Bonaire è una delle isole Antille olandesi , insieme ad Aruba e Curaçao.
La mia compagna, io e una coppia di affiatati amici, Massimo e Giuliana, ci prendiamo una settimana di vacanza invernale lasciando il pargolo di due anni alla suocera.
Bonaire era da poco aperta al turismo subacqueo, stiamo parlando del secolo passato fine anni 80.
Dopo un viaggio lunghissimo arriviamo in albergo, io e il mio amico immediatamente ci organizziamo per le immersioni da fare sul reef.
Tra le altre offerte turistiche scopriamo che si può fare in barca il solito giro dell’isola e, se si vuole, farsi lasciare su un isolotto disabitato, per poi essere ripresi nel tardo pomeriggio.
Il primo giorno andiamo al diving insieme alle compagne che rimarranno logicamente a bordo del barcone a prendere il sole mentre noi ci immergiamo su una barriera corallina fino a quel momento praticamente inesplorata.
Acqua trasparente, una quantità di cavallucci marini mai vista in acque libere, molte tartarughe di piccola taglia e i tanti pesci di barriera ci riempiono gli occhi e la testa. Immersione facile, non profonda, un po’ lunga che aggiunge fatica alla stanchezza del viaggio. Più che soddisfatti risaliamo a bordo e troviamo le signore che si coccolavano al caldo sole delle Antille. Sole caldo ma non scottante.
Rientrando all’imbarco chiedo al marinaio se sarà lui a farci fare il giro dell’isola con sosta all’isolotto chiamato Klein. Avuta la conferma e le relative modalità propongo agli altri il possibile programma per il giorno seguente. L’idea piace, soprattutto la possibilità di fermarci sull’isolotto per mangiare al sacco, riposarci al sole e scoprire la sua natura incontaminata.
Il giorno seguente dopo una colazione fatta su un terrazzo in riva al mare con il sole già alto ci facciamo preparare dal ristorante dell’albergo dei panini e della frutta per il pranzo da fare sull’isola.
Prese le solite cose per passare la giornata al mare, messo tutto nel borsone ci rechiamo al molo dove il marinaio ci stava già aspettando.
Le nostre compagne si sdraiano a prua, Massimo ed io rimaniamo a poppa col non più giovane creolo che ci racconta la storia della sua isola.
Le nostre compagne, donne dai corpi ormai maturi, indossano dei bikini improponibili in Italia. Li hanno comprati nel loro ultimo viaggio a Rio de Janeiro. Poco più che fili interdentali, entrano tra le natiche tenendole leggermente divaricate , cosa che provoca un certo movimento tra le gambe di noi uomini.
Giuliana si è da poco rifatta il seno, e al posto della sua seconda misura ha scelto una esagerata straripante quarta, sproporzionata per il suo magro e tonico fisico.
Piccolo particolare interessante, il vecchio reggiseno è ora solo un copri capezzoli, e lei ne va orgogliosamente fiera.
Il seno della mia compagna dopo la gravidanza ha mantenuto la sua terza anche se un po’ più morbido, rendendolo dondolante quando cammina cosa che mi eccita moltissimo.
Il rinnovamento estetico di Giuliana è stato un argomento che ha riempito spesso le nostre conversazioni, quasi sempre iniziate proprio da lei o da Massimo. A Gianna, così si chiama la mia compagna, ed a me è sembrato curioso che le tette rifatte divenissero un motivo di conversazione ripetuta coinvolgendoci su pareri e valutazioni. Fino a spingere Massimo ad offrirmi di palpare le enormi tette, da fare anche in presenza della mia compagna per avere un parere di un amico.
Qualcosa di particolare era nell’aria, con due seni così grossi Giuliana non sembra avere cambiato e modificato le sue camicette o le t-shirt, per cui i suoi décolleté erano sempre molto aperti mettendo in mostra quel ben di dio che aveva davanti, o le magliette, portate senza reggiseni, offrivano in visione i capezzoli che lei aveva molto pronunciati.
Giuliana almeno con noi metteva in luce il suo lato piacevolmente esibizionista con il chiaro consenso del compagno.
Io ero in difficoltà, rimanevo indeciso se bearmi della visione dei seni dondolanti della mia compagna o farmi pungere dai capezzoloni esposti di Giuliana, la quale più volte volutamente me li aveva strusciati sulla schiena.
Comunque ora siamo sulla barca, mare tranquillo e trasparente, con lo sguardo rivolto alla costa, al paesaggio e a quei due bellissimi culi offerti ai nostri occhi.
A Gianna da sempre ho chiesto di non accorciare i peli intorno al suo sesso, a me piace la figa pelosissima.
Lei mi ha accontentato. Ora sdraiata, con un bikini minuscolo, a gambe leggermente aperte, con le natiche po’ divaricate, la mia lei, volutamente, ci lascia vedere la folta peluria che le esce dal costume.
A me appassiona quel lato menefreghista di Gianna, e gli occhi di Massimo che si soffermano a godersi lo spettacolo non mi disturbano.
Il lento incedere del gozzo, quel dondolio della barca favoriscono un benefico rilassamento. Quasi un assopimento dei sensi.
Non so il mio amico, ma io non stacco gli occhi da quei due culi.
Un raggio di sole riesce ad infilarsi tra le cosce di Gianna, un piccolo riflesso argenteo mi colpisce l’occhio.
Mi risveglio dal torpore e percepisco delle piccole contrazioni dei suoi glutei, sta ritmicamente spingendo il bacino in avanti e contrae i muscoli del culo. Sta mimando una scopata o sta sognando una scopata. Provoca o sogna, ma la goccia sui peli non è sudore ma quanto di più dolce può produrre la figa di Gianna.
Conosco il linguaggio del suo corpo. Appena ci sarà la possibilità di farlo vorrà scopare. Quello che vedo so essere voglia di cazzo. Mi devo preparare a giocare con lei, e io non vedo l’ora di leccare la sua figa e riempirmi la bocca dei suoi umori e dei suoi profumi.
Un’onda di un motoscafo interrompe il movimento ritmato del gozzo, lo fa rollare bruscamente e le due sirene si risvegliano.
Giuliana, che si era slacciata il reggiseno, si gira mostrandoci quelle due enormi bocce ed i capezzoli sparati verso di noi.
Il barcaiolo ha la bava alla bocca, io mele gusto e Massimo ha un sorriso sornione di accondiscendenza con Giuliana, mi da l’idea che la mossa fosse programmata.
Giuliana fa la vaga e non si ricopre, il mio pisello dà segni di vita nel costume, vorrebbe uscire a prendere un po’ di aria, le mie fantasie galoppano e lo lascio libero di gonfiarsi come vuole. Non faccio nulla per nasconderlo, appare evidente che la visione dei fantastici seni di Giuliana mi hanno eccitato e lo lascio vedere a chi lo aveva provocato, infatti Giuliana confabula con Gianna e insieme si girano a guardarmi commentando sottovoce chissà cosa. Ma dagli occhi della mia compagna immagino.
Infine il barcaiolo ci porta sulla spiaggia dell’isolotto di Klein Bonaire.
Sabbia bianca, acqua trasparente e calda, natura tropicale alle spalle.
Sbarcate le borse ed il mangiare ci accordiamo per farci riprendere verso il tramonto.
Al momento siamo gli unici visitatori.
Pochi passi e troviamo un spiazzo parzialmente ombreggiato, teli stesi, un sorso di acqua, solita prassi quando si arriva in spiaggia.
Maschere e pinne e via in acqua, propongo.
Massimo e Giuliana sono d’accordo, ma faranno il bagno nudi. Giuliana ha poco da scoprire, il suo sesso ha una peluria ridotta, non mi appassiona, Massimo nella normalità, cosi sembra.
Per noi non ci sono problemi e lasciamo il costume a terra.
Io ho ancora il pisello mezzo gonfio e Giuliana non smette di guardarlo, più lo guarda più lo stesso prende vita. È un circolo vizioso. Tanto che la mia compagna un po’ indispettita o forse per entrare in gioco sorridendo lo afferra con una mano, lo sbandiera e se lo struscia sul culo.
Messaggio chiaro per tutti : questo coso è a mio uso e consumo.
Ho capito, Gianna ha voglia di scopare, ci divertiremo più tardi, conoscendola so che mi provocherà in tutti i modi fino a ottenere lo scopo, il suo scopo.
La scura e lunga peluria che Gianna porta intorno alla figa non coperta più dal costume suscita la curiosità di Giuliana che con noncuranza liscia il pelo in filandoci le dita, sfiorandone le labbra ed il clitoride.
Gianna non disdegna una carezza femminile se fatta con delicatezza, le due sono amiche da tanto tempo e tra loro c’è sempre stata molta complicità.
Ci immergiamo in un acquario. Uno snorkeling piacevole e coinvolgente. Soprattutto per lo spettacolo che si offre ai miei occhi. Le due amiche ci precedono e i miei occhi sono catturati dal movimento sinuoso dei due corpi nel pinneggiare.
Giuliana spesso allarga le gambe offrendo agli occhi miei e a quelli del complice compagno la visione delle intimità sessuali. Non solo mostra le labbra della figa chiuse su se stesse, ma anche quel fiorellino posteriore che appare essere un fiore piuttosto aperto.
L’indifferenza di Massimo alla mia visione del culo di Giuliana mi tranquillizza, evidente che ai due questo voluto esibizionismo è appagante.
Non può essere casuale che Giuliana ogni tanto si accarezzi la figa, deve essere una provocazione studiata, ne riparlerò con Gianna.
Dopo una lunga pinneggiata torniamo al punto di partenza, restiamo sul bagnasciuga a chiacchierare, Giuliana si sdraia supina nell’acqua bassissima lasciando emergere le tette come due boe con gli enormi capezzoli a fare da richiamo. Massimo si avvicina affettuosamente alla compagna li prende tra le dita e li tira strizzandoli. Giuliana si inarca emette un spudorato gemito di piacere ed un :” ancora”. Cosa che Massimo esegue sorridendo di compiacimento per il godimento della compagna.
Con tutta tranquillità un lungo appassionato bacio pone termine alla spettacolare effusione di coppia, che viene applaudita da me e Gianna.
Gianna mi si avvicina, mi bacia sul collo, mi lecca l’orecchio, mi sussurra vogliose parole di sesso e finisce col dirmi sommessamente che il pisello di Massimo non si era mai smosso. Non ci avevo fatto caso, ma realizzo che l’osservazione era vera. E allora certi comportamenti prendono un significato diverso.
Io e Gianna rimaniamo indecisi su cosa fare e fermiamo le nostre effusioni.
Non sappiamo come comportarci, siamo in evidente difficoltà, nonostante la lunga amicizia tra le due donne, Giuliana non aveva mai accennato a un qualche problema sessuale di Massimo.
Dobbiamo superare questo momento e decidiamo di fare una passeggiata lungo la spiaggia e ritrovare quella eccitante atmosfera della mattina.
Mano nella mano, un pareo sulla spalla, romanticamente nudi ci allontaniamo per trovare un angolino per dare sfogo agli ormoni che coviamo in grembo.
Una specie di sentiero ci porta all’interno ad uno slargo tra la vegetazione rendendoci non visibili dalla spiaggia. Finalmente un angolino tutto per noi.
No, non mi da’ nessuna emozione, anzi.
Con tanta natura a disposizione, non mi infratto. Amo il sole, la sabbia e il mare, usciamo da questo verde angolo e continuiamo lungo la riva.
Lo stare abbracciato alla mia donna con una mano a stringerle il culo, riempirmi la mano di quella morbida e volottuosa carne, guardar le tette piene e morbide sobbalzare ad ogni passo, quella libertà di essere soli su un isola mi ricarica, e la voglia di giocare col corpo dell’altro ci riprende.
Gianna capisce il momento, mi prende il pisello nella mano, senza fare una sola mossa il mio cazzo comincia a prendere vita e si ingrossa. Solo allora lo stimola con un lento movimento, più una carezza che una masturbazione. Io mollo la natica e con due dita le accarezzo il solco tra i glutei, piano piano scendo in basso , le sfioro quel mio amato buchetto.
Lo sento muoversi, lei prima lo spinge in fuori, poi lo contrae, è un silenzioso richiamo. Aspetta che lo penetri, aspetta che le infili uno o due dita. Le piace quando le allargo l’ano prima di penetrarla, I rapporti anali per lei sono fortissimi, le danno dei stimoli animaleschi con orgasmi violenti che la lasciano stremata.
La mutua consapevolezza dei nostri desideri ci spinge a dare all’altro la libertà di giocare, di fare senza preclusioni tutto quello che si vuole, libertà di esprimere le proprie voglie e i propri istinti.
Siamo soli in un piccolo paradiso, i nostri amici sono lontani e sicuramente presi nelle loro faccende d’amore.
Gianna si inginocchia sul bagnasciuga e imbocca il mio pisello, iniziando un pompino memorabile. Voluttuoso, lo ricopre di saliva, tiene la cappella tra le labbra, con la mano lo stringe forte e la fa scivolare su e giù per l’asta. Quante volte lo ha succhiato e leccato, ma ora per qualche motivo lo sta violentando.
In quella natura selvaggia la sua veemenza mi eccita e il pisello si indurisce e la cappella gonfia e viola chiede solo di riempirle la bocca.
Alle prima contrazioni del cazzo, Gianna si ferma. Conosce benissimo il mio corpo. Mi spinge in acqua per farmi rilassare e riprendere fiato. Lei ha voglia di cazzo, lo vuole in figa. Vuole sentirlo dentro, vuole sentirlo sbattere in fondo alla vagina. Vuole sentirsi riempire di sborra e continuare a farsi scopare con la sborra che esce fuori, per poi riempirsi le dita, leccarle e poi baciarmi.
Focosi rituali d’amore.
E così al cospetto di una natura selvaggia ci sdraiamo sul pareo. Come se i due sessi si annusassero, il mio cazzo viene risucchiato nella sua figa. Gianna non aspettava altro, la vedo rilassarsi, socchiudere gli occhi e rallentare il respiro.
La scopo delicatamente, ma so che fra poco esploderà aggressiva sul mio sesso. Vogliosa e ormai bagnatissima , cambiamo posizione. Mi sdraio, lei si siede a calcioni sul mio viso, io le lecco la figa e le mordo le labbra slargate dopo il parto, me ne riempio la bocca le tiro, lei si infiamma, e prima di venire si siede sul pisello stragonfio. Così legati riesce solamente a muovere il bacino avanti e indietro, ripetendo i movimenti che le ho visto fare sulla barca. So che fra poco avrà un orgasmo e io la seguirò a breve, ma non dentro di lei.
Così mi sdraio su di lei, lei prende il cazzo tra le mani, lo masturba furiosamente indirizzandolo sui suoi capezzoli. Un mare di dolce sborra le riempie il petto, Gianna la spande su tutte le tette, strizza il mio pisello, lo mette in bocca per succhiarne le ultime gocce, con la mano di sperma si stringe i seni e meli porge da leccare.
Perversi rituali d’amore.
Avevamo scopato offerti allo visione della natura silenziosa, per cui l’applauso che giunge alle orecchie ci sorprende non poco.
Non ci importa della nostra intimità violata, quanto di non esserne avvisati.
Gianna si tuffa per lavarsi di dosso quanto rimane di me sulla sua pelle.
Io col pisello mezzo moscio mi giro a scoprire lo spettatore sconosciuto e dai cespugli vedo uscire Giuliana, con le due boccie ed i capezzoli che mi puntano dritto al petto.
Vi seguivo e non ho voluto interrompere, mi sono vista un porno dal vivo, ci dice.
Continuate pure io mi godo lo spettacolo. Ed io, gli spettatori pagano, e lei, non ho il portafoglio posso pagare in natura.
Il mio pisello comincia a riprendere vita, vorrei proprio far visita a quel fiorellino aperto prima che appassisca del tutto.
Segue
«Proprio ben scritto senza essere volgare,»