Usciamo di mattina presto, dopo una colazione veloce ed una doccia, perché ci aspettano in banca per alcune questioni in sospeso da risolvere. Arrivati poco dopo, ci attende una consulente niente male, Antonella M. è il nome che riporta sul suo badge appeso alla camicetta bianca, poco sopra la sua mammella sinistra. Il suo senso era molto morbido e abbondante, per poco tenuto a freno dal reggiseno in pizzo che si poteva intravedere dalla camicetta. Gonna lunga nera e scarpe nere lucide con tacco alto. Antonella M. era alta, qualche centimetro in più di Dalila certamente, a parità di tacco. La mia donna si accorge del mio interesse verso le tette della nostra consulente finanziaria e mi da un pizzicotto sulla natica destra.
Antonella ci rappresenta quali sono le nostre incombenze rispetto alla banca da formalizzare ancora, ma io sono continuamente distratto dalla sua scollatura che col passare del tempo si fa sempre più generosa. Dalila mi pone la sua mano destra sulla mia patta e sente il mio cazzo che pian piano si fa sempre più duro.
Ad un certo punto ferma l’esposizione della consulente e chiede del bagno dopo di ché mi chiede con voce molto calda di accompagnarla. Non appena siamo dinanzi alla porta dell’antibagno, entriamo assieme e, davanti alla porta del bagno delle donne, mi chiama a sé e ci infiliamo in due dentro quella porta, chiudendola dietro di noi. Mi sussurra “Ti sei arrapato vedendo le tette di Antonella, non è vero?” Io non rispondo ma il mio sorriso è molto eloquente! “Adesso ti sistemo io”. Detto ciò, vedo che Dalila si china in ginocchio, avvicina il suo viso davanti la mia patta, abbassa la lampo dei miei pantaloni, inserisce la sua mano destra e dai miei slip tira fuori il mio cazzo, ormai al massimo della sua erezione. Lo prende voluttuosamente in bocca, lo spompina a dovere, con la sua lingua che gira attorno alla punta e lo bagna per bene; dopo un paio di minuti in cui mi godo la sua bocca, lei si stacca e si rimette in piedi, alza la sua gonna quel tanto che basta per raggiungere i suoi slip di pizzo nero che fa cadere giù lungo le sue gambe lisce e perfette. Si gira, dandomi le spalle e si poggia una mano al muro, l’altra la porta dentro la sua figa e inizia a masturbarsi cercando di lubrificare le sue dite. Non avevo compreso ancora qual era il suo scopo, ma dopo qualche secondo vedo che inizia a spostare i prodotti della sua figa verso il suo culo. Inizia ad inserire il medio, fradicio dei suoi umori, poi anche l’indice, e subito dopo si china un po' verso il muro e mi sussurra “Lo voglio nel culo!”. Non mi faccio pregare, avvicino il mio glande al suo buco, che sento umido per il lavoro di dita che aveva appena fatto, inizio a spingere delicatamente sino a quando il suo ano cede alla mia pressione e la punta del mio cazzo si insinua dentro il suo stretto buco. Lei va per ritirarsi in avanti ma poi si ferma e ritorna indietro, permettendo al mio cazzo di restare dentro di sé. Inizio a muovermi prima delicatamente, avanti ed indietro, poi la pressione che le sue viscere esercitano contro il mio cazzo non mi fa ragionare più: aumento la velocità e la bordata delle mie spinte e ad ogni colpo Dalila mi concede un piccolo mugolio che deve contenere dato l’ambiente in cui ci troviamo. Le insinuo due dita della mano sinistra dentro la sua bocca, che lei spompina, altre due dita, dell’altra mano, le inserisco dentro la sua vagina, per regalarle lo stesso piacere che mi stava concedendo. La sento godere ed adesso e lei che decide la velocità, che aumenta sempre di più. La sento godere e gemere sempre più fino a quando la mia mano è inondata dalle sue secrezioni, calde, viscide ed abbondanti. Dalila non si ferma, sa che non sono ancora venuto e continua a spingere il suo culo verso il mio cazzo. Altri due colpi ben assestati e le spruzzo tutto il contenuto delle mie palle giù dritto l’intestino, in un orgasmo che non dimenticherò facilmente.