea mi allettava, anche se sapevo cosa poteva accadere nel caso avessi accettato. Rifiutai perché in realtà non volevo mettere in crisi l’equilibrio che ormai avevo raggiunto con Ukra e zia Toma che vivevano a casa mia, ma soprattutto con Anzhela, che anche se non vive con noi è oramai una donna importante nella mia vita sessuale e ha risolto brillantemente il problema di gelosia che si era creato con zia Toma la tettona. Confesso che ho iniziato a progettare un fine settimana alternativo, perché io senza sesso non posso proprio stare e ho iniziato a riprendere telefonicamente i rapporti con le mie ex precedenti all’arrivo di Ukra. Giovedì nella serata mi era giunta una video chiamata inaspettata. Era la mia pornocognatona che senza impaccio mi aveva proposto un incontro di tre giorni, mentre si masturbava e si toccava le tettone. Voleva farmi sapere che aveva voglia del mio cazzo e che se avessi accettato questi tre giorni totalmente a spese di Matteo, il cornuto per intenderci, mi avrebbe fatto un magnifico dono. Mi chiese di riflettere e dopo un sorriso smagliante chiuse infilando le sue dita in bocca dopo averle riempite del miele della sua figa. Di seguito mi arrivò sul WhatsApp una serie di foto di mia cognata nuda e soprattutto un video in cui continuava a infilare le dita sditalinandosi e poi inserendosi vari falli ed un butt plug nel buco anale ansimando, gemendo e poi urlando molto chiaramente il mio nome, dicendo prima in italiano e poi in ucraino che voleva il mio cazzo. Io mi ero eccitato a bestia e la sua voce sensuale e molto erotica mi aveva fatto l’effetto che doveva. Le mandaii anche io il mio cazzone in tiro, mentre lei continuava a mandarmi video dei nostri rapporti, soprattutto anali: i più spinti. Eccitato le feci una videochiamata e lei mi rispose: era adagiata sul letto nuda e si masturbava furiosamente…a quel punto anche io le feci vedere il mio nerchione, mentre lo toccavo e lei ebbe un orgasmo quasi immediato, di quelli soliti suoi, quelli che mi facevano impazzire. Matteo non sapeva soddisfarla e soprattutto veniva sempre troppo presto, senza farla godere ogni giorno. Jana come Ukra ha da sempre avuto bisogno di essere presa quotidianamente e anzi più volte al giorno. Mi aveva detto che Matteo sarebbe andato a Milano per partecipare ad un convegno e lei mi proponeva di andare con lei insieme a Bologna. Conoscevo bene Bologna. L’idea mi piacque…era da tanto tempo che non facevo questi week end scoperecci. L’idea di tre notti e due giorni bolognesi con lei mi faceva andare fuori di testa. Ci eravamo avvicinati sempre di più e ora credo fosse il momento buono… e poi mi piaceva fare cornuto Matteo, che visceralmente odiavo. Più lei parlava più il mio pene si inturgidiva e quando mi disse che aveva prenotato una camera matrimoniale in albergo per noi, accettai immediatamente. Non vedevo l’ora di squartarle nuovamente quel magnifico culone. Rideva la cognatona porca, ma quello che mi chiese era di avermi tutto per lei. Io preparai accuratamente una valigetta per i tre giorni e la chiamai ci incontrammo alla stazione. Lei mi sorrise era bellissima, eccitante. Salimmo sul treno e fu un continuo desiderio, costante e assoluto per tutte le ore di viaggio, toccandoci, baciandoci, come se nulla e nessuno potesse distoglierci dal desiderio Scesi dal treno la abbrancai subito, senza darle scampo. Sul taxi che ci portava in albergo le avevo messo le mani fra le cosce, e la sditalinavo nonostante avesse un tanga strettissimo. Il tassista credo abbia goduto un ottimo spettacolo dallo specchietto retrovisore e comunque all’arrivo nella reception dell’albergo come spesso accade lasciammo i documenti e ci precipitammo in camera. Aprii la porta e la scaraventai letteralmente sul letto. Mi tuffai sopra di lei e le strappai tutti i vestiti in preda ad una foga assurda. Lei aveva immaginato una situazione sicuramente diversa ma io le avevo strappato anche il tanga e la succhiavo per tutto il corpo, la riempii della mia saliva, lavoravo di lingua sul clitoride e la figa depilata, glabra, come piace a me mentre con le dita stimolavo il buco del suo culone. Era sin troppo facile dominarla. Ero riuscito subito a spadroneggiare sempre e totalmente e come al solito lei era rimasta in debito di ossigeno senza possibilità di fare nulla se non orgasmare a fiotti stringendo la mia testa e facendo penetrare il mio volto, la mia bocca, le mie labbra, la mia lingua dentro la sua figa. Giocava sempre a fare la gran donna e poi la sottomissione era immediata e allora io la dominavo come più mi piaceva. Avevo lasciato la figa e ora giostravo con le sue grandi tette. Facevo di tutto soprattutto le strizzavo e le mungevo con tutta la forza che avevo e ne avevo tanta, perché la voglia di lei era tanta. Jana era partita. Si toccava molto, era piena di liquidi, di umori. Non dovetti faticare a farla venire a ripetizione e la cosa più bella era che mi dava soddisfazione ansimava, sbuffava, ma soprattutto mi stimolava con i suoi miagolii, gemeva e ogni volta che arrivava sembrava muggisse ad alta voce come una vaccona. Stava muggendo molto quella sera ed io la lasciai fare, anzi di più, spingevo sempre di più la lingua a saziarla, lavoravo quella clitoride tenendole le labbra della figa apertissime e più godeva più la sfiancavo. Operai in modo da prepararle il buco anale. Sapeva benissimo che glielo preparavo per sfondarla. Era un lago e io decisi di tuffarmi, le misi il pene inficandola. Lei lo rivestì integralmente con la sua guaina di liquidi ed iniziai a stantuffare ad un ritmo indiavolato, sapevo che lei non reggeva e solo quando la sentii sfatta rallentai andando a penetrarla duro, profondo. Jana gemeva e mi incitava, era la vacca zozzona che volevo, che ho sempre voluto e io andavo più forte, l’incitamento di mia cognata mi aveva sempre galvanizzato ma ora in quell’hotel il mio desiderio si era moltiplicato. Jana voleva il mio seme subito dentro, mi implorava di inondarla ma sapeva che io non sborro facilmente. La cognatona si muoveva bene e così a bassa voce le preannunciai tutte le parole che sapevo la facevano impazzire. Le sue cosce lunghe e possenti erano una meraviglia. Ad un certo punto fu lei che cacciò un urlo stridulo che mi fece comprendere come era venuta ancora, mentre io continuavo a penetrarla. Jana si era accasciata come ha sempre fatto ed era venuta ancora. Le diedi giusto il tempo di respirare perché la mia nerchia sentiva voglia del suo culo e senza pietà andai a cercarla mentre lei sonnecchiava. Fece qualche moina, le solite, ma il suo ano era il motivo principale per cui ero con lei e ripresi a lavorarglielo prima con la saliva e poi inserendole un dito, due tre. Jana sorrideva soddisfatta mentre mi prodigavo nell’allargarle il buco che era tutta sé stessa. Voleva alzarsi, io non glielo permisi, la rimisi subito in posizione finché non capii cosa voleva fare. Voleva andare al bagno e allora le permisi di scendere dal letto e andare. Mi resi conto che la stanza era un po’ squallida, c’era un televisore e un mobiletto bar. Sentii lo scroscio dell’acqua, e vidi mia cognata tornare sculettando come al solito. Era stanca ma mi appariva felice, molto felice. Prese dal bagaglio una crema e un olio. La crema me la fece distribuire su tutto il corpo era alla magnolia profumo che mi fa impazzire e la cui essenza è spettacolare. Dopo averla passata io fu lei a distribuirla meglio e lo fece nelle parti più intime curando di profumare in particolar modo il solco anale in lei molto spiccato e che io le avevo aperto molto. Sempre sorridendo mi offrì poi, l’olio alle mandorle. Io ero già pazzo ma quando vidi che lei mi oliava il pene non riuscii più a stare calmo. La rimisi a pecora e inserii la nerchia per chiavarla forte. Il buco voluttuoso ingurgitò tutto, già la sodomizzavo con la sola saliva ma ora con l’olio fu uno spettacolo. Partii senza aspettare il suo consenso tanto non mi serviva. Jana me lo avrebbe dato man mano che la sfondavo. Alla pecorina mia cognata stava troppo bene, era senza dubbio la sua posizione. Il suo culo era come sempre imperioso e fotterlo era per me motivo di vanto estremo. Già dopo i primi colpi era pronta ad incitarmi. Come la conoscevo bene. Ecco quello era il lasciapassare. Sapevo che la potevo inculare in qualsiasi modo, lei lo avrebbe preso godendo. Alternai ritmo lento e veloce, senza però mai perdere potenza e soprattutto cercando la profondità. Jana ora si lasciava trascinare e ondeggiava seguendo la mia potenza di accesso al suo culone mi incitava a spaccarla in due a sfondarla tutta e io volevo quello e lo stavo facendo in maniera sistematica. La facilità con cui entrava e usciva il cazzo mi invogliava a spingere e più spingevo più Jana gemeva, grugniva e muggiva ad alta voce. Sottolineando come fossi io il suo unico porco. Io la lasciai dire e fare anche in ucraino. Quello che era certo e che ero io che avevo il possesso e quando volli sfilarglielo glielo sfilai, rinfilandoglielo a mio piacimento per cinque o sei volte, zittendo ogni sua parossistica protesta, anzi quando iniziò ad essere troppo petulante glielo infilai sotto il naso spingendoglielo fra le labbra. Non lo voleva in bocca, non voleva fare il bocchino ma io avevo il gusto di imporle di farmi un pompino e le feci aprire la bocca, le infilai il pene e lei dovette iniziare a succhiare e leccare. Sapevo che le sue qualità di pompinara erano ecelse e averle imposto il pene in bocca con il fatto che seppure recalcitrando un pochino lo aveva accettato tutto dentro, mi era bastato come atto di sottomissione e così lo reinserii per sua e mia soddisfazione, di nuovo, nel grande buco del culo oramai profumato di mandorla. Inutile dire che questo fu un trionfo sentendolo di nuovo nella sua sede ideale Jana si imbizzarrì e iniziò a menare la danza muovendo in maniera sensuale le naticone, questa volta urlandomi di prenderla. Mi attraeva vedere come si contorceva ai colpi del mio cazzo che oramai era diventato incandescente. Ero caricatissimo a molla, le presi le tette ed inizia a mungerla mentre entravo ed uscivo dal suo culo, con rinnovata forza, energia inversamente proporzionale a lei che, invece, si stava quietando sempre di più. L’avevo sfiancata e ora iniziava un’altra partita per me, quella che mi piaceva sempre giocare, con lei che in mia balia voleva essere posseduta. Ero dentro il suo culo e stantuffavo quasi come un esercizio fisico. Le avevo aperto all’inverosimile le natiche… tutto era bello e mi sono sentito potentissimo con lei che mi implorava di spingerlo sempre più dentro. Mi chiedeva nell’impeto di sfondarla ancora, di fotterle l’anima quella sua anima zozza, piena di voglie impure. Era una sbrodolona, ormai mi ero reso conto che era zuppa fradicia di liquidi. Le mie palle ora più che mai assalivano il suo buco del culo. Avrei voluto, se fosse possibile farle entrare ma per quanto l’ano fosse largo si infrangevano pesantemente sull’ingresso dell’orifizio, non potevano entrare. Scaricare ora volevo scaricare anche io ma non riuscivo ad arrivare. Mi ero abituato a resistere e resistevo anche oltre il mio volere. Nel tentativo di concludere la sodomizzazione scavavo il culo di Jana con colpi sempre più potenti che mia cognata sentiva come lancinanti e più volte era caduta muso avanti, segno che le braccia non la reggevano più. Si limitava a dire: è grosso e duro troppo grosso, grosso, grossooo; o meglio nella foga io sentivo solo questo, incitava e provocava particolarmente la penetrazione e io galoppavo senza sosta anche con lei oramai disarticolata, finché due colpi più possenti degli altri in sequenza mi avevano finalmente fatto capire che ero pronto a eruttare nel suo intestino tutta la mia sborra. La avvertii, lei si voltò grata, e aspettò il mio orgasmo, impotente, emettendo nel momento più alto dei gridolini simili a nitriti di una cavalla ucraina. Eravamo entrambi paghi e l’eccitazione dopo tanti mesi era stata esplosiva. L’avevo sfiancata e mi sono reso conto di averla molto soddisfatta. Si era meritato il suo riposo, per cui si addormentò nuda come era ed io dopo un po’ mi alzai per coprirla. Prese il sonno subito, mentre io accesi la televisione e lei dormì per più di un paio d’ore. Io intanto avevo fatto una doccia ed ero rimasto in accappatoio. il bagno funzionava, la doccia pure e i termosifoni erano caldi e questo mi permise di rimanere nudo aspettando il suo risveglio. Ero di nuovo eccitato, più la guardavo raggomitolata mentre dormiva, più montava il mio desiderio. La cosa che più mi eccitava era quello di poter passare giorno e notte a possedere il suo sontuoso culone, quelle lunghe cosce e quelle magnifiche tette. Il suo corpo era molto carnale, era una donna molto alta ma il suo culo era davvero poderoso. Straordinario. Poche volte avevo visto un culone così straordinario. La svegliai giocando con le parti intime del suo corpo e toccandole e leccandole soprattutto il buco dei desideri, le sue natiche, i suoi fianchi. Mi sorrise, si fece toccare, sbrodolò un altro pochino ma si vedeva che non era ancora in grado di sostenere un altro assalto. Decisi di darle tempo per riprendersi. Si fece una doccia e le promisi di condurla a cena in una trattoria. Quando uscì dal bagno profumava in maniera intensissima di magnolia e io avevo perso la calma che mi ero prefissato e iniziai a limonarla intensamente, con lei che succube si era fatta aggredire e subiva. La mia lingua era nella sua bocca a spadroneggiare e le mie dita in figa fecero il loro mestiere, tanto che Jana mi volle soddisfare con un pompino misto ad un lavoro di mano che nel complesso fu molto piacevole. Si fece bella, indossò per intimo uno splendido corpetto e un tanga traforato in pizzo nero terribile con il laccetto sul fianco destro che faceva risaltare tutto il culo e si andava ad inserire nell’oramai troppo largo spacco fra le natiche. Fui compiaciuto perché so di essere stato io l’artefice principale di tutto questo trivellamento, come lei diceva sempre scherzando, e poi perché al ritorno dal ristorante avrei potuto usufruire di quel ben di Dio nel corso della notte. Uscimmo e andammo in una trattoria consigliata dall’albergo, la serata fu molto piacevole con me che la sbranavo con gli occhi e lei che come al solito provocava. La lasciai fare. Mia cognata era molto contenta sentiva il mio desiderio e non fece altro che provocarmi ancheggiando in continuazione. Sorrideva ed era molto disponibile a incrociare i miei sguardi sempre più avidi, famelici, li ricambiava, toccandosi spesso i capelli e umettandosi con la lingua le labbra, torturandosele con brevi morsicchiamenti. Era anche lei in fregola, ne riconoscevo i segni. Chiese di andare al bagno mentre io pagavo il conto. Quando ritornò le chiesi cosa voleva fare e lei mi rispose che voleva fare una bella passeggiata e la facemmo. Bologna è una città molto bella e l’eccitazione aumentò. Tornare in albergo fu però un’assoluta peripezia, quello che è certo è che non eravamo lontani dall’hotel ma prendemmo lo stesso un taxi che ci condusse con sommo piacere del conducente che si rifece gli occhi con mia cognata scatenata nel vero senso della parola. Jana si era attaccata a me e avendo bevuto molto voleva essere posseduta ma per quanto la desiderassi non potevo farlo in pubblico. Arrivati non resistetti più, avevo già iniziato sul taxi ad infilarle le dita tra le cosce, avevo sentito la figa bagnata zuppa e il suo buco anale fremere, ma le mie dolci torture iniziarono nell’ascensore, sul pianerottolo e in camera. Questa volta non la volli subito a letto ma la lavorai con le dita e di lingua mentre lei si reggeva al mobile bar. Le giostrai il clitoride, succhiandole tutto quello che potevo slinguandola a più non posso e lei si accartocciò. Si afflosciò subito cedendo le armi e io ebbi come sempre campo libero lavorandole l’ano. Si preparò arcuando la schiena ed io andai avanti con dita e lingua. Iniziava a guaire laida la vaccona. Ho aspettato che fosse lei a chiedermi di ficcarglielo e quando lei mi disse spaccamelo come sai fare, gli e lo feci ripetere per tre, quattro, cinque volte di seguito con due dita che le avevo saldamente conficcato in figa, sditalinandola rapidissimamente e alternativamente, figa culo, figa, culo, figa culo, figa culo. Mi implorò di riempirle il culo sentiva l’esigenza di avere il bastone dentro, si sporse e agevolò aprendo le natiche. Mi disse se volevo prendere l’olio di mandorle ma io ero già dentro e quando le entrai tutto, lei emise un urlo. Nonostante il buco fosse molto dilatato il cazzo era grossissimo e duro. Pompai subito e lei dopo il primo assalto si diede a masturbare la figa mentre le mie mani si impadronivano delle tettone. La nerchia in culo e le dita della sua mano destra in vagina erano il massimo. Ben presto iniziò a nitrire e a urlare di sfondarla tutta sottolineando come fossi uno stronzo bastardo e che ero troppo insaziabile. Io ero intento a incularla e la lasciai parlare, alla fine era vero. Il suo interno morbido era ormai perfettamente come un guanto, una guaina, un fodero per il mio cazzo, era conformato ad esso. La sentivo pronta a godere e iniziai a darle colpi sempre più vibranti e in sincronia. Entravo e uscivo arrivando sempre nella profondità massima fino all’intestino e ogni colpo lei vibrava, aveva inarcato ancora di più il bacino e sentiva quanto potessi essere violento feroce inveendo sul suo culo ormai spalancato. Fui una furia e ripensando a quanto aveva fatto e detto in serata e soprattutto considerando il fatto che mi aveva lasciato per un altro uomo chiaramente incapace di farla godere come doveva godere una troia del genere, andai giù ancora più duro, brutale profondo. Le urlai tutta la mia rabbia e all’ennesimo ingresso la sentii venire ancora… le dissi che era una troiona e poi glielo dissi in ucraino. Lei infilò le dita nella sua vagina e emise i suoi urletti di godimento mentre io continuavo la mia opera martellandole il culo. Lei si dimenò fino al suo orgasmo più intenso. Jana fu dolce, contrariamente al suo solito quando uscii dal culo mi portò sul letto e mi coccolò. Sapevo che lei era già soddisfatta ma io avrei avuto di lì a qualche tempo bisogno di altro. Sentivo il lago di umori della sua vagina ma soprattutto lei che mi slinguava in bocca. Scese a succhiarmi e leccò la mazza e i testicoli con perizia improvvisata ma lo fece e poi salì sopra da sola infilandosi il mio cazzone in fica, impalandosi. Aveva iniziato una cavalcata che non sapevo dove ci avrebbe portato. Questa era una posizione che ben presto Jana dimostrò di condurre ma io avevo in mente altro e così la sollevai malgrado le sue proteste. Decisi per un 69 e mia cognata come prevedevo rimase interdetta. La feci salire sul mio viso e lavorandola di lingua al clitoride la distrussi, passando con le dita ad aprire il culone che scoprii ostruito dalle emorroidi. Iniziò a sentire male alla penetrazione delle dita e allora le preparai il culo con l’olio di mandorle. L’avevo già messa a pecora. Le emorroidi si ammorbidirono, lasciarono entrare le dita e subito ne approfittai per infilarle il cazzo. Era una galleria morbidissima e il mio cazzo un treno. La presi dai fianconi, aprii le chiappe e partii con nuovi colpi, alternati, violenti e dolci, lenti e veloci. Mia cognata non riusciva a prendere il ritmo. Si lamentava di questo e affannava. Gemeva, affannava e non sapeva come comportarsi mentre la spaccavo per l’ennesima volta. Ora finalmente pensavo di essere veramente vicino a squartarla e per meglio compiere tale azione iniziai a schiaffeggiarle le natiche, senza violenza ma restituendole un ritmo che evidentemente lei aveva perso e fu sublime quando Jana ritornò in sintonia. Godeva come me e mi stimolava a continuare a darglielo tutto fino in fondo. Continuai benedicendo ogni colpo con cui riuscivo ad infilarla e spingevo sull’onda dell’entusiasmo datomi dalle sue parole e più lei mi desiderava. Bisognava concludere tanto per me quanto per lei. Aspettava che io ingenerassi i colpi più potenti utili ad avvertirla che venivo e continuavo a pompare sempre più potente, sempre più profondo ma non riuscivo proprio a concludere finché lei non iniziò a dimenarsi, ad ancheggiare in una maniera tale che divenne irresistibile e mi abbandonai ad un orgasmo interminabile alla fine del quale mia cognata cadde a faccia avanti. Eravamo sfranti, uscii da lei e rimanemmo sul letto, avremmo voluto fare insieme una doccia ma abbracciati l’uno all’altra ma ci siamo addormentammo svegliandoci l’indomani mattina solo per il rumore fatto dagli inservienti impegnati a rifare le camere. Facemmo la doccia insieme come avremmo voluto fare e lasciai fare a lei. Sotto l’acqua iniziai a godermela di nuovo e mentre lei si masturbava la vagina per farmi venire le andai dietro e spingendola a fare sporgere il suo culone la penetrai nonostante le emorroidi che sembravano voler tracimare e fare da tappo alla mia nuova irruzione. Ricominciai a scatenarmi e iniziai a dominarla nuovamente. Sapevo cosa farle, dove farlo e soprattutto le infilai le mie dita nella figa come lei voleva riscuotendo molto successo. Mi chiedevo quanti orgasmi fosse in grado di produrre. Nitrì in maniera frenetica e aspettò con pazienza che la sormontassi e la sfinissi sbattendola e risbattendola finché non arrivai. Ci asciugammo alla meglio con i lenzuoli dell’hotel avevamo detto che non volevamo essere disturbati e nessuno disturbò. Mi accompagnò sul letto e dopo avermi fatto distendere supino con mia sorpresa lo mise tutto in bocca rischiando i conati di vomito e inizio a spompinare facendo crescere la nerchia. Voleva farmi venire la cognatona nonostante gli sforzi non riusciva ma il suo impegno valeva la pena di essere onorato e allora io le diedi una mano masturbandomi e facendolo svettare. La distesi le alzai le gambe fino a su ed entrai ancora nel culo spingendo in maniera folle. Fu la prima volta che Jana protestò ma da quella posizione potetti andare veramente in profondità e pazienza se mi presi tutte le parolacce possibili e impossibili in ucraino. La infilzavo con decisione e senza pentimento senza dimenticare con le dita di titillarle in maniera frenetica il clitoride e vedere uscire a fiotti il suo duro orgasmo vischioso, viscido. Sbrodolava di nuovo mentre io avevo oramai avuto ragione delle sue più strenue resistenze. Mia cognata una volta di più aveva cambiato idea e ora mi invitava a riempirla della mia crema, di sfondarla, incitava anche muovendosi sinuosamente. La stavo sodomizzando per l’ennesima volta alla grande: che buco, che chiappe, che culo, quanti schiaffi le diedi. Aumentai il ritmo e lei prese, prese tutto come la porca che era facendosi rompere, frantumare alla faccia di quel gran cornuto di Matteo. Godeva senza ritegno come me, del resto. Le piaceva fare la vittima ma poi godeva, ansimava, e nitriva, nitriva a più non posso mentre il mio pene ravanava il suo intestino. Una serie di colpi molto forti violenti, mi portò a spaccare l’emorroide e questo provocò una fuoriuscita di sangue ma non potevo sospendere il mio attacco, poiché stavo per sborrare e sborrai zampillandole nel culo. Ero così preso da questa scopata che appena scaricai urlai il mio possesso, il mio dominio sulla cognata sottomessa e lei ululò all’unisono con me e fu un urlo liberatorio. Il pomeriggio Jana volle uscire per cui avremmo mangiato qualche cosa e poi saremmo andati. Io l’avrei accompagnata. Sperai così di consentirle di ricaricare le batterie. Fece tre bidet per alleviare i dolori al culo e il bruciore delle emorroidi, mise quindi la crema antiemorroidaria e delle supposte che comprammo. Ancora una volta tolse fuori dalla valigia un tanga ancora più eccitante di quello messo il giorno prima ed uscimmo. Trovammo un’altra trattoria dove mangiammo molto bene. Fece un buon numero di compere per tutto il sabato fino alla sera, poi andammo a mangiare in una osteria bolognese e senza parlare tornammo in albergo, perché Matteo l’aveva chiamata e a me diede molto fastidio il suo comportamento civettuolo. In camera senza parlare la spogliai e senza parlare volli farle vedere come potevo farla godere. La feci salire sopra di me. Posizionai la sua figa all’altezza delle mie labbra mentre le mie dita indice, medio e anulare entravano nel suo culo. La lingua si dimenava fra le sue grandi labbra e raggiunto il clitoride, dopo averlo mordicchiato delicatamente, iniziai a succhiarlo intensissimamente, quasi fino a scoppiare e lei impazzì letteralmente, perse ogni controllo e soprattutto iniziò ad orgasmare senza tregua, perdendo il respiro, singhiozzando per le emozioni fortissime che le avevo provocato. Acclamava l’ingresso del mio cazzo a svaccarla, spaccarle anche la fica come le avevo trivellato il culo e le sue richieste erano sempre più insistenti, era vogliosa, laida, lasciva come poche volte l’avevo vista, voleva essere goduta integralmente mentre io la succhiavo ancora in vagina, facendole un servizio completo. Si inarcava sempre meglio per prenderlo meglio e godeva senza più ritegno. La infilavo come un forsennato. Ficcavo in lei tutta la rabbia e la gelosia che quella situazione mi aveva creato. Jana non gemeva più urlava il suo piacere e orgasmava singhiozzando. Giudicai che si era divertita molto e allora le tolsi il pene dalla vagina, quietai le sue proteste titillandola a dovere e dopo averle pastrugnato tutti i suoi punti più voluttuosi provocandole un altro ogasmo, marinatala ben bene la portai in bagno, la feci abbarbicare al muretto della doccia dove era uno specchio ad altezza naturale le inserii di colpo tre dita in culo. Non avevo sino ad allora aperto bocca mentre lei si era posizionata come sapeva per l’ennesima inculata. La cognatona lo voleva prendere e io lo inserii brutale selvaggio. Partii ad un ritmo che sconvolse anche me e che la stava annientando. Il cazzo era duro e grosso all’inverosimile e lei per la prima volta mi gridava che le facevo male, che le bruciava, urlava il suo dolore ma a me era come se mi incitasse ero impazzito. Mi resi conto che ero pazzo di lei. Colpivo, con rabbia, la sbattevo con odio, con violenza inaudita e lei non reggeva, non riusciva a tenersi. Già diverse volte si era piegata sul muretto ma io l’avevo rialzata. Le avevo aperto le cosce e ero ripartito più forte di prima. Jana aveva sbattuto il muso al muro ma io andavo sempre più possente e senza tregua. Mi chiedeva un attimo di calma, pregava che rallentassi ma io ero spietato volevo distruggerla e la distrussi. Affondai talmente che il sangue zampillo delle sue emorroidi zampillò mentre io la siluravo ancora. Sempre di più. Nello specchio la vedevo. Era una maschera, cercava di reggere ma era dilaniata. Subiva la porca ma gemeva e godeva. Per aumentare la pressione le avevo infilato le dita in figa, dentro, più dentro che avevo potuto e con gli occhi appassionati mi implorò di andare avanti disse che era mia e soltanto mia, mi chiese a gran voce di venire, sfondare ma finire. Le bruciava troppo. Il sangue faceva da lubrificante oltre ad un liquido che evidentemente secerneva l’ano ma io pistonavo ancora forte. Lei si era piegata. Mi diceva basta, mi chiedeva di calmarmi, mi chiedeva di parlarle, di dire qualche cosa mentre la suppliziavo, non riusciva più e allora io le dissi che era una maiala, stronza che le avrei rotto il culo come mai avevo fatto e le sborrai dentro le natiche un orgasmo abbondantissimo….sborra tantissima sborra. Gli ultimi colpi furono terribili cadde in ginocchio e io la presi dai capelli e infilatole il cazzo in bocca la feci andare a succhiare la mazza fino alla fine e fu il primo pompino integrale che mi fece a tutta bocca e senza sconti. Ero io quello che comandava. Le inondai la gola, la bocca, il viso, mentre il pene vomitava ancora liquido mentre lei mi baciava come mai aveva fatto e mi gustava. Gustava il mio seme, leccava tutto. Non gli e lo chiesi ma lo fece alla grande, nel migliore dei modi. Fu una notte di sogno la possedetti in tutti i modi possibili e immaginabili e lei mi tenne testa donandosi senza risparmio e facendosi disfare letteralmente il culo, due tre, quattro volte ancora, sul letto, per terra, sul tavolino, sul mobile bar, nel bagno, sotto la doccia. L’odissea anale continuò finché svuotati non riuscimmo più neanche a toccarci. Eravamo provati, sfranti ma lei aveva il culo livido per gli assalti tutti andati a buon segno. La domenica mattina passò all’insegna di una grande dormita era quasi mezzogiorno quando Jana diede i primi cenni di vita. Era tutto un dolore e anche io non ero da meno. Rimanemmo a scherzare a giocare ricordando la sera precedente. Lei rise molto della mia gelosia, di quello che la gelosia può provocare in me ma Jana era abbracciata a me e non rispose a Matteo che chiamava in continuazione. Era ritornata la mia cognatona, appariva serena e io lo stesso fui incline a tutte le coccole possibili e immaginabili. Era stato uno splendido week-end e dimostrammo di essercelo goduto. Ritelefonò Matteo e Jana chiuse il telefono. La pregai di riaprirlo in videochiamata, e subito fu una nuova chiamata di Matteo e io chiesi a Jana di farci vedere. Matteo era nervoso arrabbiato… lui alzava la voce Jana, ansimava, gemeva…passò alla video chiamata e disse vedi? Guarda sono impegnata sono a Bologna, mi vedi con mio cognato, vedi… sono a pecorina e lui me lo sta mettendo nel culo…mi sta inculando, anzi è da venerdì che mi sta facendo il culo in tutti i modi.. me lo sta sfondando. Abbiamo lasciato il video aperto mentre mia cognata sorridente rivolgendosi a me disse: ora inculami più forte abbiamo un guardone e io iniziai a dare di matto, anzi avevamo predisposto la telecamera, mentre mia cognata continuava a dire che sul treno non voleva stare seduta. Lo feci tante e tante volte e lui guardava. Ora mentre scrivo siamo di nuovo a casa e Jana mi succhia l’uccello felice...aspettiamo Ukra e zia Toma. Ciao Matteo sei il solito cornuto sfigato
La mia cognatona Ucraina cornifica Matteo in videochiamata
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