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Il grande giorno era venuto, Carla sarebbe andata da Mario e sarebbe stata la sua schiava per un giorno, ma la cosa che la angosciava di più era la partecipazione della domestica, infatti lei non era lesbica e la cosa la metteva in sensibile imbarazzo.
Per Mario accontentare il suo padrone su questo non era stato un gran problema, perché la domestica e il marito era diventati suoi schiavi in quanto li aveva salvati da una situazione debitoria pesante.
Mario le scrive la mattina presto su WhatsApp ordinandole di bere due litri d’acqua, prima di andare da lui.
Carla arriva da Mario sulle 10.30 con mezzora di ritardo, sull’ora che era stata stabilita ossia le 10. Mario la perdona facendole leccare le sue scarpe anche sotto la suola per cinque minuti abbondanti.
La domestica che si chiamava Monica, era vestita con una tuta aderente in pelle nera, castana chiara era bassina anche se portava scarpe con un tacco dodici, Carla invece era vestita si fa per dire con spolverino in pelle, sotto completamente nuda e scarpe con tacco da dieci centimetri.
Mario era seduto sul divano e disse che Monica poteva cominciare.
Le aveva messo un cappuccio nero di pelle in testa con naso e bocca libera, collare con guinzaglio al collo e due catenelle con pesi sui capezzoli.
Aveva tirato il guinzaglio facendo inginocchiare e camminare a quattro zampe Carla come fosse una vera cagna, per un tempo lunghissimo oltre venti minuti, provocandole un dolore tremendo alle ginocchia.
Poi l’aveva fatta alzare e le aveva tolto lo spolverino, facendola poi rimettere in ginocchio e alzare tirandole il collare fino a farle arrivare la faccia all’altezza della sua figa. Monica era seduta su una sedia e la obbligò a leccarle la sua figa pelosa, poi le tolse il cappuccio e la portò in bagno.
Face stendere Carla nella vasca da bagno urinandole addosso, obbligandola poi a fare lo stesso con lei.
Senza darle la possibilità di lavarsi la obbligò a pulirla tutta con la lingua e a leccargli la figa e il culo (Carla stava quasi vomitando dall’odore di piscio e di merda che sentiva) fino a farle raggiungere l’orgasmo.
Dopodiché si sono lavarono a vicenda e dentro la vasca da bagno Monica le aveva messo due dita nella figa, tenendola sulle spine per dieci minuti senza farle mai raggiungere l’orgasmo.
Tutte e due erano molto eccitate e bagnate com’erano, ritornarono in sala dove c’era anche il marito della domestica di cui Carla non ricorda il nome, l’unica cosa che ricorda era che lo chiamavano il verme: era un ometto insignificante con gabbietta di metallo e plug anale, era a quattro zampe vicino ad Mario ed aveva la bocca bloccata da un morso di pelle.
Monica aveva Carla in ginocchio con le mani sulla schiena del verme, cappuccio nuovamente in testa, ad un certo punto sentì che qualcosa di grosso e duro le stava entrando in culo e si mise istintivamente ad urlare per il dolore, ma sentì subito una forte scudisciata sulla schiena, era Monica che le diceva che ogni volta che avesse urlato sarebbe stata presa a frustate. Immaginò che dovesse trattarsi di un vibratore enorme, largo e lungo, lo sentiva fino in fondo e le faceva male veramente, aveva la figa che gocciolava, sentiva che faceva su e giù a ritmo incessante e regolare, la cosa andò avanti per circa venti minuti, Monica smetteva solamente quando sentiva che Carla stava per godere.
Le tolse poi il vibratore, le ordinò di rimettersi in piedi, la prese per il guinzaglio chiamandola cagna.
Monica si sedette quindi su una sedia, facendo sedere Carla sopra non più a un vibratore, ma a un cazzo nero in pelle che si era legata in vita.
Carla provò dolore e poi piacere, non ce la faceva più a resistere ai colpi di quel grosso cazzo nero e le chiese di godere, ma Monica le rispose che avrebbe potuto godere solo quando lo avrebbe deciso il padrone e le diede quattro ceffi in viso. Le prese i capezzoli ed iniziò a tirarli, più Carla ansimava e più lei glieli torceva.
Carla mi confidò poi che voleva godere ma anche andare via, e che mi aveva pensato, perché sapevo che Monica avrebbe abusato di lei.
Carla sentiva le cosce di Monica fradice dei suoi umori, aveva il culo in fiamme, di colpo Monica aveva tolto il cazzo nero dal culo e l’aveva fatta mettere inginocchiata con le mani sopra la sedia.
Carla udì a questo punto la voce di Mario che ordinava al verme di raggiungerla.
si era messo all’altezza della sua figa senza leccargliela, Monica era dietro e aveva iniziato a dare dei colpi con una paletta sul culo di Monica e le palle del verme, prima piano poi sempre più forti. Carla era sfinita più urlava e più i colpi erano forti e ben assestati, il verme aveva la bocca occupata ma Carla sentiva comunque i suo lamenti, Monica le disse che se voleva che smettesse avrebbe dovuto urinare in quella posizione.
In quell’istante sente una palla di ferro entrare nel culo e chiese piangendo di toglierla.
La toglierò nel momento che farai pipi in faccia al verme disse Monica, ma Carla non ci riusciva vista la posizione e il dolore nel culo, ma alla fine ce la fece inondando di piscio il verme.
Dopo qualche minuto obbligarono Carla a pulire il suo piscio che era rimasto per terra, poi toccò al verme pulire il pavimento, nel mentre Monica colpiva il verme con la paletta di legno, mentre Carla era inginocchiata vicino a Mario che la accarezzava si fa per dire con una canna di bambù e le ripeté più volte in modo sarcastico :” speriamo che il tuo padrone sia contento di quello che ti ho fatto sinora!
Iniziò il pranzo con Carla nuda vicino a Mario che le accarezzava le gambe, ogni tanto le tirava i capezzoli e le faceva leggermente alzare il culo per infilare uno, due e poi 3 dita, poi le toglieva e gliele faceva leccare.
Monica e il verme si alternavano a servire in tavola e a ciucciare Mario sotto il tavolo.
Dopo pranzo Mario fece mangiare nelle ciotole per cani sia Monica che il verme.
Mario poi le concesse di godere, Monica si rimise lo strapon in pelle, la fece mettere di nuovo a 4 zampe, il verme era sotto di lei e Monica aveva iniziato a scoparle la figa, appena entrato lo strapon aveva goduto, squirtato non si quante volte.
Si sentiva svenire tra il cazzo di pelle nera e la bravura del verme a leccare, leccava meglio di una donna, poi Monica tolse il cazzo dalla figa e si mise a 4 zampe vicino ad Mario. Carla vide che lui armeggiava con qualcosa, solo dopo aveva capito, era un gancio che aveva infilato nel culo di Monica e una catena che arrivava al collo chiuso con un collare tipo quello che indossava lei, nel mentre Carla era seduta con la figa sopra il viso del verme che continuava a farla godere.
Mario mise il suo cazzo in bocca a Monica che faceva fatica a prenderlo, aveva iniziato come le due volte precedenti a scoparla in bocca, dicendole che prima di riempirla con il suo nettare, l’avrebbe fatta godere come non aveva mai fatto prima.
Aveva tolto il gancio nel culo di Monica e lo aveva messo nel culo di Carla, l’aveva trascinata per tutta la casa compreso il terrazzo, da dietro li seguivano Monica e il verme. rientrati in casa Mario le tolse il gancio e la portò in bagno, obbligando Monica e il verme a pisciarle addosso dalla testa ai piedi.
Le mette un plug nel culo e delle palline vibranti nella figa, le fa indossare delle scarpe e spolverino, le porge 20 euro e la obbliga a scendere, andare al supermercato fronte strada ad acquistare latte e pane, ordinandole poi di consegnare i la spesa al portiere dicendogli che poi la ritirerà Monica.
Carla provò a rifiutarsi ma come risposta ricevette due ceffoni e una tirata di capezzoli.
Carla puzzava di piscio, mentre scendeva le scale le palline vibranti aumentavano di intensità. arrivata al supermercato vedeva alcune persone che la guardavano in modo strano forse sentivano l’odore di piscio, i capelli tutti arruffati, il trucco che oramai non c’era quasi più. Si sentiva umiliata ma anche eccitata, una coppia di signori moglie e marito le aveva chiesto se andasse tutto bene visto che era rossa in viso. Lei rispose che era accaldata.
Arrivata alla cassa, dietro di lei c’era un ragazzo, le cadde la busta del pane, si piegò per prenderlo e aveva goduto di nuovo. Il ragazzo probabilmente l’aveva notato perché l’aveva seguita fino al portone, una volta entrata aveva chiesto al portiere se potesse tenere la spesa che poi sarebbe passata Monica a prenderla. L’uomo fece una frase di chi pensava che Carla era una delle tante schiave di Mario a cui ordinava di fare questa cosa.
Rientra in casa e Mario toglie il plug dal culo e infila 3 dita e le disse che ora il suo cazzo c’è l’avrebbe fatta ad entrare.
Mario posizionò il suo cazzo sul buco del culo di Carla che sentì spingere il cazzo di Mario nel suo culo che essendo grosso fatica ad entrare poi sente la lingua di Monica sul suo Clito e Mario spinge con tutta la forza sul suo ano, al che a Carla scappò un urlo quasi disumano. Mario che la insultò subito, l’avrebbe inculata a sangue avrebbe scoperto dopo a casa, era sfinita, dopo un tempo indefinito sente che Mario spingeva ancora più a fondo. Il dolore era lancinante, iniziò quasi a perdere i sensi per il dolore e per quante volte aveva goduto, sentì poi un primo fiotto caldo, un secondo poi non li conto più il suo sperma le inondò il culo e nel mentre squirtò in un modo che forse non le era mai successo, Mario le tolse allora il suo cazzo dal culo.
Mario le disse quindi che il gioco era finito, le chiede se era soddisfatta, lei gli risponde che sarà il suo Padrone a dirlo che lei è solo una sua proprietà, sicuramente ci penserà lui a farglielo sapere.
Spero in un suo giudizio positivo le dice Mario perché vorrei avere altri incontri ravvicinati con te mia bella Vacca.
Carla si dirige verso il bagno e Mario la blocca dicendole dove stai andando? In bagno a darmi una ripulita, disse Carla la sua risposta fu: non credo proprio, tornerai a casa in questo stato e prima di andare via Monica ti farà un bel clistere e il verme per aver eseguito alla lettera gli ordini impartiti ti accompagnerà all’auto e prima di salire ti infilerà questo plug di dimensioni leggermente più largo del mio cazzo nel culo.
Cosi fu, arrivati al parcheggio, Carla si sedette in auto, alzò lo spolverino e il verme posizionò il plug sul sedile e Carla ci si sedette sopra. Appena messo in moto anche il plug anale aveva iniziato a vibrare, il verme le aveva messo una mano in mezzo alle cosce e le aveva detto prima che prima di partire Mario voleva che godesse di nuovo, dopo neanche 30 secondi squirtò non tanto per il plug ma per la situazione mentale.
Carla guidò trance, godendo altre 4/5 volte, soprattutto quando era ferma ai semafori e i vu compra fermi ai semafori che la puntavano.
Finalmente era arrivata a casa poteva togliere il plug e farsi una doccia.
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«molto bello complimenti»