Io mi chiamo Giacomo e lavoro da molto tempo in una multinazionale dove ho fatto amicizia con un collega, Carlo, che aveva con me rapporti professionali molto stretti. L’amicizia si estese, com’é naturale, anche alle rispettive mogli: la mia, Giuliana e quella di Carlo, Margherita.


Abbiamo avuto, fin da subito un ottimo feeling, forse per l’omogeneità psicofisica che qualche volta aveva indotto qualcuno a scambiare Giuliana e Margherita per sorelle: entrambe di altezza media, castane, ben proporzionate (cosce, culi e seni ben delineati). Anche io e Carlo potevamo essere scambiati per parenti stretti: sul metro e ottanta, capelli neri, fisico atletico.


 


Tre o quattro anni fa, decidemmo di passare le vacanze insieme al mare e, precisamente a Porto Santo Stefano dove Carlo conosceva un pescatore dilettante, ex insegnante di liceo, che affittava il suo appartamento. Prenotammo per la seconda quindicina di luglio anche se io e Carlo non avevamo a disposizione tutti i giorni necessari per coprire le due settimane. Fu deciso che Giuliana e Margherita ci avrebbero preceduti di qualche giorno.


 


Così accadde, le accompagnammo un fine settimana per poi ripartire, noi due mariti, il lunedì. L’appartamento era carino e ben suddiviso, anche se con pareti in cartongesso. Le camere da letto erano confinanti e fin dal venerdì sera sentimmo i mugolii di Margherita che veniva scopata da Carlo e così il sabato e pure la domenica. Questi ascolti scatenarono le voglie di Giuliana che non volle essere da meno e mi impegnò per le tre sere in potenti scopate con finale anale. Quando si ecciatava davvero le piaceva molto sentire un cazzo in culo.


 


Durante il viaggio di ritorno al lavoro, scherzammo molto sulle reciproche prestazioni sessuali e di cosa avevamo reciprocamente udito durante le tre notti trascorse. Scoprimmo entrambi che avevamo mogli amanti del cazzo, utilizzato ovunque possibile: bocca, fica e culo.


 


Finalmente giunsero i giorni di ferie e, confortati da un tempo splendido, iniziammo a passare giornate (e notti) davvero piacevoli. Una bella novità si prospettò quando il padrone di casa, l’ex professore, ci chiese se avessimo avuto voglia di andare con lui, al mattino, a stendere i palamiti e ritirarli nel pomeriggio sperando di travarci qualche bella orata. Possedeva un bellissimo gozzo genevese alimentato da un potente diesel marino ed io e Carlo partecipammo, entusiasti, alle spedizioni di peasca che nei primissimi giorni dettero anche risulatati interessanti. Finché una mattina il destino volle che un’asta del motore si piegasse e così addio alla stesa dei palamiti.


 


Tornammo verso casa per indossare i costuni da spiaggia e i libri che stavamo leggendo in quel periodo, quando ci rendemmo conto di non avere le chiavi e quindi proposi di andarle a prendere sulla spiaggia dalle mogli. Ma Carlo mi disse che il padrone di casa gli aveva insegnato un trucchetto per aprire la porta persiana che dava sul retro dell’appartamento e quindi andammo dritti là. La porta si aprì silenziosamente e così entrammo in casa, ma ci fermammo immediatamente perché udimmo i gemiti che erano stati oggetto delle nostre battute. Ci guardammo, stupiti, in faccia e ci avvicinammo alla mia camera da letto da cui provenivano i gemiti e i sospiri. Ci accostammo alla porta e, riflesse dal grande specchio del comò, vedemmo Giuliana che leccava impetuosamente la fica a Margherita. Eravamo come intontiti e continuammo a guardare fino a quando Margherita si legò alla vita un grosso cazzo in lattice con cui cavalcò con forza Giuliana. Si baciavano ardentemente ed io mi resi conto che il cazzo mi si era fatto di marmo. Mi girai verso Carlo che si stava accarezzando il gonfiore ben visibile sui suoi pantaloncini. Poi, d’improvviso, prese la mia mano e la mise sul suo cazzo, mentre con la sua accarezzava il mio. Ero sconvolto ed eccitato nel contempo, specie quando Carlo mi baciò appassionatamente. Risposi volentieri al bacio e strinsi con voluttà il suo grosso cazzo tra le mie mani. Poi, in silenzio, mi fece cenno di uscire, cosa che facemmo silenziosamente, richiudendo la porta.


 


Camminavamo in silenzio verso il porto, andammo al bar e, dopo un lungo imbarazzato silenzio, ci chiedemmo se davvero la cosa ci fosse piaciuta. Lui fu perentorio: sì, gli era piaciuta e l’avrebbe anche replicata volentieri, anche solo con me. Allora gli esposi il mio piano: non avremmo detto niente di niente ed il pomeriggio avremmo finto di tornare a pescare, sperando che le due avessero replicato quanto avevano fatto al mattino. Andammo quindi in spiaggia dove le trovammo a prendere il sole, allegre e rilassate. Ci chiesero della pesca e noi rispondemmo che il risultato si sarebbe visto solo nel pomeriggio, al ritiro dei palamiti. Fecero, simultaneamente, una strana risatina.


 


Il piano del pomeriggio scattò all’orario previsto e, aperta la porta persiana, entrammo eccitati ed ansiosi di capire se la nostra ipotesi fosse stata suffragata dai fatti. Non mi ero sbagliato: questa volta era Margherita a leccare la fica a Giuliana con la stessa foga del mattino. Carlo ed io eravamo completamente nudi con il cazzo durissimo; quello di Carlo era forse un po’ più corto del mio, circa 18 centimetri, ma certamente più grosso di diametro. Entrammo in camera chiedendo se c’era posto anche per noi. Un urlo di spavento, si trasformò, subito, in gridolini eccitati. E lì cominciò il tourbillon che ci avrebbe portati, alla fine, a due enormi sborrate. Carlo si diresse verso Giuliana e senza profferire parola le piazzò il cazzo in bocca, mentre io, avvicinatomi da dietro, cominciavo ad avanzare dentro il culo di Margherita. Il letto era molto spazioso e così Margherita riusciva a leccare la fica di Giuliana che spompinava Carlo. Ad un certo punto, si alzarono tutte e due e ci chiesero di far vedere loro qualcosa di eguale e contrario a quel che avevamo visto noi. Ci fu un attimo d’imbarazzo, ma Carlo non aspettò molto a prendere il mio cazzo in bocca mentre segava il suo. Poi lo inculai mentre mia moglie gli succhiava il cazzo e Margherita si faceva leccare la fica da me. L’atmosfera diventava sempre più rovente ed io mi chiedevo quanto sarei riuscito a resistere prima di esplodere in una sborrata liberatoria. Tutto si risolse quando Giuliana si armò con il cazzo in lattice che, lentamente, mi infilò in culo. Era la prima volta, per me e non capivo se sentivo male o se godevo. Intanto Margherita mi succhiava il cazzo mentre Carlo mi infilò il suo completamente in bocca. Giuliana intanto mi sbatteva furiosamente ed io riempii la bocca di Margherita con la mia sborra e suo marito fece altrettanto con me.


 


Fino al termine delle vacanze i nostri pomeriggi erano impiegati in queste orgette in cui le combinazioni di due uomini e due donne, oltre ad un cazzo di lattice erano numerosissime. Immaginate: io che inculo Margherita che a sua volta, con il cazzo finto, scopa Giuliana che ha in bocca il cazzo di Carlo. Ancora: Carlo che incula me che a mia volta ho il cazzo in culo a Giuliana che mette il cazzo di lattice nel culo di Margherita.


Divertitevi a calcolare quante possono essere le combinazioni realizzabili. Sono molte e dovreste partire dalla più semplice: i due uomini si segano individualmente e le donne che fanno altrettanto con le loro dita nella fica. Non dimenticate, nel calcolo, il cazzo di lattice.


 


La vacanza finì e i nostri amici ci lasciarono dopo poco tempo perché Carlo fu chiamato a dirigere una filiale all’estero. Quondo posso vengono in Italia a trovarci per provare a completare il numero delle combinazioni possibili.​

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Categorie: Scambio di Coppia