Fa un caldo micidiale. DIcono che quando è secco si dente meno. Sarà anche così, ma 43 gradi di Mahdia mi stanno uccidendo.  Bevo e consumo fazzoletti per asciugarmi. Bevo. Mi asciugo. 


Vedo M molto nervosa. Suda in viso e ogni tanto tira fuori la punta della lingua per raccogliere le goccioline di sudore. La gonna arrotolata in vita per dare aria alle gambe, aperte. Quel suo gesto sfacciato che conosco così bene. Siamo seduti all'ombra dopo aver girovagato nelle stradine del porto. Il seno quasi scoperto, lei bionda, accende gli sguardi dei maschi locali e quelli cattivi delle femmine. Quel gesto con la lingua, le gambe aperte, mi dà l'aria di un puttanone e mi viene voglia di sbatterla lì, davanti a quelli che passano che immagino tutto intorno con il cazzo scuro in mano che aspettano il loro turno per farsi la puttana. 


Ho un sussulto di eccitazione a questi pensieri.  Ma fa troppo caldo per andare oltre i pensieri. Camminiamo lungo un vicolo ombroso e lei distrattamente si pizzica un capezzolo, si accarezza il ventre, stringe le cosce. Sintomo inconfondibile che sta cercando sesso. 


Arriviamo al mercato, strada obbligata verso la ricerca di una spiaggia, dove rinfrescarci in qualche pozza d'acqua. Lei compra una collanina, dopo lunghe contrattazioni con la donna. Mentre questa prendeva i soldi del resto approfitto per infilarle una mano sotto la camicetta, strizzandole una tetta.  Odora intensamente di sudore, ma non quella puzza di sudore che viene quando in città porti gli stessi vestiti per tutto il giorno. Quando fa questo caldo il sudore è qualcosa che hai addosso, è muschiato, è un richiamo che ti indebolisce e ti paralizza. Ti fa venire l'assoluta necessità di entrarci dentro. 


Giriamo l'angolo e approfitto che non c'è nessuno. La spingo dietro una colonna e inizio a spogliarla. Qualcuno potrebbe passare ma non mi importa. Le strappo quasi la camicetta, le infilo una mano sotto la gonna e due dita nella fica. E' bagnata. Segno che anche a lei quel caldo, quegli odori, quei bruschi passaggi fra sole e ombra, danno alla testa e sente il richiamo del sesso.  La bacio. Lei si appoggia alla parete e allarga le gambe. E' pronta per essere penetrata, lì e ora. Sento l'odore del suo sudore. Le lecco il viso, il seno, sotto le ascelle, mentre cerco di far uscire il cazzo durissimo dai pantaloni. Stretti così mi assale l'odore del suo sesso, che mi stordisce. "sei una vera troia..." le dico. E lei geme e offre ancora di più il bacino, sporgendo perché possa penetrarla con le dita, che diventano tre, a cucchiaio, e sguazzano nella vagina. 


Sento dei passi e mi stacco. Restiamo a guardarci ansimanti. Ubriachi di caldo e di sesso. Andiamo al mare dico. Ho bisogno di fresco.


Cerchiamo un taxi. Ne troviamo uno con un nero corpulento. Contrattiamo il prezzo per la corsa e e il tempo che dovrà aspettarci. In taxi fa caldo e la strada è piena di buche.  Mi viene subito la nausea. Anche a M. Faccio fermare il taxi e scendiamo, per prendere aria, ma l'aria è bollente e non c'è ristoro. Eppure il suo odore di sesso mi stordisce e continuo a aver voglia di strapparle i vestiti di dosso, di esporla, di usarla lì subito. E' stordita, barcolla, eppure emana odore di sesso come una cagna in calore. Sono sicuro che lascia la scia e i maschi lo sentono e corrono a scopare le loro donne, per via dei feromoni della troia che impestano i vicoli della città. 


La riporto alla macchina, faccio cenno all'autista cche fuma che si riparte. La stradio sul sedile posteriore, le slaccio la camicetta e le faccio aria, mentre dico all'autista di mettere l'aria condizionata al massimo, ma è già al massimo dice lui. Cioè, non funziona, penso io. 


Le alzo la gonna e sento il suo odore. Con un dito cerco la sua fica. Bagnata che cola. Sudore e succhi vaginali. Il suo odore impregna la macchina. Slaccio la camicetta ancora e faccio uscire un capezzolo. Lei è arresa. Si lascia fare. Poi mi prende la mano e se la mette fra le gambe. I gemiti salgono di tono e il tassista butta la coda dell'occhio dietro. M si pizzica un capezzolo, si accarezza la pancia. 


L'uomo frena di colpo e si volta. Lo guardo e alzo ancora di più la gonna, così che lui possa guardare il suo sesso depilato che stilla goccioline di sudore e di voglia. Lei si strofina contro la mano. Inarca il bacino e la lingua lecca le labbra.


Faccio fermare, scendo dalla macchina e apro la portiera l'autista che prima mi guarda e poi scende insieme a me. Mi guarda. ancora. Mi faccio da parte e con un gesto gli dico accomodati, serviti.  


Lui si spoglia davanti a me. La pelle scura e lucida di sudore. Vedo che ha un attrezzo bestiale. Entra dalla portiera posteriore e si sdraia sopra M.


Io guardo dal finestrino e la vedo a malapena, coperta com'è dal corpo grosso e nero. Non la vedo,ma la sento. Ansimare, grugnire, sussurrare frasi a metà, singhiozzare e mugulare.  Vedo le natiche del tassista andare su e giù, gonfiarsi e spremersi fra le gambe alzate, una sulla cappelliera e l'altra sul sedile anteriore. E ogni spremitura di natiche lei caccia un gemito, un gridolino, un guaito.  Si dicono frasi che non riesco a capire. Si baciano. Poi lei caccia un urlo e si irrigidisce, volta la testa, rotea gli occhi. Resta così mentre lui le dà dei colpi bestiali, affondi micidiali che la spaccano in due e lei si ammoscia, tira fuori una vocina che dice basta, che non gliela fa più che la sta aprendo fino al cervello... 


L'uomo si solleva, penso che l'abbia ascoltata e stia uscendo dalla macchina, invece si caccia ancora di più dentro e avanza sopra di lei, arrivando con il sesso sopra la sua faccia e accostandolo alle labbra. Caccia cinque o sei muggiti e poi crolla farfugliando, quindi esce dalla macchina, rivestendosi e guardandomi con freddezza, serio. 


M ha la faccia ricoperta come una ragnatela dallo sperma del tassista. Le cola giù per il collo raccogliendosi nell'incavo in una pozza traslucida. Uso un pacchetto di fazzolettini per ripulirla. Il viso, i capelli, le labbra, gli occhi. 


Il tassista riparte. M si rimette seduta e guarda fuori, trasognata. Arriviamo. Pago la corsa. Quando scende si scambiano una lunga occhiata. E' piaciuto a entrambi.


Sei un porco, dice. Che mi hai fatto fare?
Io? sei in calore e ti sei presa quella bestia senza fiatare, avrai la vagina strappata, camminerai con le gambe aperte per giorni... ma ti è piaciuto. 


Mi guarda di traverso.


Ti è piaciuto?


Si

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