Andrea è uno scrittore, ma ormai ha perduto l’ispirazione. Da mesi non è in grado di scrivere qualcosa di decente e il suo editore lo incalza, minacciando di stracciare il contratto, se entro qualche mese non produrrà un libro da dare in pasto ai lettori. Il suo ultimo successo è stato il romanzo spy Le donne del califfo, una storia a cavallo tra spionaggio ed erotismo, ma ora quella miscela di adrenalina che lo aveva colto durante la fase di scrittura sembra essere scomparsa. Prova a gettare qualcosa nero su bianco, ma poi quando va a rileggere, non vive quell’ebrezza che ti fa dire: Ma sono stato io a scrivere questa cosa, così bella? Quello stupore che ogni narratore dovrebbe provare per la sua creazione.
Allora di sera spesso esce a passeggio, di notte, quando ormai la luce è avvolta dalle tenebre, ma i lampioni della città fingono una luminosità artificiale, che spesso lo scaglia indietro nel tempo, quando le donne lo cercavano per la sua fama e spesso i rapporti che aveva con loro erano fugaci ed occasionali. Durante un firmacopie, non potrà mai dimenticare, di quella signora che aveva atteso che tutta la fila si esaurisse per farsi autografare la sua copia, ma assieme al volume aveva allungato ad Andrea anche un bigliettino con scritta l’indicazione di una via e i dettagli di una macchina. Al termine dell’evento, aveva eluso gli ultimi fan e si era diretto all’angolo di via, dove una 500 L era parcheggiata. Appena si era avvicinato alla portiera aveva trovato la donna completamente nuda e con le gambe spalancate come la foce del Mississippi. Si stava trastullando con un ovetto color viola infilato nella sua vulva. Con la mano lo spingeva dentro e fuori. Non appena Andrea si fece notare attaccato con le mani alla portiera, la sconosciuta aveva tirato fuori l’ovetto dalla sua vulva e con la lingua stava gustando tutti gli umori viscidi che vi erano rimasti attaccati. Con un dito si affrettò a schiacciare il pulsante per abbassare il finestrino automatico. Poi tornò a giocare con l’ovetto attorno al pube, ma nel frattempo passò ad Andrea un piccolo telecomando. Il marchingegno era ben immerso nella sua intimità e con le mani si stava martirizzando i capezzoli. La virilità dell’uomo sembrava esplodere nei pantaloni. Il piccolo telecomando aveva alcuni pulsanti con sopra scritti dei numeri, 1,2,3. Per curiosità schiacciò il primo ed un ronzio si librò nell’aria. Inizialmente stupito Andrea andò alla ricerca della provenienza del suono. La donna aveva iniziato a mugolare di piacere in modo più intenso. A quel punto comprese che quell’ovetto era un piccolo vibratore.
“ Entra in macchina, dai…” L’esortazione della donna era simili al miagolio di una gattina in calore. Non se lo fece ripetere e girando attorno all’automobile aprì lo sportello e si accomodò sul sedile del passeggero. Intanto aveva iniziato a giocare con i pulsanti, aumentando e diminuendo l’intensità della vibrazione. La donna sembrava sconquassata da spasmi fortissimi di piacere. La mano dell’uomo sembrava impazzita attorno a quei pulsanti. La fronte brillava sulla paa di lucide gocce di sudore dovute all’eccitazione. La donna allora aveva allungato una mano sulla patta dei pantaloni di lui per godersi il rigonfiamento che a fatica si tratteneva dal non eruttare fuori. Mentre l’ovetto giocava dispettoso con le pareti della vulva, ella sfarfallava con entrambe le mani attorno al cavallo di Andrea e tira fuori il pene gonfio, turgido e già ben lubrificato. Allora senza farsi attendere affondava la bocca in quel pezzo di carne infiammato dal piacere ed aveva iniziato a succhiarlo avidamente. L’uomo aveva notato che la donna succhiava avidamente stringendo il membro con le labbra e con le unghia in perfetta armonia con l’intensità del vibratore, che ormai era fisso alla terza velocità. Andrea con il capo tirato all’indietro e gli occhi chiusi era completamente immerso in questo oceano di piacere. La lingua ballava ovunque. Ora risaliva dalla base fino alla punta e poi il pene tornava ad immergersi totalmente nella bocca di lei, che succhiava così forte, da sembrare volergli aspirare anche l’anima. Lei doveva essere venuta almeno due volte, perché acuti gridolini di piacere aveva accompagnato il suo bacino che si contraeva e poi si rilassava. Anche Andrea era prossimo a scoppiare di piacere. Nessuna aveva preso il suo pene in bocca in quel modo. Non riuscì a trattenersi e mentre l’ovetto continuava a farla godere anche lui esplose il suo seme denso nella bocca di lei. Tutto lo bevve e poi con la lingua leccava la cappella e ripuliva l’asta da ogni altro umore.
Uno scrittore senza ispirazione
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Aggiunto: 6 mesi fa
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Confessioni
Etero