Amici, vi riporto la testimonianza di un amico porcellino;


Ciao, mi chiamo Claudio e vivo a Benevento insieme alla mia bellissima moglie Sonia.


Vorrei raccontarti di come è iniziata la mia avventura come cornuto, un episodio scottante che si consumò proprio nel giorno del mio matrimonio. 
Per immergerti completamente in questa storia infuocata, dobbiamo fare un salto indietro di alcuni anni, al tempo del nostro fidanzamento.



Sonia, allora mia promessa sposa, era una donna di una bellezza mozzafiato, desiderata da molti, uomini giovani e non. Dopo aver ottenuto il diploma in ragioneria programmazione, trovò lavoro presso una rinomata ditta di impianti elettrici, situata in una cittadina vivace a soli dieci minuti da casa. Fu qui che incontrò Stefano, il proprietario, un quarantenne di successo e dall'aspetto affascinante. Un vero uomo di mondo, con un'aura di sicurezza ed un sorriso capace di far girare la testa.
Sonia cadde subito sotto l'incantesimo di Stefano. Lui, riconoscendo la sua brillantezza ed il suo spirito vivace, la prese sotto la sua ala, guidandola attraverso i meandri del loro ambiente lavorativo. Le insegnò ogni dettaglio del lavoro, dai complicati acquisti alla gestione dei contatti con le banche e la retribuzione dei dipendenti. Stefano era sempre al suo fianco, un mentore attento e, senza dubbio, molto affascinante.
Tra loro si sviluppò rapidamente un'intesa perfetta, una simbiosi palpabile che superava il semplice rapporto capo-dipendente. Sonia, sempre sorridente e socievole, trovò in Stefano un riflesso di sé stessa: entrambi condividevano una passione per la vita e per le nuove amicizie che presto si trasformò in qualcosa di più profondo e travolgente.
L'ufficio di Sonia era un piccolo gioiello di design, essenziale ma accogliente, ricavato su un soppalco all'interno dell'atrio di una villetta. Proprio sotto, Stefano parcheggiava il suo furgone, quello che usava per i sopralluoghi nei cantieri, fungendo anche da deposito per i materiali che avrebbe portato il giorno successivo sul lavoro.
Sonia aveva un gusto impeccabile per la moda. Raramente indossava jeans, preferendo quasi sempre minigonne e camicette. In voga, all’epoca, erano quelle gonnelline di tessuto sottilissimo, che un semplice alito di vento poteva sollevare, e le camicette che si tenevano chiuse solo da uno spillone posizionato strategicamente sotto al seno—lascio alla vostra immaginazione i dettagli.
A volte optava per minigonne in jeans o altri tessuti, ma sempre estremamente corte, al limite dell'audace. Sonia, che disdegnava il reggiseno, mostrava liberamente la sua silhouette: all'età di diciannove anni già possedeva una terza abbondante di seno, che con gli anni e dopo le gravidanze si è trasformata in una quinta. Immaginate quindi lo spettacolo che si presentava ogni giorno davanti a Stefano, e non solo a lui. I rappresentanti, i corrieri che consegnavano i materiali ed i dipendenti erano tutti testimoni di questo panorama quotidiano.
E così, fu anche per gli anni a venire, dopo che ci sposammo.
Quando un rappresentante suonava il citofono, o un corriere o uno dei dipendenti chiedeva di entrare nell'atrio, Sonia si affrettava ad accoglierli. La porta del suo ufficio si trovava proprio all'inizio della scala che portava al soppalco, e immaginate la scena che si apriva davanti a chi entrava: dall'angolo inferiore, la vista offriva una panoramica decisamente completa. Sonia, spesso, indossava sotto le minigonne solo un tanga... a volte nemmeno quello.
Lo stesso panorama mozzafiato si dispiegava anche davanti a me, quando occasionalmente mi recavo da lei per chiederle qualcosa. Era tremendamente eccitante, e non potevo fare a meno di immaginare ciò che vedevano gli altri, e soprattutto cosa pensassero.
La disposizione dell'ufficio era pensata con un occhio di riguardo verso l'estetica: entrando, la scrivania bianca di Sonia era posizionata a sinistra, completamente esposta frontalmente. Di fronte all'ingresso, contro la parete opposta, c'era un divanetto, ed accanto alla scrivania un piccolo spazio dove sedersi, da cui si poteva godere pienamente dello "spettacolo", dato che distava solo due metri. Uno scaffale con varie cartelle adornava la parete destra, ed un mobile con ulteriori documenti si trovava alla destra di Sonia. Quindi, potete solo immaginare cosa vedevano i rappresentanti, i corrieri e, naturalmente, Stefano, che era quasi sempre presente.
Un giorno, la mia curiosità si trasformò in un sospetto piacevolmente intrigante, dato il mio inclinabile desiderio di essere cornuto, non ancora palesemente manifestato. Mi recai da Sonia per un'urgenza, suonai al citofono e lei non rispose. Dopo aver bussato ripetutamente senza successo, decisi di prendere un caffè al bar accanto. Quindici minuti dopo, provai nuovamente a suonare, e questa volta lei aprì. Entrai e notai un rappresentante che scendeva le scale mentre Sonia lo salutava dalla porta dell'ufficio con un sorriso carico di complicità. Era un ragazzo decisamente attraente. Mentre passava accanto a me, Sonia ci presentò; lui mi sorrise, stringendomi la mano, e scambiò un altro sorriso complice con lei, facendole anche l'occhiolino.
Sonia, poi, mi fece notare che non dovevo recarmi lì così spesso (anche se andavo solo per necessità) e che se non rispondeva al citofono era perché era impegnata. Mi disse: "Ricorda che sto lavorando." La conversazione si concluse lì, e poco dopo me ne andai.
Mi rimase il sospetto che tra loro si fosse consumato qualcosa di più di un semplice scambio professionale.
Spesso mi domandavo cosa potesse succedere tra Sonia e Stefano quando erano soli in ufficio, cosa che avveniva quasi sempre. Stefano, infatti, la portava con sé spesso, sia per acquisire nuovi lavori privati, sia quando partecipava a gare d'appalto per lavori pubblici.
Quando uscivamo e capitava di incontrare Stefano, loro non facevano mistero del loro stretto legame, anzi, lo esibivano con disinvoltura. Lui spesso diceva di essere affezionato a Sonia perché era una ragazza brillante e capace, che aveva rapidamente appreso il suo mestiere e lo svolgeva con competenza.
Stefano, peraltro, era un uomo sposato e padre di due figli maschi, quasi coetanei di Sonia, e la moglie era una donna perbene.


Ma procediamo con la narrazione fino al giorno del nostro matrimonio. Saltiamo i dettagli della cerimonia e delle foto. Arriviamo al ricevimento, che si tenne in un rinomato ristorante in montagna. Il locale era particolarmente popolare in quel periodo perché organizzava anche eventi come concerti, grazie alla sua struttura versatile e accogliente.
Eravamo a metà del banchetto nuziale, e Sonia splendeva nel suo abito bianco, un tubino lungo che le aderiva perfettamente, ma le permetteva di muoversi con agilità grazie ad uno spacco dietro che arrivava fino al ginocchio. Distolto da alcune chiacchierate con gli amici, non colsi eventuali sguardi di intesa tra Sonia e Stefano. Fu proprio in quel frangente che Sonia si avvicinò per annunciare che sarebbe salita in camera a ritoccare il trucco ed il rossetto, un po' compromessi dai baci e dagli auguri degli invitati. Non ero certo se ci fosse un'intesa preordinata con la parrucchiera, che oltre ad occuparsi del suo look era anche una delle sue migliori amiche.
Sonia salì in camera per un ritocco, mentre io, sentendo il bisogno di un po' d'aria, andai all'esterno e notai l'amica parrucchiera di Sonia che fumava da sola. Colto da una strana curiosità, decisi di fare ritorno in camera. Giunto davanti alla porta, percepìi un sussurro, un suono che non seppi subito identificare. Incerto, spinsi lentamente la porta, lasciandola socchiusa fino meno della metà.
La scena che mi si parò davanti fu di un'intensità sconvolgente: Sonia, con l'abito bianco raccolto ai piedi, era piegata a novanta gradi, le mani poggiavano sul letto, mentre Stefano la possedeva con ardore da dietro. I loro gemiti erano soffocati, quasi un sussurro, come se temessero di essere sentiti da qualcuno che passasse. Il cuore iniziò a battermi ancora più forte quando senti mia moglie pronunciare queste parole : "Ora posso godere appieno... sono una donna sposata…. ti prego vienimi dentro"
L'istinto iniziale fu di scendere e rivelare tutto, ma quella pulsione durò solo un attimo, presto sopraffatta da una mescolanza di rabbia ed eccitazione così intensa che mi sentii il membro pulsare violentemente sotto i vestiti. Rimasi lì, paralizzato, ad osservare, mentre ascoltavo la mia sposa che sussurrava a Stefano di lasciarsi andare, di godere senza riserve, di venirle dentro. Ad aumentare la mia eccitazione, le misure del pene di Stefano, largo come una lattina e molto più lungo del mio; i testicoli penzolanti mi lasciavano intendere ad un bel carico di seme.
Stefano si distingueva per le sue notevoli doti fisiche, e per una resistenza che normalmente gli permetteva di prolungare a lungo i suoi incontri amorosi. Ma quel giorno, forse a causa del contesto insolito del nostro matrimonio, tutto fu più rapido del solito. A stima, direi che la loro unione durò circa una ventina di minuti. Quella scoperta mi confermò che Sonia e Stefano avevano già una relazione, un pensiero che in passato aveva già alimentato le mie fantasie, anche se non ero certo di volerlo davvero. Eccitatissimo, scesi nei bagni del ristorante e, con quella scena ancora negli occhi, mi concedei un momento di piacere solitario, più intenso di quanto avessi mai provato prima.
Feci ritorno in sala come se nulla fosse accaduto. Dopo poco, anche Sonia scese e riprendemmo la celebrazione fino alla conclusione del banchetto. Successivamente, salimmo in camera per cambiare abito, prima di scendere a salutare gli invitati e distribuire le bomboniere, come vuole la tradizione.
Prima di cambiarci, ci scambiammo alcune effusioni; poi, preso dal desiderio di rivivere la scena che avevo spiato, sfilai il vestito di Sonia, esattamente come aveva fatto Stefano. La posizionai nella stessa maniera, piegata sul letto, e le sussurrai quasi le stesse parole che lei aveva detto a Stefano poche ore prima. "Ora posso godere appieno... Posso venirti dentro..." Notai una traccia di imbarazzo sul suo volto, ma lei lo mascherò abilmente.
Dopo la partenza degli invitati, compresa quella di Stefano e la sua famiglia, rimanemmo al bar del ristorante con alcuni amici, tra chiacchiere e risate. Verso mezzanotte, una volta in camera, nonostante avessimo a disposizione il comfort del letto, la desiderai nuovamente nella stessa posizione di prima. Sonia, sorpresa, mi chiese il motivo di quella scelta, e le confidai quanto trovassi eccitante replicare quel momento. La nostra prima notte di nozze proseguì poi con la passione ed il fervore tipici di due giovani sposi.
Nei giorni successivi al matrimonio, trascorremmo la nostra luna di miele a Tenerife, dove ci concedemmo momenti di passione sfrenata, senza alcun limite.
Per i mesi seguenti, la nostra vita sessuale continuò intensa, finché una sera, durante una cena in un ristorantino intimo, Sonia mi chiese perché amassi possederla in quel modo particolare, soprattutto nei momenti in cui cambiavamo abito o durante la notte stessa. In quel momento, presi dolcemente la sua mano e le rivelai di aver visto tutto tra lei e Stefano durante le il nostro matrimonio. Lei arrossì, sorrise leggermente imbarazzata, mi baciò appena sfiorandomi le labbra e mi disse "Ti amo."



Il giorno del mio matrimonio segnò così il mio ingresso ufficiale nel ruolo di cornuto.
Da quel momento, decidemmo di discutere la situazione con Stefano e, se lui fosse stato d'accordo, di includerlo ogni anno, durante il nostro anniversario di matrimonio, per replicare quella stessa esperienza. Naturalmente, senza il vestito bianco.
Sonia parlò per prima con lui quando tornò a lavoro, e poi, una sera, ne discutemmo tutti insieme a cena.
Così, per circa 15 anni, celebrammo il nostro anniversario in questo modo particolare.
Spero che la mia esperienza possa essere da ispirazioni a molti di voi.

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