Presenza assente


Il maschio che ho selezionato all’agenzia non tradisce le promesse del catalogo; è una bestia di un metro e novanta con fisico da sportivo idoneo a qualunque disciplina; lo divoro con gli occhi mentre si spoglia nella nostra camera, davanti a me a malapena coperta da una vestaglia nera trasparente; quando si libera del boxer ed emerge la mazza formidabile annunciata in catalogo, non posso fare a meno di rimirarla a bocca aperta.


Grossa da far invidia a un cavallo è lunga, nodosa e viva di vene e capillari che gonfiano lo spessore di una lattina; nei due anni da quando riempio di corna Marco, mio marito, ne ho viste di ogni tipo; poche riuscivano a superare le dimensioni del mio legittimo consorte che per quasi venti anni mi ha sollazzato con un randello di oltre venti centimetri; devo solo sperare che ne sappia fare uso con la stessa sapienza ed eleganza con cui Marco tratta le vagine, tutte quelle che ha praticato.


Questo è il punto cruciale della serata; benché abbia fermamente deciso di cambiare vita e mi sia divertita a cercare il sesso dovunque fosse possibile, sperimentando tutte le situazioni immaginabili, non sono mai riuscita a liberarmi dalla cappa che mi avvolge delle qualità inarrivabili delle copule con lui; più mi sforzo di cercare il competitore capace di farmelo dimenticare, più mi trovo travolta dai ricordi ed ogni copula è un trionfo di nostalgia.


Spero proprio che questa sera sia quella giusta per cancellare la memoria del mio tiranno e che una mazza tanto possente serva a placare il mio spirito, a spostare il mio interesse e a farmi ritrovare il piacere della copula senza di lui; mi accosto al bull con tutta la maturità della mia esperienza; vicina ai cinquanta, con una lunga storia contorta alle spalle, sono bene in grado di gestirmi una serata di grande sesso.


Mi siedo sul bordo del letto e prendo in mano il ‘mostro’; mi ci vogliono tutte e due, per coprire la lunghezza; il pollice e l’indice non riescono a toccarsi quando li stringo intorno alla mazza; decisamente è un arnese da esposizione; mi lecco le labbra pregustando la gioia della fellazione; accarezzo i testicoli, grossi come piccole mele, morbidi come pesche; gioco a due mani su asta e sacco scrotale; comincio a sbrodolare, senza volerlo; è davvero molto sensuale la situazione.


Come un’ossessione, mi tornano alla mente gli episodi in cui mi perdevo con gioia perversa nella libidine di giocare con il sesso di mio marito; era felice del mio tocco, da quando cominciavo a carezzare la mazza fino a quando decideva di sfondarmi meglio se a pecorina e nel retto; mi riscuoto dai ricordi e mi do della stupida perché mi perdo in ricordi ‘altri’ mentre ho davanti a me un fallo da sogno; purtroppo, i presupposti su cui si fonda la mia rabbia adulterina mi impediscono di godermi l’attimo.


Non so dire quando sia cominciata; so che, dopo più di venti anni di conoscenza e quindici di vita matrimoniale, quando già ci avviavamo ad una vecchiaia borghese, serena, con la figlia andatasene a convivere col ragazzo e noi rimasti a goderci i lauti guadagni di lui, mi scatta una rabbia inspiegata perché ‘ha fatto tutto lui’; di colpo, mi sento una figura di contorno al suo successo, un essere inutile che vive di luce riflessa dopo avere brillato per anni.


Era un giovane povero e di belle speranze, quando lo conobbi, io poco più che adolescente e lui già diplomato in ragioneria; ci incontrammo immediatamente e fu amore vero, capace di resistere a molti colpi duri; mi laureai e raggiunsi l’apice dei miei sogni, insegnare italiano sulla cattedra che era stata del professore che adoravo, quando ero al liceo; anche nella società cittadina mi ero felicemente inserita; Marco era la mia ‘appendice’ accettata solo perché stava con me.


Poi la storia ha cambiato registro; le figure classiche, come i professori di liceo, si sono fortemente appannate e i nuovi eroi, quelli emergenti dal mondo degli affari, hanno preso il sopravvento e si sono proposti come grandi protagonisti; mio marito, perché ho sposato Marco ed abbiamo una figlia, è il portabandiera dei nuovi ‘potenti’ ed è diventato in breve ‘il Ragioniere’, quello di cui tutti hanno bisogno, spesso per coprire manovre al limite della liceità, ai danni del fisco.


La perdita di ruolo mi ha gettato in una profonda depressione, di cui però non riesco a darmi ragione, forse perché neppure io conosco la scaturigine; l’unico risultato è un rancore sordo contro mio marito che si è ingigantito nel tempo; mi ribello sull’unico punto dove ho potere, i rapporti sessuali; mi nego sempre più frequentemente finché, due anni fa, scopro il gusto dell’adulterio insieme a quello delle mazze giovani che mi galvanizzano per il tempo di una copula.


Quando però, come in questo momento, mi trovo a che fare con una mazza notevole, che peraltro ho scelto accuratamente e dopo lunga analisi, mi assale la massa dei ricordi e il senso dell’inutilità della rabbia e di una ribellione chissà a chi; la conseguenza è che mi faccio sbattere con sempre più forza, per trovarmi alla fine a chiedermi a chi giovi quell’esercizio meccanico; l’amore si è perso ormai tra le macerie spazzate via.


Però questo manganello è cosa viva, delicata e dolce; mi piace sentire la consistenza serica nelle mani che muovo lungo tutta l’asta; mi da gioia e languori di orgasmo masturbarlo dolcemente e sentire che i corpi cavernosi si riempiono di sangue e trasformano un organo spugnoso appena barzotto in una mazza durissima, dalla quale pregusto piaceri infiniti lungo il canale vaginale fino all’utero e nel canale rettale fino all’intestino.


Intanto, mi appassiono all’idea di riceverlo in bocca; accosto la punta, osservo ammirata la cappella a fungo che copre largamente lo spessore e appunto l’interesse alle tracce di precum che appaiono sul meato; allungo la lingua ad assaporare e il gusto acidulo delle secrezioni mi brucia le capacità di ragionare; a Marco piace immensamente sentirsi leccato in cima; mi preme sulla nuca per obbligarmi a inserire la punta della lingua nel meato, perché ne gode molto.


Il ragazzo che mi sta per possedere non ha l’improntitudine di farlo; ma sono io a giocherellare con la punta della lingua sulla cappella; la lecco tutto intorno, disegno ghirigori sulla superficie straordinariamente liscia e ampia perché è totalmente scappellato, infilo la punta nel meato; risponde con contrazioni violente e gemiti; maledico mio marito che mi domina anche assente, suggerendomi le copule con gli amanti occasionali; lo tormento giocando tra lingua e cappella.


Prendo la mazza a due mani e la accosto alle labbra; le tengo socchiuse perché così avrà la sensazione di sverginarmi; lascio che la cappella ingombri la bocca, tra lingua e palato; la guido contro le gote, poi verso l’ugola, continuando a leccare; prende un poco di iniziativa e spinge la mazza; le mani ferme sull’asta impediscono che mi soffochi; si muove avanti e indietro e lo seguo con la lingua che accarezza la parte contenuta dalla bocca.


Gli concedo alcuni colpi violenti del ventre contro il viso per dargli la sensazione di possedermi, ma sono io a risucchiare l’asta fino a provare conati improvvisi e sensazioni di soffocamento che servono solo a non farmi pensare e a solleticare la mia libidine; blocco la sua ansia di possedermi in bocca e, quando si placa, comincio la mia fellazione con leccate intense e succhiate profonde che gli strappano l’anima attraverso il sesso.


Non voglio che abbia un orgasmo troppo rapido e so che nemmeno lui lo vuole; Marco, il maledetto marito onnipresente anche solo perché è fisicamente assente, ha una capacità enorme di tenuta; d’altronde, le sue copule fondano soprattutto su preliminari quasi eterni; molte volte gli ho rimproverato che arriva a penetrarmi quando ho quasi esaurito le energie per i riti interminabili di preliminari che ama tanto.


Ho deciso a bella posta di copulare con un bull d’agenzia; un amante occasionale qualsiasi, specie se cercato e incontrato in un sito internet, non garantisce una lunga tenuta e talvolta mi sono trovata ad avere a che fare con soggetti dall’orgasmo rapido e facile; il marcantonio che sto abbracciando per le natiche per farmi copulare in bocca certamente è abituato a reggere a lungo; forse mancherà l’amore che mio marito mette anche in una sveltina da ‘una botta e via’; ma qui l’amore non c’entra.


Sto giocando da un bel po’ di tempo, col fallo in bocca; a questo punto, Marco inesorabilmente prende ‘il pallino’ e scambia i ruoli; da un mercenario non mi aspetto un gesto di partecipazione; sono io che mi sgancio dalla fellazione e mi stendo supina, tenendo i piedi a terra; capisce, per fortuna, e si abbassa accosciandosi sui piedi, piega la testa e la sua lingua passa a spatola sul ventre; mi appresto a godermi il cunnilinguo.


Ci sa fare, fortunatamente; per me che ho vissuto vent’anni di sesso con un linguista dell’abilità di mio marito, è fondamentale che un amante, anche occasionale e di una sola volta, si dia molto da fare, perché dalla lingua mi aspetto sempre il meglio della copula; il ragazzo parte leccando dall’ombelico in giù fino a raggiungere la vulva; percorre sapientemente le grandi labbra e aggredisce con lussuria quelle piccole che fa aprire come un bocciolo; afferra tra le labbra il clitoride già ritto e rorido.


Rispondo con sferzate continue di piacere intenso; è uno degli esercizi che ama di più mio marito e, quando copulavamo, me ne dispensava a iosa; è decisamente più bravo di questo giovane, possente ma meno esperto; conosce, inoltre, tutti i segreti della mia lussuria e trova immediatamente i punti e i modi per trasformare una leccata di vagina in un’apoteosi di piacere capace di farmi sentire cori angelici e vedere luci psichedeliche.


Per favorire la sua attività, sollevo i piedi sul letto e spalanco le ginocchia; sono aperta al massimo, la vulva è spalancata tutta alla sua vista e perfino l’ano pulsa davanti ai suoi occhi; con la massima delicatezza passa la lingua a spatola dal monte di venere fino all’ano, penetrando in vagina e nel retto con la punta; sono eccitata da morire, gemo, carezzo la testa fra le mie cosce e lo incito a leccare, a succhiare, a continuare a farmi godere; è un momento di grande estasi di lussuria.


Va avanti a lungo; poi si ferma, forse perché le mascelle gli dolgono; mi viene da sorridere, ricordando quanto Marco sia instancabile in quella pratica; mi sembra quasi di sentire la sua lingua rugosa passare su tutta la vulva e penetrare con forza in vagina e nell’ano; poi realizzo che sto ancora confrontando per nostalgia e mi concentro sul piacere della lingua che mi stimola; dopo un lunga ed elaborata stimolazione di tutto l’apparato sessuale, mi fa sistemare carponi sul letto.


Afferra le natiche con le mani e le dilata per aprire alla vista ano e vagina; la bocca scende a leccare il sesso e ricomincia il percorso, stavolta dal coccige al monte di venere, percorrendo con le dita e con la lingua l’ano il perineo e la vulva; sono totalmente spalancata e sento con piacere la lingua che titilla, carezza e penetra, quando può; le ondate di piacere si susseguono come vampate che mi assalgono e mi fermano il respiro; i lunghi gemiti e i piccoli urli segnalano il piacere degli orgasmi.


Sembra scatenato il mio giovane amante; scivola sotto di me con la testa all’altezza della vulva e il fallo proposto ritto al cielo contro la mia bocca; mi organizzo a succhiarci alternativamente, perché non mi riesce di seguire contemporaneamente la fellazione e il cunnilinguo; quando lecco io, lui tiene ferma la bocca sulla vulva, al massimo con la lingua in vagina; quando succhia lui, mi limito a catturare la mazza fra le labbra e sentirla vibrare in tutte le fibre.


Dopo una lunga seduta di questo esercizio, ho voglia di averlo in vagina, finalmente; lo spessore è intrigante e sono certa che mi farà godere molto; poiché preferisco la penetrazione da dietro, gli dico di venirmi alle spalle e di montarmi; esegue prontamente, si porta dietro di me, spazzola più volte il perineo con la mazza dura poi la infila in vagina; mi sento aprire in due da quel fallo asinino che mi sventra; il piacere è indicibile; lo sento entrare per tutto il canale vaginale fino in fondo.


Mi cavalca con foga e passione; sento che spinge la mazza fino a farmi male, la tira fuori quasi per intero e la fa ripiombare contro la cervice dell’utero; alterna fasi di pompaggio veloce, frenetico, strusciando il ventre sulla vulva spalancata, ad altri momenti in cui delicatamente e con calma infila la mazza e poi la sfila altrettanto lentamente, il piacere è intenso, lungo, maledettamente esaltante; sono felice di sentirmi aperta da quella mazza e maledico Marco a cui non lo consento più.


Il bull non accenna ad eiaculare; da buon professionista, avendo ricevuto l’incarico di due ore di sesso a mia richiesta, non intende disperdere energie, col rischio di non farcela; invece io sviluppo tutta la mia potenza pluriorgasmica ed ho esplosioni di squirt frequenti e ricche; puntualmente, il giovane lecca devotamente tutto; mi trascina con se sdraiata su un fianco e non ritira un centimetro l’asta dalla vagina; mi possiede da dietro, ambedue sdraiati di fianco, tenendomi alta la coscia libera.


Mi fa stendere sotto di lui e mi copre col corpo maestoso e solido; picchia sulle natiche col ventre ansioso e la mazza scivola in vagina trascinando nel piacere l’ano; ho voglia di una ricca copula anale, alla prima occasione; fermo la sua copula e lo faccio stendere al centro del letto; mi piego sul ventre e riprendo in bocca il fallo duro; lecco, succhio, titillo e ingoio fino a soffocare; so che Marco gode moltissimo di questo intervallo tra una copula e l’altra; anche il ragazzo sembra provare molto piacere.


Mi spinge supina a mia volta, monta sullo stomaco e mi pianta la mazza fra i seni; prendo le mammelle e catturo il fallo tra i due globi; ho una quarta straordinariamente invitante e soda, sono certa che si gusta la mia spagnola; la lunghezza della mazza consente che, copulando tra i seni, la cappella arrivi alla bocca, dove termina la corsa in una sapiente fellazione; con le mani dietro la schiena, mi afferra la vulva e mi titilla con le dita il clitoride; ho un orgasmo violento; lui si frena ancora.


Steso sul letto, mi fa montare su di lui e mi infila la mazza in vagina; lo cavalco all’amazzone per un periodo incalcolabile; intanto, mi masturbo strofinando il clitoride sul pube; mi fa girare fino a dargli le spalle e riprende la penetrazione dal basso; a gambe spalancate; sento la mazza che picchia sull’utero e mi masturbo con gioia la vulva spalancata fino alla vagina aperta; mentre copuliamo, lancio sanguinosi improperi a quel cornuto impotente di mio marito che non mi merita.


Ci fermiamo di nuovo, perché anch’io ho bisogno di una sosta; tengo in mano il sesso barzotto con grande tenerezza e piacere; mi chino sul ventre e con abili colpi di lingua faccio riprendere al bastone la condizione ritta che preferisco, prelevo dal comodino la bottiglietta del lubrificante e la deposito sul lenzuolo; capisce l’indicazione e so che attuerà una meravigliosa penetrazione anale, di cui avverto ora l’esigenza. 


Non appena si sente di nuovo in grado di montarmi, mi fa sistemare carponi, viene alle mie spalle; passa a lungo la lingua tra vagina e ano per una prima lubrificazione; gioca con la cappella lungo il sesso, infilando un poco nel retto, scivolando sul perineo e penetrando in vagina; aspetto ansiosa la copula definitiva; entra con un solo colpo che mi obbliga a reagire per non essere spinta giù; comincia a copulare ed io sento umori d’orgasmo scorrere dalla vulva sul bastone.


Il fresco del lubrificante tra le natiche mi avverte che sta per stuprarmi con una mazza ragguardevole; la mia attenzione si concentra sull’ano che pulsa e palpita voglioso; avverto la cappella che si apre il varco e la spinta decisiva che fa entrare la mazza tutta nell’intestino; ho spinto il sedere indietro per accentuare la forza della penetrazione ed ho soffocato l’urlo di dolore che mi ha strappato lo stupro violento; poi è solo piacere infinito.


Comincia la copula anale vera e propria; il mercenario mette molta foga nel picchiare contro le natiche; mentre la mazza mi rovista l’intestino con la forza del sesso giovane, non riesco più a distinguere tra il piacere del fallo che spinge il pacco intestinale, fino allo stomaco, in avanti verso il busto; quello della carne del ventre che batte col tipico rumore contro quella delle natiche piene o quello mentale delle mie elucubrazioni.


Mentre copuliamo, più volte Marco mi ha pregato di infilargli un dito nell’ano, al momento di massimo piacere; gode e mi spruzza dentro una fiumana di sperma non appena lo faccio; ho sospettato che ci fosse in lui una grossa componente di omosessualità o almeno di indifferenza sessuale e gliene ho accennato; si è messo a ridere e mi ha chiarito che un poco tutti i maschi amano farsi penetrare con un dito dalla donna amata; questo accentua e accelera il piacere.


Da quando ho cominciato a cornificarlo, mi sono adagiata sulla convinzione che sia cornuto, e questo lo so perché gliele faccio io le corna, e contento perché il suo silenzio mi sembra assenso ai miei tradimenti; in qualche occasione, con amanti che sono amici suoi, ho insinuato il dubbio che sia impotente, forse per mistificare il mio adulterio e giustificarlo in qualche modo; ma soprattutto mi sono convinta che sia omosessuale.


Da due anni non gli offro rapporti sessuali e neppure ne reclama; non riesco a capire come possa ovviare a un bisogno che conosco acuto e frequente di fare l’amore, come preferisce dire, o di fare sesso, come giudico io; l’unica giustificazione che ritengo possibile, supportata dai casi che ho vissuto di penetrazione di un dito nell’ano, è che sia un omosessuale e che abbia approfittato della situazione per crearsi una storia con un altro depravato e soddisfare così la sua smania di sesso.


Mentre lo sconosciuto mercenario mi penetra violentemente nell’ano, mi appare meravigliosamente nitida l’immagine dell’arrogante mio marito chino a novanta gradi di fronte ad un altro maschio che gli infila nel retto una mazza più grossa di quella che mi sta squassando il ventre; in un attimo di resipiscenza, mi rendo conto che anche io mi sto umiliando a novanta gradi ad uno sconosciuto; ma l’idea che lo faccia lui è troppo eccitante; ho un orgasmo violento al solo pensiero.


Intanto, le due ore fissate dal mercenario stanno per scadere; mi avverte che avrebbe eiaculato, stavolta; mi chiede dove voglio che scarichi lo sperma; gli dico di continuare nel retto fino alla fine; è stata la fase più bella dell’incontro e mi piace che concluda alla grande; con una lunga serie di colpi davvero devastanti, anche per il mio ano aduso a penetrazioni violente di falli belli grossi, conclude la performance.


Il suono tipico della carne contro la carne, del ventre contro le natiche; l’azione stimolante del manganello nell’intestino; le mani di lui aggrappate ad artigliare i lombi per darsi più spinta, la violenza degli spruzzi nel ventre, insomma tutte le componenti di una copula anale di prima grandezza concorrono a farmi raggiungere l’orgasmo più forte che ricordi; vi aggiungo di mio l’idea che nello stesso momento mio marito stia soggiacendo ad un maschio che lo penetra analmente; godo senza limiti.


Il bull ha esaurito il suo compito e si è comportato benissimo; salderò con la titolare dell’agenzia le competenze; lui può andarsene; si riveste; io indosso uno slip con salvaslip, nel caso che lo sperma gocciolasse fuori, e la vestaglia; usciamo dalla camera; mi trovo di colpo faccia a faccia con mio marito che dovrebbe essere altrove, non so dove, per la distanza che ci divide e che mi impedisce di sapere cosa faccia.


“Ah, sei qui! Come mai?”


“Sono venuto a comunicarti che me ne vado … “


“Come mai? Negli ultimi due anni non mi hai mai avvisato dei tuoi viaggi … “


“Non vado in viaggio; ti lascio definitivamente; dal mio avvocato troverai la richiesta di separazione; se firmi per la procedura consensuale, in una settimana siamo liberi; se vuoi fare obiezioni sappi che rischi molto … “


“Tu non vai da nessuna parte; ti umilierò finché ne avrò voglia e alla fine dovrai nasconderti per la vergogna.”


Accende il computer e la ripresa della recente copula passa nitida di audio e di video; il bull interviene tremando.


“Scusi, lei è il marito della signora? Lei è ‘il Ragioniere’?”


“Sì a tutte e due le domande … “


“Ragioniere, mi creda, donna Cesira mi ha incaricato di sollazzare la signora che lo aveva chiesto espressamente; se avessi saputo chi era, non avrei accettato; per favore, non se la prenda con me … “


“Ma che diavolo succede? Perché quest’imbecille trema? Chi sei tu?”


“Se trema, una ragione deve esserci; hai dato un nome falso e pensi di pagare con la carta di credito che ti ho bloccato stamattina, immagino; stai per commettere un altro errore; pagare i tuoi vizi con denaro mio è furto; già ci sono i conti saldati in alberghi e ristoranti a mie spese e senza che lo sapessi; se insisti a pensare di umiliarmi, fai una brutta fine; vai in galera, se non peggio.”


“Ma di che diavolo parli?”


“Per favore, non aggiungere altro e acconsenti; il ragioniere ha amicizie importanti e pericolose; se vuole farci del male, non arriviamo neanche a domani; fa quello che ti dice e ringrazia Iddio se te la cavi.”


“Ammesso che voglia concederti il divorzio, posso sapere cosa è questa storia? Non sei il frocio che vuole il dito nel retto? Non vuoi andartene con un maschio? In che consisterebbe il tuo potere?”


“Per l‘ultima volta ti parlerò di quel che non ti piace; questi video che ho avuto, delle tue copule, non servono in tribunale perché il sesso non è motivo di divorzio; potresti pretendere assegni, compensi e altro; ma se li pubblico sui siti giusti, io ci faccio la figura del cornuto, perché lo sono; tu vai ad insegnare in un paesetto dell’Italia sperduta; se porto in tribunale le ricevute dei pagamenti che hai fatto con le mie carte di credito, vai in galera per qualche anno.


Nel paesello di montagna potresti copulare solo con qualche pastore e dovresti stare attenta all’opinione pubblica; in carcere, dovresti prostituirti assai più di quel che fai ora; non credo che sarebbe opportuno per la tua vagina né il trasferimento d’ufficio per comportamenti immorali contrari all’insegnamento né la galera per furto; vuoi ragionare almeno per un momento o sei ancora più pazza di sempre?”


“Visto che ti piacerebbe far sapere a qualche milione di persone che sei un impotente cornuto, quasi mi piacerebbe sfidarti e lasciare che pubblichi quei video; non posso obiettare niente all’ipotesi di furto; credevo che il certificato di matrimonio mi mettesse a parte dei tuoi averi; ma ricordo anch’io che ti obbligai a firmare per la separazione dei beni; ammetto di avere perso e di dover firmare per la soluzione consensuale; ma il piacere di schiacciarti l’ho preso tutto … “


“Pronto, Sara? Ciao, amore, l’imbecille presuntuosa ha finalmente capito che deve togliersi dai cosiddetti; domani firmerà e sarò libero di vivere con te l’amore scopertamente; ti sta bene così? Posso venire a vivere con te e con nostro figlio? Non ti preoccupare; è troppo stupida per rendersi conto di quello che fa; a scuola non dirà niente se non vuole essere classificata prostituta su internet; temo anzi che si proclamerà ancora tua amica; è debole ed è fatta così; non ti angosciare.”


“Sara, sei veramente tu? La mia mia migliore amica, la collega stimata da tanti anni, è la donna di mio marito?”


“Lo è diventata quando lo hai ripudiato; Marco è il padre di mio figlio; Arturo ha un anno; se consideri i nove mesi di gestazione, capirai che nei due anni dei tuoi bagordi, lui aveva con me un’altra famiglia; ti assicuro che è il marito migliore del mondo, forse tanto quanto tu sei stata la moglie peggiore; se ne senti il bisogno, a scuola parleremo di quello che è successo; hai preso molte cantonate e fatto molti errori; ho paura che stenterai a ricostruirti una dignità, dopo quello che hai fatto.”


“Ho perso in un solo colpo il pilastro di mio marito e quello della mia amica; sarà dura, farcela da sola.”


“Sara e tante altre tue colleghe, col tuo stesso stipendio, vivono bene, da sole o con famiglia; tu dovrai solo rinunciare ai lussi, ai bagordi e agli amanti costosi; non sei sola; abbiamo una figlia; anzi, hai una figlia; è maggiorenne e non sarà affidata per sentenza di un giudice; sceglierà lei il genitore con cui stare; con lei, forse, puoi decidere di riprendere la tua dignità di donna e di madre, se scendi dal trono e decidi di vivere come una comune mortale ... “


“Io ho portato troppo avanti la mia presunzione e forse dovrei andarmene da questa città; nostra figlia, che è l’unica cosa che ci unirà sempre, deve scegliere di stare con suo padre, se non vuole fare la fame con sua madre, laurearsi al più presto e trovare un lavoro; adesso mi è chiaro cosa vuol dire essere ‘il Ragioniere’; controlli i capitali di tutti e soprattutto i segreti e gli imbrogli di tutti; chi ti offende deve temere tutta la malavita locale; a me è andata bene per fortuna o perché lo hai imposto tu?”


“Hai cambiato registro adesso o non eri in grado di ragionare prima? I miei amici imprenditori ci tengono molto a me; non avrà difficoltà nostra figlia a trovare il lavoro giusto; non ti ho mai voluto far male, perché sei la madre di nostra figlia; anche se fossi una prostituta professionista, lei ti amerebbe comunque; io so pensare dal punto di vista di lei … “


“Io invece ho viaggiato coi paraocchi, mi scontro con la realtà e devo gettare la spugna. Domani firmo quello che devo; se puoi, non farmi cacciare dalla scuola e non denunciarmi come ladra; lo merito, ma avevo sposato un uomo assai generoso.”

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Tag: amanti