Uomini deboli meritano donne arrabbiate PT5


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La guardavo incantato. 


Guardavo Sandra.


 



Ero stanco e confuso.


E lei era l’oggetto di tutte quelle emozioni:


Visto l’imminente epilogo della giornata cercavo di fare chiarezza sul mio stato d’animo. 


Tentavo di riprendere almeno una parvenza di controllo sui miei sentimenti.


Cosa che ovviamente era impossibile.


 



-E fallo un sorriso, hai sempre quell’aria da cagnolino bastonato!-


Disse la mia vicina fra il giocoso e la stizza.


 



Pareva essersi quasi completamente ripresa.


Mangiava di gusto e osservarla avviluppare il sushi con le sue labbra piene era uno spettacolo ipnotico e sessuale.


 



Stavamo cenando all’esterno di un all you can eat.


Il tempo era perfetto, l’umidità calda del pomeriggio veniva sferzata da una brezza serale fresca che si portava dietro l’odore delle magnolie di una villetta vicina.


 



Via Padova era una di quelle parti della city per cui girando l’angolino giusto poteva sembrare di essere in un tempo precedente all’urbanizzazione, un muretto, una piazzetta, una via  privata chiusa fra delle vecchie casette… fino al prossimo kebabbaro il quartiere sembrava recare una memoria quasi scomoda, non allineata ai valori globalisti della metropoli.


Vedendomi inerte la mia vicina riprese a punzecchiarmi.


-Ma perche’ nel 2024 ci sono Donne che ancora si sacrificano per stare con… “uomini” cosi’!-


 



Non raccolsi la provocazione:


Ero troppo provato…


E mi costava ammetterlo ma vederla stare meglio mi dava genuina felicita’…


Era splendida.


Si era liberata del top in mesh e le giarrettiere in Hotel, fradice di sudore e dei suoi aromi.


avevamo fatto prima una breve sosta in un negozietto di abbigliamento dozzinale e preso un prendisole nero con motivi floreali rosso accesi.


 



Era stato bello farle da chauffeur.


Mi costava ammettere anche quello.


Ma ero esausto, gli alti e bassi emotivi a cui ero soggetto in presenza di Sandra mi avevano lasciato svuotato.


 



Visto che i miei piatti tardavano arrivare, mi accesi una sigaretta.


 



Oltre che a farle da autista, nel tragitto, non avevo che fatto i complimenti alla sua bellezza, tronfia e spavalda.


Sopratutto alla luce dei riguardi che le aveva mostrato il nero con cui si era vista qualche ora prima.  


Ma era vero.


Anche cosi’ come l’avevo davanti, in prendisole, tacchi e capelli raccolti a carciofo, riusciva a essere incredibilmente affascinante.


Non una bellezza raffinata, discreta… virtuosa, le curve da amazzone di lei, potenti, si facevano largo fra il vestito in ogni movimento, come anche quei suoi piedi bruni e venati che immaginavo sfrigolare nella plastica verniciata delle scarpe sul cemento della city.


 



Sandra era “bella e plebea”, cosi’ le avevo detto in hotel… Affascinante come una casalinga trasandata mentre aspetta  l’idraulico ma interpretata da una pornostar.


L’ultima parte per scrupolo l’avevo solo pensata.


 



Cominciavo a capire che la benevolenza nei miei confronti la mostrava coi punzecchiamenti, leggermente diversi da quel sarcasmo aggressivo che fino alla settimana prima mi aveva sempre riservato. 


A tratti, quasi, coglievo una certa premura… materna.


 



Magari era semplicemente una mia illusione. Un mio giustificare tempo e risorse che mettevo a disposizione di una donna che avrebbe avuto rapporti con tutti meno che me.


 



Il mio compito era stenderle un tappeto di rose e baciare ovunque i suoi piedini abbronzati avessero deciso di toccare il suolo.


Anche mentre si vedeva con qualcuno…


Il mio compito era quello del cornuto!


 



-Ma queste sono le dinamiche sociali dell’uomo…-


Borbottai fra me e me, criticandomi delle nuove paradossali attenzioni che nutrivo per i sentimenti di Sandra.


 



-Cioe’?-


 



-Uh? No, niente… niente…-


 



-Ohhh… lo so invece.-


Mi squadro’ tagliente…


Una gocciolona di mayonese dal mento le colo’ fra la scollatura del prendisole.


I suoi occhi verdi mi passavano a raggi X.


 



Fu il mio turno di guardarla interrogativamente.


 



-Sono le dinamiche umane…


ti siedi qui, piccolino, col broncio non socializzi, non ti esterni, non ti imponi, i tuoi piatti non arrivano. Non sono la priorita’.-


Aggiunse imitando la solennità con cui talvolta palesavo i miei pensieri. 


 



-Non pensavo proprio ai piatti…-


Mi difesi. 


 



-Queste sono le dinamiche umane, Caro…-E tu sei passivo… proprio come un piccolo ragazzino triste che aspetta sia la mamma a prendergli le cose…-


-L’importante che arrivino a te…-


Le baciai la mano tentando di mascherare la mia sorpresa davanti alla sua ennesima prova d’ intuito femminile.


 



Non rispose. Ma dopo un po’ di silenzio riattacco’.


 



-Caro…- 


Mi diede un buffetto sulla guancia, ma il suo sguardo era rimasto serio. 


-Intanto stai dritto con la schiena…-


 


Non capivo se era irritata, o la irritavo io… eppure mi sforzavo di non fare o dire nulla che la infastidisse.


Non riuscivo a rilassarmi vedendola cosi’.


 



 -Dritto devi stare…Non hai piu’ 15 anni… Anche se non sembra…-


 



Si puli’ teatralmente col tovagliolo candido il seno abbronzato.


-Arrivera’ il piatto prima al tipo che si e’ seduto 5 minuti fa…-


 



-Quel vecchio?-


 



-Intanto si siede come un uomo…-


 



-Be’ magari e’ un cliente abitudinario...-


 



-Te la racconti o lo deduci dal fatto che ha solo comandato dopo essersi seduto?-


 



Guardai altrove.


Tentai.


Ma lo sguardo di rimprovero di Sandra mi batteva sul viso.


 



-Ti sto facendo ingelosire?-


 



-Sono piu’ geloso del tuo tovagliolo…-


 



Si carezzo’ il seno.


-Non sapresti neanche che farci…-


Rispose quasi tristemente.


-Diciamo che preferisti essere nei miei tacchi…-


Mi porse le sue gambe brune.


 



-Non mi d…-


 



-Se ti chiedessi di inginocchiarti ora e farmi un massaggio ai piedini…?


 



-Dai! Non qui.-


 



-Lo fai mentre mangio… ordino del vino… e ti sento mentre mi succhi l’alluce da sotto il tavolo… faresti felice la tua Dea…


 



-Abbassa la voce ti prego… non qui… Non c’e’ neanche la tovaglia…-


 



-Senza palle…-


Ridacchio’.


 



Il cameriere mi passo’ accanto solo per portare il piatto al vecchio seduto 2 tavoli di fianco. 


Avevo di nuovo lo sguardo di Sandra addosso.


Sospirai.


La mia vicina fece il gesto caratteristico con il pollice e l’indice che va a comporre la L e se la porto’ alla fronte, beffarda.


 



-Guarda… avevo anche chiesto le posate!- Sbotto’ l’uomo al il cameriere.


 



Io l’avevo definito vecchio, forse anche nel tentativo di sminuirlo agli occhi di Sandra che con cosi’ poco tatto me lo poneva quale archetipo dell’uomo virile, dritto con la schiena, brusco… vestito come un coglione…
Pero’ era in forma, seppur incanutito, con la pelle tirata e un’ abbronzata che lo suggeriva fresco di una bella vacanza esotica…


 



-Credo che anche le posate gli arriveranno prima dei tuoi piatti…-


 



Sospirai contrariato. Tentai di reggere lo sguardo dominante di Sandra… poi capitolai…


Non potevo…


Anche accaldata… anche arrossata per la mangiata…


“Dio quant’era bella…”


 



probabilmente indovinando di nuovo il corso dei miei pensieri, mi concesse un buffetto scherzoso passandomi la sua mano abbronzata e morbida sulla guancia.


 



Mi sentii bene per poco.


 



Dal nulla, fui preda di un attacco di Gelosia intensissimo.


L’attenzione di Sandra era tornata verso il “vecchio”, quasi ammirata dal suo modo di trattare miseramente il cameriere:


Lo guardava senza troppa discrezione, con una mano si sorreggeva il lato del viso e lo schermava per proteggerlo dalla luce brillante del tramonto.


 



Se Lui avesse voluto, avrebbe scambiato qualche chiacchiera e magari un flirt.


 



E io mi ero dannato negli ultimi giorni pensando a lei senza riuscire neanche a riuscire reggere il suo sguardo.


 



“Gia’…” in me fece eco una vocina interiore in risposta alla considerazione subconscia.


“Fosse per loro e i loro discorsi femministi, con tutte quelle chiacchiere sulla donna emancipata e poi son li che gongolano per il cafone di turno… il predicozzo socialista lo risparmieranno per quello che le guarda adorante.


Al cornuto…


A te…”


 



Quel pensiero rabbioso mi colse cosi’ di sorpresa.


Sandra pur non facendosi scrupolo nell’etichettarmi come “piccolo ragazzino triste”, “cuckold” perdeva puntualmente la testa per questi che non condividevano alcun tipo di visione progressista per la donna e cosi’ facendo, non era lei a confermare la visione dell’estremo opposto…?


 



Si’ ma che diritto avevo io di fare, seppur fra me e me, quei discorsi misogini? La mia ragazza, Lucia sarebbe rientrata a breve a casa nostra trovandola vuota.


Io in che cos’ero migliore di lei? 


Che diritti avevo io poi di pretesa su quella donna?


 



“Che diritto hai di pretesa su qualsiasi donna?”


E la rabbia volse verso me stesso…


 



-Marco…-


Mi riscossi, tenevo ancora una mano di lei contro la mia guancia…


-Non riesci proprio a spegnere il cervello?-


 



-Io… uh.., gia’…-


 



Mi fece quella domanda con genuino disappunto.


Come se l’avessi delusa.


Dentro avrei voluto piangere.


 



Il cameriere si accosto’ a Sandra per lasciarle la porzione di ravioli al vapore che aveva ordinato.


-Caro, i piatti suoi ci mettono ancora tanto ad arrivare?-


 



Poco dopo mi arrivo’ mezzo menu’ di colpo.


Giocherellai con le bacchette affondandole nella ciotolina di riso.


 



-E comunque non ci starei con quello.-


 



Non lo diedi a vedere ma mi si riapri’ un filo lo stomaco.


 



Quando Finimmo di mangiare, Ritornammo in auto e risalimmo lungo il quartiere Adriano.


Guidai fino all’Hotel, io rimanendo pensieroso pur tentando di non renderlo troppo palese alla mia “Padrona”.


 



-Adesso prendi il telefono, chiamiamo la “tua” fedele Lucia e vediamo di giustificare questa serata che passerai fuori.


Non voglio metterti nei casini con lei… per ora.-


 



Saliti in camera, obbedii’ e segui’ le istruzioni che mi diede Sandra.


Poi chiamai Lucia.


 



-Ciao Lu…”


 



Raccontai con finto fastidio che Sandra a seguito della turbolenta separazione con il suo tipo si era recata a casa di lui per riprendere alcuni oggetti personali portandomi dietro. 


Per quanto ne sapeva Lucia, io e Sandra eravamo ancora gatto e topo.


“Be’ piu’ topo e gatto… sii sincero con te stesso Marco”. 


 



Ma la mia ragazza era fatta cosi’, non percepiva le gerarchie come lo facevo io. Per lei il mondo era fatto di differenze che rispettava quasi sempre.


E anche negli uomini non percepiva alfa e beta. 


Tirava le somme in maniera onesta (avrei detto prima, ora forse ingenua) dopo aver conosciuto la persona nella sua quanto possibile interezza.


Senza proiettarla in un contesto sociale.


Per quello che puo’ fare una ragazza.


 



A differenza di Sandra.


Di cui pero’ ero completamente ammaliato.


 



Mi sentii in colpa ancora di piu’.


 



Proseguii raccontando che Sandra non si sentiva dell’umore per farlo da sola:


Di andare dal suo ex, nel suo appartamento che non era mai esistito visto che Ahmed aveva vissuto a scrocco da lei negli ultimi mesi.


 



-Non ci aspettavamo di trovarlo li.- Dissi.


Ma la storiella era quella, era successo, e seguito un alterco inevitabile Sandra era stata “spintonata” e stavamo facendo i giri per passare al pronto soccorso.


 



Misi enfasi io stesso sul fatto che secondo me non si era fatta nulla, d'altronde non avevo visto direttamente l’accaduto, avendola attesa in macchina. 


(Per renderlo credibile ero uno sfigato anche nel racconto.)


 



-E secondo me reagisce solo in maniera emozionale.


Gli infermieri del primo ambulatorio che abbiamo visitato le hanno affibbiato un codice bianco e un’ attesa infinita…-


 



La cosa triste fu proprio che Lucia mi riprese per la poca sensibilità mostrata per Sandra e anzi mi chiese di non lasciarla da sola ad attendere.


 



-Ne avremmo credo per l’alba… continua ad arrivare gente con VERE emergenze…-


 



La mia vicina prese il telefono al momento concordato.


-Passamela un attimo! Cara, ciao, adesso ti racconto…-


 



Dopo averle dato il telefono ritornai a essere rabbuiato.


Mi sentivo una merda.


Mi vergognavo delle bugie raccontate alla mia lei e soprattutto non riuscivo a eliminare l’impressione di aver fatto un torto anche a Sandra.


L’avevo delusa al ristorante, non prima.


Ma non capivo come.


 



La mia vicina come sempre sapeva essere ipnotica quando si trattava di coinvolgere gli animi delle persone e dopo dieci minuti di frivolo cameratismo femminile riattacco’.


 



Era seduta sul letto e si lascio’ andare mentre la imitai facendo lo stesso nello schienale della poltroncina.


 



-Non ti rilassare.-


 



-Come?-


 



-Adesso vediamo comunque di portare avanti l’ad… questa cosa…-


Disse fra se e se quasi scocciata.


Poi guardandomi serissima.


-Marco... l’unico momento in cui voglio vederti seduto su quella poltrona e mentre mi guardi scopare un vero uomo.-


 



-Dai…-


 



-Non sto scherzando… Alzati e vieni a inginocchiarti qui!-


 



-Ma per cos…-


-VIENI QUI IMMEDIATAMENTE!-


 



Obbedii:


L’atmosfera era cambiata mentre salivamo: la maschera di affabilità l’aveva indossata solo per parlare con Lucia. 


-Torso nudo... levati la maglietta!-


Solo non l’avevo colto subito.


Esattamente come non capivo cosa l’avesse resa tanto furente.


 



Sandra uso’ il dorso del piede per volgermi il viso verso di lei.


 



-Guardami! Non guardare per terra, guarda me!-


 



-Ok…-


 



-OK COSa? E’ “si signora” adesso.-


 



-Si’… signora.-


 



-Rammollito.-


 



-…-


 



-Si’ signora.-


 



-Ci metto un cazzo… un cazzo davvero a sepellirti. Mi basta inviare anche solo uno dei tuoi screenshot a quella ragazzetta ingenua di Lucia e la tua storiella d’amore del cazzo crolla come un castello di carte.-


 



-Io…-


 



-E’ sisssignora, razza di perdente!!!-


 



-Sissignora!-


 



-Imbecille! 


 



-Come e’ andato il mio appuntamento prima ha incasinato un po’ le cose… ma mettiamo alla prova tutte quelle chiacchiere.., i puntini sulle “i”-


 



-Si… sissignora!-


 



-“Sissignora”.- Mi scimmiotto’ Sandra. -“O Padrona, voglio supportarti, voglio vederti felice.”-


 



Mi sentivo davvero a disagio e messo a nudo.


 



-E’ cosi… io…-


 



-Taci! Parli solo se autorizzato.-


 



-Si…-


 



-Sissignora!-


Mi arrivo’ una pedata in faccia.


 



-Adesso, ragazzetto, vuoi adorarmi i piedi?-


 



-Si… sissignora.., piu’ di ogn…-


 



-Limitati a dire si o no senza aggiungere le tue frasette stucchevoli…-


 



Me li porse.


 



-Liberali!-


 



Avevo il cuore in gola.


Solo quel termine… “Liberali”, bastava a farmi immaginare l’odore, il sudore, della pelle di lei imprigionata nei tacchi.


Piu’ Sandra mi sviliva e mi ordinava piu’ ero in ansia di porle sollievo e soddisfarla.


 



Le sfilai il primo tacco con delicatezza angelica venendo ricompensato da una zaffata di fetore e fatica che mi pose ancor piu’ in empatia con quelle che erano state le vicissitudini sentimentali della sua proprietaria.


 



Con una mano le sorressi il tallone e con l’altra avvicinai la scarpa al viso.


Era un profumo severo, intenso e involontariamente sensuale:


Come lo era sempre stata Sandra, nei miei riguardi. 


 



Ripresi rapido il contatto visivo con lei che arroccata sulla sponda del letto mi sorvegliava.


Fece un piccolo cenno di assenso e potei procedere nel riporre il tacco di fianco a me, lasciarle il piede e concentrarmi sull’altro.


 



Prostrato, L’odore forte, la fisicità di lei e i suoi occhi che mi penetravano e a cui non potevo distogliere i miei per nessuna ragione mi avevano messo in una sorta di trance.


 



Se mi avesse chiesto qualsiasi cosa non avrei potuto fare altro che esaudirla.


 



Sfilata la seconda decolte’ la portai alle labbra e ovviamente dalla parte interna, baciai il cuoio che era stato a contatto con i suoi piedi.   


 



Sandra sbuffo’ in un misto di divertimento e compassione:


Non me l’aveva chiesto, era stata semplicemente un’azione di naturale reverenza.


 



Riposi delicatamente anche il secondo tacco affianco all’altro.


-Baciameli… baciami i piedi…!-


 



Obbedii.


 


-Mi fa morire che il ragazzo dell’auto poco mancava che mi scartasse il reggiseno come una caramella… non avrei desiderato altro… GUARDAMI.-


 



Mentre diceva “caramella” le mie labbra toccavano delicatamente la pianta callosa e giallognola della suola in netto contrasto con il resto del suo incarnato olivastro lasciandomi sulle labbra un sapore salato.


 


 


 


-Mmmmfffiffignora!-


 



-Continua a baciare, ma guardami. Occhi incollati ai miei!-


 



-Mmmm fignora!-


 



-Mi stava strizzando le tette… oddio, avrei voluto sentirlo contro il mio corpo morbido…-


 



Fermai i baci per rielaborare l’immagine che mi aveva insinuato nel cervello.


 



-Sara’ tornato a casa ora, da una bella ragazza, e scopera’ libero… e tu… tu sei qui a baciarmi il sudore che ho lasciato nelle scarpe. Ma non ti fai schifo?!-


 



-Si… signora… si mi faccio schifo…-


 



-Ma ti rendi conto? Ti rendi conto di quanto tu sia una povera merdina sottomessa?!-


 



-Sissignora…-


 



-A cosa pensavi quando ti sei intristito prima?-


 



-Ah… pensavo…-


 



-Non cercare le parole, non razionalizzare… parla e basta. Rispondi veloce come farebbe un uomo.-


 



-Ah quello che dici tu Sandra. A che…. fallimento che sono. A come sono stato cosi’ possessivo con la mia ragazza per poi finire a farti da schiavetto autista. A come mentre ti lamentavi del trattamento che ti ha riservato il tipo che hai spompinato ho solo pensato che il mio posto fosse semplicemente da supporto morale. A come tutto cio’ che volevo fare da stamattina fosse adorarti.-


Sentivo le lacrime scendermi dalle guance.


 


 


 


-HAHAHA Ma che pena… ti piace almeno?…-


 



-Non…-


Mi corressi subito.


-Nossignora! O Si… sissignora…-


Il mio cervello andava in tilt…


-Non riesco a godermelo… sono costretto a guardarti negli occhi… severi… e non riesco a lasciarmi andare, l’odore e’ annebbiante… e… io vorrei -


 



-Ohhhh hahhahahhaha vorresti un po’ di preliminari con i miei piedi? nasconderci dentro il faccino… baciarli come baci Lucia… dire ai miei talloni “Ti amo.”.


Mpfffffffff… Vorresti un rapporto romantico con dei piedi?!-


 



-Io…-


 



-Mi stai adorando cucciolo… e’ il mio piacere! Non il tuo.


Secondo te quando spompinavo il tipo stamattina non lo guardavo negli occhi?


Ma che raspone sarebbe?


Anzi… fai una cosa, quando noi donne facciamo un pompino… a un alfa… non che tu possa neanche immaginarlo… noi ci raccogliamo i capelli…. Togliamoti sta cazzo di frangetta…-


 



-Si… sissignora…-


 



Non attese ovviamente il mio consenso, afferro’ le calze di naylon che aveva buttato a lato del letto e me le lego’ sulla fronte a mo di bandana.


Mi senti’ mortificato.


 



-Whhahahahahah… Sei R-I-D-I-C-O-L-O…


Bah comunque e’ questo quello che ti meriti… nessun piacere, 


NO! No sei capace a prenderlo quello… non lo meriti, non sei fatto per questo… se al ristorante non ci fossi stata io con te… o se avessero deciso di non portarti nulla, te ne saresti rimasto li come un miserabile a braccia incrociate, sperando che a qualcuno sarebbe importato qualcosa di te…-


 



-No anzi saresti poi tornato a casa, e acceso il tuo compiuterino da Nerd e lasciato una recensione… anonima ovviamente hahahahhaha…!-


 



-Ma ti ho gia’ detto… ti ho detto che non…-


Stavo piangendo.


 



Sandra impedi’ che mi difendessi.


-No era per quello! E’ tutto insieme. Tesoro…-


Prosegui' con impeto di odiosa, teatrale, indulgenza.
Si chino’ con calma e con l’indice mi puli’ dolcemente una lacrima portandosela alle labbra.


-E’ per quello…


 


 


 


-Tesoro… visto che non puoi evitare di farti i viaggi filosofici… allora fanne uno. L’unico che conta davvero adesso:


Metterti li a braccia incrociate e aspettare che a qualcuno interessi abbastanza di te per prenderti la manina e’ l’unico collante della tua triste relazione.-


 



-E’ triste che noi donne ci cadiamo anche.-


 



-Sandra…-


 



Singhiozzavo. E Sandra quasi per paradosso mi prese le mani e mi fece alzare lentamente.


 


 


 


-Tirati su!


Non sei pronto caro... Non voglio che mi smoccioli sui piedini…Sto chiedendo a una formichina di fare un passo da gigante…-


Sentivo le lacrime toccare terra.


-Ma guardati… sembri un adolescente… tutto gracilino, con la frangetta… hai 23 anni! 23!-


 



Con la pianta inizio’ a massaggiarmi gli addominali mentre rimanevo li in piedi a singhiozzare meccanicamente.


Avrei voluto supplicarla...


supplicarla di farmi tornare prostrato a baciarle, massaggiarle le estremità…


ME LO SONO GUADAGNATO! 


…Avrei voluto dirle..,


Ma riusci’ solo a mugugnare qualcosa fra le lacrime.


Ero patetico.


 



Con l’altro piede prese a premermi delicatamente sui pettorali.


Sandra mi cullava in una sorta di ipnosi:


Mentre mi annichiliva con la sua crudeltà, con la sua voce da mamma chioccia e quel massaggio si assicurava di farmi scivolare dentro tutto quello che voleva accettassi.


 



Tasto’ con la pianta sulla patta dei miei jeans.


-Hai le lacrime agli occhi e il pisellino in tiro… mpfff ma come dovrebbe prenderti sul serio una donna? Come?-


 



-Caro… spiegamelo…-


 



-Non… non lo so…-


Credo che mugugnai. 


-Dovrebbe?-


-No...-


Corressi il tiro pur sbiascicando, temendo un altro colpo doloroso.


-nossignora...-



-Rimani cosi’… tesoro anzi, avvicinati leggermente…-


Obbeddii.


Per un secondo sperai che volesse abbracciarmi o concedermi un bacio…


Pero’ si volto’ mettendosi a pecorina.


sollevo’ il prendisole scoprendo le sue meravigliose natiche mentre raccoglieva le piante intorno al mio pube, chiuso nei blu jeans.


 



-SE SENTO IL SUONO DELLA ZIP CHE SCENDE TI ARRIVA UNA PEDATA CHE TI FARA’ STARE CON LO SCROTO NEL CULO PER TUTTA LA VITA…-


Poi ancora mielosa:


-Se fossi stato libero, nudo, avresti potuto poggiarmelo… sono carnosi… morbidi come dei cuscinetti,  li ho raccolti a coppetta...-


 



-Basta…- 


Supplicavo:
Mi sentivo distrutto emotivamente ma il mio pene tentava la resistenza dei pantaloni disperatamente.


 



-Potrei coccolarti tenendoti fra gli archi plantari… sono fradici dalla camminata… mmmmm… e nel frattempo ti farei un massaggio alle palle coi talloni…ma ci arriverei? Io credo che i piedi piacciano solo agli ipodotati…-


 



-Basta… Sandra ti prego basta…-


 



-hai notato almeno se ho le mutandine addosso?!… OVVIAMENTE NO-


 



-BASTA! Qualsiasi cosa ti ha fatto incazzare mi dispiace… Sandra non volevo… io non so…-


 



Si volto’ e dopo che avermi osservato singhiozzare per un tempo che poteva essere secondi o minuti  mi tiro’ verso di lei e facendomi sdraiare fra le sue braccia.


Smisi di piangere… il contatto con il corpo tiepido e soffice di Sandra e la comodità del materasso spensero le poche energie che avevo per comunicare. 


Ero in stato quasi catatonico.


 



Mi rannicchiai contro di lei raccongliendomi per automatismo in posizione fetale mentre con il suo braccio incoraggiava quel movimento.


 


 


 


-Basta caro… tranquillo.-


 



Senti’ il clic dell’interruttore sul comodino e poi finalmente il buio per nascondere la mia vergogna.


 



-Caro…-


Disse lei con delicatezza.


-Mi alzo a chiudere le tapparelle, rimani pure cosi’…-


 



-Mmmm…-


 



Fu tutto quello che mi riusci’ di mugugnare.


Per quei secondi interminabili in cui dovetti staccare il viso dal seno prorompente di Sandra avverti’ un gelo e una sensazione di vulnerabilità che non provavo da quando da mi persi mentre sciavo coi miei genitori.


 



Poi il peso rassicurante sul materasso mentre le sue mani mi riaccompagnavano a trovare rifugio nel suo corpo.


 



-Shhhhhhhhh… sei stato bravo oggi Marco…-


 



-D-davvero?…-


 



-Si davvero Caro…-


Senti le sue labbra soffici sfiorarmi il collo.


-Un vero uomo, non si sarebbe lanciato in quella penosa operazione di soccorso.Ma tu si. 
Devi solo prendere coscienza del fatto che sei una nullita'. Un servo... e potrai essere il mio schiavetto...-


-Si... sissignora...-


-Lasciati andare e arrenditi... Sei stanco... Shhhh... lascia che ti massaggi la mente, sei stanco Caro... Dormi...-


Il resto delle parole di Sandra penetrarono nel mio inconscio mentre chiudevo gli occhi e mi addormentavo.


 


CONTINUA...


 

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