Lei tornò a casa una sera visibilmente stanca, e come spesso accadeva mi avrebbe poi raccontato con calma tutte le vicende lavorative della lunga giornata, si adagiò sul divano, vestiva un top azzurro, un paio di jeans attillati che slanciavano le sue bellissima gambe e un paio di scarpe décolleté blu elettrico con cinturino alla caviglia. Mi inginocchiai davanti a lei, presi con entrambe le mani una sua caviglia e posai la suola della sua scarpa sulla mia gamba, poi con una carezza salendo con una mano sul collo del piede trovai il cinturino e lo slacciai, sfilando dolcemente la scarpa.
Ecco il suo odore, dopo un giorno di lavoro che immaginavo continuo e frenetico, forse altri uomini, come me ora, si erano eccitati all'idea di accarezzarle i piedi, di annusarli, di baciarli. Con una mano dietro al tallone sollevai il suo piede verso il mio viso con l'altra lo accarezzai con cura, iniziai a baciarlo sopra le dita ma soprattutto a respirarlo, era un meraviglioso mix di profumi, la crema che si spalmava ogni mattina, l'odore del cuoio, il suo odore e quello di una lunga e calda giornata estiva.
Lo baciai, mentre il mio sguardo incrociò il suo, sorrideva, eccitata, posai il piede sulla mia gamba e presi l'altro tra le mani delicatamente, come fosse estremamente fragile.
"sai" disse
"oggi sono andata a pranzo con Carlo"
"non ricordo chi sia" dissi io
"è il responsabile commerciale di una grossa azienda fornitrice"
silenzio... continuò
"ci tenevo da un pò sai, tra i miei colleghi da diverso tempo girano voci, sembra che lui partecipi ad incontri particolari che si svolgono in una grande villa di proprietà di un tale pieno di soldi che per suo diletto organizza cose strane"
"cose strane?" dissi io
"ma si..." continuò lei
"sono anni che ne sento parlare ma mai in modo esplicito, addirittura c'è chi dice che siano successe cose... insomma un pò pesanti, parlano di violenze, ma sai com'è la gente e... la cosa mi ha sempre incuriosito"
"bè... che ti ha detto di bello?" chiesi
"purtroppo nulla, pare che a questi incontri partecipino nomi importanti, gente che viene anche da lontano, persone facoltose e di conseguenza, tutti mantengono un grande riserbo"
"capisco, quindi sei punto e a capo con la tua ricerca"
continuavo a baciarle la pianta dove l'odore era più intenso
"non proprio" disse lei
mi fermai per un attimo
"cioè?"
"sai che odio le persone insistenti ma oggi era la mia occasione per saperne di più e non me la sono fatta scappare, tra l'altro lui lo conosco appena e solo per lavoro, però sai come sono, quando voglio una cosa la ottengo"
"ma... andresti in quella casa se ne avessi l'occasione?"
silenzio
"si"
"amore ma... quella è gente che non conosci, sono ricchi e annoiati dalla vita e cercano probabilmente emozioni forti, non hai paura?"
silenzio
"si"... silenzio
"e questo mi eccita...".
Aveva già deciso, io potevo fare ben poco, l'unica mia possibilità era che quel circuito fosse riservato ed esclusivo a tal punto da non permetterle di entrare.
"e?" chiesi quasi spaventato
"e... Carlo mi ha fatto una proposta"
rimasi in silenzio, immobile con il suo bellissimo piede sotto le mie labbra
"vedendo il mio profondo interesse mi ha detto che ne avrebbe parlato con chi di dovere e che se ci fosse stato interesse la prassi di ingresso prevedeva una cena conoscitiva all'interno della villa e una procedura di selezione che non ho ben capito.
"e a questa cena chi parteciperebbe?" chiesi io
"Non è chiaro, ma sono stata fortunata, tra le poche parole che sono riuscita a strappargli mi sembra di aver capito che Carlo faccia parte del gruppo che propone i nuovi accessi... figo no?"
"amore ma... tu vuoi andare in un luogo, mandata da uno che conosci appena dove altri sconosciuti, in una casa in periferia dove succedono cose strane, valuteranno se sei idonea a partecipare a incontri di cui non conosciamo nulla... e io come dovrei comportarmi?"
avevo entrambi i sui piedi appoggiati sul mio petto e con le mani li accarezzavo dal collo fino alle dita e viceversa
"tu sarai sempre con me"
silenzio
"cioè... vengo anch'io?"
"no" disse lei seccamente
"ho dettato una condizione"
"e sarebbe?"
"Carlo mi ha detto che tutto ciò che succede in quei luoghi viene ripreso e registrato, ovviamente dovrò dare il mio consenso in merito, ho risposto che avrei accettato ad una condizione, tu dovrai essere collegato in videochiamata con il mio cellulare e dovrai vedere e sentire ogni cosa"
"cos'ha risposto?"
"che mi farà sapere"
La sera seguente, al ritorno dal lavoro appena entrata in casa mise nelle mie mani il suo cellulare, sullo schermo una chat anonima con questi messaggi:
-> "lunedì 11, all'ingresso del parco, sul ciglio della strada, ore 22 "
Lei: "devo indossare qualcosa di particolare?"
-> "no! una Limousine nera si fermerà"
Lei: "c'è altro?"
-> "nessuno deve seguire la Limousine, nel caso l'evento verrà annullato"
Ci guardammo per un lungo momento negli occhi, i suoi brillavano di emozione, l'espressione era quella di una nella stanza dei giochi, ma i suoi pensieri erano tutt'altro.
"mi accompagnerai tu all'appuntamento?" mi chiese
silenzio
"s...si" risposi, e continuai...
"ma... quando e come rimarrò in contatto con te una volta salita in macchina, qui non ne parlano"
"pensavo di fare cosi" disse lei
"mentre attendo la loro auto ti chiamo al cellulare, poi cercherò di tenere il telefono vicino con lo schermo spento in modo che tu possa sentire, spero che non cada la linea, ok?"
"ok" risposi io
Venne la sera dell'appuntamento, da diversi giorni nessuno di noi pensava ad altro, l'estrema emozione che entrambi provavamo ci aveva sospeso in una profonda attesa.
Uscimmo di casa, lei era splendida, i suoi occhi brillavano, indossava un vestito di un beige perlato, stranamente in gonna, con spacco laterale, scarpe chiare anch'esse perlate con un tacco importante, era più elegante che vistosa ma lei aveva il dono di provocare anche con una vecchia tuta felpata.
Arrivammo al parco, scese senza tanti saluti e cerimonie, a quel punto non c'era più nulla da dire, chiuse la porta e rimase in piedi sul marciapiede. Mi spostai con l'auto e mi fermai poco più avanti, volevo rimanerle vicino, anche per sicurezza, l'orario e il posto non mi lasciavano del tutto tranquillo. Appena spensi il motore sentii squillare il telefono, era lei, dissi scioccamente: "pronto?" e nulla più, la vedevo in lontananza, aveva posato il telefono sopra alla sua piccola borsetta e manteneva tutto con entrambe le mani.
Passarono pochissimi minuti e la Limousine si fermò davanti a lei, la vidi salire.
Sussurrando con un filo di voce la sentii dire:
"amore non vedo nulla i vetri sono oscurati, non vedo nemmeno l'autista"
non dissi nulla, eravamo d'accordo che non dovevo rispondere.
Vidi scomparire lentamente l'auto nella notte, presi dalla tasca gli auricolari e nervosamente li indossai, mi tremavano le mani. Sentivo il rumore dell'auto che correva lentamente sulla strada, ora ferma, ora accelerava, il tempo non passava mai finché si fermò un pò più a lungo del solito, probabilmente all'ingresso della villa, subito dopo l'auto percorse un lungo e rumoroso sentiero di ghiaia leggermente sconnesso, il luogo in cui la stavano portando era probabilmente lontano dalla villa principale. Si fermò, qualcuno aprì la portiera, nessuna parola, la sentii scendere, il suono dei suoi tacchi, poi una porta, ancora passi, una sedia spostata, poi il nulla.
"buonasera" la voce di un uomo, profonda, non giovane.
"buonasera" disse lei con voce tremolante
"la prego di indossare la mascherina che vede davanti a lei.
silenzio, leggeri rumori, poi la voce di un'altro uomo
"non prenda come maleducazione il fatto che non ci siamo presentati, qui non si usano nomi e non chiederemo il suo, qui noi tutti abbiamo una maschera personale per discrezione, questo le crea disagio?"
"no" rispose lei, aveva la voce calda
Seguirono rumori di vario genere, forse alcuni piatti venivano posati sul tavolo poi sostituiti con altri, parlarono sottovoce del più e del meno, era chiaro che mia moglie non conosceva quegli uomini, la cena o quello che sembrava, terminò molto presto, dubito che nessuno di loro fosse interessato al cibo in quel momento.
"bene, ora che ci siamo conosciuti passiamo alla parte seguente"
una terza persona, credo, entrò nella stanza e posò qualcosa sul tavolo
"questi sono i documenti che lei dovrebbe firmare e visto l'oscurità che ci circonda e la quantità di clausole presenti, le riassumo brevemente di cosa si tratta"
"lei ci autorizza a disporre di lei e del suo corpo, ogni volta che si troverà in questa tenuta lei è di nostra proprietà, con queste firme dichiara di essere a conoscenza dei rischi che questo comporta e ci solleva da ogni tipo di responsabilità"
pausa...
"E' stato organizzato un evento dedicato a lei, verrà preparata a riguardo e in un momento prestabilito le saranno fatte alcune domande alle quali dovrà rispondere SI o NO, nessuna altra parola, rammenti, questo è molto importante. Deve dire SI se accetta incondizionatamente, mentre se nutre a riguardo dubbi anche di piccola entità dovrà rispondere NO... il tutto sarà ripreso e registrato"
fece una pausa poi continuò
"A questo punto lei può prendersi tutto il tempo di cui ha bisogno per decidere se proseguire o fermarsi, nel caso rinunci, verrà immediatamente riaccompagnata nel luogo dell'appuntamento e ognuno di noi considererà questo incontro come mai avvenuto"
silenzio...
attesa... dopo di che lei disse:
"voglio proseguire..."
lungo silenzio...
"bene" disse l'uomo
mi mancò il respiro, si illuminò il mio cellulare, chiamata conclusa.
Passarono due, cinque, dieci minuti, non so, durante i quali le mie mani tremavano nervosamente stringendo il cellulare che a un certo punto squillò, era una videochiamata, avevo coperto la webcam, risposi.
Penombra, mi apparve una stanza molto grande illuminata da alcuni candelabri fissati alle pareti, pareti che sembravano antiche, forse un castello, un sotterraneo. Al centro della stanza una struttura in legno massiccio che formava un rettangolo, due colonne più un grosso trave sovrastante e un'altro contrapposto che faceva da base. Dal trave superiore ad una distanza di circa due metri tra loro pendevano due grosse catene scure, mentre sul trave base erano ancorati due grossi anelli di metallo, anche loro ad una distanza simile alle catene.
Ecco finalmente lei, apparve da dietro il mio punto di visione, vidi la sua schiena dirigersi lentamente verso la struttura, accompagnata da due uomini vestiti di scuro, anch'essi mascherati, ma con una maschera che copriva loro l'intero viso, la portarono fino ad un passo dalla struttura, si voltarono e uscirono dalla mia visione.
Tornarono subito, uno dei due portava una scatola che posò a terra, davanti a lei, l'uomo che le stava dietro le si avvicinò e iniziò a slacciarle i pochi bottoni che alla fine della sua splendida schiena nuda tenevano il suo vestito ai fianchi, fece scorrere gli spallini sulle braccia e il vestito cadde a terra.
L'uomo di fronte a lei le prese delicatamente le mani e la incoraggiò ad andare verso di lui e a posizionarsi sulla trave base esattamente tra i due anelli, si chinò, aprì la scatola, ne tirò fuori due grosse polsiere in cuoio che iniziò a legare ai polsi di mia moglie che spostò le sua braccia in avanti offrendogli i polsi, prima una poi l'altra, l'uomo dietro prese invece le cavigliere e si chinò per bloccargliele intorno alle caviglie, prima una poi l'altra, dalle polsiere e dalle cavigliere un anello metallico manteneva un grosso moschettone. L'uomo dietro le alzò un braccio in alto tendendolo verso l'angolo della struttura, l'uomo davanti fisso il moschettone alla catena più in alto possibile, poi alzarono l'altro braccio e fecero lo stesso. La luce tremolante delle candele faceva scintillare le gocce di sudore che calavano dalle sue ascelle lungo i fianchi. Si chinarono, entrambi nello stesso momento, le allargarono le gambe e fissarono il moschettone delle cavigliere agli anelli, prima uno poi l'altro. Presero la scatola e uscirono di scena.
Quanto era bella, gambe aperte, braccia aperte che posizionavano il suo corpo ad X, un completo che le avevo regalato io con reggiseno minimale e perizoma viola impreziosito da pizzi lilla ... e le scarpe, vederla a gambe aperte con ai piedi quelle scarpe dal tacco alto faceva correre la mia mente, avrei dato tutto per poterle anche solo baciare i piedi in quel momento, ma in quel momento, lei non era mia.
Finora la luce delle candele mi permetteva di vedere bene ma venne spenta qualche candela e la luce si abbassò, cambiò l'atmosfera, vidi due uomini diversi dai primi, possenti, nudi, vestiti della sola mascherina dirigersi verso mia moglie, uno dei due aveva una cintura in vita, quando la raggiunsero si posizionarono uno davanti e l'altro dietro, quello davanti pose le sue mani sulle natiche di lei, si strinse a lei iniziando a baciarle il collo, l'altro prese un coltello da una fondina in cintura e le tagliò il reggiseno gettandolo a terra, rimise il coltello nel fodero, posò le sue mani sulla pancia di lei e salì fino al seno, stringendolo fino ai capezzoli e iniziando a giocare col loro, anche lui prese a baciarla sul collo dalla parte opposta. Lei godeva, la vedevo, la sentivo respirare profondamente, piegò la testa all'indietro, le catene legate ai polsi che le tenevano le braccia in alto erano tese più di prima, poi sentii l'uomo dietro di lei dire:
"ricorda, devi rispondere solo SI o NO!"
"si" disse lei respirando al limite del gemito
iniziò con la prima domanda:
"stai godendo della tua condizione attuale?"
"moltissimo" rispose lei con un sospiro più lungo del solito, entrambi gli uomini si allontanarono di scatto, vidi un'ombra dietro di lei, un sibilo e uno schiocco secco riempì l'ambiente accompagnato da un urlo di lei che portò di scatto in avanti il bacino tirando le braccia come se si fosse seduta per un attimo su di una piastra rovente, cominciò a dondolare sorretta dalle catene, subito in modo frenetico poi piano piano si calmò. Tornarono i due uomini, l'uomo dietro sfilò ancora il coltello e stavolta lo infilò sotto il cordino del perizoma, anche quello finì sul pavimento, erano entrambi in erezione, riposto il coltello ripresero a baciarle il collo, le mani ovunque, sui seni tra le gambe, lei si dimenava come un animale ferito e i suoi gemiti erano sempre più forti, l'uomo dietro faticava a tenerla ferma anche stringendola a se:
"ricorda, solo SI o NO!" le disse ancora
"SI" disse lei e lui riprese
"manterrai segreto quanto accadrà in questo luogo?"
"SI"
"sei disposta a donare il tuo corpo per soddisfare qualsiasi piacere?"
"SI"
"accetti che in questo luogo tu venga privata della tua libertà?"
"SI"
"eseguirai gli ordini che ti verranno dati?"
"SI"
"accetti di essere punita in caso tu li trasgredisca?"
"SI"
"accetti di venire filmata o osservata da una o più persone per il loro piacere?"
"SI"
pausa, silenzio... poi, sussurrando appena e rivolgendosi all'altro uomo disse:
"che troia"
pausa, silenzio...
"SI" rispose lei
Passarono alcuni minuti dove continuarono a farla eccitare, passavano le mani sul suo corpo stringendola tra di loro, lei gemeva, poi ad un certo punto i due uomini si voltarono insieme verso la loro destra come se qualcuno avesse richiamato la loro attenzione, probabilmente ricevettero il segnale per iniziare la parte successiva del piano prestabilito. Spostarono nuovamente l'attenzione su di lei, l'uomo dietro salì ancora con le mani sui suoi capezzoli, li prese entrambi tra pollice e indice e li strizzò con forza, la sentii urlare, ancora una volta si inarcò in avanti, l'uomo di fronte a lei ne approfittò e le mise dentro il suo cazzo duro, prese con una mano il suo viso e le infilò la lingua in bocca, lei emise un gemito soffocato, l'uomo dietro tolse le mani dai suoi seni, con una mano la abbracciò in vita mentre con l'altra guidò il suo cazzo dietro, penetrandola. La vidi contorcersi, le catene vibravano con un rumore di ferraglia, l'uomo dietro la prese con entrambe le mani sui fianchi e iniziò ad entrare con colpi lenti ma profondi, lei morsicò le labbra dell'uomo davanti, lo faceva quando godeva molto, lui si allontanò con la bocca ma continuò a tenerglielo dentro, lei dopo un urlo profondo di piacere intervallato da un respiro affannato disse:
"amore... amore..."
La poca luce era sufficiente a vedere il suo corpo coperto di sudore, gran parte suo ma non solo, il mio cazzo stava scoppiando, provai una quantità di amore, piacere e dolore che non credevo possibili.
I due uomini finalmente vennero dentro di lei rimanendo al suo interno per qualche minuto abbracciati a lei ancora incatenata.
La videochiamata terminò.
Rimasi ad aspettare al parco il suo ritorno per un tempo che non saprei definire, finché vidi arrivare la Limousine, lei scese, io mi avvicinai con la macchina, aveva il vestito macchiato di sudore e forse altro, ai polsi e sulle caviglie un'impronta violacea tipica di un trauma, mi guardò e mi baciò sospirando come fosse la prima volta poi si staccò appena dalle mie labbra e disse:
"andiamo a casa"
accesi la macchina e partii, una volta a casa lei posò la borsetta e prese il cellulare, io la guardai, sapevo che quella sera non ne avrebbe voluto parlare quindi le proposi di prepararle un bagno caldo, lei mi guardò e mi disse:
"amore... non ho ancora completato il mio compito, stanno aspettando che invii loro un filmato"
"un filmato?" dissi io senza capire
"ti prego è necessario, andiamo a letto"
non può avere ancora voglia di fare l'amore pensai tra me e me, ma dopo la serata trascorsa niente mi avrebbe più stupito, la assecondai, tolsi le coperte e mi sdraiai sulla schiena, lei armeggiò con il telefono vidi che iniziò a registrare un video e salì sul letto con le scarpe, il tacco le procurava un equilibrio instabile, camminò fino a posare i suoi piedi di fianco alle mie spalle, la guardavo sotto, era nuda, sudata, lei con una mano teneva il telefono inquadrandomi, con l'altra sollevò la gonna e si chinò fino a posizionare la mia bocca tra le sue gambe, era bagnata e aveva un forte odore
"amore ti prego, puliscimi e mangia tutto quello che posso darti"
dopo un momento di sorpresa iniziai a leccare prima le grandi labbra poi decisi di entrare con la lingua, prima lentamente poi sempre più avido, deglutivo, cercavo a fatica di respirare, la sentivo respirare e la vedevo filmare, rimase per qualche minuto poi si spostò in avanti quanto bastava perché potessi pulirla anche dietro. Leccai e le infilai la lingua più e più volte, la sentiì dire:
"ancora..." ma il suo tono assomigliava più ad un'ordine che ad un desiderio, finché si sollevò, avvicinò il telefono al mio viso, terminò il video e lo inviò. Posò il telefono, chinò il suo viso verso il mio, mi diede un dolce bacio sulla fronte e si buttò esausta sul letto affianco a me. Mi avvicinai a lei, la accarezzai, la abbracciai e pensai... "sono fottuto".
Ci addormentammo cosi.