Il troppo calore di quell'estate rendeva la città invivibile, spingendo a trovare come soluzione quella di trovare un'occupazione estiva in montagna per poter giovare di un po' di frescuria data dalla brezza dei ghiacciai.


Fu abbastanza breve la mia ricerca, riuscii a trovar subito un lavoro presso un area verde, con la mansione di dovermene prender cura pulendola e svolgendo alcuni lavoretti necessari al suo mantenimento, nulla di troppo difficile e soprattutto riuscivo a passare intere giornate immerso nel verde e coccolato dall'aria fresca.


Eppure in me continuava ad esserci un forte calore che mi accompagnava,incessante, dall'alba al tramonto, che solo l'autoerotismo poteva metter a freno per un breve lasso di tempo per poi tornare ad accendersi dentro di me.


Volevo crescere anch'io, i miei amici raccontavano delle loro prime esperienze nel mondo del sesso, infondendomi ancor più voglia di entrar al più presto il questo mondo.


Per raggiungere l'area verde dovevo affrontare un viaggio di circa un'ora con la corriera al mattino, fu una di quelle mattine che qualcosa cambio; da buon abitudinario cercai il "mio" posto sulla corriera, ma lo trovai già occupato da una ragazza sulla trentina; le domandai se potessi sedermi accanto a lei, acconsenti.


Durante il viaggio ci accennamo qualche timido sguardo; lei portava dei capelli raccolti in una piccola pinza, una felpa con la zip che ne lasciava intravedere un top rosa dal quale potei osservarne la scollatura, leggins neri che ne pronunciavano le forme ormai adulte. La guardai in volto, ne notai lo sguardo perso fuori dal finestrino, il modo in cui cercava di raggomitolarsi su se stessa come a volersi nascondere dal mondo. Rimasi preso da lei ma immaginai che tutto sarebbe finito dopo questo tragitto in bus.


Fui smentito; mi alzai per scendere alla mia fermata e lei si accodó, scendemmo e questa volta fu lei ad avvicinarsi a me; con fare molto timido mi chiese dove si trovasse un luogo (che era molto vicino a dove lavoravo io) poiché era il suo primo giorno di lavoro e non sapeva dove si trovasse, colsi la palla al balzo e la accompagnai, ci salutammo con quella che consapevolezza che ci saremmo rivisti.


Inutile dirvi che la pensai tutto il giorno, desideravo conoscerla, toglierle la "maschera", capire dietro a quegli occhi chi vivesse, ma anche toglierle delicamente i vestiti, uno per uno, scoprendone i tratti piano  piano. Vidi che si era fatta l'ora di riprendere la corriera e da in fondo la strada ne scorsi la figura alla fermata, ero al settimo cielo.


Salimmo sulla corriera e iniziammo a parlare, lentamente ne scoprii il carattere, non mancarono gli sguardi, "maliziosi" e non, non volevo arrivare a destinazione in quel momento ma purtroppo stavamo arrivando,  allora con un forte senso di paura di un rifiuto le chiesi il suo numero, acconsenti e poi le nostre strade si separarono.


Tornai a casa con il membro che mi chiedeva d'esser coccolato e la mente che ormai fantasticava sul porno che avrei visto, ma d'un tratto iniziai a pensare a lei e il pene si indurì ancora di più, sentii la tasca vibrare.


Era lei, mi scrisse che era arrivata a casa e che era molto contenta di avermi conosciuto e che voleva conoscermi ancora di più, inutile dire che in un quel momento il pene si lasció andare ad un fiume di sborra che mi ricopri la mano, pensai di mandarle una foto ma detti freno agli ormoni e le mandai la foto di un mio sorriso, lei ricambio, nella foto era in una camicettta di seta e sognai desser lì insieme a lei ma ahimé ero solo nella mia stanza con una mano sporca del mio sperma ma un sorriso e una soddisfazione che non sentivo da tempo, ricominciai a masturbarmi attendendo con ansia che arrivasse domani.


 


 


 


 


(prima volta che scrivo, fatemi sapere la vostra e se desiderato che la storia continui, se siete arrivati fin qui vi ringrazio di cuore)

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