Complimenti, il tuo racconto è stato selezionato anche per il nostro spazio esclusivo di racconti erotici, pubblicato nel genere INCESTI Iscriviti, ti aspettiamo, @giovannaesse.
Elena aveva 48 anni e portava con sé una bellezza che il tempo non aveva intaccato, ma arricchito di sfumature. I suoi capelli corvini incorniciavano un viso dalla carnagione ambrata, illuminato da grandi occhi neri che sembravano custodire segreti antichi, e labbra piene, morbide, che suggerivano un fascino silenzioso. Non era alta, ma il suo corpo tonico e curato emanava una femminilità che non aveva bisogno di ostentazione. Viveva in una piccola località di campagna, un luogo tranquillo ma stagnante, dove il lavoro che svolgeva non le offriva né sfide né soddisfazioni, lasciandola intrappolata in una routine che sembrava svuotare le sue giornate.
A vent’anni, spinta da una gravidanza inaspettata, si era sposata in fretta e furia. Ma quel sogno di maternità era stato spezzato da un aborto che, oltre a strapparle il figlio, l’aveva resa sterile. Il matrimonio, già fragile, si era trascinato per anni, soffocato dalla distanza e dall’indifferenza. Suo marito lavorava all’estero, tornando solo di rado, e il legame tra loro si era consumato nel silenzio, fino al divorzio. La separazione le aveva lasciato un vuoto profondo, ma anche una libertà che faticava a interpretare.
Elena era sempre stata una donna riservata, quasi schiva, e il piccolo paese in cui viveva non le aveva mai offerto una vera occasione per esprimersi. Gli uomini, con i loro sguardi e i loro tentativi goffi, la lasciavano indifferente, o peggio, la infastidivano. Le convenzioni sociali e l’educazione ricevuta l’avevano resa diffidente, e così, per anni, aveva costruito un muro intorno a sé, mantenendo tutti a distanza.
Il desiderio di un figlio, però, non l’aveva mai abbandonata. Era un vuoto che cercava di colmare in ogni modo, un’assenza che l’aveva portata a riversare il suo affetto su Marco, il figlio della sorella maggiore. Marco era nato quando Elena aveva appena quindici anni, e fin da subito era diventato per lei qualcosa di più di un semplice nipote. Dopo la perdita del suo , ogni occasione per passare del tempo con lui era un balsamo per il suo cuore ferito.
Lo prendeva dopo la scuola, lo aiutava con i compiti, preparava i suoi piatti preferiti, e la sera si accoccolavano insieme nel lettone, tra fiabe e storie che inventava sul momento. Marco si addormentava con la testa posata sul suo petto, e in quei momenti Elena trovava una pace che nessun altro legame era riuscito a darle. Era un legame puro, autentico, che illuminava una parte di sé che il mondo sembrava non vedere.
Ma il tempo era passato, e quel nipotino che un tempo cercava rifugio nelle sue braccia era diventato un uomo. E ora, con sorpresa e inquietudine, Elena si ritrovava a interrogarsi su cosa significasse davvero quella connessione che li univa.
Il nipote cresceva e ormai già adolescente preferiva la compagnia degli amici o delle amiche a quella della zia, lei lo capiva ma ogni tanto lei lo invitava a cena così poteva ancora godere della sua presenza e farsi raccontare le sue esperienze. Era ormai un bel ragazzo alto e proporzionato con un fisico asciutto e muscoloso grazie allo sport che praticava, biondo con due magnifici occhi azzurri, un po' timido e sensibile. Elena non poteva fare a meno di ammirare questo nipote, di notare come il suo fisico si sviluppava, e quel fare un po' imbarazzato che aveva quando lei lo abbracciava.
Anche Marco trovava conforto nella compagnia della zia, una confidente a cui affidare segreti che non avrebbe condiviso con nessun altro. Le parlava dei suoi amori acerbi, spesso unilaterali, dei suoi dubbi e dei suoi desideri ancora incerti. Tra loro c'era una connessione autentica, un'intimità che superava le parole e che sembrava rendere ogni conversazione un momento di rara complicità.
Ma Marco, ormai uomo, non vedeva più Elena solo come la zia amorevole che gli raccontava storie nel lettone. Nei suoi occhi, lei era una donna di straordinaria bellezza. Il suo viso conservava una grazia magnetica, il seno pieno e ancora sodo attirava il suo sguardo più di quanto volesse ammettere, e quelle gambe, forti e scolpite, terminavano in un sedere dalla curva perfetta, ben più attraente di quello delle giovani ragazze che frequentava.
E poi c’era il suo fascino maturo, una sensualità che Elena sembrava ignorare di possedere ma che a Marco accendeva fantasie proibite. Quando si ritrovava solo, i suoi pensieri tornavano spesso a lei, alla sua bocca morbida e tentatrice, alle sue mani che immaginava scivolare sul suo corpo, al seno e alle curve che lo facevano ardere di desiderio. Nelle sue fantasie più intime, Elena era la protagonista indiscussa, e quei momenti di piacere segreto culminavano in esplosioni di desiderio che lo lasciavano ansimante, ma anche con un sottile senso di colpa per averla desiderata in quel modo.
Passa il tempo Marco inizia l’università in città e poi il lavoro, prima in Italia e poi all’estero, non torna se non per brevi periodi per le feste, e poi negli ultimi anni più niente solo qualche telefonata di cortesia.
Per Elena la partenza di Marco è l’inizio di un periodo molto difficile, Marco era l’unica persona a cui teneva, la sua solitudine le pesa sempre di più, ogni giorno Elena percorre la stessa strada che la porta a lavoro, tra le campagne silenziose e i campi vuoti. Il paesaggio, che una volta le sembrava familiare, ora le appare opprimente, come un quadro che ha perso i suoi colori. Elena sente che le sue potenzialità sono bloccate, e sebbene ami il suo paese, desidera una svolta, un cambiamento ma non sa cosa fare, non ha amici e l’unica consolazione è pensare al suo Marco, ricordare i bei momenti passati con lui, il suo vederlo crescere e farsi uomo.
E allora quando la solitudine la opprime sola nella sua stanza si veste in modo provocante, intimo sensuale, autoreggenti e vestiti attillati che modellano le sue forme e poi sogna e mentre sogna si immagina Marco che si avvicina alle sue spalle fa scivolare le braccia intorno a lei, la accarezza con regolarità dolcemente senza forzare la situazione. Si immagina le sensazioni e socchiude gli occhi avvertendo dei fremiti che la stanno invadendo sempre più.
Nel suo sogno ad occhi aperti, le mani di Marco sfiorano il bordo del vestito come il vento che accarezza le foglie prima di spogliarle. Il tessuto scivola lento, come un ruscello che segue il proprio corso, arrendendosi alla forza della gravità e posandosi ai suoi piedi con un sussurro silenzioso. Gli slip seguono lo stesso destino, scendendo con la delicatezza di una foglia che cade in autunno. Ogni movimento è un rituale, ogni gesto una preghiera.
Quando le sue dita sfiorano l’incavo segreto del suo corpo, trovano un’umidità calda, una rugiada intima che racconta storie di desiderio. È una traccia viva, un messaggio silenzioso che il corpo ha lasciato, parlando per conto della mente. Il suo dito scivola lentamente, quasi timido, verso le labbra lucide, raccogliendo un velo trasparente e filamentoso, come una seta tessuta dalla natura stessa. Ogni tocco è un incontro, un riconoscimento tra corpo e anima, tra pensiero e istinto, tra sogno e realtà.
Ma gli anni passano e anche il desiderio si affievolisce, le sue passioni sono sepolte sotto strati di insoddisfazione e Marco non è che un lontano ricordo e qualche telefonata per le feste
Un giorno, durante una visita al mercato in città, vede Marco seduto ad un tavolino di un bar, è con una ragazza giovane e slanciata non particolarmente bella, nota lei. Lo osserva da lontano: Marco è ormai un uomo di 33 anni affascinante, ma di una bellezza che non sembra ostentata: i suoi occhi riflettono una curiosità profonda e una calma che catturano subito l'attenzione. È molto diverso dal Marco che ha conosciuto, dal e dal ragazzo timido e impacciato, ma ha mantenuto quella semplicità e serenità di un tempo. Un brivido la attraversa ma si avvicina e lo saluta, lui scatta in piedi e con un grande sorriso la abbraccia e le presenta la donna che è con lui un’amica di nome Angela, è rientrato in Italia solo il giorno precedente e pensava di andare a salutarla nel pomeriggio ma ormai che si sono incontrati le propone di vedersi per cena.
La sera sono al ristorante, sono entrambi felici di essere lì, si raccontano tante cose, chiacchere e pettegolezzi di cui Marco è curioso. Elena nota che Marco non è vanitoso né arrogante, e possiede una qualità che la attrae ancora di più: la capacità di ascoltare e capire senza fretta.
Con sorpresa e una punta di sgomento, Elena nota che Marco cercava sempre più spesso la sua compagnia. Non c'era urgenza nei suoi gesti, solo una dolcezza naturale che sembrava fatta apposta per sciogliere la corazza che si era costruita negli anni. Le loro conversazioni sono lente, intime, come il fluire di un fiume che scava il suo letto, e i suoi sguardi... Oh, quegli sguardi. Non erano gli occhi di un ragazzo, ma quelli di un uomo che vede oltre la superficie.
Elena scopre di desiderare quei momenti, attendere con ansia il prossimo incontro. Marco non la chiamava più "zia ma Elena"; e con piccoli gesti, con abbracci spontanei e parole appena sussurrate, le fa sentire il peso della sua presenza. Quando la stringe a sé, Elena può quasi sentire il che era stato un tempo, rannicchiato vicino a lei nel lettone, e il profumo della sua pelle la riportava a quel ricordo. Ma ora è diverso. Ora era un uomo, e quel profumo sembrava insinuarsi dentro di lei, accendendo qualcosa di antico e mai del tutto sopito.
Quando torna a casa, il corpo di Elena è ancora intrisa di quel calore, e si lascia cadere sul letto, incapace di scacciare i ricordi. Le sue mani cominciano a muoversi da sole, un viaggio lento e incerto che presto si fa più deciso. Il seno, la pancia, la curva dolce della striscia di peli che conduceva verso il basso... ogni centimetro del suo corpo sembra risvegliarsi al tocco. Quando le sue dita raggiugono il centro del desiderio, Elena chiude gli occhi e lo vede. Vede Marco, il suo sorriso, le sue mani. Il piacere cresce in ondate lente, poi rapide, fino a travolgerla. Quando si lascia andare, tutta l'età, la solitudine, i dubbi si sciolgono in quel momento, lasciandola nuda, vera, viva.
Elena è immobile, il respiro ancora spezzato, il corpo ancora avvolto da un calore che le sembra estraneo, quasi minaccioso. Sente ogni fibra di sé stessa pulsare, come se il piacere appena provato avesse lasciato un'eco indelebile. Ma quella sensazione, così travolgente e totale, porta con sé un peso inaspettato.
Sola nella penombra della stanza, il silenzio si insinuava tra le pieghe della sua anima, scavando fessure che il piacere aveva momentaneamente riempito. Si copre il volto con le mani, quasi a nascondersi da sé stessa. Che cosa aveva fatto? Che cosa aveva osato immaginare? Marco, il ragazzo che un tempo era solo un tra le sue braccia...
Una vampata di vergogna le attraversò il corpo, quasi tanto intensa quanto il piacere di poco prima. Si alza di scatto, come per sfuggire a quell’onda di pensieri, ma ovunque si voltasse sente il peso della sua solitudine. Eppure, il desiderio non svanisce del tutto, come un’ombra che la segue, un ricordo che non vuole essere dimenticato.
'Deve rimanere un segreto,' si disse, stringendo il tessuto della vestaglia come se potesse proteggerla da sé stessa. 'Solo mio. La mia unica debolezza.'
Ma dentro di sé sapeva che i segreti, una volta svelati, avevano una loro vita. E questo segreto, caldo e inquietante, si era già radicato nel profondo, in un angolo del cuore che non aveva mai voluto esplorare.
Capitolo 2: Riscoperta del Piacere
Marco continuava a cercarla, a telefonarle, a voler trascorrere del tempo con lei. Ogni incontro era come un soffio di vento che scava lentamente nelle pieghe della sua anima, rivelando strati di sé stessa che Elena credeva ormai perduti. Le loro conversazioni sono leggere, persino banali, ma sotto quella superficie innocente si muove un fiume di desiderio, silenzioso e inarrestabile.
Tornando a casa, il pensiero di Marco la segue come un'ombra luminosa. Rivede i suoi occhi, quel sorriso disarmante che le fa dimenticare i confini della loro età, del loro ruolo, della loro storia. Lui non cercava di possederla; voleva conoscerla, scoprire ogni frammento di ciò che lei è. E questo, questa pazienza, la disarma più di ogni gesto audace.
Ma quella dolcezza che lui le lasciava addosso si trasformava in un’urgenza quando resta sola. Nel silenzio della sua casa, il desiderio prendeva forma, un fuoco lento che diventava presto un incendio. Cerca qualcosa – qualsiasi cosa – per placare quella fame, un oggetto che potesse trasformarsi nell’estensione dei suoi pensieri. Le sue dita scivolavano sul manico liscio di una zucchina, sulla durezza fredda di una carota.
Le sue dita tremanti afferrarono il manico della zucchina, il suo profilo liscio e freddo accarezzava il palmo come una promessa silenziosa. Portandola tra le cosce, la fa scivolare con cautela tra le labbra umide, guidata da un desiderio che non può più reprimere. La pressione iniziale è lieve, un testimone della sua esitazione, ma ben presto il bisogno prese il sopravvento.
Con un respiro spezzato, spinge sempre più a fondo, sentendo ogni millimetro del suo corpo reagire, accendersi, gridare silenziosamente di piacere. Il movimento ora si fa più deciso, più insistente, mentre il suo bacino segue il ritmo di quel gesto ormai sfrenato.
Chiude gli occhi e Marco è lì, davanti a lei, nudo e vulnerabile, il suo sguardo colmo di desiderio. Lo immagina prenderla con forza, con fame, il suo corpo contro il suo, la stretta delle sue mani sui suoi fianchi. Ogni spinta della zucchina era una replica di ciò che desiderava ardentemente: sentire il suo cazzo dentro di lei, colmare il vuoto che la divora.
Le sue mani cercarono istintivamente la carota, più dura, più stretta, e la guida a esplorare un'altra profondità che solo la sua immaginazione aveva osato toccare. Alternava i due oggetti, il ritmo diventava frenetico, compulsivo, fino a che il piacere si riversa in un’ondata travolgente, lasciandola tremante e appagata. Marco è ovunque: nella sua mente, nel suo corpo, nella sua carne che ancora vibrava di piacere.
Quando l’onda del piacere finalmente la travolgeva, Elena resta immobile, il respiro spezzato, il corpo stremato. Eppure, dentro di sé, sa che non sarebbe bastato. Marco non era solo nei suoi pensieri: ormai abitava ogni parte di lei.
Una sera, dopo una lunga passeggiata nei campi, si sedettero su una panchina sotto un cielo stellato. Il silenzio tra loro non era mai stato imbarazzante, ma rassicurante, come una lingua condivisa. Il vento tiepido muoveva i capelli di Elena, che sentiva il suo cuore battere più forte mentre Marco le sedeva accanto con abbracciandola.
"Elena," disse lui, con una voce bassa e calma, "c’è qualcosa che ti trattiene."
Lei sorrise, ma in fondo al cuore sentiva che aveva ragione. Si era trattenuta per anni, contenendo desideri, emozioni, speranze. Ma con Marco, tutto sembrava più naturale anche se era più giovane, anche se era suo nipote. Forse non c’era nulla da temere.
"Non sono abituata," rispose lei, con un tono che non cercava giustificazioni. "Non sono abituata a pensare a me stessa in questo modo. A pensare a me stessa come una donna e non come una moglie o come una zia"
"Non c'è niente di sbagliato in questo. È solo che, a volte, ci dimentichiamo di chi siamo veramente."
Le sue parole furono come una carezza, un incoraggiamento delicato a liberarsi dalle catene invisibili che aveva portato con sé. Elena guardò Marco, e in quegli occhi trovò una comprensione che la colpì. Non c’era giudizio, solo un invito a essere vulnerabile.
Il silenzio che seguì fu denso di emozioni non dette. Poi, senza alcuna fretta, Marco si avvicinò lentamente. Il loro primo bacio fu dolce, quasi timido, ma per Elena fu come un ritorno a casa. Si sentì viva, desiderata, come se stesse riscoprendo un frammento di sé che pensava perduto.
Capitolo 3: Culmine della Passione
La stanza sembrava sospesa, ogni angolo avvolto in una quiete che palpitava sotto la superficie. Il respiro di Elena e Marco si mescolava, lento e profondo, mentre il tempo sembrava fermarsi, come se l'universo intero si fosse ritirato, lasciando spazio solo a loro. Non c’erano parole da dire, perché entrambe le anime si stavano già parlando in un linguaggio più antico, quello del corpo, del cuore che batte all'unisono.
Marco si avvicinò a Elena con una dolcezza infinita, come se ogni gesto fosse una carezza, ogni movimento una promessa. Le sue mani la toccavano con una delicatezza che la faceva tremare, ma senza fretta, senza ansia. Ogni sua carezza era un atto di conoscenza, un esplorare la sua pelle come se fosse la prima volta. Elena chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quella sensazione che la travolgeva senza preavviso, un desiderio che non aveva mai saputo di avere così profondo, così assoluto.
Quando Marco la guardò negli occhi, Elena vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettata: una calma intensa, una certezza silenziosa, come se lui sapesse esattamente chi fosse lei, senza maschere, senza paura. Era come se le sue mani, i suoi sguardi, tutto in lui fosse in perfetta sintonia con lei. Elena si sentiva vista in un modo che non aveva mai conosciuto. Non c’era nulla da nascondere, nulla da temere. C’era solo un incontro, una connessione che andava oltre la carne.
Marco la baciò con un'intensità che la fece tremare, ma non era un bacio impetuoso, non c’era urgenza. Era un bacio profondo, che sembrava toccare le radici stesse del suo essere, che la spogliava di tutto ciò che aveva costruito in anni di solitudine e distacco. Elena rispose, lasciandosi andare, come se in quel bacio ci fosse tutto ciò che aveva sempre cercato senza mai trovarlo: comprensione, desiderio, ma soprattutto una libertà che non pensava di poter sentire mai più.
Le mani di Marco percorsero il suo corpo con una lentezza che la consumava, ogni centimetro esplorato come se fosse il più prezioso dei tesori. Elena si sentiva viva, completamente sveglia, il suo cuore batteva in un ritmo che sembrava accompagnare quello di lui. Non c’era paura, solo una strana sensazione di complicità, di affinità che rendeva ogni suo respiro un atto di scoperta.
Ogni movimento, ogni carezza, era un gioco di sussurri tra la pelle e l’anima. Elena chiuse gli occhi e si lasciò guidare dal corpo di Marco, dai suoi baci, dai suoi sussurri, sentendo che stava entrando in un territorio mai esplorato, ma di cui ormai non poteva fare a meno. Ogni sfioramento della sua pelle era una scintilla che accendeva il suo desiderio, ogni bacio un fuoco che cresceva silenzioso, ma inesorabile.
Le mani di Marco si muovevano sul suo corpo come un pittore che esplora la tela con pennellate lente e attente, ogni tocco un atto di creazione. La pelle di Elena sembrava cantare sotto quelle carezze, ogni centimetro trasformato in un'isola segreta, un tesoro svelato al ritmo di respiri condivisi. Il suo cuore batteva forte, come un tamburo primordiale che risuonava in sintonia con il suo.
Non c'era spazio per il timore, solo una corrente sottile di connessione che attraversava entrambi, un legame che le parole non avrebbero mai potuto spiegare. Ogni respiro di Elena diventava un viaggio, ogni fremito una scoperta che la portava più vicina a un luogo sconosciuto, eppure familiare.
Ora le mani di Marco scivolavano lungo il bordo del vestito, lente e precise, come se avessero tutto il tempo del mondo. Il tessuto cadde senza fretta, sfiorandole la pelle mentre si arrendeva alla gravità. Raggiunse il pavimento con un sospiro sommesso, un suono che sembrava quasi volerle dire: 'Sei pronta?'
Gli slip seguirono poco dopo, abbassati con una cura che aveva un che di crudele nella sua dolcezza. La seta scivolò sulle sue gambe come un bacio troppo breve, lasciandola nuda e vulnerabile, ma anche potente, consapevole di quanto lui la stesse osservando.
Quando le sue dita la raggiunsero, il tocco era caldo, sicuro, e trovò subito ciò che cercava: l’umidità del desiderio, un segno inequivocabile che parlava più chiaramente di qualsiasi parola. Marco sorrise – lei non lo vide, ma lo sentì nelle sue dita che esploravano con delicatezza studiata.
Il suo respiro si spezzò quando lui si fermò per un istante, come se volesse darle il tempo di capire, di accettare. Poi il dito si mosse, scivolando in basso per raccogliere quella traccia di sé, e lei lo seguì con gli occhi mentre lui portava quel tocco umido alle sue labbra, sfiorandole appena. Ogni movimento, ogni gesto, era una dichiarazione: 'Questo è il tuo corpo. E lo so leggere meglio di chiunque altro.
Con un gesto deciso ma non violento Marco mi fa inginocchiare, sento il calore pulsante della sua carne, del suo cazzo, sulle mie labbra, la consistenza che mi riempie mentre lo guardo negli occhi. Mi guarda, vuol vedere ogni mio movimento, ogni sfumatura del piacere che traggo da lui. Ora la mia lingua percorre il suo corpo, una lunga linea che dal suo sesso risale verso il collo, dove lo bacio con lentezza. Lui inclina la testa e le sue labbra trovano il mio collo, lasciandovi un morso dolce, una promessa di altre carezze.
Le sue mani affondano tra i miei capelli, guidano i miei movimenti mentre le sue labbra mordicchiano la mia pelle. Io lo stringo sui fianchi, sento il suo corpo premere contro il mio, il calore che cresce con ogni respiro, con ogni movimento. Mi lascio andare completamente quando mi dice di stendermi.
La sua bocca si sposta su di me, le sue labbra esplorano il mio sesso con una delicatezza che mi manda in frantumi. Ogni leccata, ogni carezza è un’onda che mi travolge. Le sue dita si aggiungono al piacere, penetrandomi lentamente, poi più in profondità. Mi agito sotto di lui, incapace di trattenere i gemiti, il mio corpo risponde alla sua fame, e lui mi guarda come se fossi l’unico spettacolo al mondo.
Quando interrompe il suo assalto con la bocca, mi lascio sfuggire un gemito di delusione. Sento il vuoto, ma presto il suo sesso torna a colmare la mia bocca, un ritmo lento che diventa sempre più intenso. Le mie mani scendono al mio sesso, mi tocco mentre lo accolgo con tutta me stessa.
Ora mi trovo sopra di lui, cavalcandolo con una foga quasi disperata, scarico tutto: il desiderio, la tensione, ogni briciola di energia accumulata nel mio corpo. Mi fermo esausta, ci abbracciamo, ma il fuoco tra di noi non si spegne.
'Voglio che mi scopi ancora in bocca,' gli dico, la mia voce carica di bisogno.
Mi distendo con la testa sul bordo del letto, lo accolgo di nuovo tra le labbra mentre le mie dita si muovono sul mio sesso. Il piacere è accecante, mi travolge con un’intensità che mi fa tremare. Quando tenta di toccarmi ancora, lo fermo. Sono ipersensibile, il mio corpo vibra ancora per quello che abbiamo condiviso, e so che in lui troverò sempre un rifugio per il mio desiderio.
La stanza adesso è carica di un’energia palpabile, densa come un temporale estivo. Il respiro di Marco, rapido e irregolare, si mescola al mio, creando una sinfonia di desiderio che sembra non avere fine. Ogni tocco, ogni movimento è una dichiarazione: non c'era spazio per i dubbi, solo per l’urgenza.
Marco mi tira verso di sé, il suo corpo preme contro il mio con una forza che mi fa gemere. Mi ritrovo con le gambe aperte attorno a lui, il suo sesso che scivolava tra le mie pieghe umide senza entrare, un gioco che mi face impazzire. Le sue mani percorrono i miei fianchi, stringendo e accarezzando come se volesse imprimere nella memoria ogni curva, ogni imperfezione della mia pelle.
'Non ti fermare,' sussurro, la mia voce spezzata dal bisogno.
Lui sorride, un sorriso carico di malizia e di promessa. Poi inizia a muoversi lentamente, entrando in me con una lentezza esasperante, come se volesse farmi sentire ogni centimetro, ogni spasmo del mio corpo che lo accoglieva. Le sue mani si spostano sul mio seno, le dita che pizzicano i miei capezzoli in un modo che mi fa inarcare la schiena.
Ogni spinta è un’onda che mi travolge, un ritmo che ci unisce sempre di più. Marco abbassa il viso verso il mio, catturando le mie labbra in un bacio feroce, le nostre lingue che si intrecciano come i nostri corpi. Quando si stacca, i suoi occhi mi fissano, pieni di un’intensità che mi fa trattenere il fiato.
'Voglio vederti venire,' mi dice, la sua voce roca.
Quelle parole sono la mia rovina. Sento il mio corpo esplodere in un piacere travolgente, ogni muscolo che si tende mentre un grido soffocato sfugge dalle mie labbra. Marco non si ferma, cavalcando l’onda del mio orgasmo fino a quando il mio corpo, esausto e tremante, si abbandona contro il suo.
Ma lui non ha ancora finito. Mi presnde per i fianchi, sollevandomi come se fossi fatta di piume, e mi gira su un fianco. Sento il suo corpo dietro di me, il calore della sua pelle contro la mia. La sua bocca troa il mio orecchio, i suoi denti che mordicchiavano il lobo mentre le sue mani mi tengono ferma.
"Mia," sussurrò, e quella parola scivolò nella mia mente come una promessa ineluttabile. Il suono della sua voce fa vibrare ogni fibra del mio essere, risvegliando un desiderio che credevo ormai appagato. Marco mi prende con una forza che sapeva di possesso e venerazione insieme, le sue spinte profonde e decise che entrano in me con un ritmo sempre più serrato, andando a toccare punti che mi fanno gridare senza freni.
Ogni movimento è un atto di dominio, ogni colpo un’esplosione di piacere che mi strappa via il controllo, lasciandomi completamente vulnerabile tra le sue mani. Potevo sentirlo spingere fino in fondo, il suo sesso che si muove con una precisione quasi crudele, facendomi avvertire ogni singolo centimetro di lui dentro di me.
Il piacere monta di nuovo, insopportabile e necessario, un'ondata che mi travolse senza alcun preavviso. Il mio corpo si tende, ogni muscolo contratto mentre il mio orgasmo mi scuote come un uragano. Grido il suo nome, i miei gemiti che si fondono con il suono delle sue spinte feroci. E quando infine mi abbandona, esausta e senza fiato, sento la sua mano stringere il mio fianco con forza, il suo corpo che si tende contro il mio mentre raggiunge il suo culmine, gemendo contro il mio orecchio.
Era totale, brutale, perfetto. E mi rendo conto che non mi ero solo persa in lui; mi aveva completamente reclamata.