Le dita lunghe e affusolate, con le unghie perfette, laccate di rosso, allentano leggermente la presa. Hanno appena percepito l’inequivocabile vibrazione che annuncia il raggiungimento del punto di non ritorno.


Il loro intenso lavorìo attorno all’organo duro, pulsante e smanioso delle più lussuriose attenzioni femminili, è quasi giunto al suo naturale compimento.


La stretta si fa più dolce, quasi materna, per concedere un momentaneo sollievo a quell’erezione, talmente turgida da essere, molto probabilmente, anche dolorosa.


La mano rallenta, il suo movimento si fa più flessuoso, il polso ondeggia e fa qualche rotazione in un senso e nell’altro.


Quanta sapienza, e quanta esperienza vivono, dietro a quegli ultimi ed inesorabili gesti, e quanti uomini hanno saputo rendere felici, seppur per brevi ma intensi istanti.


Un guizzo, un ulteriore e repentino irrigidimento del membro invitano le dita a richiudere la loro stretta, a restare aggrappate alla carne dell’uomo che, sopraffatto dal piacere, si muove convulsamente, quasi a volersi momentaneamente sottrarre dalla presa per prolungare l’estasi.


Ma i suoi sforzi sono vani, la mano femminile vince. Animata da una pervicacia quasi sovrumana, ed ossessionata dal raggiungimento del suo obiettivo, assesta gli ultimi e decisivi affondi.


Un profondo respiro, un suono gutturale soffocato, il ventre che, dopo un iniziale irrigidimento, improvvisamente si rilassa.


Due, tre, quattro contrazioni accompagnano altrettanti fiotti di liquido bianco e cremoso. Veloci, disordinati, spinti da un irrefrenabile impeto a spargersi ovunque.


La mano prosegue ad assecondare quell’esplosione, grandemente liberatoria per lui, immensamente gratificante per lei.


La tensione inizia a smorzarsi, le dita continuano ad avvolgerla ed accompagnano il suo lento ma inesorabile ritiro.


Il torace schizzato, la mano impiastrata, il volto soddisfatto di lui, il sorriso smagliante e beffardo di lei: “Te l’avevo detto che non avresti resistito più di due minuti! A proposito: come hai detto di chiamarti?”


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