Dopo la serata in discoteca, abbiamo iniziato a frequentarci, o comunque vedersi, neanche, scopare appassionatamente a casa mia, quasi tutti i venerdì sera e le altre poche volte che rimaneva durante la settimana nell’appartamento della caserma. 


Il venerdì spesso mi aspettava fino a tardi, perché io ero a lavoro, e il sabato mattina andava in servizio praticamente senza mai aver dormito e consumata nello spirito e nel corpo. 


Durante una delle nostre performance idilliache, le ho chiesto, diciamo ordine di servizio, che il famoso venerdì in cui il sabato non lavorava, avrei voluto assolutamente esplorare il sesso anale, e per l’occasione vederla con l’abito graduato di ordinanza: unica variante, invece delle scarpe in dotazione, i suoi décolleté neri tacco dieci, autoreggenti, assolutamente senza mutandine e reggiseno e le manette sarebbero state assolutamente gradite.


Eravamo ormai ad un punto, in cui i suoi orgasmi avevano preso possesso del suo corpo e la sua voglia di essere troia, non si limitava ad evaporare dalla sua pelle, ma comandava il suo cervello, assecondando qualsiasi mio desiderio.


Per l’occasione ho comprato degli Anal Plug di tre dimensioni diverse e delle palline anali, con cui avrei giocato, ad un gioco che adoro, prima di possederla e vivere insieme, la sua prima esperienza anale. 


Quel venerdì me lo sono preso libero dal lavoro e durante la giornata tra i vari messaggi che ci siamo scambiati, mi ha inviato con delle faccine sorridenti:


“Appena stacco, mi faccio una doccia, ultima ritoccatina per non avere traccia di nessun pelo e udite udite…………………clistere!!!! Ho letto su internet che si fa così”. 


Tante faccine sorridenti di entrambi, che hanno smorzato la tensione che c’è sempre in una prima volta.


Intorno alle 21,30 è arrivata da me: che gran privilegio poter banchettare nel corpo di un ufficiale pieno di mostrine. 


Appena l’ho vista, i battiti del mio cuore hanno avuto una forte accelerata, e il mio cazzo un sussulto: anche per me era una prima volta, non avevo mai avuto esperienze con donne nella sua carriera lavorativa ed effettivamente ho capito perché è stato coniato il modo di dire “il fascino dell’uniforme”.


“Deliziosa. Sei pronta alla battaglia?”


“Si, mio Generale!!!”


I nostri visi rilassati, grazie ai sorrisi che questo primo scambio di battute ha generato, si sono avvicinati e ci siamo dati un bacio in bocca, tenero, complice, che solo due persone in completa empatia e simbiosi possono generare.


Abbiamo bevuto il nostro Gin Tonic, conversando della giornata trascorsa e per la prima volta di cose personali. Finito il secondo Gin Tonic, siamo finiti nel divano, e le nostre lingue hanno iniziato ad unirsi.


“Guarda Vale, nuovi di pacca, della migliore qualità e di diverse misure. Aspettano solo di essere provati”. Le ho detto mostrandole i sex toys che avevo comprato. 


Li ha presi in mano, ed iniziato ad indagarli, come un a cui viene mostrato per la prima volta un nuovo giocattolo.


“Non si smette mai di imparare, li avessi visti qualche mese fa, avrei avuto difficoltà a capire a cosa servissero”. 


Sorrisi e compiacenza, nessun segnale di ansia che mi sarei aspettato per quella serata. Filava via tutto molto liscio ed entrambi eravamo a nostro agio e rilassati.


“Non toglierti il cappello, mi piaci molto così. L’unica cosa, ti sciolgo i capelli. Il tuo Generale ti concede questa piccola divagazione rispetto al protocollo ufficiale”


“Alzati davanti a me, consegnami le manette, togliti i pantaloni e la giacca, sbottonati la camicia e tieni i décolleté ’ ai piedi”


Bellissima in tutta la sua femminilità: gambe decorate dalle autoreggenti, fica rasata in bella vista, camicia bianca sbottonata che faceva intravedere il suo seno, capezzoli ritti e turgidi, capelli sciolti su cui era adagiato il cappello che testimoniava il potere che aveva rispetto alle comuni persone.


“Pensi che sarà una serata memorabile? Hai paura? Ti fidi del tuo Generale?”


Abbozzando l’ennesimo sorriso “Incredibile, non vedo l’ora!!!”


“Vieni, mettiti comoda nel divano”


Volevo gustarmi ogni secondo di quella serata, ho iniziato a leccarle la fica, già abbondantemente bagnata, succhiando fino all’ultima goccia i suoi umori ed iniziando a penetrarle il culo con le dita. Ho preso il lubrificante, e piano piano ho iniziato ad inserire anche il secondo dito. 


“Ti piace? Sai che stasera prenderò il tuo culo, che mai a nessuno avevi permesso di violare? Ma solo se lo vuoi e mi implori”


“Te sei pazzo, mi vuoi far morire. Continua, leccami la fica e ti prego inculami”


Ho iniziato con il plug più piccolo, e nonostante fosse abituata alle dita, appena è entrato ha avuto un sussulto ed iniziato ad ansimare. Inserivo, toglievo, mentre continuavo a leccarle la fica. 


Piano piano assaporando ogni momento ed ogni suo orgasmo, le ho fatto assaggiare tutti e tre i plug. Il suo culo stava prendendo confidenza e non sembrava affatto disturbato, anzi dalla dilatazione non avevo dubbi che avrei potuto anche iniziare ad incularla. 


Prima però le palline anali, che le avrebbero dato un nuovo tipo di piacere. 


La seconda volta che le inserivo e le toglievo ha avuto un nuovo orgasmo: con la mano ho raccolto i suoi umori e li ho offerti alla sua bocca, che ha iniziato a succhiarli, anche se non era la cosa che desiderava più al mondo. Tutt’altro. 


Tolta l’ultima pallina le ho fatto assaporare il suo culo, inserendo il giocattolo tutto in gola. Vedendola con i conati di vomito, ma con la lingua morbosa a leccare lo strumento, stavo quasi per venirmi nelle mutande.


“Ci siamo, adesso t’inculo!!! Vuoi che il mio cazzo ti spacchi il culo?”


“Si, lo voglio. Fammi godere, fammi tutto ciò che vuoi”


“Sei veramente una gran bella donna, e questo tutti lo hanno visto. Quello invece che solo io ho avuto il piacere di scoprire è che sei veramente una gran porca. Il cazzo ti piace sicuramente molto di più rispetto ai libri”


Presa per la mano, ci siamo diretti in camera. L’ho fatta mettere a pecora sul letto e ammanettata alla testata di ottone. Mi sono liberato dei miei vestiti: non avevo mai avuto un cazzo così tirato, che dopo esserle andato davanti, le ho infilato in bocca.  


Mentre lavorava con la lingua sulla mia cappella, ho cosparso il suo culo con altro lubrificante ed appena finita questa operazione, mi sono dedicato a schiaffeggiarle i glutei, fino a farli diventare rossi.


Volevo farle male, non avrei avuto nessuna pietà, ero certo che sarebbe stato il modo migliore per soddisfarla.


Mi sono messo dietro, puntato la cappella, leggeri movimenti e pressioni per adagiarla nella giusta strada, un piccolo colpo secco e il suo culo era stato sverginato: ha fatto un piccolo strillo, ma niente di che. Lei era stata creata per essere chiavata, inculata, sottomessa e mai nessuno aveva capito ciò di cui aveva bisogno. 


Nelle prime penetrazioni ho cercato di avere riguardo e di essere docile, ma è durato poco: i colpi sono diventati sempre più forti, come le sue urla di dolore piacevole. 


Con una mano ho iniziato a maltrattarle la fica, e dopo pochissimo, ha avuto un orgasmo che mai aveva provato nella sua vita: sembrava facesse pipì. 


Quando stavo per godere, mi sono agganciato ai suoi fianchi, ho iniziato a schiaffeggiarla a ritmo elevato, per poi farle un clistere di sperma nel culo: ho atteso la morte del mio cazzo nel mezzo alle sue chiappe, l’ho tolto e mi sono gustato la fuoriuscita del nettare bianco dal suo ano dilatato.

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