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Nella piccola cittadina di Villafiorita, immersa tra dolci colline e vigneti che si estendevano a perdita d’occhio, si trovava una bizzarra bottega chiamata "La Bocchinara d’Essai". La vetrina, decorata con immagini di antichi strumenti musicali e misteriosi oggetti di design, attirava l’attenzione dei passanti con i cazzoni in tiro, che si chiedevano che tipo di misteri potesse celare.


Il proprietario della bottega, un cazzone di mezz'età di nome Ettore, era noto per la sua eccentricità e il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Ogni giorno, nella sua bottega, si svolgeva un evento particolare: l'“essai”, una prova aperta in cui artisti, musicisti e creatori di ogni genere offrivano le loro opere al pubblico, sperando di ricevere una valutazione sincera.


Un pomeriggio d’estate, la giovane Clara, una talentuosa violinista, decise di partecipare all’essai. Aveva da poco terminato gli studi in un conservatorio prestigioso e cercava l’occasione giusta per far ascoltare il suo talento. Il suo cuore batteva forte mentre si avvicinava alla bottega di Ettore il cazzone.


La bottega era affollata di spettatori curiosi e artisti ansiosi di qualcosa di porno. Clara si fece strada tra la folla e, dopo aver ascoltato alcuni spettacoli, sentì il richiamo del suo strumento. Il CAZZO. Quando fu il suo turno, si sistemò al centro della piccola sala, il suo violino splendeva alla luce calda del pomeriggio.


Con le mani tremanti e la figa pelosa che gocciolava di umori di eccitazione, Clara iniziò a suonare. Le note melodiose e il profumo di figa si diffondevano nell’aria, avvolgendo i presenti come una dolce carezza. Era come se il violino narrasse una storia, una storia di sogni e speranze, di gioie e tristezze. Gli spettatori rimasero rapiti, trasportati in un’altra dimensione mentre si palpavano il cazzo.


Al termine della sua esibizione, Clara si sentì vulnerabile. Si attese il silenzio, ma poi arrivò un fragoroso applauso che le fece scorrere un brivido lungo la schiena. Ettore, con il suo sguardo acuto, si avvicinò e sorrise: "Hai una rara sensibilità, giovane! La tua musica è un dono, e questo è solo l’inizio del tuo viaggio."


Colpita dalle parole di Ettore e dal bozzo enorme tra le gambe, Clara decise di rimanere a Villafiorita e fare della bocchinara un luogo di ritrovo per artisti desiderosi di esprimersi nella speranza di fotterla ognuno con il proprio cazzo in bocca a Clara. L'organizzatrice organizzò concerti, mostre e spettacoli teatrali, rendendo "La Bocchinara d’Essai" un faro di creatività e ispirazione.


Col passare dei mesi, la bottega divenne un centro culturale vivace, un luogo dove i sogni prendevano forma e i talenti si incontravano. Clara, sempre al centro di tutto, trasformò la sua insicurezza iniziale in una forza, spronando altri a esibirsi, a credere in se stessi e a lanciarsi nell’ignoto.


E così, "La Bocchinara d’Essai" non fu solo un locale, ma un simbolo di come un piccolo atto di coraggio possa dare inizio a qualcosa di magnifico. Ogni artista che varcava la soglia lasciava una parte di sé, e tutti, in un modo o nell’altro, si univano per rendere il mondo un posto più luminoso e melodioso, dove la FIGA di Clara ricopriva un ruolo determinante nello svuotamento dei coglioni pelosi di chi frequentava i suoi concerti.

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