La stanza era in penombra, dalla finestra si diramavano all'altezza dei raggi dalle persiane delle sottili lame di raggi di luce che fiondavano nella stanza. Entrai un pò titubante, indecisa. La camera la ricordavo ma così al buio era un pò difficile muoversi.


La sua voce risuonò calma


- dai vieni ti aspetto da tanto


mi diressi verso il letto. Vedevo il profilo del suo corpo steso supino. Mi avvicinai e allungai la mano sul petto villoso. Il suo profumo di sudore e di legna mi avvolse subito.


- hai indossato quello che ti ho detto?


- si


gli presi la mano e la portai sul mio petto. Le dita scorrevano sulle fine trame di delicati trini del reggiseno. Mugolò di soddisfazione.


- e tu?


gli chiesi


- mi vuoi tutta per te?


Si girò di fianco


- ti voglio possedere, averti, sentirti mia, come non mai


Lo spinsi in modo che ritornasse supino e mi misi cavalcioni su suo petto. Le sue mani si posero sui miei seni piccoli appena accennati protetti dal reggiseno. Tesi il braccio all'indietro e cercai l suo sesso. Lo sentii da sotto i boxer duro e teso, fremente. Lo accarezzai lentamente come si farebbe con un qualcosa di prezioso e delicato. Quel ramo duro e nodoso mi avrebbe procurato un infinito piacere per questo andava rispettato.


- è pronto direi


- ti vuole,


mi disse con voce calda


- è tuo.


Che fosse mio lo sapevo bene. Da quando ci siamo conosciuti io e Domenico abbiamo subito scoperta un'affinità speciale per il sesso. Lui cercava una persona che lo assecondasse nei suoi giochi di letto, io volevo un uomo che mi sapesse possedere e mi facesse sentire una femmina in calore. Lui era abile con il suo arnese. Le sue penetrazioni nella mia fighetta anale erano delicate, gentili, mai violente, ma nello stesso con quella forza autorevole di maschio che tanto elevava la mia femminilità. Non ho avuto bisogno di cercare altri maschi. All'inizio era car sex, oppure in nostri incontri avvenivano in un posto tutto nostro che chiamavamo il covo. Poi, quando il nostro rapporto si è consolidato, mi portava a casa sua. Mi scopava da Dio, mi faceva sentire il suo arnese dentro di me ed ogni spinta che mi dava era piacere puro. Con lui ero totalmente femmina, animalmente femmina.


Quel giorno mi aveva telefonato che era mattina presto. Il sole non ancora spuntava e il cielo si stava appena rischiarando.


- che vuoi?


gli chiesi con la voce impastata dal sonno


- sono a letto, non riesco a dormire


- conta le pecore


proruppe con una risata, poi serio


- ti voglio


capii che non stava scherzando, era serio. Era preso da una di quelle sue smanie di sesso che andavano soddisfatte


- ma ti rendi conto che ora è?


- e tu ti rendi che se non vieni io impazzisco?


stetti in silenzio, ma il cuore batteva forte.


- va bene


- ascolta, mettiti quella parure


riagganciai.


La parure era un completo intimo che mi aveva regalato. Slip e reggiseno neri entrambi con pizzi delicati estremamente sensuali e davvero belli.


Mi lavai e vestii velocemente. Indossai l'intimo sui jeans e maglietta. Non era il massimo ma non potevo certo infilarmi un tubino di prima mattina e poi non mi vesto da donna in pubblico, non ancora almeno.


Entrai in casa e già in sala mi sfilai i pantaloni a la maglietta. Salii in camera.


Adesso ero su di lui con una mano sul suo arnese durissimo ancora prigioniero dei boxer. Lo accarezzavo. Era già pronto per scoparmi ma era un peccato sarebbe venuto subito vista l'eccitazione. Mi decisi, entrai con la mano dentro l'intimo e lo afferrai. Iniziai a segarlo, dapprima lentamente. Se acceleravo esplodeva meglio tenerlo sulla corda. I movimenti erano lenti sulla verga, misurati e precisi. Quando iniziò a fremere lo lasciai per dedicarmi ai testicoli. Lui continuava a stuzzicare i capezzoli con le dita. Movimenti ora lenti ora veloci. Poi, mi spinse giù e fu lui a salirmi sopra. Libero dai boxer, il cazzo era dritto con un fuso ignaro della gravità e forte del desiderio del maschio. Adesso lo avevo di fronte, lui era a cavalcioni sul mio petto, mi mise un cuscino sotto la nuca così da facilitare il lavoro del soldato duro e pronto a penetrarmi in bocca. Lo presi e lo guidai sino alle labbra. La pelle delicata e serica del glande sfiorava le mie labbra, lo baciai


- dai


fece lui voglioso


- fallo entrare, voglio scoparti


allungai la punta della lingua e stuzzicai il prepuzio. Il cazzo fremette. Oddio, pensai, vuoi vedere che sta per venire? non deve. Allargai le labbra e lo feci entrare in bocca. Lui si posizionò in maniera comoda, mise le braccia ai lati della mia testa come farebbe per fare le flessioni e si spinse in avanti. Lo afferrai sui fianchi per cercare di gestire la scopata. Lui affondò delicatamente. Il membro scivolò per più di meta e poi risalì. Le mie labbra erano quelle di una vagina. Ridiscese lentamente questa volta entrò quasi tutto i peli pubici sul naso. Risalì e lo tolse dalla bocca per permettermi di respirare a fondo. Il cazzo era grondante di saliva. Pensai che potevo mettere un filo di rossetto avrebbe dato più tono al momento. Lo portò nuovamente sulle labbra e lo feci entrare. Spinse giù con maggiore decisione e risalì. Aveva trovato la via. Ripeté l'operazione con un ritmo sempre maggiore. La saliva usciva dalla bocca e respirare era difficile, ma mi sentivo femmina fremente di piacere e pronta a soddisfare il proprio uomo. Aumentò la frequenza di scopata sino a che gridò


- godo


questo è il momento topico quello in cui una femmina dà il meglio di se. Lo allontanai ma lasciai il glande in bocca, lui tremò per poi esplodere in una eiaculazione potente e massiccia. Il primo getto lo presi in bocca, era bollente e denso, gli schizzi successivi sul viso. Quando si calmò, ormai svuotato si sporse un pò indietro.


- sei stata magnifica


disse con voce gaudente


Il suo cazzo era ancora in tiro. Da bravo soldatino aveva fatto il suo dovere. Lo presi in mano e me lo portai sulle labbra. Sapeva di sperma e questo mi diede ancora di più piacere. Lo presi in bocca assaporandolo tutto.

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