Nella mente di Emanuele, sempre di più si materializzava l’idea, di vedere la sua donna soddisfatta da altri uomini: al pari delle altre sue pulsioni, che non riusciva a tenere sotto controllo, anche Valentina era diventata oggetto, di suoi desideri incontrollabili.
Ciò che non riusciva ad ottenere nel loro rapporto, se lo immaginava quotidianamente, masturbandosi pensando a lei, appagata, tra le braccia ed il cazzo, di certe dimensioni e con una certa tenuta, che avrebbe sempre voluto avere, di altri soggetti immaginari.
Voleva assolutamente godere nell’immaginazione di ciò che non riusciva ad avere materialmente.
La mente umana è perversa, ed è incredibile come cerchi sempre di creare problemi, invece di trarre massima soddisfazione da ciò che ha o attraverso la semplice comunicazione, trovare soluzione a piccole divergenze, risolvibili parlando, mettendosi disponibili all’ascolto e provando piacere nel far stare bene chi ti fa una espressa richiesta: il sesso per Valentina non era un problema, mai ha intuito, o forse come nel suo carattere, voglia di intuire, quello che invece per lui era fonte d’inquietudine.
Fino alla nascita della prima figlia, i loro rapporti sessuali sono stati costanti anche se privi sempre di qualsiasi colpo di scena: solo per serate particolari, indossava biancheria intima sexi, dei brevi accenni di pompino, prestazioni di una certa durata, frutto dell’affinità che si crea grazie alla costante frequentazione di due corpi.
Dopo la nascita della seconda figlia, Emanuele ha capito che la realtà, non è proprio come quella che si immaginava durante i suoi film mentali con cui si masturbava: il controllo che è sempre stato una peculiarità di lei, attraverso interrogatori e spionaggio, improvvisamente ha preso possesso di una sua esigenza, e casualmente vedendo il PIN di accesso al suo cellulare di lavoro, ha iniziato a controllare quello che il dispositivo di Valentina conteneva.
Centinaia di messaggi, mai cancellati da lei, in cui esplicitamente si evidenziava il rapporto intimo con un collega durato per alcuni mesi: una relazione probabilmente non consumata, anzi sicuramente non consumata, ma poco importava.
Conoscendola, sapeva benissimo, che la concessione del suo corpo era frenata da fattori difficilmente scalfibili, indipendentemente dalle sue pulzioni: ma questo non aveva nessun valore. Ciò che aveva scoperto, era il desiderio di lei di appagarsi con un altro uomo.
Si è trovato davanti al fatto che non era l’unico per lei: tutto un muro di certezze, si è sgretolato come un castello di sabbia.
Dopo avere passato tre notti a leggere tutto ciò che il suo cellulare conteneva, in preda alla gelosia, contrastata dalla paura di perderla, ha iniziato a svuotare tutti i cassetti dello studio, dove erano contenuti i documenti relativi al suo corso di addestramento a Roma, dove ha trovato altre prove, che hanno aumentato i sentimenti che già provava: in particolare, messaggi a penna, risalenti al periodo in cui lei lo aveva lasciato, dediche “affettuose” di uomini, di cui lui sempre ha ignorato l’esistenza.
Per dieci giorni ha taciuto relativamente alla scoperta che aveva fatto e si è dedicato a scriverle pagine e pagine di confessione, relative alla sua vita ed ai problemi che sempre l’hanno caratterizzata: per la prima volta, dopo quindici anni, nessuna menzogna è uscita dalla sua bocca ed ha cercato di fare una disamina razionale del suo vissuto.
Un pomeriggio, mentre lei era presa a smacchiare gli indumenti, che poi avrebbe messo in lavatrice, l’ha messa a conoscenza del fatto che l’aveva spiata, chiedendole una risposta.
“Mi ha lusingata. Tu in questo periodo non esistevi per me. Ti eri assolutamente allontanato.”
“Ti piaceva? So, che non hai avuto rapporti intimi, ma semplicemente per il fatto, che concedere il tuo corpo o prendere intimità con quello di un altro, per te è difficile. Basta pensare che sei schifata a mangiare nel piatto di tua figlia”
“Bravo mi conosci. Mi piaceva fisicamente, ma non altro”
“Ho trovato anche questi biglietti nello studio. Che sono?”
“È stato il periodo in cui ero tornata a casa di mia madre, si parla di oltre dieci anni fa. Lui è quello che ha avuto una storia con la mia amica Grazia. Mai successo niente!!”
Come sempre, dalla sua bocca non esce assolutamente niente di più che il minimo indispensabile.
“Scusami Vale, ma se avessi fatto io questa cosa?”
“Ti avrei mandato affanculo”
Per un paio di mesi, seguendo il motto di lei “Questo è un nuovo inizio!!” e l’eccitazione suprema di lui, per questa piacevole e dilemmatica novità, il sesso è diventato quotidiano ed appagante per entrambi.
Purtroppo, rientrare nella consuetudine precedente, è stato un attimo, semplicemente per il fatto che lei, a fronte di chiedere un nuovo inizio, ha cancellato ciò che aveva fatto, ma non si è dimenticata dei problemi di lui e delle angosce che le hanno provocato: è ripartito il solito film, fatto di accuse e rimorsi per non avere troncato quella storia fin dall’inizio.
Non doveva essere un nuovo inizio, bastava semplicemente che fosse coltivata quella sana gelosia di cui lui aveva bisogno.
Vederla in una nuova veste, più umana, trasgressiva, non solo assatanata di libri, ma anche di emozioni materiali lo eccitavano e scalfivano la sua totale fiducia nei suoi confronti.
Niente di tutto ciò si è materializzato, se non dubitare seriamente sulla maturità, che pensava lei avesse, ma che non aveva assolutamente dimostrato nella gestione di questa situazione.
Tante elucubrazioni mentali, pensieri, domande ed auto risposte: bastava semplicemente cogliere il momento, approfittare dell’estrema eccitazione dovuta alla scoperta di avere smascherato la porca che si annidava dentro di lei, l’erezione suprema del suo cazzo che giornalmente la martellava e che aveva raggiunto in quel breve periodo prestazioni di una certa durata e approfittare del suo passo falso, per iniziare ad utilizzare il coltello dalla parte del manico.
Mentre la chiavava sopra di lei, stringendole il collo, o a pecora, schiaffeggiandole forte il culo, le risposte alle sue domande sarebbero arrivate naturali e non rimaste dei punti interrogativi inchiodati nella sua mente: sarebbero stati piazzati i primi mattoni, che avrebbero costruito un nuovo rapporto, dove i pesi del controllo, sarebbero cambiati e lo avrebbero reso autoritario e dominante.
“Quanto sei bella. Quanto sei puttana. Ti piace farti chiavare così? Stasera ti sfondo. Volevi farti scopare dal tuo collega? Ti piaceva? Devi farti perdonare, stasera t’inculo!! Si ti inculo. Non sono ammesse repliche. Anche perché sei una grande porca ed essere inculata è ciò che più desideri.”
Tutto molto semplice, ma non per lui. L’essere umano è sempre alla costante ricerca di soluzioni a problemi inesistenti.