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Risuona deciso e costante un rumore di tacchi lungo il corridoio dell’ottavo piano; si mette sull’attenti la signora Berta intenta a cambiare gli asciugamani della stanza 862; si mette sull’attenti il signor Giovanni intento ad innaffiare le piante del terrazzo. Assomiglia alla scena di un film americano la scena a cui stiamo assistendo, quando l’ufficiale Marine passa in rassegna con postura severa gli indisciplinati cadetti. In effetti sia Berta che Giovanni sanno a chi appartiene quel tacco nero ed elegante, sta passando per il consueto giro di controllo la nuova direttrice del resort. E’ la sua prima stagione come direttrice e lei spera non sia anche l’ultima; dopo sei anni trascorsi a sgobbare nell’area amministrazione è finalmente giunto il momento di brillare. Michela sa però di dover prendere il suo lavoro molto sul serio, sa che la soggezione che incute nei dipendenti le sarà d’aiuto anche al costo di risultare antipatica.
Alle 10:00 del mattino, quando i prestigiosi ospiti si sono quasi tutti riversati nelle due piscine, la direttrice esce dal suo ufficio: gli outfit possibili sono due a seconda che sia previsto l’arrivo di nuovi clienti; nei giorni normali la ragazza indossa camicetta e pantaloni bianchi e una giacca nera; durante il giorno di accoglienza degli ospiti in arrivo sostituisce al pantalone bianco una minigonna nera e calze color carne e alla camicetta bianca una camicetta rossa portata più scollata. Vuole dare una buona impressione. Ad ogni modo, a prescindere da che giorno sia, per prima cosa si accerta della situazione presso la reception. Ai clienti rivolge un sorriso professionale e un saluto cordiale mentre allo staff rivolge domande preoccupate, rimproveri e comandi. Michela è una bellissima giovane donna di 35 anni: un paio di occhi azzurri incastonati come gemme su un tenero visetto con un piccolo naso leggermente all’in su, capelli castano scuro la cui lunghezza arriva poco sotto le spalle, alta 1,73, niente pancia e una seconda di reggiseno, cosce e sedere torniti. La verità è che pochi degli uomini eterosessuali che hanno incrociato il suo didietro non si sono sparati una sega pensando a lei e più di una donna la desidera. Tuttavia, la sua presenza emana un’aura di certa autorevolezza che pretende compostezza in sua presenza.
Dopo essersi informata di eventuali reclami presso la reception, Michela ispeziona uno ad uno i dieci piani dell’hotel del resort. Dall’hotel passa alle due piscine. “Il VIR, Very Important Resort, fiore all’occhiello dell’industria turistica italiana, meta stagionale dell’elité imprenditoriale e delle più famose star da tutto il mondo”, come recita la pubblicità, sarebbe dotata di comode navette che trasportano ogni mattina i più pigri dagli alloggi alle piscine. Michela non è certo il tipo di direttrice che si avvantaggia di comfort dedicati ai soli ospiti. Raggiunge così la piscina ovest durante l’ora dell’acqua gym; vedendola Denise, l’animatrice che si occupa delle attività sportive, sembra saltare più in alto e muovere con maggior lena le braccia al ritmo di musica; schizzano in piedi gli animatori appollaiati sotto qualche ombrellone a sbavare dietro le influncer.
La bruna si prende un’ora di pausa alle 13:00 quando raggiunge il marito e insieme si concedono un buon pranzo in camera. E’ la prima volta che possono trascorrere la stagione estiva nello stesso luogo. Tra i vantaggi dell’essere diventata direttrice c’è questo: l’aver potuto prenotare a prezzo scontato una camera per Alfredo. Il massimo sarebbe stato condividere una suite ma la politica aziendale vuole che il direttore o la direttrice di turno abbia una camera tutta sua. Meglio di niente. Alfredo e Michela sono sposati da 5 anni benché siano fidanzati da ben più anni; lui è un brav’uomo, 7 anni più di lei, avvocato civile; non è nemmeno brutto, la calvizie gli conferisce fascino e in compenso esibisce con fierezza una folta barba brizzolata e un petto villoso, si tiene in forma con un’ora al giorno di palestra e una dieta proteica. L’uomo, che è anche sempre stato un confidente insostituibile, è adesso ancora più importante. Al di fuori dell’orario di lavoro Michela ha bisogno di dismettere gli abiti morigerati e austeri della direttrice, nella vita privata è una tipa divertente e curiosa. Il marito le offre due braccia entro cui poter essere fragile e protetta. La donna ne è grata e lo ama per questo. L’unica crepa nel loro rapporto è apparsa ultimamente. Alfredo sembra aver perso gradualmente ogni appetito sessuale e ora se va bene si limita ad assecondare le voglie della moglie una volta o due al mese, pare che qualcosa lo turbi. Non è che l’uomo stia trovando soddisfazione in altri lidi, questo è sicuro: una volta Michela è arrivata al punto di farlo pedinare per una settimana e non sono emerse altre frequentazioni femminili. Ora più che mai Michela avrebbe bisogno però di essere scopata e sottomessa a letto da suo marito. Lavorare al contatto con il pubblico significa essere esposti costantemente anche a stimoli sessuali, in special modo se si lavora dove trascorrono le vacanze i propri beniamini del cinema e giovani popstar tanto spregiudicate quanto sexy. La verità è che la morigerata direttrice è perennemente arrapata, diverse volte si è trovata a chiedersi se i clienti potessero nitidamente percepire l’odore della sua fica bagnata. Per evitare di colare come una cagna a caso su pavimento e sedie o scoprirsi a scopare gli spigoli dei mobili la ragazza ha preso l’abitudine di masturbarsi due volte al giorno, al mattino in doccia e la sera sul letto.
Oggi, Michela non ha sentito però la prima sveglia e per la paura di far tardi ha saltato la sua sessione mattutina di ditalini. Perciò è davvero dura mantenere lucidità durante le commissioni pomeridiane. Le sembra di indugiare troppo a lungo con lo sguardo sui pantaloncini di Marcel Ferrè, famosissimo stilista francese, mentre lui gioca a tennis con la nuova fiamma Avril Blonde: Marcel ha decisamente un pacco voluminoso; Michela desidererebbe essere sbattuta anche dai corrieri davanti al camioncino bianco che stanno scaricando la merce per il ristorante. Tira un sospiro di sollievo quando si fanno le 20:00 e può rimandare ogni altra interazione sociale al giorno dopo. Passa in camera per struccarsi e indossare dei vestiti più comodi; toglie calze e minigonna, opta per una semplce t-shirt bianca, pantaloncini di tuta grigi e scarpe da ginnastica. Non ha nemmeno voglia di cenare. Stasera ha deciso di meritarsi una lunga passeggiata. Soffia un vento fresco, il ditalino dovrà attendere ancora. Michela si gode il canto delle cicale e il chiarore dei lampioni, a disturbarla solo poche zanzare che fanno la corte ad ogni lembo di pelle scoperto. Passa davanti al bungalow rosso: l’unico edificio, all’interno del perimetro della struttura, i cui affari non la riguardano.
“Aspetta, la porta è aperta...”
La direttrice sa che sono in vigore dei contratti, risalenti agli anni del suo predecessore, che le impongono di non interferire in alcun modo con l’operato dell’azienda di videosorveglianza: anni addietro è stato deciso di esternalizzare le attività di sicurezza e videosorveglianza all’interno del resort; da allora l’azienda “Sbirri per hobby” è sempre stata gelosa del modo in cui gestisce i suoi servizi. Anche le pulizie del bungalow sono fatte dai dipendenti dell’azienda che conta, per quanto ne sa Michela, appena due donne e tre uomini. Questo la direttrice lo sa ma la donna è sempre stata curiosa di dare una sbirciatina a ciò che accade lì dentro. Ad ogni modo, stasera Michela è la donna: l’affascinante, simpatica, pazza, stupida, fragile donna. Ha smesso di essere l’irreprensibile direttrice già da qualche ora.
“Potrebbero entrare gatti randagi o lucertole, magari non si sono resi conto di avere la porta aperta”
S’avvicina lentamente e quasi in punta di piedi ma poi con uno scatto felino supera la soglia d’ingresso dell’edificio; il cuore ha preso a batterle in petto più forte. Le luci sono spente. “C’è qualcuno?”, non si aspetta né riceve risposta. Dovrebbe correre fuori e in fretta, sarebbe umiliante e increscioso se la trovassero là al buio. E’ come un’adolescente che visita la cascina abbandonata del quartiere, la cascina in cui leggende tramandate a scuola dicono si svolgano strani riti stregoneschi.
“Solo qualche minuto” dice a bassa voce per darsi una regola e un limite.
Il bungalow è composto di cinque stanze. Michela spinge la porta della prima a destra, si trova davanti il bagno; spinge la porta della seconda a destra, questa volta si trova davanti la stanza delle videoregistrazioni. Ci sono almeno una ventina di monitor che proiettano immagini in bianco e nero, al centro della stanza una poltrona nera. La bruna ne approfitta per sedersi sulla poltrona e osservare meglio cosa avviene nella stanza. E’ affascinata e al tempo stesso spaventata: sopra alcuni monitor riconosce la hall dell’hotel, la palestra e il parcheggio interno; sopra la maggior parte dei monitor scorrono però scene intime di vita privata; certo, in teoria sa che per ragioni di sicurezza in ogni camera d’hotel è stata istallata una videocamera ma non si è mai interrogata veramente su chi stesse ad osservare dietro quell’occhio di vetro; adesso è lei dietro quell’occhio di vetro ed è come ipnotizzata. Con la coda dell’occhio riconosce i nuovi ospiti della 254: Marcel Ferrè e Avril Blonde. Mette a fuoco l’immagine. Pare che vogliamo provare la fattura del materasso: la modella francese è distesa sul letto a gambe aperte; è incantevole mentre ha la faccia contratta in un’evidente espressione di piacere e le mani stringono le lenzuola ad ogni colpo di reni di Marcel; Marcel le sta sopra e la sta scopando alla missionaria, ha un bel sedere alto e pieno e dentro quelle spalle larghe Avril sembra scomparire.
“Se dovesse avvicinarsi qualcuno lo sentirei e farei in tempo a smettere” si dice con voce flebile prima di essere colta da una prima vampata di calore che la stordisce. Accade tutto troppo rapidamente. Michela si porta istintivamente una mano sul seno, ha i capezzoli turgidi. Le cosce si rilassano, testa e collo cadono dolcemente all’indietro. Ammette che la situazione sia eccitante. Una seconda vampata di calore quasi la costringe a portarsi la mano rimasta libera sui pantaloncini, La micetta è umida, non ha altra scelta che sollevarsi un momento dalla seduta per sfilarli e lasciare che scivolino all’altezza delle caviglie. Ora la mano della donna può strisciare senza trovare ostacoli sotto il tessuto delle mutandine e agguantare il clitoride. In tutto questo la donna non stacca gli occhi dal monitor dove il signor Ferrè ha appena deciso di imprimere un ritmo più incalzante alla cavalcata; Michela può solo intuire dalla mimica le grida soffocate e i gemiti di Avril in questo frangente; la fortunata popstar francese si starà godendo un sesso fantastico come non succede alla direttrice ormai da troppo. In testa ha ormai solo il presunto cazzone di Ferrè da cui immagina di essere sfondata: si libera della maglietta per torturare liberamente le sue stesse tette e mungere i capezzoli; s’apre per poi richiudersi il palmo della mano destra mentre con il dito medio Michela comincia a penetrarsi la vagina.
Sempre più violente scosse di eccitazione producono sul viso delle brune costanti smorfie. Ha il corpo tutto madido di sudore, i generosi succhi della sua fica avranno riempito di chiazze la poltrona. Quanto vorrebbe che uno qualunque dei suoi dipendenti fosse lì a succhiarle una tetta, a pretendere latte di vacca! Quanto vorrebbe al posto delle sue due dita nerchia di prima qualità! Con le dita la donna non riesce a fottersi in profondità fino alla cervice, non può sporcarsi di sperma. Michela adora sentirsi dentro sborra calda appena prodotta. E’ una cagna, questo si ripete. Il marito starà già dormendo e lei, intrufolatasi senza invito. nella stanza delle videoregistrazioni si masturba desiderando altri uccelli.
All’interno della stanza 254 l’amplesso della coppia di VIP francesi sta raggiungendo il climax: la popstar intreccia le braccia intorno alla testa dello stilista, lo spinge forte contro il suo petto e le gambe sembrano aprirsi ulteriormente. Appaiono sul punto di fondersi in un solo corpo. Michela si è ormai sostituita nei suoi pensieri ad Avril; eppure, vive nel frattempo altre mille scene. Ferrè sembra fermarsi per un istante ma sta solo caricando due colpi di reni più lenti e profondi, riversa fuori infine tutto il suo latte caldo. Non una ma due ragazze raggiungono in contemporanea l’orgasmo insieme a lui. L’orgasmo della direttrice è forse quello più intenso, esplosivo. Non cerca di reprimere i suoi gemiti (non potrebbe e non vuole), si penetra per un’ultima volta la fica e viene. Filamenti di secrezioni vaginali come fili di seta le avvolgono le dita, i capezzoli le prudono ma è un prurito piacevole e la pelle sembra luminosa. E’ davvero bellissima. Quando l’orgasmo si placa e recupera la propria lucidità s’affretta ad alzarsi. Recupera la maglietta e tira su i pantaloncini. Come aveva previsto la poltrona è zuppa delle sue secrezioni vaginali: “Cazzo...”. Tuttavia, non c’è tempo da perdere. Non tornerà al bungalow mai più o almeno così si dice. Sgattaiola fuori perdendosi nel buio della notte.