Valentina ha iniziato a vivere una seconda vita alla soglia dei 50 anni: da luglio dell’anno precedente, quando ci siamo conosciuti, ogni giorno di questi dieci mesi, è stato antitetico rispetto a tutte le giornate, dei suoi precedenti 46 anni di vita.
Genitori operai, ha vissuto nelle case popolari, passando la sua adolescenza, fino alla libertà conosciuta con il suo primo lavoro, senza soldi in tasca e arrangiandosi per vivere la vita insieme al gruppo delle sue amiche storiche, che invece non avevano problemi economici.
Il suo carattere è molto complesso ed è difficile entrare in sintonia: convinzioni radicate e difficilmente malleabili, difficoltà a comprendere e perdonare errori altrui, estrema sensibilità per tutto ciò che riguarda l’universo femminile, educazione cattolica che le ha reso difficile il rapporto con il suo corpo e vivere libera la sessualità fino a 18 anni, dopodiché ha iniziato a mettere in dubbio le sue credenze, fino a diventare atea ed essere assolutamente indifferente alle convinzioni precedentemente acquisite.
Laureata in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano, durante il periodo universitario, ha partecipato attivamente come volontaria, presso un'associazione che si occupa di supportare le prostitute straniere, che avevano deciso di fuggire dallo sfruttamento e dalla schiavitù imposta dai loro aguzzini.
Ha lavorato cinque anni in una multinazionale e finito l'orario di lavoro studiava per partecipare ad un concorso pubblico, che ha superato e che le ha permesso di ricoprire il ruolo attuale: i colleghi, oggi anche amici, che hanno condiviso con lei prima gli esami e poi i due anni di addestramento, quasi tutti erano di famiglie importanti, al cui interno già esistevano parenti con cariche di rilievo all’interno dell’apparato pubblico dello Stato.
Dopo avere avuto una storia sentimentale di lunga durata e poche altre esperienze, ha conosciuto il suo attuale compagno, con cui ha avuto due figlie e una convivenza lunga venti anni: un legame forte, fondato sull’attrazione fisica, la stima per la sua intelligenza, la condivisione di idee e l’importanza della sostanza e poco della forma.
A causa dell’irreversibile attrazione verso qualsiasi tipo di dipendenza, che ha caratterizzato sempre la vita di lui, fin da quando si sono conosciuti, questo rapporto le ha causato problemi sempre maggiori e la sua vita è diventata sempre più triste.
Un viaggio della speranza, confidando in una risoluzione dei problemi, mai avvenuta, che l’ha trascinata in un inferno.
Il senso di colpa che la tormenta, riguarda il fatto, che dopo tre anni dall’inizio del loro rapporto, scoprendo le sue problematiche e la gravità delle stesse, aveva fatto le valigie e troncato il rapporto: ciò che ancora non riesce a perdonarsi, è il fatto di essere tornata con lui dopo un anno.
Non avere perseguito quella decisione ed essere tornata indietro, aumenta il suo malessere e questo pensiero le attanaglia la mente costantemente.
Lui ha sempre avuto una grande attrazione per lei, per il suo corpo, per la sensualità che emanava e non perdeva occasione per ricordarle, che rappresentava il suo ideale di donna: ciò che i suoi occhi ammiravano, costituivano l’essenza dell’eros ed anche dopo venti anni era l’oggetto dei suoi film mentali, con cui si masturbava.
Il suo corpo provocava fantasie di ogni tipo, ma nella realtà generava solo rammarico per non avere goduto della sua compagna e non avere sfruttato la bellissima donna che le stava accanto.
Negli ultimi tre anni, tra loro regnava l’indifferenza: precedentemente lui, ha cercato in tutti i modi di capire come liberarla dalla sua apparente freddezza, al fine di renderla in grado di lasciarsi andare alle emozioni.
Per lei invece, il rapporto fisico, era l’unica cosa che la teneva legata a lui: le piaceva il suo corpo, e riusciva a godere, semplicemente strusciandosi al suo cazzo spesso non eretto.
Erano distanti in merito alle aspettative dei loro rapporti sessuali: mentre per lei non costituiva un problema, avere un leggero orgasmo saltuariamente, scaturito da un triste e meccanico accoppiamento, ignara di ciò che ha sperimentato dopo avermi incontrato, per lui l’insoddisfazione era costante, accompagnata anche dalla rabbia, per non riuscire a trovare la soluzione, al fine di liberarla dai suoi freni inibitori.
Lui ha vissuto questo rapporto facendosi molti film mentali, che contrastavano però con la realtà: solo in rarissime occasioni indossava perizoma e biancheria intima sexi, e solo perché glielo chiedeva lui; se le leccava la fica, poi non poteva baciarla, perché lei era infastidita e schifata sentendo l’odore della sua passera; quando le chiedeva di leccargli il cazzo, si sentiva dire “te lo sei lavato?”, cosa che azzerava la sua eccitazione e conseguentemente la sua erezione; il pompino, era esaudire una richiesta, durava giusto un minuto, e non gli dava nessuna eccitazione, vedendo lei a svolgere meccanicamente quella manovra, senza nessun tipo di piacere; la sensibilità del suo clitoride, quando la toccava o la leccava, generava spesso dolore e questo portava all’interruzione del rapporto ed inizio di una discussione, con tanto di accuse per non riuscire a stimolare i punti giusti; la sensibilità dei suoi capezzoli, lo autorizzavano a toccarle e baciarle il seno, solo quando la penetrazione era in atto, altrimenti era infastidita.
Il cazzo che passava il convento era normale, sia in larghezza che in lunghezza.
Lui amava tutta la parte preliminare, esplorare ed assaporare il suo corpo, ma per i motivi sopra descritti, questi desideri sono sempre stati soffocati.
Doveva accontentarsi, in quanto non le dava fastidio, anzi le piaceva, di gustarsi con la lingua il sapore del suo culo e stimolarla inserendole un dito, non uno di più, nell’ano.
Lei voleva scopare, e fosse stato possibile, cancellare tutta la parte preliminare.
Con il passare del tempo, i suoi orgasmi sono diventati sempre più rari: godeva solo quando lo cercava, essendo comandata dalla sua fica, che richiedeva di liberare umori.
Le sessioni erano brevi, il muscolo non in piena erezione, ma la incontrollabile voglia della sua passera, in quei casi riusciva ad arrivare all’obiettivo in brevissimo tempo, anche senza penetrazione, semplicemente strusciandosi, mentre lui le toccava le tette e le succhiava i turgidi capezzoli.
Un supplizio, a cui lui è stato condannato per venti anni, che dimostra l’importanza di capire quali sono i tasti giusti che ogni donna ha e che, se individuati e premuti, la trasformano in una grande puttana, le cui difese cadono come birilli, rendendola disponibile ad esaudire ogni tipo di richiesta dell’uomo.
Essendo venuto a conoscenza di questo scenario, sorrido quando penso alle performance che Valentina mi ha riservato, le parole scurrili che mi dice quando sta godendo, l’assoluta mancanza di dubbi o incertezze ogni qualvolta le propongo di fare nuove esperienze: se il suo compagno lo sapesse, avrebbe difficoltà a crederci.
L’universo femminile è complesso, spesso non basta avere un grosso pezzo di carne nelle mutande: ogni rapporto è diverso dall’altro, talvolta è necessario anche un pizzico di fortuna; altre volte è una questione temporale, e tutto si riassume nel capitare nel posto giusto al momento giusto.
Nel caso di Valentina, un grosso pezzo di carne, allenato alle maratone, fa tutta la differenza del caso: se esiste la sostanza, in qualche modo la forma viene plasmata.
È scontato che devi piacergli. È scontato che devi iniziare a farla bagnare quando le parli e la stupisci facendo uscire dalle tue labbra, racconti che evidenzino il tuo viscerale coinvolgimento per qualsiasi forma di arte e lontananza dalla banalità e maschilismo.
Non la coinvolgi con futili lusinghe; non la gratifichi con le frasi d’amore contenute all’interno dei Baci Perugina.
Nel caso superi il primo esame di teoria, acquisendo il diritto a fare quello di pratica, il tuo accessorio a corredo deve essere in grado di fornirle una prestazione di suo gradimento: generarle piacere, sarà la chiave che permetterà di poterle chiedere qualsiasi cosa, perché lei avrà maturato fiducia estrema nei tuoi confronti e la potrai comandare a tuo piacimento.
Comandare. Questa è la capacità fondamentale che non può mancare. Deve e vuole essere guidata, anche se apparentemente, fermandosi ad una lettura superficiale di ciò che esterna e trasmette, con le parole, con le espressioni del viso, con la postura del corpo, potrebbe far pensare ad un carattere dominante.
Sentire la forza maschile che doma ogni suo tentativo di ribellione, le fa capire chi comanda e chi decide, neutralizzando la sua tensione e scaricandola da ogni responsabilità: arrivata a questo stato, può liberare la sua grande voglia di godere e sgombrare la mente dalle seghe mentali che il suo compagno conosce bene.
Nessun tabù, anzi aumento della sua eccitazione e del suo desiderio di sperimentare tutto ciò che le viene proposto.