PARTE TERZA
La solitudine
I primi giorni senza Marco furono un vuoto incolmabile. Elena si svegliava la mattina con la sensazione che mancasse qualcosa di essenziale, una parte di sé stessa. Il suo letto, che fino a poco tempo prima era stato teatro di risate, confidenze e passioni, sembrava ora troppo grande e troppo freddo. Le sue mani scivolavano istintivamente sul lenzuolo accanto a lei, cercando un calore che non c’era più.
Il lavoro diventò la sua ancora di salvezza, ma non senza difficoltà. Le mattinate erano un miscuglio di concentrazione forzata e pensieri vaganti. Bastava un messaggio di lui o una sua foto per farla tremare di desiderio. A volte, il ricordo di Marco era così vividamente fisico che doveva chiudersi nella toilette, e lasciarsi andare al bisogno urgente di toccarsi, di immaginarlo di nuovo dentro di lei.
Le sue dita sapevano dove andare, sapevano come placare momentaneamente quel fuoco, abbassando la gonna e gli slip la sua mano trovava la sua vulva gonfia e bagnata allora muoveva il bacino come faceva quando lui era dentro, ritmicamente prima piano poi sempre più velocemente sfregando il clitoride con la mano umida fino a trattene l’urlo strozzato dentro la sua gola e sentire l’orgasmo schizzare fuori con un piccolo getto che faticava a controllare. Ogni volta, mentre cercava di regolare il respiro e riordinare i pensieri, si sentiva travolta dalla mancanza, dal desiderio, dalla distanza che li separava.
Col tempo, però, qualcosa dentro di lei iniziò a cambiare. Il vuoto lasciato da Marco non si colmava, ma Elena cominciò a trovare altre vie per trasformare la sua energia. Il lavoro, che inizialmente era stato solo un diversivo, divenne un campo di battaglia dove mettere alla prova sé stessa. Ogni progetto era un'occasione per dimostrare il suo valore, ogni riunione una sfida.
Il desiderio che aveva sempre definito la sua relazione con Marco, quella passione travolgente che spesso la portava sull'orlo della resa, ora si riversava nei suoi obiettivi. Elena trovava un piacere sottile ma intenso nel raggiungere i suoi traguardi, nello scoprire di essere capace di molto più di quanto avesse immaginato.
Eppure, nei momenti di silenzio, si concedeva ancora il lusso di chiudere gli occhi e immaginarlo. Marco rimaneva una presenza costante nella sua mente, ma ora non era più un'ossessione. Era un ricordo che la spingeva a continuare, a migliorarsi, a essere una donna che lui avrebbe ammirato ancora di più al suo ritorno.
In quella fase di solitudine, Elena trovò un’inaspettata fonte di conforto in Angela. La ragazza, con la sua energia contagiosa e il suo sorriso spigliato, sembrava immune alla differenza d’età che le separava. Angela si avvicinava a Elena con una naturalezza disarmante, come se la loro amicizia fosse una cosa già scritta, un destino che aspettava solo di compiersi.
All’inizio, Elena si sentiva esitante. Non era abituata a condividere così tanto con qualcuno, soprattutto con una ragazza così giovane e apparentemente distante dal suo mondo. Eppure, Angela sapeva come abbattere quei muri con la semplicità di un gesto o di una parola.
"Elena, oggi ti porto a spasso," aveva detto un pomeriggio, prendendola sottobraccio come farebbe una sorella.
Così iniziarono le loro passeggiate per il centro, perdendosi tra i negozi e le vetrine, senza mai comprare troppo, ma godendo della compagnia reciproca. Angela aveva un talento innato nel trovare il bello nelle piccole cose: un cappotto vintage in un negozio di seconda mano, una pasticceria nascosta con dolci deliziosi, o un caffè che serviva bevande fumanti decorate con disegni di schiuma.
Si fermavano spesso in un bar del centro, sedendosi vicino alla vetrata per osservare la gente che passava. Angela, con il suo spirito vivace, inventava storie sulle vite dei passanti, e le due ridevano fino alle lacrime, dimenticando per un attimo le complessità della vita.
Per Elena, quei momenti erano una boccata d’aria fresca. La compagnia di Angela le permetteva di evadere dalla routine, di ricordare che la vita non era solo lavoro o rimpianti, ma anche risate, leggerezza e connessione.
Angela, da parte sua, sembrava affezionarsi sempre di più a Elena. Le chiedeva consigli, la coinvolgeva nei suoi progetti, ma soprattutto la faceva sentire desiderata, non come donna ma come amica, come persona importante.
Angela, da parte sua, sembrava affezionarsi sempre di più a Elena. Le chiedeva consigli, la coinvolgeva nei suoi progetti, e si avvicinava a lei con una spontaneità che Elena trovava al tempo stesso confortante e destabilizzante. Elena non era abituata a quel tipo di connessione femminile; per anni aveva mantenuto un distacco, forse per protezione o per abitudine, rimanendo sempre sulle sue.
Le donne erano state spesso una presenza periferica nella sua vita, figure verso cui aveva nutrito una diffidenza radicata, quasi istintiva. Forse temeva il confronto, forse si era convinta che nessuna potesse davvero comprenderla. Ma con Angela era diverso. La sua amicizia non chiedeva nulla in cambio, non la giudicava, non si aspettava risposte immediate. La sua allegria, il suo entusiasmo, sembravano scivolare oltre le barriere che Elena aveva costruito, costringendola a confrontarsi con una parte di sé che non aveva mai veramente esplorato: il desiderio di condividere, di essere vulnerabile, di fidarsi.
In un silenzio che solo lei poteva udire, Elena si trovava a riflettere sul tumulto che Angela stava portando nella sua vita, un tumulto forse maggiore di quello che aveva portato Marco. Ogni risata condivisa, ogni parola confidata con leggerezza apparente, aveva il peso di una verità inattesa: il suo isolamento non era stato una scelta, ma una prigione costruita dalla paura. Non era mai stata la solitudine a confortarla, bensì il timore di essere ferita, un timore che aveva avvolto la sua esistenza come una corazza troppo stretta.
Con Angela, però, qualcosa si incrinava. Non era solo il sentirsi accolta come amica; era l'obbligo dolce e crudele di guardare in faccia il vuoto che aveva abitato fino ad allora. Ogni gesto di affetto, condivisione, non facevano che rivelarle quanto profonde fossero le sue ferite, quanto grande il suo bisogno, mai ammesso, di relazioni vere.
Era una consapevolezza dolce e amara, come una lama sottile che taglia senza dolore immediato. Dolce perché le apriva una nuova possibilità, una promessa di pienezza che non aveva mai osato immaginare. Amara, perché le mostrava con chiarezza tutto il tempo sprecato a difendersi da fantasmi, da una minaccia che forse non era mai esistita. E nel riconoscere quella verità, Elena si scopriva fragile, ma anche terribilmente viva.
Angela sembrava determinata a coinvolgere Elena sempre più spesso nei suoi giri di amicizie, un gruppo variegato di colleghi e personale accademico. La giovane ricercatrice si muoveva con la stessa naturalezza con cui parlava: una fluidità disarmante fatta di sorrisi, abbracci e confidenze scambiate senza esitazioni.
Elena, dal canto suo, accettava gli inviti con una certa riluttanza. Non voleva ferire Angela né respingere quell’entusiasmo genuino, ma ogni incontro le lasciava una sensazione di estraneità. Si sentiva un osservatore discreto, distante, come un’ospite inattesa in un mondo che non le apparteneva.
La disinvoltura di Angela la colpiva profondamente. Quei gesti affettuosi, quei baci sulle guance scambiati con naturale intimità, la lasciavano stupita, quasi a disagio. Non riusciva a immaginarsi muoversi con la stessa leggerezza. Forse, pensava, era la differenza di età, o forse qualcosa di più radicato, una timidezza che non aveva mai saputo superare.
Eppure, dietro quel disagio, c’era anche una sorta di ammirazione, un piccolo desiderio inconfessato di essere come Angela: libera, disinvolta, capace di vivere i legami senza il peso della paura. E mentre Elena si sforzava di adattarsi a quel nuovo mondo, qualcosa dentro di lei cominciava a cambiare, impercettibilmente, ma con una forza che non poteva ignorare.
Angela aveva invitato Elena alla festa di Capodanno con quell'entusiasmo contagioso che rendeva difficile dire di no. E anche se Elena aveva accettato con riluttanza, sapendo quanto detestava le folle rumorose e le occasioni mondane, l’idea di trascorrere quella notte da sola la convinceva ancora meno.
Si preparò con cura, scegliendo un vestito che, pur sobrio, abbracciava le sue forme con grazia. La seta scivolava sulla sua pelle ambrata, mettendo in risalto le curve che non avevano perso la loro tonicità. Il trucco era appena accennato: un tocco di rossetto rosso scuro, un’ombra dorata sugli occhi che illuminava il suo sguardo profondo. Quando si guardò allo specchio, si vide per ciò che era: una donna ancora bella, ancora capace di farsi notare.
Angela la accolse con un sorriso caldo, indossando un abito semplice ma elegantissimo, che lasciava scoperte le spalle e disegnava una silhouette che sembrava fatta di luce e movimento. Durante la festa, Angela era come sempre attenta a tutti, ma senza prepotenza. Si muoveva tra gli amici con la grazia di chi sa di appartenere a ogni spazio che attraversa. Quando ballava, il suo corpo si muoveva con una fluidità che sfiorava la sensualità più naturale, mai studiata, mai ostentata.
Elena la osservava, incapace di distogliere lo sguardo. C’era qualcosa in Angela, una bellezza non evidente ma profondamente magnetica, un’energia che sembrava pulsare sotto la superficie. Ogni movimento, ogni sorriso, sembrava carico di un’attrazione che non cercava attenzione ma che, inevitabilmente, la otteneva.
E mentre la musica riempiva la stanza, Elena si ritrovò a pensare che forse Angela non era solo la giovane donna che le aveva teso una mano, ma qualcosa di più: un riflesso di ciò che lei stessa aveva sempre desiderato essere, libera e pienamente a suo agio nel proprio corpo.
Quando la mezzanotte arrivò, con il clamore dei brindisi e l’eco dei fuochi d’artificio che esplodevano in lontananza, il primo sguardo di Angela non cercò la folla, ma si posò su Elena. I loro occhi si incontrarono, e in quell’istante il tempo sembrò fermarsi.
Angela si avvicinò con naturalezza, come se fosse il gesto più ovvio al mondo, e la strinse in un abbraccio per gli auguri. Ma quando le loro guance si sfiorarono, un contatto fugace e leggero come un soffio, Elena sentì le labbra di Angela sfiorare le sue. Fu un attimo sospeso, una lieve esitazione che sembrò dilatare il momento. Poi, quasi impercettibilmente, le loro labbra si incontrarono. Non fu che un tocco breve, un’intimità appena accennata, sufficiente però a provocare in Elena un lieve turbamento.
Mentre Angela si staccava, il suo sguardo era come sempre limpido e accogliente. Non poteva essere un caso. Elena aveva percepito quella lieve esitazione, quel momento in cui Angela sembrava trattenere il respiro, come se stesse aspettando qualcosa.
Eppure, quello che turbava Elena più di ogni altra cosa era la propria reazione. Quel piccolo gesto, così innocente eppure carico di possibilità, le era piaciuto. La sensazione delle labbra di Angela sulle sue aveva scatenato dentro di lei un tumulto di emozioni che non sapeva decifrare.
Non era solo il bacio in sé, ma ciò che sembrava significare: una connessione più profonda, qualcosa che andava oltre l’amicizia e oltre le parole. Elena si ritrovò a chiedersi cosa volesse comunicarle Angela, cosa fosse Angela per lei. E, ancora di più, si trovò a confrontarsi con sé stessa, con quel miscuglio di confusione, desiderio e paura che le ribolliva dentro, inaspettato e incontrollabile.
Durante il tragitto di ritorno dalla festa, l'aria della notte era fresca e silenziosa, una tregua rispetto al frastuono della serata. Elena, seduta accanto ad Angela in macchina, si sentiva inquieta. Le domande che si agitavano nella sua mente si accumulavano, diventando troppo pesanti per restare in silenzio. Finalmente, con un filo di voce, ruppe il silenzio.
"Angela," iniziò, il tono esitante, "io... devo chiedertelo. Perché? Perché cerchi la mia compagnia, la mia amicizia? Con tutti gli amici che hai, con tutte le persone della tua età... Perché proprio me? Io sono così diversa da loro... e molto più vecchia."
Angela non rispose subito. Continuò a guidare, ma Elena la vide sorridere appena, uno di quei sorrisi che sembrano custodire un segreto. Quando finalmente parlò, la sua voce era calma.
"Perché tu sei diversa," disse Angela, gettandole un'occhiata laterale prima di tornare a fissare la strada. "Con i miei amici è tutto... frenetico. Sempre di corsa, sempre stressati, sempre impegnati a dimostrare qualcosa a sé stessi o agli altri. Con te, invece, è diverso. Con te posso respirare."
Elena abbassò lo sguardo, le parole di Angela le entravano dentro come un balsamo e una sfida allo stesso tempo.
"Tu non hai bisogno di fingere, Elena," continuò Angela, la sua voce più bassa, più intima. "Non cerchi di essere qualcun altro. La tua fragilità, il modo in cui non ti nascondi, come riesci ad essere autentica... È questo che mi piace. E poi c’è la tua maturità. Con te non c’è bisogno di fare giochi, di mantenere apparenze. Sei vera. E questa tua verità mi fa sentire... libera."
Elena rimase in silenzio, le parole di Angela le rimbombavano nella mente. Nessuno le aveva mai detto quelle cose. Nessuno l’aveva mai vista così. Sentiva il cuore battere più forte, una sensazione di gratitudine e vulnerabilità che si mescolavano in un turbinio di emozioni.
Mentre il silenzio calava di nuovo nell’abitacolo, Angela aggiunse, quasi sussurrando: "Non è l’età, Elena. Non lo è mai stata. È quello che sei che conta. Ed è quello che mi fa venire voglia di starti accanto."
Angela parcheggiò l'auto davanti al palazzo di Elena, lasciando il motore acceso per qualche secondo prima di spegnerlo. Si girò verso di lei, il viso appena illuminato dalla luce dei lampioni, e si avvicinò un po', appoggiandosi allo schienale.
"Elena," disse con un tono più morbido del solito, quasi esitante, "c'è una cosa che devo dirti."
Elena sentì il cuore accelerare, un misto di curiosità e apprensione. Non sapeva cosa aspettarsi, ma l'intensità dello sguardo di Angela la inchiodava.
"Per te," continuò Angela, con un piccolo sorriso che sembrava voler sciogliere la tensione, "c’è un posticino nel mio cuore." Fece una pausa, lasciando che quelle parole si depositassero nell'aria. Poi aggiunse, con un tono che mescolava serietà e leggerezza: "Se vuoi, puoi accomodarti. Dipende da te."
Elena rimase a bocca aperta, incapace di rispondere subito. La semplicità e la profondità di quella frase la colpirono come un fulmine. Non era una dichiarazione urlata né una richiesta invadente, ma un’offerta aperta, dolce e priva di pressioni.
Angela non aggiunse altro. Rimase in silenzio, osservando Elena con un sorriso che conteneva una dolcezza infinita, e forse anche una sottile trepidazione. Elena si sentiva disorientata e turbata, ma anche... accolta, desiderata. Non come un oggetto, ma come una persona, una presenza che contava davvero.
Quella notte, mentre si chiudeva la porta di casa alle spalle, Elena si rese conto che quelle parole non si sarebbero spente facilmente. Sarebbero rimaste con lei, pulsando nel suo cuore come una domanda, o forse un’opportunità.
Elena aveva bisogno di spazio, di tempo per riflettere. Le parole di Angela continuavano a risuonarle nella mente, mescolandosi al ricordo del loro bacio fugace a Capodanno. Teneva molto all’amicizia con Angela e aveva paura che qualcosa potesse incrinarsi, che quella nuova intimità rischiasse di complicare un legame che le era diventato così prezioso.
Per un po', le loro strade non si incrociarono, complici gli impegni lavorativi che si intensificarono con l’inizio dell’anno. Elena si immerse nel lavoro, usando la frenesia delle scadenze e delle riunioni come una barriera per allontanare i dubbi e le domande che continuavano ad affiorare.
Quando finalmente si rividero, una mattina di sabato, fu come se nulla fosse successo. Un giro in centro, un’occasione per rilassarsi e distrarsi. Passeggiarono tra i negozi, fermandosi qua e là a provare vestiti e commentare le vetrine, e finirono per sedersi in una pasticceria accogliente, con le mani avvolte attorno a tazze fumanti di cioccolata.
Parlarono come al solito, con confidenze e risate leggere che scivolavano sui pettegolezzi più frivoli. Angela sembrava serena, come se non ci fosse nulla di irrisolto tra loro. Anche Elena si sforzò di mostrarsi naturale, cercando di reprimere l’eco di quel "dipende da te" che ancora le rimbombava nel cuore.
La loro amicizia, per quanto messa alla prova, era rimasta salda. Non c’erano tensioni palpabili, né allusioni. Solo la consueta complicità che Elena cominciava a pensare di non voler mai perdere. Eppure, in un angolo nascosto del suo cuore, sapeva che qualcosa era cambiato. Non si era spezzato nulla, ma forse qualcosa di nuovo stava germogliando, in silenzio, senza che lei stessa sapesse ancora che forma avrebbe preso.
Un pomeriggio, mentre chiacchieravano al telefono, Angela lanciò la proposta con il tono disinvolto che le era tipico:
"Che ne dici di un paio di giorni in montagna? Ho trovato un albergo con una spa da sogno. Noi due, un po' di relax, niente pensieri. Ci rilassiamo, ci coccoliamo, e stacchiamo da tutto questo caos."
Elena rimase in silenzio per un attimo, sorpresa. La proposta era allettante, certo. L’idea di lasciarsi alle spalle per qualche giorno la routine frenetica e immergersi in un'atmosfera di calma e benessere era attraente. Ma la prospettiva di passare due giorni sola con Angela in un luogo così intimo e disteso le faceva nascere un lieve turbamento.
Angela, intuendo la sua esitazione, aggiunse con una risata: "Niente di impegnativo, promesso. Solo chiacchiere, buon cibo e un po' di tempo per noi. Lo so che sei stata sommersa di lavoro, è ora di pensare un po' a te stessa."
Il tono leggero e amichevole di Angela la rassicurò. Elena si ritrovò a sorridere, immaginando le due immerse nell’acqua calda di una jacuzzi, circondate dalla vista delle montagne innevate.
"D’accordo," disse infine, con una punta di titubanza. "Mi fido di te, organizza tutto."
"Perfetto!" esclamò Angela, entusiasta. "Ti piacerà, vedrai. Prepara il costume da bagno più bello che hai... e qualcosa di comodo per le serate. Saremo solo io e te."
Quella frase, pronunciata con naturalezza, lasciò Elena con un misto di eccitazione e curiosità. La proposta non sembrava nascondere secondi fini, ma c’era qualcosa nel modo in cui Angela l’aveva formulata che accese in lei un’inquietudine sottile. Tuttavia, decise di non pensarci troppo.
Era solo un’occasione per staccare e godersi un po’ di serenità. E poi, in fondo, si fidava di Angela, della sua sincerità e del legame che le univa.
Angela aveva prenotato per due giorni infrasettimanali, “Così evitiamo la folla,” aveva detto con il suo sorriso che trasformava ogni proposta in una promessa di avventura. L’albergo era in Trentino, un rifugio isolato, lontano dai circuiti turistici affollati. Il genere di posto che, solo al pensiero, dava ad Elena un brivido di anticipazione e inquietudine.
Partirono all’alba, il cielo ancora sonnolento e velato di sfumature pastello. Il viaggio fu una distesa di chiacchiere leggere e confidenze accennate, il paesaggio che mutava lentamente da pianure familiari a una sinfonia di vette maestose. Quando finalmente si inoltrarono tra le montagne, il silenzio ovattato della neve fresca li avvolse come un abbraccio. C’era qualcosa di ipnotico in quel bianco, nella quiete che sembrava carica di possibilità.
Arrivarono in albergo nel primo pomeriggio, dopo una sosta in un piccolo ristorante di montagna, dove il pranzo caldo e semplice aveva aggiunto una nota di conforto al viaggio. La suite che Angela aveva scelto per loro era magnifica: legno scuro e caldo, tessuti morbidi nei toni della terra, e una grande vetrata che si affacciava sulle montagne innevate. Il letto matrimoniale dominava la stanza, con una coperta in lana intrecciata che sembrava fatta per invitare al riposo o, forse, a qualcosa di più intimo.
Angela aprì la porta della suite con un gesto teatrale, lasciando che Elena entrasse per prima. “Che te ne pare?” chiese con un sorriso malizioso.
“È... perfetta,” mormorò Elena, lasciando vagare lo sguardo. La combinazione di intimità e isolamento la metteva a disagio, ma in un modo che non era del tutto spiacevole.
Si cambiarono rapidamente per andare nella spa. Elena, davanti allo specchio del bagno, scelse il suo costume nero intero, elegante e sensuale, con una scollatura profonda che accarezzava il seno e risaliva con discrezione sulle sue spalle. Si osservò per un momento, notando come il tessuto mettesse in risalto le curve ancora sode del suo corpo.
Angela, nel frattempo, emerse dalla sua stanza con un due pezzi colorato e minimale, che esaltava nella sua semplicità una sensualità naturale e ma non sfacciata. Il reggiseno a stento copriva i suoi piccoli seni, i capezzoli visibili appena sotto il tessuto leggero. Elena si ritrovò a fissarla per un attimo più lungo del dovuto, prima di distogliere lo sguardo, confusa dal proprio turbamento.
“Pronta?” chiese Angela, senza alcuna traccia di esitazione, mentre raccoglieva i capelli in un morbido chignon.
Elena annuì, il cuore che batteva un po’ più forte del necessario. E si avviarono verso la spa, dove il calore e il vapore promettevano di sciogliere ogni tensione. Ma Elena non era del tutto certa che quella fosse una promessa di pace.
La spa era avvolta in una penombra calda e accogliente, un santuario silenzioso interrotto solo dal delicato sciabordio dell’acqua e dal crepitio lontano di una fiamma in un camino. Elena e Angela scivolarono nella piscina di acqua termale, il calore avvolgente che si insinuava tra i muscoli tesi, sciogliendo ogni traccia di stanchezza. Nuotavano lentamente, fianco a fianco, lasciandosi cullare dall’abbraccio liquido.
Nessuna parlava, come se il silenzio fosse parte integrante della magia di quel momento. Elena seguiva con lo sguardo il movimento languido di Angela, il modo in cui il suo corpo snello e giovane sembrava una cosa sola con l’acqua. C’era una grazia quasi ipnotica nel suo incedere, un’armonia naturale che Elena trovava difficile da ignorare.
Dopo alcuni minuti, Angela si avvicinò al bordo della piscina e, con un cenno del capo, invitò Elena a seguirla nella vasca idromassaggio. Si sedettero fianco a fianco, immerse fino alle spalle, mentre le bolle calde e frizzanti danzavano sulla loro pelle. Elena chiuse gli occhi, lasciando che il massaggio dell’acqua portasse via ogni tensione fisica.
Ma i suoi sensi rimanevano vigili. Ogni piccolo movimento di Angela – il modo in cui si sistemava i capelli umidi, il lieve sorriso che compariva e scompariva dalle sue labbra – sembrava amplificato nella penombra intima della spa. Elena chiudendo gli occhi non poteva fare a meno di pensare al corpo di Angela, al suo costume che sembrava più un accenno che una barriera.
L’immagine del suo seno appena velato, delle gambe lunghe e affusolate, le tornava in mente con una forza che la disturbava e la affascinava al tempo stesso. Il calore dell’acqua sembrava moltiplicarsi, trasformando quella vasca in un luogo sospeso tra sogno e realtà.
Angela si sporse leggermente verso di lei, il viso illuminato da un sorriso rilassato. “Ti senti meglio?” chiese con dolcezza, la voce un sussurro che si mescolava al gorgoglio delle bolle.
Elena aprì gli occhi lentamente, il cuore che sembrava battere un po’ più forte. “Sì,” rispose, ma la parola uscì quasi roca, come se portasse con sé qualcosa di più profondo. Un senso di vulnerabilità, di desiderio malcelato.
Angela non disse nulla, ma il suo sguardo indugiò per un momento più a lungo del necessario. Un lampo di qualcosa – curiosità, forse, o una sfida silenziosa – attraversò i suoi occhi. Poi si appoggiò indietro, lasciando che le bolle le lambissero la pelle, mentre Elena rimaneva lì, combattuta tra il bisogno di rilassarsi e un’energia nervosa che sembrava alimentarsi da ogni istante condiviso.
Angela si alzò dall’idromassaggio con un movimento fluido, le gocce d’acqua che scivolavano sul suo corpo come per sottolinearne la perfezione. Con un sorriso, fece cenno a Elena di seguirla verso la zona delle saune. Il silenzio tra loro era carico di un’intesa indefinibile, un equilibrio fragile che sembrava fatto di sguardi non detti e gesti appena accennati.
Mentre indossavano gli accappatoi, Angela si avvicinò a Elena, aiutandola con un movimento gentile ma deciso. Le mani di Angela sfiorarono il corpo di Elena, una carezza accidentale che sembrò durare più di quanto necessario. Elena sentì un brivido, una scossa silenziosa che si irradiava dalla pelle al cuore.
Arrivate nella zona delle saune, Angela si voltò verso di lei con naturalezza, il tono leggero ma risoluto. “Non puoi entrare in sauna con quel costume. Le fibre sintetiche ti irriterebbero la pelle.” Mentre pronunciava quelle parole, sciolse il nodo del suo accappatoio e si sfilò il due pezzi senza esitazione.
Elena rimase un attimo interdetta, incapace di distogliere lo sguardo. Il seno di Angela, piccolo ma sormontato da grandi capezzoli scuri, attirava il suo sguardo con una forza magnetica. Notò, quasi con stupore, che Angela era completamente depilata sul pube. L'immagine del suo corpo nudo era insieme innocente e provocante, una visione che le si stampò nella mente con una chiarezza che la turbò.
Angela, intanto, si avvolse in un morbido telo di cotone, come se nulla fosse, e con naturalezza aprì la porta della sauna, lasciando che il calore intenso le sfiorasse il viso. Elena, ancora esitante, la seguì, cercando di avvolgersi con cura nel proprio telo, quasi volesse proteggersi da quella nudità che la intimidiva e la affascinava al tempo stesso.
Entrarono nella piccola sauna finlandese, l’aria calda e secca che le avvolgeva immediatamente. Angela si distese sulla panca di legno, il corpo nudo, rilassato e abbandonato al calore, mentre Elena si sedette di fronte, semi distesa, il telo che cercava di coprire un’imbarazzante vulnerabilità.
La luce fioca della sauna rendeva la pelle di Angela quasi luminescente, una visione che abbagliava Elena più del calore stesso. Si sentiva combattuta tra il desiderio di osservare e un senso di vergogna che la costrinse a chiudere gli occhi. Cercava di concentrarsi sul respiro, sul calore che le avvolgeva, ma le immagini del corpo nudo di Angela continuavano a tornare, vivide e insistenti.
Dopo alcuni minuti, il calore si fece insopportabile per Elena, non abituata all’intensità della sauna. Aprì gli occhi e vide Angela completamente rilassata, gli occhi chiusi, un lieve sorriso che si dipingeva sulle labbra, come se stesse godendo di un piacere intimo e profondo. La vista la scosse. Non era solo il calore a togliere il fiato, era quel corpo nudo, indifeso e innocente che la turbava.
Il movimento di Elena riscosse Angela dal suo rilassamento. Con un sorriso appena accennato, Angela comprese subito il disagio dell’amica e si alzò con una grazia naturale. Avvicinandosi, le prese la mano, le dita fresche contro la pelle calda di Elena. “Ora dobbiamo rivitalizzare la nostra circolazione con la doccia di ghiaccio,” disse con un tono che mescolava complicità e leggerezza.
Elena esitò per un momento, il pensiero dell’acqua gelida che contrastava con il tepore avvolgente della sauna le fece quasi ritirare la mano, ma si lasciò guidare. Angela la conduceva con quella sicurezza calma che le era propria, un’energia che Elena trovava irresistibile.
Arrivate nella doccia, il getto improvviso d’acqua gelata le investì entrambe. Elena emise un sussulto, istintivamente cercando calore e rifugio, e fu il corpo di Angela che trovò. I loro corpi si toccarono senza preavviso, pelle contro pelle, una collisione tanto spontanea quanto inevitabile.
Elena sentì il seno turgido di Angela premere contro il suo, il pube di Angela sfiorare la sua coscia, la freschezza della pelle amplificata dall’acqua gelida. Fu un attimo in cui tutto sembrò sospeso, in cui il calore del sangue che pulsava contrastava con il freddo pungente che le avvolgeva.
Poi fu il suo corpo a reagire, senza che la mente intervenisse. Le sue mani si mossero da sole, abbracciando Angela con un gesto deciso e sicuro. Elena chinò leggermente il capo e, con un impulso che sembrava sgorgare dalle profondità di sé, portò le sue labbra su quelle di Angela.
Il bacio fu profondo, appassionato, carico di un’urgenza quasi primordiale. Le loro lingue si cercarono, intrecciandosi in un gioco che bruciava ogni esitazione. Era un incontro crudo e istintivo, privo di ragione, privo di spiegazioni, ma colmo di una verità che nessuna delle due avrebbe saputo mettere in parole.
Lo scroscio della doccia cessò all’improvviso, riportandole alla realtà. Lentamente, le loro labbra si staccarono, e si guardarono negli occhi. C’era qualcosa di nuovo, un’ombra di smarrimento, di domande non dette e risposte che non volevano ancora affrontare.
In silenzio, si rivestirono dei loro accappatoi, i movimenti lenti e misurati, quasi temessero di rompere l’equilibrio fragile che si era appena creato. Uscirono dalla doccia, le gocce d’acqua ancora lucide sulla loro pelle, e si avviarono verso il corridoio senza scambiarsi una parola, il cuore di Elena batteva come un tamburo.
«Sto continuando il racconto»
«molto belli i raccconti, mi piace il personaggio di elena in tutti e i racconti.
mi piacerebbe sapere come si evolve la storia tra elena e angela.»