Passano gli anni


Dopo quell’esperienza, trascorsero cinque anni senza più occasioni di nuovi incontri. Forse quella era destinata a rimanere una sola “parentesi”. Tutti i miei tentativi successivi andarono purtroppo a vuoto e in lei percepii una “chiusura a riccio” energica. Una sera, per esempio, le proposi anche di andare in un altro Club Privé vicino a Bologna. La mia intenzione era di vedere se potesse esserci ancora interesse a esplorare quel fantastico mondo. La risposta però fu secca e negativa! Inutile! Non ne voleva più sapere nulla. Tutte le porte si erano chiuse. Non compresi le motivazioni in quell’atteggiamento e di fatto non ebbi mai delle risposte chiare e nitide da parte sua. Divenne quasi un tabù. Cercai inutilmente di spiegarle che andare in un Club Privé non è sinonimo di “andiamo a scopare”. La prova l’avevamo avuta nelle occasioni precedenti a quell’incontro. Guardare gli altri fare sesso si era rivelato divertente. La mia più grande convinzione però, era che quell’esperienza si fosse rivelata sì molto piacevole, ma qualcosa l’aveva scombussolata. E neppure poco! Mi balenò per la testa anche l’ipotesi che avesse avuto un “eccesso di godimento” spaventandola oltremodo. Perdere il controllo e lasciarsi trasportare, non è cosa da tutti. Anzi, mi verrebbe da dire che possa essere solo un privilegio di pochi. Forse era successo questo? Un eccesso di piacere che l’avesse disorientata e spaventata per le reazioni del suo corpo? Le mie erano delle semplici deduzioni perché una risposta vera e propria non la ebbi mai. Di una cosa però ero certo. Aveva goduto! Tanto!


Decisi di prendere una posizione e di andare anche senza di lei. Laura preferì uscire con delle sue amiche per una serata di chiacchiere. Ci saremmo rivisti a casa dopo. Era un caldo sabato sera di luglio e mi sentivo un po' emozionato perché non sapevo come avrei reagito a essere solo in quel contesto. Non ero intenzionato in alcun modo a fare sesso perché non era quello ciò che cercavo. Volevo comprendere di più questo mondo. Il sesso libero. Il locale era ben frequentato e, poco dopo aver esplorato tutte le zone, la lei di una coppia si avvicinò con fare gentile e garbato. Mi propose di appartarci in una delle camere insieme al marito. Rimasi lusingato e anche un po’ spiazzato davanti a questo invito. I miei occhi fecero un veloce excursus di entrambi ma rifiutai con gentilezza e scusandomi. No, senza dubbio a una proposta di questo genere non ero né preparato ma nemmeno interessato. Ripresi il giro e mi soffermai a guardare una coppia da degli appositi spioncini per gli occhi. Loro erano all’interno di una stanza intenti ad amoreggiare, spogliandosi con dolcezza. Entrambi sulla cinquantina, molto carini e, soprattutto lei, con un grande carisma. Non erano super ma attiravano gli sguardi. Affascinanti. Lei era seduta su un lettone e il suo compagno rannicchiato a leccarla in mezzo alle gambe impegnandosi per donarle godimento. Notai le mani della donna allungarsi ai lati delle pareti. Due cazzi, di notevoli dimensioni, spuntarono da due apposite feritoie posizionate proprio all’altezza del suo viso. I due uomini erano all’esterno della stanza, pertanto, lei poteva vedere i loro sessi ma nulla di più. Li impugnò e, muovendoli con desiderio, si spostò da uno dei due per prenderlo in bocca. Lui notò la scena, aumentando l’intensità del suo operato e di conseguenza anche l’eccitazione della sua amata. Li alternò per una decina di minuti finché non decise di alzarsi e parlare all’orecchio del suo uomo per comunicare le sue volontà. Voleva entrambi! Lui si alzò in piedi e le modeste dimensioni sessuali catturarono la mia attenzione. Aprì la porta e fece un cenno ai due uomini per invitarli a entrare che accettarono di unirsi nella loro alcova. Si baciarono a turno con la donna che venne travolta da un forte piacere accentuato anche dalla stimolazione vaginale che ricevette dai due sconosciuti. Li spogliò e fece a sedere per poterli gustare entrambi con più comodità. La scena fu molto intrigante e notai con curiosità il viso del marito. Era perso nell’osservare la sua donna intenta a godere dei due giovani. Uno sguardo estasiato ed eccitato che non mi lasciò indifferente. Dopo diversi minuti, si rialzò facendo un cenno eloquente al suo uomo che comprese subito le sue intenzioni. Dalla tasca dei pantaloni prese due preservativi. Li aprì dalla loro confezione e, sotto indicazione della moglie, li posizionò con le sue stesse mani sui due sessi. Che scena elettrizzante! La sua sottomissione era totale e quel gesto ne era la prova. Preparare i due stalloni per consegnarli alla sua donna. Lei aveva scelto e lui si era adoperato per offrirglieli. La natura di quell’uomo era, senza alcun dubbio, quella di essere un cornuto! Le immagini mi fecero ritornare indietro con la mente all’esperienza avuta con Laura nel privé a Bologna. Mi passarono davanti agli occhi le scene di quel film, ma con l’inserimento di queste nuove sfumature. Lei a esortarmi di mettere il preservativo sul cazzo di quel ragazzo. Brrr. Il mio corpo fu travolto dai brividi a quel pensiero. Mi sarebbe piaciuto? Mi risposi senza alcuna esitazione: “Eccome!” Compresi che tra me e quell’uomo servizievole all’interno della stanza, non c’era alcuna differenza. Entrambi volevamo assecondare gli ordini delle nostre donne. Nella mezz’ora successiva i due ragazzi si alternarono con lei sia nella figa che nel culo procurandole numerosi orgasmi di forte intensità. Il volto del marito era radioso e pieno di gioia per il godimento che sua moglie ne aveva ricevuto. Gli occhi della coppia si erano sempre cercati come a voler mantenere un continuo contatto indissolubile. Immaginai un piccolo slogan che riassumesse il momento: “il mio corpo appartiene a loro ma, la mente, è soltanto tua”.


Quelle scene rimasero impresse nella testa e mi provocarono un forte calore interno. Non per i gesti sportivi dei due ragazzi ma, piuttosto, per le reazioni di quell’uomo nel ruolo di spettatore. Per i miei canoni, quella era espressione di profondo amore per la sua donna. Un amore talmente profondo tanto da mettersi da parte per far sì che lei potesse prendersi il godimento più profondo. Quello che, senza dubbio, lui non era in grado di donarle. Riconoscere quando è il momento di mettersi, momentaneamente, da parte per il piacere dell’altro, è un enorme gesto d’amore. Esserne poi anche partecipe è l’apoteosi. Dopo l’esperienza fatta, la coppia volle rimanere sola all’interno della stanza e insieme fecero l’amore forse come mai avevano fatto prima. Dopo il sesso, è bello fare l’amore!


Durante la serata ci furono altri episodi sia grotteschi che di risate. Altri invece più viscidi. L’osservare gli squallidi atteggiamenti di mariti che incitavano “alla monta” delle loro mogli solo per avere la scusa per scoparne altre! Si riconoscevano al volo perché erano assenti gli sguardi, le carezze e non esisteva alcuna dolcezza. Erano scene meccaniche dove un cazzo scivolava dentro a una figa. Nessuna atmosfera. Nessuna poesia. Nessun coinvolgimento. Nulla di nulla! Quelle scene di sesso erano insipide e mi schifarono perché molto lontane dal pensiero che avevo di vivere un rapporto tra due persone. Quello era sesso fine a sé stesso e basta.


Nei mesi successivi, le occasioni per fare l’amore con Laura si diradarono. In quei pochi momenti d’intimità, la mia eccitazione era sempre molto alta. All’orecchio rivelavo il desiderio di rivederla fare sesso con un altro uomo e di quanto ce l’avevo piccolo. Lei stava al gioco e coglieva sempre l’occasione per confermarlo. Non appena le mie parole uscivano e le orecchie udivano le risposte, non riuscivo a resistere a quell’intensità. Raggiungevo in maniera fulminea l’orgasmo. Il desiderio di essere e sentirmi cornuto era sempre fortissimo ma, una volta conclusi quei momenti, percepivo in lei una chiusura totale. Fantasticare ok, ma di passare alla pratica, non ne voleva proprio sapere. Spazio per una terza persona nel nostro letto non ce n’era.


Ci fu anche un altro tentativo da parte mia per farle comprendere il desiderio di sottomissione. Una sera entrammo insieme nella doccia e, dopo qualche bacio dolce sotto all’acqua, io mi accucciai seduto. Incominciai a leccarla in mezzo alle gambe e fissandola negli occhi le dissi: “voglio che tu mi faccia la pipì in faccia”. Lei strinse gli occhi, eccitata nel ventre, e dopo poco dalla vagina iniziarono a uscire gli zampilli di pioggia dorata. Bollenti invasero la bocca e il viso per poi scendere lungo il corpo. Una sensazione fantastica e mai provata prima. Una sottomissione totale in cui ero ai suoi piedi a raccogliere quel nettare che mi rendeva schiavo di lei. Un’esperienza bellissima ma, purtroppo, non volle più ripetere nemmeno questa! Non mi rassegnai certamente e un’altra sera, mentre facevamo l’amore, presi dal cassetto uno strapon. La esortai a indossarlo per provare l’emozione dell’inversione dei ruoli. Volevo che fosse lei a penetrarmi. Eccitata lo posizionò proprio sopra alla sua vagina e, dopo le lubrificazioni del caso, Laura iniziò a farlo entrare con dolcezza nell’ano. A poco a poco, si aprì per accoglierlo. Volevo essere sottomesso e dominato da lei. Volevo essere il suo schiavo e lei la direttrice d’orchestra di questo grande concerto. Le emozioni arrivarono forti, intense e soprattutto indomabili in quei momenti in cui i ruoli si erano finalmente invertiti. Era quello che volevo sentire. La sua anima da dominatrice prevaricarmi. Quella è stata una delle più belle serate in assoluto ma, anche in questo caso, non volle più ripeterlo! La mia percezione era che lei fosse terrorizzata dal provare piaceri sconosciuti. Non avevo altre spiegazioni.


Durante la nostra permanenza in casa, non rifiutavo mai un’occasione per provocarla e per mettermi in mostra nudo, soprattutto dopo la doccia. Adoravo farmi guardare quando il cazzetto era a riposo in modo da sembrare ancora più piccolo di quello che era. Soprattutto ricevere i suoi commenti del tipo: “dai su, mettilo via che piccolo così c’è il rischio che tu lo perda”. Oppure: “cosa vuoi farci con quel cosetto li?” Quelle parole erano pura poesia. Non aspettavo altro che le dicesse perché erano tutte piccole sottomissioni che mi conducevano poi ad avere eccitazioni silenti di gran piacere. Erano, purtroppo, sempre rare queste occasioni in cui mi rispondeva con quello splendido tono provocatorio. Il novanta per cento delle volte invece mi ignorava totalmente e nulla usciva dalle sue labbra. Negli anni la nostra frequenza di rapporti intimi si ridusse ma soprattutto anche le occasioni di vederla senza vestiti o prima o dopo la doccia. Lei si vedeva ingrassata per il fatto di aver preso qualche chilo in più. Le mie continue rassicurazioni contavano poco poiché, il giudizio verso sé stessa, era sempre troppo severo rispetto alla realtà. Io le dissi diverse volte che era molto meglio di prima perché da “pelle e ossa” ora si riusciva a toccare qualcosa. Non persi mai occasione per toccarla, baciarla, oppure farle sentire l’eccitazione che mi provocava il solo sfiorarla. Quello era il mio modo di desiderarla, il modo per dirle “Ti amo”, “ti desidero”. Le mie gesta a nulla valsero.


Mi sarebbe piaciuto vederla, nella vita di tutti i giorni, senza il reggiseno. Saperla con il seno libero, o “liberty” come dico io, mi scatenava un’immensa voglia di lei dentro. Una voglia irrefrenabile di toccarla e di cercare quel contatto che ci rendeva speciali. Avendo lei una seconda di seno, non avrebbe dato alcuno scandalo! Soprattutto nei periodi estivi, alcune volte le chiesi anche di non mettersi le mutandine. Questa era un’altra cosa in grado di accendere nella mia testa dei contatti esplosivi. Creava delle potentissime erezioni che, a fatica, riuscivo a placare. Anche queste erano piccole armi di seduzione utili per esercitare il potere. Invece, nulla di nulla. Come dice il detto, “non c’è trippa per gatti”.


Desideravo sentire la sua dominazione e sperimentare sulla pelle quella sensazione d’inferiorità e sottomissione. Volevo che fosse lei a dirigere il gioco facendomi diventare il suo oggetto. L'esperienza di essere l'oggetto del desiderio altrui, è così potente che non può essere descritta! Ma quelle occasioni non si verificarono mai. Anche con 40°, era sempre con il reggiseno e le mutandine. Tutti i miei inviti andarono sempre a vuoto. Nulla la poteva far smuovere da quella sua linea dura e rigida. Erano forse scudi, armi di difesa, protezioni. Ma da cosa doveva proteggersi? Dal piacere? Dalla possibilità di essere sé stessa? Proteggersi dal mondo bacchettone che la circondava? Non avevo nessuna di queste risposte e per me divenne sempre più complicato interpretarla. Mi sentivo spiazzato perché davanti a tutte queste domande non ricevevo mai una risposta diretta. Totalmente disarmato!


Diverse volte riparlammo dell’esperienza vissuta insieme con l’altro ragazzo a Bologna, anche nei nostri momenti più intimi. In me c’era ancora la convinzione che, se ci fosse stata una possibilità per un’altra serata di sesso, lei lo avrebbe rivoluto! Quella sensazione e quell’eccitazione che provò quella volta fu per lei travolgente. Aveva goduto come non mai e quello era innegabile. Lei poteva mentire ma la sua figa no! Voleva starne alla larga e lasciarsi quelle emozioni chiuse dentro a un cassetto? Queste esperienze pongono dubbi e domande a cui non sai dare una risposta sicura e oggettiva. La parte razionale si interroga, quella emotiva e fisica urla e reclama di essere ascoltata. Era un segnale molto evidente di quanto quel coinvolgimento sia stato indispensabile per liberare in lei dei livelli di piacere più alti e sconosciuti. Senza dubbio non si aspettava una reazione così esplosiva del suo corpo. La mia convinzione mi portò anche a pensare che, in quell’occasione, qualcosa si fosse “rotto”. 


Io, alla stessa maniera, in tutti questi anni in cui vivevamo insieme, avevo fatto diverse scoperte su me stesso. Mi interrogai tantissime volte per cercare di capire di più sulle reazioni del mio corpo e in particolare della mia mente. La risposta più sincera che mi diedi fu sempre la stessa: “liberati ed esprimiti”. Ecco, forse la “parola chiave” di questo concetto è libertà, di espressione e di provare appagamento. Se 10 anni fa mi avessero detto “prendi in bocca un uccello”, io avrei risposto: “ma tu sei matto”. E, invece insieme a lei è successo. Se mi avessero detto “girati che voglio mettertelo nel culo”, avrei risposto nella stessa maniera. Con lei sono successe tante altre cose come addirittura essere reso cornuto guardandola fare sesso con un altro ragazzo. Bene, tutte queste cose avevano un minimo comune denominatore: Laura! Tutto questo con lei aveva un altro significato perché era lei stessa a darglielo. Certe cose nascono spontaneamente. Ti senti di farle perché in quei momenti sei libero da qualsiasi pregiudizio o vincolo esterno. Succedono perché ti prendi il “lusso” di fare quello che vuoi senza essere o sentirti giudicato da nessuno, soprattutto dalla tua compagna. Alla stessa maniera successe anche a lei. Aveva avuto la possibilità di esprimersi e di dare ascolto a quella sua parte istintiva che voleva quell’esperienza. Se al suo fianco non ci fossi stato io ma un’altra persona, sarebbe potuto succedere lo stesso? La risposta non la conosco. Questo bisognerebbe chiederlo a lei. Io dalla mia parte posso dire che, se al posto di Laura ci fosse stata un’altra persona, al 95% la risposta sarebbe stata NO! Queste sono alchimie e intese che non si raggiungono in due e due quattro con la prima persona che ti passa davanti. Alla base di tutto ci dev’essere un sentimento profondo che è parte fondamentale e colonna portante di tutto il rapporto. Senza quello non può esserci nulla di tutto il resto! Il bivio però era ormai vicino. Un incontro avrebbe rivoluzionato la nostra vita. Ma ancora non lo sapevamo!


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