Fedele gli accordi presi con Dario, siedo dietro sull’ampio sedile dove c’è Francesco.
Dario mette in moto e si avvia; a quest’ora col sabato piovoso, le strade sono deserte.
- Dove preferisci andare, Tesoro? – chiede.
Rispondo spudoratamente:
– Se per Francesco va bene, andrei in campagna, – poi mi volgo verso lui, siede al mio fianco ma raggomitolato in un angolo, emozionato, un po’ a disagio. – Abbiamo la casetta colonica dei nonni, molto tranquilla... che ne dici? Ti va di andarci? –
Francesco è lievemente spaventato, si nota; in fondo adesso si rende conto perfettamente di essere in macchina con due estranei. Potremmo essere pure dei malintenzionati.
La sua perplessità m’incoraggia, mi convinco che lui è davvero chi dice di essere. Comunque annuisce... infervorato anche dalla vista delle mie cosce, dove le calze finiscono con la “virgola” delle molle, alla vecchia maniera, poco più su: la mia carne viva e poi la gonnellina.
- Erano anni che non vedevo le calze con le molle. Mi ricordo che la mia prima ragazza le portava così... devo essere sincero, quando la toccavo, il contatto col nylon mi faceva impazzire! –
- Puoi toccarla, se vuoi, – lo incoraggia mio marito dal sedile di guida, come lo invitasse a prendersi un cioccolatino.
Nell’auto la pressione sale subito a mille...
Quell’uomo anziano, timidamente, stende il dorso della mano sotto la mia coscia. Cerca proprio il confine tra pelle e seta, se ne va in solluchero... mi sembra chiaro che, ciò che sta capitando, non gli sembra vero.
Mi trattengo dal cercargli il pene ma vedere il suo pantalone che si solleva e si gonfia, fuga ogni possibile dubbio. Temevo che l’età potesse influire sul rendimento della sua asta, togliendomi molto del piacere vero e proprio, quello che speravo sarebbe arrivato dopo... invece, sembra chiaro, che sotto le sue mutande, un cazzo vitale attende di passare all’azione.
I miei “maschi” sono ormai al mio servizio; il loro piacere dipende da me ed io ne approfitto, li farò sbavare!
Pure Dario, vedendo l’estraneo che si prende delle confidenze, si sposta sul seggiolino, per trovare una posizione comoda all’erezione in atto.
Vorrei stupirlo, prendendolo in bocca a Francesco ma preferisco aspettare.
Intanto la sua mano ha raggiunto il bordo delle mie mutandine, mi pare stia per svenire, invece trova la forza per infilare un dito sotto l’elastico e cercare i peli umidi della figa.
Pochi minuti dopo siamo al cottage. Il riscaldamento è già acceso, Dario è stato previdente.
- Io direi di metterci comodi – si toglie il giubbino e il pull. Resta con la maglietta a mezze maniche. Anch’io tolgo il giaccone, resto nella mia mise da studentessa un po’ cresciuta. Francesco, sempre molto partecipativo, rimane in camicia.
Ci accomodiamo in salotto, siamo tutti impacciati, non sappiamo cosa dire per rompere il ghiaccio.
- Gradite un amaro, una grappa... ? – chiede Dario, ospitale, mentre sistema le imposte, affinché la luce non sia troppo aggressiva.
- Perché non vi baciate? – dice Francesco e sorride - E’ sempre l’inizio migliore... se volete, sono molto felice anche solo di osservarvi, mentre fate all’amore. –
L’idea di dare un bacio tenero e appassionato mi piace. Lo faccio, mi accosto a Dario e incollo le mie labbra alle sue.
Ci accarezziamo; il bacio diventa sempre più sensuale, senza staccarci, sediamo sul bordo del divano. Scavo con la lingua, rumorosamente, nella bocca di Dario, mentre l’eccitazione fa avvampare il mio corpo in volute di caldo torbido.
Dario mi apre la camicetta; anche lui mulina la sua lingua contro la mia, sembriamo due combattenti che non vogliono arrendersi.
Avere uno spettatore discreto è piacevole: ci gasa, facendoci diventare un po’ esibizionisti.
Adesso è il mio momento di darmi da fare con le mani. Cerco la cintura di Dario, gli sbottono i pantaloni. Lui non chiede di meglio che liberarsene... senza remore, è su di giri; si leva anche le mutande e le scarpe, restando con le calze scure.
Siamo vicini, spesso la mia pelle viene a contatto col suo pene, eretto e libero. Quando mi tocca, lo sento bollente.
Vedo Francesco, si è seduto in poltrona, di fronte a noi, ma non accenna a spogliarsi. Non posso occuparmi di lui, per ora. Riprendo a baciare mio marito; nei movimenti, ad arte, ho fatto sì che la gonna di lanetta salisse, su... sempre più su, fino a mostrare la mia mutandina e le gambe appena depilate.
Con la mano accarezzo il mio maschio, poi gli trovo il membro che si inturgidisce ancora di più, al contatto della mia mano morbida.
Si è creata un'alchimia così erotica che ora desidero ardentemente di vedere il cazzo del nostro ospite. Non sto nella pelle dall’eccitazione.
Proprio io, mentre Dario mi carezza i seni, ancora trattenuti dal reggipetto, chiamo l’altro:
- Vieni da noi, Francesco... – poi rivolta al mio lui – va bene, amore? –
- Certo – risponde lui – adesso gli faccio vedere le tue zinne. - con un rapido movimento, mi fa schizzare fuori dal reggipetto, prima l’una e poi l’altra delle enormi tette; i mie capezzoli, sollecitati dalle sue carezze sono turgidi e grossi, pronti per essere succhiati.
La mia fantasia galoppa da sola.
Sto pregustando quello che i miei sudditi potrebbero fare. Mi mungeranno a dovere; leccheranno e suggeranno le mammelle tutto il pomeriggio, gli uomini, specialmente quelli nuovi del gioco, impazziscono per i seni grandi e burrosi... l’irrigazione nella mia vulva aumenta, spontanea.
Mi piace che tutto avvenga lentamente. Non lo facciamo spesso, a tre, intendo; mi voglio gustare tutte le attenzioni che saranno dedicate al mio piacere.
Francesco prende coraggio, lo vedo. L’eccitazione è troppo potente per resistere. Anche lui si sbottona la camicia, si alza e si avvicina a noi.
S’inginocchia davanti al grosso divano, poggia il viso sulle mie gambe, cerca la pelle morbidissima, oltre le calze; non sono più tese, i movimenti le hanno spostate; adesso sono molli e attorcigliate, la mia incuria mi ha resa discinta. Meglio! Le sue mani si muovono come un soffio, delicate. Assapora ogni centimetro della mia pelle chiara; la sfiora con i polpastrelli, poi con il palmo della mano. Si gode il contatto.
Tiene gli occhi socchiusi, vuole sognare, toccandomi dolcemente, però non vuole perdersi lo spettacolo, più ardito, che avviene al di sopra del suo viso.
Dario, in ginocchio sul divano, mi lavora i seni, con molta più decisione: si porta i capezzoli alla bocca per succhiarli fino all’aureola, ora uno ora l’altro. Francesco ha la testa immediatamente sotto. Quel ben di dio non aspetta altro,
Sì, penso, lo voglio anch’io... ho deciso: concederò alla sua bocca di godere dei miei seni.
Un brivido caldo mi attraversa la nuca mentre mi abbasso e spingo un capezzolo a portata delle sue labbra.
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Aggiunto: 5 anni fa
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Racconti Cuckold