per chi volesse contattare, fare commenti, insultare, dire qualsiasi cosa alla protagonista può scrivere a giusyna87@protonmail.com
Qualche anno fa nella società di cui faccio il commerciale a Milano fu assunta Giusy, il cui lavoro era sempre in ambito commerciale con mansioni simile alle mie.
Giusy era una bella donna mediterranea di origini napoletane alta 1,62 metri, terza di seno, taglia 40, un bel sedere cosa abbastanza strana per una donna napoletana, dato che la città è famosa per le donne con delle belle tette, ma col sedere abbastanza abbondante.
In azienda si vociferava che dato l’amore del capo per le belle donne, non fosse stata assunta di certo per le sue qualità professionali, infatti Giusy era una donna arrogante, snob e piena di sé, insomma il prototipo di troietta napoletana che vuole fare i soldi e la cui unica capacità è il suo arrivismo, d’altronde in galleria Vittorio Emanuele è pieno di belle donne arrivate da ogni parte d’Italia in cerca di fortuna, ma che si sono sostanzialmente ridotte a fare le cagne, per non tornare da dove sono venute e ammettere con amici e conoscenti i propri fallimenti.
Giusy mi sembrava esattamente una di queste persone con l’ambizione di avere una borsetta Hermes e vestiti firmati, magari con il logo in bella evidenza, perché i beni di lusso dei migliori stilisti si possono sempre comprare, ma lo stile non si compra soprattutto da parte di queste cagne interessate più alla grandezza del marchio di ciò che indossano che allo stile che questi marchi rappresentano.
Fin dall’inizio non avevo legato particolarmente con lei, anzi spesso avevo accese discussioni di lavoro con lei, senza mai trascendere troppo però. Il maggior motivo di attrito tra me e Giusy fu sulla fede calcistica, mentre io sono milanista, lei è una fervente tifosa del Napoli e quell’anno mentre Napoli stava facendo una stagione trionfale, il Milan stava andando abbastanza male.
Poco prima di Napoli-Milan di Champions League, però la cosa si accese anche per la vittoria del Milan per 4-0 in campionato: dato il mio carattere provocatorio canticchiavo spesso la canzoncina inventata da me dove i quattro goal diventano schiaffi col cazzo sulla sua faccia, cosa che si vedeva che faceva arrabbiare sensibilmente Giusy che però data la sua capacità di self control non perdeva mai il suo aplomb, ma soprattutto la sua arroganza, sicurezza e sicumera.
Quello che però cambiò il mio rapporto con lei, fu quando l’azienda decise che dovevo andare in trasferta con Giusy nel periodo che coincideva con la partita di ritorno di Champions League.
Dopo i soliti e continui battibecchi sulla partita le lanciai la provocazione di una scommessa sulla partita, senza però fissare qualcosa in palio, anche perché mai avrei pensato che avrebbe accettato.
Con mia grande sorpresa Giusy disse “bisogna mettere qualcosa di grosso in palio altrimenti non avrebbe senso fare una cosa del genere, tu se il Napoli si qualifica rinuncerai alla promozione per te e il tuo sottoposto e mi darai 1000 euro”
Ci pensai sopra un po’ e poi risposi “Accetto, so che il Napoli è più in forma, ma non ha tradizione in coppa e soprattutto ha meno peso politico del Milan quindi l’arbitraggio sarà sicuramente favorevole al Milan che se vincerà tu mi darai 1000 euro e sarai completamente a mia disposizione per un giorno”.
Dopo la partita di andata che vide la vittoria del Milan 1-0, aumentai i livelli di sfottò nei suoi confronti.
Forse perché punta nell’orgoglio e nel suo egocentrismo Giusy disse “chiedo di aumentare la posta!”
Io le risposi “la tua sottomissione sarà di due giorni, potrai dire di no solo a una cosa, puoi indossare quello che vuoi durante la partita, ma non più di quattro indumenti più l’intimo (che avrebbe dovuto essere azzurro Napoli) i compreso, ma dovrai toglierne un indumento o sbottonare un bottone ogni dieci minuti passati senza gol Napoli”
Le ricordai tutto questo l’ultimo giorno di ufficio prima di partire per la trasferta, penso che mi credesse matto per rinunciare a tutto quello che dovevo avere in azienda per una scommessa.
Il giorno dopo lo passammo tutto in fiera, rientrammo alle 19.00 e facemmo un’apericena per essere davanti alla Tv alle 20.45.
Per essere sicuro che non avesse cambiato idea le ricordai i patti e alla sua risposta affermativa le dissi che l’avevo sempre ritenuta una persona arrivista, rampante e che questa sarebbe stata la sua condanna.
Giusy scelse con cura come vestirsi: Scarpe e calze le davano venti minuti. Si trattava di calze normali appena sopra il ginocchio e tacchi a mezza altezza, una camicetta con tre bottoni (quindi 30 minuti, più dieci minuti per toglierla. In tutto erano settanta minuti, più l’intimo si arrivava ai fatidici novanta minuti
La camera d’albergo era stupenda per vedere la partita un grande divanetto, davanti a un maxi schermo, Avevo scelto con cura la location dove avremmo visto la partita e avrei consumato la mia vendetta sfondando non solo psicologicamente quel culo pieno di arroganza, egocentrismo e pienezza di sé.
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