I nonni
Non avevamo avuto molte occasioni per frequentare i nonni nella loro cascina, poco fuori del paese sperduto nei campi della Bassa; qualcosa che era successo tra nostro padre e i suoi genitori aveva impedito che andassimo spesso a trovarli, perché lui, che non aveva contatti da quando si era sposato, non gradiva far loro visita; mamma, alcune volte, rompeva il rigore del marito e ci portava, in genere per una settimana, a vivere la vita agreste dei nonni.
Quando però nostra madre si lasciò abbacinare da un presunto colpo di fulmine per un ragazzo, solo di qualche anno più grande di mio fratello, e ci lasciò per ‘seguire il cuore’ nella disperazione di nostro padre, per lui fu quasi giocoforza spedirci per un mesetto in campagna per fare fronte ad impegni lavorativi per i quali avremmo rappresentato un ostacolo.
Avremmo potuto chiedere di andare in vacanza da soli da qualche parte; ma la situazione familiare tesa e il costo notevole di una pensione per un mese suggerirono a nostro padre di fare leva sulla bontà dei nonni per convincerli a tenerci con loro; non era il massimo della gioia, ma in fondo anche la novità poteva essere un’alternativa alla normale condizione dei figli in ‘colonia’ per tenerli buoni.
Mi trovai così a scavare, per riempire i tempi vuoti, nella soffitta dove mi catturò soprattutto un baule apparentemente pieno di robacce; quando ebbi in mano la ‘scatola misteriosa’ mi si aprì un mondo impensato e imprevedibile che mi avrebbe riempito il soggiorno in campagna; il contenitore di latta decorato con disegni floreali rivelò una collezione di fotografie, di cartine, di documenti, di quaderni di diario che mi svelarono i segreti dei nonni.
Bastò un’occhiata per cogliere che sulle mappe erano segnati itinerari di viaggio, presumibilmente quelli che qualcuno aveva fatto nel corso del tempo; quasi a conferma, le foto si rivelarono documenti di percorsi, con motociclisti attrezzati per lunghi spostamenti sullo sfondo di monumenti mitici o quanto meno straordinari, dalle Piramidi al Mato Grosso dal segnale del Polo Nord al Taj Mahal.
Chiesi conto a mia nonna, una settantenne ancora in perfetta forma che, nonostante il lavoro nei campi, rivelava una classe ed uno stile da modella; non ebbe difficoltà ad indicarmi tra i soggetti fotografati se stessa, mio nonno ed altre persone sconosciute o di cui avevo solo vaghe notizie; le chiesi quali viaggi avessero fatto e se tutti in motocicletta; mi invitò a sfogliare i diari e guardare le foto; le indicai quelle che più mi avevano colpito e con estrema nonchalance mi disse che erano quelle di Woodstock.
La guardai sbalordita e le chiesi se davvero avevano partecipato al Festival del 1969; come se fosse una verità nota a tutti, mi confermò che era stata la più bella avventura realizzata dagli otto motociclisti, quattro maschi e quattro femmine, che erano ripresi accanto alle motociclette ed a due tende canadesi di media grandezza; riconobbi lei ma non individuai mio nonno che avevo riconosciuto in altre foto.
Mi chiarì che nonno Paolo non era con loro in quella occasione; era anche lui al festival, ma con un altro gruppo; mi indicò un altro ragazzo, invece, che la teneva abbracciata; precisò che si trattava di Sergio, fratello di nonno Paolo che a quel tempo era già il suo ragazzo più o meno fisso ma che sarebbe deceduto qualche anno dopo in un gravissimo incidente automobilistico lasciandola col peso di nostro padre, di cui era incinta; la guardai stupita.
L’espressione ‘più o meno’ mi aveva impressionata e le chiesi conto; mi precisò che in quegli anni, proprio i giovani che si muovevano in quell’area culturale, avevano avviato quella rivoluzione sessuale che avrebbe portato alla liberazione da molti tabù; mi fece notare che tutte le ragazze erano a seno nudo e annotò che, in quel Festival, il nudismo era normale condizione; tra di loro, praticavano già il sesso libero e, solo quando erano convinti della scelta, accettavano di legarsi in coppia e dare vita a una famiglia.
Spudoratamente, a quel punto, le chiesi se avesse fatto sesso con tutti e quattro i compagni di viaggio; mi rispose, con la disinvoltura a cui ormai mi stavo abituando, che le tende erano due ed ospitavano ogni sera due coppie, spesso differenti; lei la prima sera era entrata con Sergio, il suo preferito, insieme a un’amica con un altro ragazzo; appena chiusa la tenda, si erano abbracciati, lei e il suo ragazzo, con la passione più intensa e con una voglia irrefrenabile.
Sergio, che era noto per essere il più dotato in quanto a dimensioni della mazza ma anche perché per sua natura era portato a titillamenti, masturbazioni e carezze assai più che a copule violente, l’aveva leccata tutta e l’aveva fatta sborrare almeno cinque volte, prima di infilarle la mazza in figa e scoparla con grande trasporto; l’amica quando avvertì dai gemiti che avevano avuto un lungo orgasmo simultaneo, chiese di scambiare i partner per bearsi anche lei della dolcezza della scopata col ‘bello’ del gruppo.
Passarono la notte a scopare alternandosi col partner per arrivare quasi distrutti all’alba; il giorno seguente gli altri due maschi chiesero di cambiare tenda e ambedue le ragazze scoparono lussuriosamente con gli altri due motociclisti; nei tre giorni del festival, nonna Anna scopò volentieri anche con altri cinque ragazzi di varia nazionalità, all’insegna di quella libertà totale che era il fondamento dell’ideologia da cui era nata la ‘contestazione globale’ e le lotte conseguenti.
Ero stordita, decisamente, perché, oltretutto, nonna mi lasciò intendere, tra le altre cose, che circolava anche molta droga e che anche lei, nota per essere molto controllata e morigerata, consumò in quel Festival tanta erba quanta ne avrebbe poi fumata nel resto della vita; mi invitò a riflettere che, per quello che li riguardava, avevano evitato il libertinaggio e le trasgressioni estreme ma espresso soltanto un desiderio di vita, di libertà, di amore fondamentali.
Prima e dopo quella straordinaria esperienza, avevano viaggiato a lungo in ogni parte del mondo, come era documentato nelle carte usate per viaggiare, nelle foto che avevano riportato e, soprattutto, nel diario che aveva tenuto diligentemente per tutto il tempo; se avessi voluto approfondire i diversi elementi, bastava che leggessi; le assicurai che era mia intenzione passare al setaccio tutta la messe di documenti; al momento mi interessava sapere chi fossero stati mia nonna e il burbero nonno.
Al proposito, le rivolsi la domanda che mi bruciava di più e che ero certa fosse finanche troppo delicata per lei; visto che il suo ragazzo era Sergio e che l’aveva ingravidata prima di morire tragicamente, cosa c’entrava nonno Paolo che noi avevamo conosciuto come suo marito e, per noi almeno, padre di nostro padre quindi nostro nonno legittimo; vidi che, come avevo temuto, lo sguardo le si appannò e dovette farsi forza per rispondere.
I due fratelli, per non portare anche nel gruppo gli attriti che inevitabilmente si scatenavano in famiglia, frequentavano due bande diverse che comunque convergevano assai spesso nella scelta degli itinerari; per molta parte dell’anno si trovavano a fare esperienze comuni sostenendosi a vicenda; quando capitavano su progetti diversi, ciascuno seguiva il suo ma si tenevano comunque in contatto; quando Sergio fu travolto da un tir con alla guida un rumeno ubriaco, Paolo era in Argentina.
Il suo gruppo infatti era diretto in Patagonia e al Polo Sud; la telefonata lo beccò a metà percorso; fece letteralmente l’ira di dio per raggiungere un aeroporto e precipitarsi a casa; arrivò che la bara veniva portata in chiesa; sapeva della storia d’amore tra Sergio ed Anna; quando la vide in lacrime, istintivamente la accolse tra le braccia e piansero a lungo insieme con singhiozzi strazianti; subito dopo il funerale, la portò con se alla casa paterna, dove lei già viveva con suo fratello.
Saputo che la ragazza era incinta di suo nipote, si ribellò con tutte le forze all’idea di un aborto; almeno quella parte di Sergio era giusto che sopravvivesse e lo ricordasse, anche nel nome; l’amore tra loro due nacque e crebbe dolcemente prima dal dolore comune poi dalla rassegnazione ed infine dalla speranza del figlio che sarebbe nato; fu il ‘loro figlio’ a quel punto e lui chiese ad Anna di unire i destini, sposandosi anche per dare una famiglia limpida e legittima al che si chiamò Sergio.
“Nonna, non ti esasperare e lasciami soddisfare le curiosità; tuo marito è sempre mio nonno o devo classificarlo come prozio, secondo i dettami di legge? Inoltre, che diavolo è successo tra papà e nonno per cui da anni non si rivolgono la parola?”
“Per il primo quesito, anche per la legge Paolo è tuo nonno; legittimò Sergio, tuo padre, ed è stato sempre per lui quello che un vero padre deve essere; sposandoci, mi chiese di rinunciare alla vita nomade che facevamo e comprò questa casa e questa terra per dedicarsi alla viticultura e alla produzione del vino tipico di queste zone; accettai molto volentieri e sono felice della scelta fatta perché abbiamo vissuto più di quarant’anni in armonia e serenità.
Tuo padre probabilmente ha ereditato poco da Sergio, il padre genetico, e moltissimo invece da Paolo, il padre legittimo e affettivo; hanno lo stesso carattere fumino e incendiario, non usano mezze misure e scattano come molle; a Sergio non è mai andata a genio la vita in cascina; ha sempre sognato la città come luogo ideale per esprimere le sue potenzialità; ogni occasione è stata buona per ribellarsi a suo padre e accusarlo di eremitaggio e di tirannia perché ci ‘costringeva’ a vivere in campagna.
Non ha mai accettato la mia verità, quella per cui sono felice di stare nella calma del paesetto a produrre il nostro vino e a coltivare le poche amicizie; oggi, con internet, non c’è bisogno di muoversi tanto; si può fare tutto telematicamente; ma tuo padre sentiva l’esigenza di uscire dal contado e non aspettò nient’altro che l’occasione per scappare via, anche se fu costretto quasi a mendicare per mantenersi, i primi tempi.
Gli scontri sanguinosi non si contarono; poi si sposò ed hanno avuto in rapida successione tuo fratello e te; anche questo avvenne in un clima di lotte quotidiane perché tuo nonno gli rimproverava mancanza di pazienza e tuo padre arrivò addirittura a dargli dell’impotente che aveva dovuto prendersi il figlio del fratello; questo oltraggio, a tuo nonno, a me e al defunto, ci fece assai male e decise una rottura che finora pareva insanabile.
Quel che è successo adesso, lo sai meglio di me; tua madre ha rivelato un’immaturità pericolosa; a quasi quarantacinque anni, dichiararsi nauseata del marito che la rimprovera troppo e l’apprezza poco è una bestemmia vera e propria; scegliere di innamorarsi di un ragazzo che può essere suo figlio, solo per polemica al marito, è davvero ignobile, come lasciare la casa e i figli; non avete bisogno di lei, perché siete grandi; ma è comunque una cosa indegna, disumana.
L’unico dato positivo, per noi, è che Sergio ha finalmente chiesto aiuto a noi; ci piacerebbe che fosse il primo passo per una riconciliazione; mio marito sembra burbero ma ha un cuore d’oro; è Sergio invece che qualche volta mi lascia perplessa perché prende cappello senza motivo e mantiene il punto come se difendesse il suo onore; anche se lo ha vilmente contestato, Paolo è suo padre e almeno un poco di rispetto lo merita.”
Presa dalla fregola di conoscere anche i particolari scabrosi e convinta che nonna volesse forse parlare di questi temi che avevo dissepolto involontariamente dalla scatola dei ricordi, le chiesi di spiegarmi da cosa nascessero le scelte che avevano avviato il femminismo successivo, con tutte le libertà che oggi si consideravano acquisite di fatto e che per una generazione erano state terreno di lotta aspra e spesso sanguinosa.
Mi contestò che le chiedessi un’analisi storiografica del Novecento che non era nelle sue corde; poteva dirmi che, per la sua esperienza, il sesso libero degli anni sessanta e settanta era una scelta ideologica, mentre la licenziosità contemporanea nascondeva un disagio per vuoto di idee; quando io mi chiudevo nel bagno di una discoteca o di un bar per fare un pompino o farmi scopare, in culo o in figa, a pecorina, sollevando appena la gonna e spostando il filo del perizoma, riempivo un vuoto di pensiero che mi faceva considerare ‘leggero’ il sesso mentre rivelava ‘leggero’ il resto, dal pensiero all’etica, al contenuto sociale.
Quando in un’assemblea, occupando una scuola, si passava la notte in situazione di promiscuità, c’era almeno la pulsione di una vicenda vissuta insieme; tenersi per mano in un corteo, in una manifestazione, contro una carica della polizia, portava a fare sesso per rafforzare quella solidarietà, quell’essere compagni di lotta e di impegno; il sesso in se era leggero ma la motivazione di fondo era ben pesante e dava il via ad una liberazione ulteriore del sesso.
Assistere ad un concerto di Santana, per fare un nome, caricava di emozioni che forse poi una scopata poteva scaricare o far continuare come languore, vicinanza, amicizia, compartecipazione; succedeva ancora, in qualche concerto, ma meno motivatamente; il top in quegli anni erano i grandi falò sulla spiaggia, di notte con musica di sottofondo, spesso suonata dal vivo; in quella situazione emozionale, nascondersi in pineta o fra le dune per una sana scopata era terapeutico.
Le chiesi se aveva vissuto personalmente occasioni di quel genere e se aveva smesso, votatasi all’eremitaggio in campagna; mi assicurò che aveva sperimentato molte forme di amore libero; in particolare ricordava ancora con emozione la sera che si era trovata, in un campo nudisti in Istria, in compagnia di un nutrito gruppo di turisti intorno al fuoco acceso sulla spiaggia di sassolini con legni recuperati dal mare.
Per uno strano disguido, aveva perso il contatto coi compagni di viaggio ed era finita, chissà come, in quella strana ‘banda’ stretta intorno ad un bravo chitarrista che alternava Dylan ai Beatles, Cohen agli Eagles; affascinata, si accostò e ben presto si sentì sommersa da quelli che spingevano per essere in prima fila; quando una notevole mazza le stuzzicò le natiche e si adagiò nello spacco fino a raggiungere con la punta il clitoride, le partì la voglia e si abbandonò al piacere puro.
Aveva fumato anche più di una canna, quella sera, e le risultò quasi necessario allontanarsi, col ragazzo che l’aveva stimolata, verso la vicina siepe; quando la spinse a terra, si lasciò sfilare il pareo che non copriva affatto il corpo statuario e sentì quello del giovane voglioso avvolgerla e coprirla tutta; fu lei stessa a prendere la mazza tra le dita e a dirigerla alla figa; lui spinse soltanto delicatamente e lei fu inondata da un piacere assai intenso; avvertì il colpo della cappella contro l’utero ed ebbe i primi orgasmi.
La cavalcò con voglia irrefrenabile; probabilmente era un bel po’ che non scopava e arrivò all’orgasmo in un tempo da record; si aspettava che recuperasse e partisse per un secondo round, ma l’altro evidentemente aveva concordato la cosa con gli amici perché subito dopo un altro ragazzo, con una mazza meno importante, la possedette un poco meno velocemente; nonna mi disse che in quella pazza serata almeno in cinque la scoparono con grande piacere suo e degli altri.
Tornata alla tenda, trovò i compagni di viaggio e, quasi per rifarsi o forse per farsi perdonare, si precipitò in braccio a Sergio che la adorò per lungo tempo facendola godere molto, prima di infilare in figa una mazza che lei sentì benissimo, per la stazza notevole, e la scopò per tutta la notte; episodi di quella fatta ne capitarono almeno altri due; invece le orge che si scatenavano a certi concerti, quando sciamavano per i campi alla fine dell’esibizione, la intrigarono assai di meno.
Ero sempre più impressionata e meravigliata di trovare nella dolce nonnina una donna tanto determinata, capace di fare sesso senza limiti se non il suo personale buonsenso; il risultato, un matrimonio di oltre quarant’anni ed un figlio che, al di là delle polemiche, era comunque una realtà ammirevole, dicevano che la sua era stata una vita intensamente e armoniosamente vissuta, in compagnia di un uomo apparentemente rozzo ma in realtà capace di enormi slanci; mi dispiaceva per mio padre.
Non glielo nascosi, quando mi videochiamò come d’abitudine; gli dissi che avevo a lungo parlato con nonna e che avevo scoperto verità che forse mi avrebbe dovuto rivelare lui prima che le conoscessi da sola; mi chiese come giudicassi mia nonna e il suo passato; gli dissi che era ammirevole senz’altro più di un fuscello nella tempesta come mi rivelavo io nella mia licenziosità e come dimostrava mia madre nella sua ottusa arroganza.
Convenne senz’altro che i suoi erano persone meravigliose e che aveva tutta l’intenzione di ricucire un rapporto che aveva ottusamente interrotto … ‘con qualche gravissima offesa, caro il mio stupido paparino!’ commentai concludendo la sua frase.
“I tuoi nonni hanno anche il grande pregio della pazienza, oltre al buonsenso; sanno che li amo profondamente, a prescindere da ogni altra valutazione, e che sento mio padre profondamente padre, nel rispetto della memoria di suo fratello.”
“Peccato che manchi a te e a mamma la buona abitudine di parlare, di dirle, le cose; vi sareste risparmiati tante sofferenze, fino alla recente tempesta, anch’essa frutto dell’equivoco e del non detto … Perché queste cose che dici a me per telefono non le hai mai dette a tua madre e a tuo padre? Sai bene che sarebbero felici di ricucire il rapporto con l’unico figlio, frutto di una vicenda tanto intensa … Non credere che suggerire surrettiziamente, mandandoci a passare un mese qui, risolva i problemi.
C’è bisogno di chiarezza; ed io non ho mai conosciuto una persona cristallina come la mia meravigliosa nonna; sei tu che intorbidi le acque nascondendoti, proprio come ha fatto quell’imbecille di tua moglie; a proposito, hai qualche notizia di lei?“
“Smettila di salire sul pulpito; ho colpe vere e gravi; verrò a fine mese non solo per riprendervi con me ma anche per parlare con mamma e papà; mi devo far perdonare offese molto gravi ed errori madornali; spero che abbiano la generosità di dimenticare … Tua madre pare che da più di un mese si sia liberata del bambolotto che l’aveva incantata; vive qui vicino ma non si fa viva … “
Nonna si lasciò inquadrare dalla webcam ed intervenne.
“Sergio, se incontri una madre che si rifiuta di abbracciare suo figlio per un qualsiasi motivo, fammela conoscere perché la mettiamo in un museo dell’orrore; sono venti anni che aspetto che ti convinci a tornare da noi; non so più neppure perché abbiamo litigato e, comunque, non esiste motivo valido per tenerci il broncio; ti aspettiamo con l’ansia dei genitori che dovresti conoscere; fai il primo passo anche con tua moglie; è stupido alzare il muro dell’orgoglio o del ‘vediamo chi si arrende’.
Ha sbagliato, si è pentita e si vergogna di voi; finché non le dite che tutto va bene e potete tornare una famiglia normale, resterà chiusa a riccio nella vergogna e tu nell’orgoglio; ho conosciuto e amato i tuoi due padri, quello naturale e quello legittimo e affettivo; da nessuno dei due puoi avere ereditato un orgoglio supponente così aggressivo; Sergio perdonava per carità cristiana e Paolo ti ha insegnato a non portare rancore.
Hai già sprecato decenni in un risentimento inutile; non distruggere una possibilità di armonia per un orgoglio fuori luogo, se la cifra vostra deve essere l’amore che è l’esatto contrario.”
“Ciao, mamma, sono felice di sentirti, specialmente se mi dici cose così sensate e giuste; spero di trovare anch’io le parole per riparare i danni, con mia moglie e con mio padre; come sta il vecchio coi suoi problemi di prostata?”
“Non può stare bene; si sente inutile e da rottamare; per fortuna, la produzione del vino lo tiene impegnato, anche troppo; adesso, poi, i nipoti gli danno orgoglio e voglia di apparire in forma … “
“Stai dicendo che averti spedito lì i figli è servito un poco anche a voi?”
“Sciocco, tuo padre adora te e tutto quello che ti compete, compresa la moglie adultera; dopo tante pene, i tuoi ragazzi sono la boccata di ossigeno per non sentirsi solo e abbandonato … “
“Digli che a fine mese verrò per qualche giorno; non mi ha mai chiarito i limiti delle sue colture viticole che adesso devono costituire un autentico patrimonio … “
“Boccaccia mia … veni appena puoi; se ti riesce, fai il miracolo di venire con tua moglie; cerca di ricordare cosa pensiamo del fare sesso e non prendere cappello per qualche scopata, che sicuramente hai ricambiato; pensa all’amore, tuo per lei, di lei per te, dei vostri figli per voi due e di noi vecchi per tutti voi; la rottura è una stonatura nell’esecuzione della sinfonia; accordatevi e armonizziamoci … per essere in sintonia.“
“Mamma, ti voglio un bene infinito.”
“Anch’io,figlio benedetto!”
“Nonna, come faccio a dirti che sei meravigliosa, stupenda, ineguagliabile, la donna più intelligente più bella e più tutto?”
“Semplicemente, non lo dici, perché o sarebbe adulazione o è l’amore di nipote che ti fa stravedere … “
“Nonna, a una domanda non hai risposto; dato per scontato che hai vissuto una vita meravigliosa, adesso come te la cavi con l’amore? Ne fai ancora? Se nonno, da quel che ho capito, ha problemi di prostata e, quindi, non può più, a chi ti rivolgi?”
“Tanto per cominciare, ogni stagione ha la sua età; la mia non è più quella dei grandi amori che al massimo resistono fino ai cinquanta; ma non è ancora quella del disarmo; di voglie ne ho ancora, molte più di quelle che puoi credere; se mio marito non può più fare sesso, non dimenticare che esistono molti modi per dare amore; Sergio, sia pace a lui, era un artista dei preliminari; ma Paolo se l’è sempre cavata meravigliosamente; spero che tuo padre abbia ereditato la loro abilità.
Quello che ti assicuro è che non cercherò mai un uomo di venti anni più giovane; per una settantenne chiedere sesso a un cinquantenne non è delicato o problematico come per una quarantenne chiederne a un ventenne; ma non commetterò l’errore di trovarmi a pentirmi; mio marito sa usare benissimo mani e bocca; se fosse necessario, basterebbe un vibratore o anche un ortaggio; usati con sapienza, fanno miracoli.
Diciamo quindi che posso ancora soddisfare le mie voglie col mio partner di sempre; dalla morte di Sergio, mio marito è stato l’unico maschio di cui ho avuto bisogno e che ancora mi sa stendere con i suoi giochi meravigliosi; la libertà prevede anche la scelta di rinunciare; nessuno ha mai detto che la fedeltà sia rinuncia alla libertà, se la scelta è fatta in autonomia e coscienza; io ho un grande cazzo di riferimento ed ho voglia solo di quello.
Mi pare di aver capito che tua madre si sia accorta tardi che la scelta del bambolotto era dannosa e lesiva; spero che abbia capito che la mazza di riferimento è quella di suo marito; però, ragazzina, adesso, dopo avermi estorto tante confessioni, mi pare che sia il momento di dire tu che senso hai del sesso e dell’amore, se hai un maschio di riferimento o se invece sei per il ‘leggero’ perché sei vuota e ami quello che ti rappresenta, cioè il vuoto.”
“Nonna, non essere inutilmente cattiva; qualche volta, nella storia, gli insegnamenti vengono travisati; la libertà sessuale è ancora oggetto di dibattiti e lotte; mamma ha frainteso, dimenticando chi è l’uomo a cui si è votata per venti anni e più; ma è solo per un equivoco senso della parità; sono certa che scegliere un ragazzo è stata solo un’offesa diretta al suo uomo che lei vedeva troppo autoritario; non mi dire che i tuoi uomini, tutti, non hanno tratti difficili da digerire.
Mamma ha esagerato; ma, da quel che ha detto papà, si è già resa conto dell’errore e sta cercando il modo per perdere con dignità, cadere in piedi e non piegarsi allo ‘strapotere’ del marito; se avesse avuto da te la lezione sulla libertà che mi hai dato oggi, penserebbe diversamente; anche la vergogna che maschera l’orgoglio è una colpa; ma sta a papà e a noi figli convincerla che l’orgoglio è un muro inutile; aver chiuso i contatti con lei non fa onore né a me né a mio fratello.
Spero che si offra un’occasione per rimediare e parlare chiaro con mamma; dopo le ‘lezioni di vita’ di nonna Anna, mi sento un poco più forte e determinata; dio sa quanto mi piacerebbe somigliarti in tutto; cercherò un contatto con mia madre e spero che a fine mese vengano insieme a riprenderci; sono convinta che si amano e che riusciranno a superare la tempesta inutile che hanno scatenato; spero che siamo ancora in tempo.
Mi chiedi del mio senso dell’amore; non ce l’ho, o almeno non ce l’ho chiaro come te; faccio sesso, spesso e a sproposito, quel sesso che dici tu, leggero, da bagni delle discoteche o da bar, in piedi, a pecorina, spostando solo un poco i vestiti; ma ho un modello di maschio che vorrei; peccato che sia impossibile per la società e per la coscienza morale; vedi, ho difficoltà anche solo a dirlo, dopo averti costretto a confessare verità scabrose … “
“Meravigliosa, la mia nipotina che rimprovera a suo padre di non dire le cose e si nasconde dietro il ditino quando deve dire a sua nonna che il maschio di riferimento è suo padre; credi che il mondo non esistesse, prima di te? Da sempre il modello principe per il sesso delle ragazze è il padre e, in molti casi, la figlia è la femmina più desiderata dal padre; non si confessa perché urta contro il sentimento religioso di ciascuno, la morale costrittiva e il comune senso del pudore.
Belle stupidaggini, specialmente quando poi si vanno a cercare sessi sconosciuti in un discoteca o in un bar e si fanno le peggio schifezze; nella logica libertaria, parlare chiaro col maschio, anche se si tratta del proprio padre, è un dovere non un optional; che ne sai tu di che cosa ne pensi tuo padre? E se, per caso, fosse in sintonia e ti consentisse di assaggiarlo, una sola volta, per farti passare la fregola e raccomandarti di stare più attenta con gli altri?
Sergio senior, buonanima, lo avrebbe fatto; Paolo lo farebbe; Sergio junior mi sa che è sulla sessa lunghezza d‘onda; ma se non afferri il toro per le corna, ti arrovellerai e soffrirai a lungo inutilmente; la paura ti uccide i sentimenti e ti fa commettere errori; credo che dovresti confidarti con tuo padre; nella peggiore delle ipotesi, ti toglie il saluto, ma ti liberi il cuore; se ti va male, ti fa una ramanzina da padre; se hai culo, ti concede una seduta d’amore e ti passa la frenesia; cosa ti attira in lui da desiderarlo così?”
“Forse i cromosomi del padre genetico; hai detto che era meraviglioso nei preliminari; mio padre, a detta di mia made e per mia diretta conoscenza, riesce ad incantare una femmina e farla sentire una dea fino al momento di scoparla; quando andavano via, le donne che si era portato a cena e poi a casa, lo adoravano per come le aveva trattate da regine; io vorrei una serata così da mio padre, di corteggiamento, di preliminari, di amore infinito e poi anche di sesso.”
“Mi sto bagnando, ad onta della secchezza vaginale che mi tormenta in questi anni; solo ad ascoltarti, ho risentito le mani di Sergio sul mio corpo; se il figlio ha preso anche solo una parte del talento del padre, deve essere un amante meraviglioso; mi spiace per tua madre che se ne è stancata e l’ha considerata una forma di prevaricazione; al tuo posto, gli parlerei; per avere quella serata, farei carte false; se è lussurioso come suo padre, non ti dirà di no; al massimo ti farà qualche migliaio di raccomandazioni.”
Mamma ci prese alla sprovvista; si presentò alla cascina inattesa; la vide per prima mia nonna Anna che la soffocò nell’abbraccio materno; le impose il silenzio con un dito sulle labbra e, in certo senso, la affidò a me; ci abbracciammo e lei singhiozzò sulla mia spalla balbettando frasi di perdono; le suggerii.
“Mamma, non è il momento di parlare; avremo tempo, per quello; è il momento degli abbracci e dell’affetto!”
Nonno Paolo era un artista, quando doveva ‘fare il fesso per non pagare dazio’; sembrò ignorare persino la frizione in famiglia e chiese di Sergio; nonna mi diede di gomito per indicarmi la scelta di buonsenso; provocatoriamente, le chiesi.
“Se mi faccio scopare da papà, mamma può accusarmi di tradirla?”
“In primo luogo, deve essere tuo padre a deciderlo e a rendersene responsabile; poi, come fai a parlare di tradimento in una famiglia dove padri e zii sono intercambiabili e le nonne sono complici delle nipoti? Corri a chiamarlo, avvertilo che sua moglie è di nuovo con voi e chiedigli di punirla facendo l’amore con te!”
“Nonna, ti adoro!”