Dodici e mezza. Luca (o Martina) scese dal treno a Saline nel tepore di fine maggio. 27 gradi, diceva il termometro.


Gli piaceva come il vento gli accarezzava dolcemente la pelle attraverso il leggerissimo, e cortissimo, prendisole, gli piacevano gli sguardi di approvazione dei maschi in stazione. Camminò sculettando verso l'uscita, era spaventato ed eccitato al tempo stesso ma voleva che succedesse, qualsiasi cosa doveva succedere.


"Ti aspetto in un Defender grigio, a dopo", gli aveva scritto Armando.


Trovare la macchina non fu difficile: oltre al fuoristrada solo due utilitarie nel piazzale; Armando scese dalla macchina e gli si fece incontro con un largo sorriso: "Benvenuta Martina, sei bellissima..." disse, mentre gli cingeva il fianco e gli posava un leggero bacio sulle labbra. Le ginocchia di Luca si fecero deboli al contatto e il cuore gli balzò in gola. Il padrone di casa caricò il trolley nel bagagliaio e apri la portiera per la sua nuova preda. Con un'ultima occhiata alla stazione Luca salì in macchina.


Armando avviò il Defender e in pochi minuti si lasciarono la sonnacchiosa cittadina alle spalle, minuti che Martina passò ad osservarlo: le mani, forti e segnate ma ancora belle, le spalle larghe, la pancia tesa e potente, le cosce come tronchi.


Fu scosso dalla sua reverie quando la macchina si fermò ad un passaggio a livello: oltre a loro nessuno nella calura di inizio estate.


Si girarono, si guardarono ed il maturo imprenditore carezzò l'interno coscia di Luca. Poi la mano salì sfiorando il suo pube, salì su per i fianchi, superò il petto e si fermò sul collo. Una leggera pressione, Martina gemette e sorrise, poi la attirò dolcemente a se per il collo ed intrecciò la lingua con la sua.


Il ragazzo sentì dentro un turbinio di emozioni ed una incontrollabile eccitazione che culminò quando Armando prese la sua mano e la posò sul proprio cazzo turgido. Luca sentì, attraverso i pantaloni, un attrezzo ben più grosso di quanto avesse intuito dalle foto. "Cazzo, saranno almeno 21 centimetri", pensò.


L' uomo toscano si staccò, guardò Luca con occhi ridenti e disse: "Ti piace?". "Sì", disse Luca con un filo di voce; "allora tiralo fuori, apri il tuo regalo ". Luca non se lo fece ripetere due volte: con foga slacciò la cintura, poi il bottone dei pantaloni... Voleva assaggiarlo e dargli piacere. Apri la zip e si rese subito conto della possente erezione di Armando; "Questo mi sfonda", pensò il ragazzo con un brivido. "Armadio" alzò i fianchi, Martina (sì, si sentiva sempre più Martina) gli sfilò i pantaloni ed un cazzo lungo 23 centimetri e largo come un suo polso saltò in piedi colpendolo al viso; un gridolino di sorpresa e delizia sfuggi dalla sua bocca e Armando sogghignò e disse con la sua voce profonda e roca come tabacco e whisky: "Sarai la mia puttanella, Martina? La mia cagnetta in perenne calore?". Martina non rispose nemmeno, ma inizio a succhiargli gli enormi coglioni con foga mentre gli massaggiava l'asta. "Brava... I fatti valgono più delle parole " le disse, ansimando, il suo compagno di giochi. Martina leccò l'attrezzo di Armando salendo e scendendo con la lingua, si inebriò dell'odore di maschio e apprezzò il fatto che, ad esclusione di un ciuffo di peli, pube e scroto fossero completamente epilati; una mano si posò sulla sua testa e la ragazza, che fino a poche ore prima era stata un ragazzo, capì immediatamente, prendendo in bocca la cappella e succhiandola mentre massaggiava i testicoli. Succhiò con foga, cercando di ingoiare più che poteva di quel maestoso pezzo di carne, la cappella che spingeva fra le tonsille mentre la mano di Armando scendeva giù per la sua schiena. Le alzò la gonna, scostò il perizoma ed emise un grugnito di approvazione; "hai fatto come ti ho detto, bravissima... Ma adesso questo non ti servirà più" e dolcemente, con cura, rimosse il plug. Martina senti l'aria dolce dell' estate entrare per un attimo nel suo ano aperto, poi gli si mozzò il fiato quando un grosso dito dell'attempato signore si infilò a sostituire il plug.


D'improvviso la macchina si fermò. "Togli le mutandine e scendi, puttana", disse Armando con voce secca. Martina obbedì senza fiatare. Era qui per essere il suo giocattolo sessuale, in fondo.


L'uomo guardò negli occhi la piccola trap, non sorrideva più adesso. "Sfilati lentamente il vestito, cagnetta". Martina obbedì. Il prendisole scivolò ai suoi piedi e si ritrovò, per la prima volta, completamente nuda davanti al suo uomo. Il suo piccolo pene tirava dolorosamente in mezzo al corpicino femminile, perfettamente depilato ed abbronzato ed Armando espresse, con un grugnito, la sua approvazione prima di dire "girati, piegati e poggia le mani sul parafanghi, bella troietta".


Martina deglutì, si morse il labbro ed esegui quanto le era stato ordinato.


Armando le andò accanto, completamente vestito, solo l'enorme membro fuori dai pantaloni, e ammanettò la sua preda al parafanghi. Poi si portò alle sue spalle, si inginocchiò ed iniziò a leccare il buchino carezzandole le cosce. Martina mugolava e si contorceva di piacere sotto le sollecitazioni della sapiente lingua del toro toscano finché questi non si fermò e si alzò in piedi. "Chi sei tu?", il ragazzo si sentiva tutto un fremito e, con un filo di voce, rispose: "La tua puttana, padrone". "E come si scopano le puttane?" la incalzò Armando. "Forte e duro, senza delicatezza, padrone".


Armando non se lo fece ripetere. Versò lubrificante sul culetto tondo e sodo di Martina e sulla sua poderosa erezione, poi sussurrò nell'orecchio della sua cagnetta: "Adesso ti sfondo il culo". Luca/Martina tremava, era terrorizzata ma lo desiderava ed il suo piccolo pene le ricordava dolorosamente quanto.


Armando la invase con pochi colpi secchi e Martina si senti spaccare in due. Urlò quando sentì il bacino del suo maschio poggiare contro le sue natiche, un dolore totalizzante che, nel momento in cui la punta della nerchia toccò la sua prostata, si trasformò in un piacere altrettanto assoluto. L'urlo diventò una serie di gemiti di piecere e questo fu per Armando proprio il semaforo verde. Approfittando della propria superiorità fisica afferrò Martina per i fianchi e cominciò a fotterla con forza, colpendo ogni tanto le sue natiche col piatto della mano strappandole grida di piacere. Il ragazzo non si era mai sentito così pieno, così perso nella passione, così femmina... Fu colto di sorpresa dal primo orgasmo: un lampo nel cervello, un urlo ed una serie di scariche. Martina sborrò come mai nella sua vita, si voltò a guardare Armando che la baciò dolcemente, le sputò in faccia, le girò la testa e, dopo averla presa per le treccine, accelerò il ritmo della scopata. Martina non era mai stata presa così e fu in quel momento che capì che, sì, da quell'uomo si sarebbe lasciata fare qualsiasi cosa. E fu allora che venne di nuovo, e di nuovo, mentre l'attempato Armando le dimostrava che avrebbe dato la paga a uomini trent'anni più giovani. Continuò a martellarla per altri venti minuti, poi di colpo si fermò e usci dal suo culo. La liberò dalle manette e la spinse in ginocchio: "puliscimi il cazzo, troia" e, dopo averla presa per i capelli, le spinse il cazzo in gola. "Brava... Che bocca hai... Sei proprio lo sborratoio perfetto..." parole come sferzate sulla mente di Martina che col fiato mozzato e le lacrime agli occhi si godeva questa "tortura".


Un grugnito ed Armando lo sfilò dalla bocca della sua cagnetta e le scaricò in faccia nove schizzi abbondanti di sborra calda e densa, lei cercò di prenderne più che poteva in bocca e la ingoiò con gusto.


"Brava" disse Armando mentre scaricava il trolley di Martina, che si stava ripulendo. Poi, con un sorriso da lupo, le disse: "vieni dentro?"


 


(Continua)

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