Uscito dall’autostrada, dopo qualche chilometro ho presto individuato la via dove avevo appuntamento. Si trattava di un quartiere residenziale abitato da gente piuttosto facoltosa, almeno è quello che traspariva dalle facciate delle belle ville che si potevano ammirare.


Il civico era il 69, un numero che dava sempre molto spunto all’immaginazione di noi uomini con un unico chiodo fisso. Devo però dire che alla mia età, a 59 anni suonati, la mia immaginazione aveva perso smalto, non avevo certo aspettative da questo numero.


Dovevo far visita ad una cliente a cui il marito, molto benestante e quasi mai presente, non faceva mancare nulla. Ora aveva deciso di rinnovare l’arredamento e io dovevo curarne la nuova sistemazione.


Parcheggiai e scesi dall’auto, suonai il citofono e una voce molto gentile e calda mi disse di accomodarmi.


Attraversai il vialetto del giardino e salii i gradini del portico, la porta era socchiusa, la scostai un poco e mi affacciai chiedendo permesso. Dalla portafinestra, opposta all’ingresso, senti quella dolce voce proveniente dal giardino sul retro, mi disse: “prego si accomodi arrivo subito”. Non dovetti aspettare molto e sulla soglia apparve una ragazza sui 30 anni, decisamente carina, indossava un vestitino a fiori, corto con le spalline, nell’effetto controluce potevo vedere tutte le sue forme. Indossava un capello in paglia con la tesa larga ed era a piedi nudi.


Mi venne incontro con fare disinvolto e mi disse di accomodarmi.


“Piacere Alessia. Mi scuso, stavo sistemando alcune cose in giardino, e mi ero dimenticata dell’appuntamento. Perciò mi scuso ancora se non sono del tutto presentabile”.


Il tutto lo disse con sorriso malizioso pensai io.   


“Le dispiace se finisco in giardino, se vuole può seguirmi, naturalmente se non ha fretta, magari intanto parliamo dei lavori da fare”.


“Certamente” risposi io e la segui mentre si infilava un paio di infradito e si avviava verso un prato molto curato e pieno di aiuole.


Si chinò e cominciò a sistemare dei fiori, potevo vedere il suo seno bello sodo. Se ne accorse ma non ci fece caso.


Vedere la sua pelle cosi abbronzata e scoperta mi eccitava, le spalle, il seno, le gambe.


Mi squadrò un attimo e mi disse: “Lo sa, lei mi ricorda mio padre”.


Non mi aspettavo quel commento, rimasi un attimo sorpreso. “Spero sia una cosa positiva” le dissi.


“Beh certo che lo è” e sorrise.


“Lo sa che ero la sua preferita?” disse ancora.


“Anche a lei piace guardarmi? Lui mi trovava molto seducente, e lei?”


Non so se stavo per commettere l’errore più grande della mia vita, ma mi avvicinai e la strinsi a me, così che potesse sentire la mia erezione.


Con mia sorpresa non si staccò da me e nemmeno mi mollò un ceffone, semplicemente si strusciò contro di me.


A quel punto la sollevai da terra, le caddero le infradito, la portai fino fino al pozzo dove la feci sedere. Le sollevai e le tolsi il vestito e cominciai a baciarla dal collo, fino al seno e al ventre. Le divaricai le gambe e abbassai gli slip. Con la lingua iniziai a leccarla, sentii quel sapore di sesso e di voglia.


Ad un tratto mi spinse indietro e scese, mi slaccio i pantaloni che caddero a terra, abbassò gli slip ed iniziò a succhiarlo.


Si gonfiava sempre di più nella sua bocca.


Si alzò e girandosi si appoggio al pozzo, leggermente piegata in avanti.


Vidi il suo culo perfetto e la bellissima schiena abbronzata.


Mi avvicinai e mi chinai su di lei, la spinsi fino al bordo del pozzo, poi a differenza di quanto lei si aspettava iniziai a spingerlo verso l’ano.


“Che stai facen... cazzo!!!”


“Nel culo no!”


E io le dissi “nel culo si invece!”


Per un po’ la sentii contratta poi piano piano, si rilassò e cominciai a entrarle nel culo.


“Porco!”


“Sì tesoro, sono un porco!”


La presi così fino a quando non esplosi in una fantastica sborrata.


Quando mi ritrassi rimase china per un po’.


Si alzò e girandosi mi tirò a sè dicendomi: “Non penserai di andartene così vero”.          


Rientrammo in casa……

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Categorie: Etero
Tag: fica