Via Cosima era la zona residenziale principale del mio paesino di 3000 abitanti. Un complesso di case popolari rimesse a nuovo, appartamenti e case a schiera, con 2 ampie aree verdi. Solitamente le sere d'estate ci passavo in bici, fermandomi per 20 minuti sulle panchine a pensare.
Quella domenica di fine aprile mi ero fermato lì, ero però in moto e mi ero fermato semplicemente perché nel secondo parchetto non c'era nessuno e non avevo voglia di tornare di già a casa.
Avevo 30 anni, un lavoro che mi procurava incazzature, una non vita sociale, zero hobby e più in generale nessuna prospettiva. Una vita insoddisfacente, condita da autostima a zero, rabbia verso il mondo e una depressione maggiore diagnosticata da anni. Gran parte di questo era causato da strascichi che mi portavo dietro dai tempi della scuola. Avevo subito bullismo per 3 anni e la mia autostima non era mai più venuta fuori.
Questo preambolo per introdurvi Isotta, una delle bulle di quei tempi. Esattamente la persona che incontrai quel pomeriggio.
Mi stavo crogilando al sole quando una voce mi riportó alla realtà "Piero! Sei proprio tu?". A quel nome istintivamente mi stizzii, non lo sentivo dai tempi delle superiori, quel fastidiosissimo soprannome, poi storpiato in maniera sempre più dispregiativa. Pierotto, barilotto, tontolotto.
"Peter... Isotta" risposi scocciato, mentre lei tutt'altro che risentita si sedette accanto a me. Nome voluto fortemente da mio padre, fan sfegatato di Spiderman.
"Saranno 10 anni?" mi chiese, "11 a dire il vero" le risposi. Non avevo alcuna intenzione di interagire con quell'arpia. "ti trovo davvero bene. Avrai perso 10 kg e ti sei fatto pure carino" mi disse. Sussultai incredulo, rivolgendole finalmente lo sguardo.
Portava delle allstar nere, degli shorts di jeans che le coprivano la pancia fino ai glutei e al cavallo, lasciando le gambe completamente nude fino alle scarpe. Una canotta stretta che le faceva risaltare le forme del seno con una camicetta scozzese verde aperta, quasi girata dietro la schiena. Unghie colorate e braccialetti sulle braccia. Un po' di rossetto terra di siena e un leggero make up che le faceva risaltare gli occhi verdi, infine i capelli rossastri con quei riflessi biondi lasciati cadere lungo la spalla sinistra. Era bella. Come lo era sempre stata. Se non sapessi che aveva 30 anni, gliene avrei dati forse 22.
"l'ultima volta che ho detto che eri carina mi sono ritrovato peculato da tutta la classe. Quindi piuttosto che dirti qualcosa di carino, preferisco non ricambiare il complimento. Chessò. Magari mi denunci per molestie" risposi acido. Lei restò di sasso, imbarazzata e incapace di replicare. "che ti aspettavi? Che fossi felice di vederti?" esclamai vedendola incapace di reagire. "me lo merito. Se posso fare qualcosa basta che me lo chiedi" mi disse. Fui colto alla sprovvista, si stava davvero scusando? "non puoi far nulla. A causa tu ho un avversione per le donne ancora oggi, e probabilmente la avrò per sempre. Per non parlare della mia autostima che tu insieme agli altri avete contribuito a distruggere. Mi avete segnato a vita... Ma la colpa è mia che a 30 anni mi piango ancora addosso" dissi stizzito. Isotta tacque. Se le avessi dato della puttana probabilmente ci sarebbe rimasta meno male. "sai che ho ancora quella stupida lettera?" esclamó con tono intimidito.
Quella lettera.
Quella maledettissima lettera scritta dal me 13enne.
Tutti i miei problemi era nati lì, quando per il giorno di San Valentino scrissi una lettera d'amore a Isotta, lettera che sputtanó davanti a tutta la classe, umiliandomi e trasformarmi in "Piero" e nello zimbello della classe.
Mi alzai dirigendomi verso la moto, "aspetta. Ti propongo dell'hate sex. Mi concederò a te per pareggiare i conti. Voglio rimediare" esclamó. "sei scema? Faresti sesso per pietà? Non hai rispetto ne per me ne per te stessa". Stavo per salire sulla moto quando Isotta si fece crollare sulla panchina portandosi la mano a coprire il volto. Mi preoccupai e corsi da lei. "stai male? Chiamo un ambulanza?" chiesi, mentre lei in lacrime si scusava, aveva il cuore in piena tachicardia e il respiro affannoso, cosa che fece agitare anche me, "mi passi il borsello?" mi chiese, esegui, ne estrasse dello xanax che deglutii. Passo forse un minuto. Ora Isotta era molto più calma, ma provata, aveva appena avuto un attacco di panico in piena regola di fronte a me e ora si tirava su sbattuta. "vuoi che ti accompagni a casa? Abiti sempre laggiù sulle case a schiera?". Lei annui. Stava decisamente meglio e all'uscio d'ingresso la salutai. "entri? Ti offro da bere" mi propose imbarazzata, l'avrei mandata al diavolo se qualche minuto prima non avesse avuto una crisi di panico che probabilmente le avevo causato io. Non ero mai entrato in casa sua, risultava piuttosto ordinata e ben arredata, sapevo vivesse, almeno all'epoca con sua madre e suo fratello maggiore, ma di loro non c'era traccia. "prendo un bicchiere d'acqua e vado via, non mi piace l'idea di essere ospite, ancora meno se arrivasse qualcuno" esclamai seguendo Isotta in cucina, "non c'è pericolo. Mio fratello si è sposato 6 anni fa e vive a un'ora di macchina. Mentre mamma... Pfff si è risposata 4 anni fa, e si è trasferita in montagna. Gestiscono un paio di baite. Da quando se ne andata via e sono rimasta qui da sola soffro di attacchi di panico...tanto più perché nello stesso periodo ho mollato il mio ragazzo perché mi tradiva. Meno male che c'è Carlotta" annunció passandomi il bicchiere d'acqua, mentre lei buttava giù un bicchiere di quello che doveva essere rum. Carlotta. Altro personaggio che speravo di aver rimosso. Un anno più grande di noi, amichetta di Isotta dai tempi delle elementari, ci conoscevamo di vista ai tempi della scuola, intendo che all'uscita era in compagnia di Isotta e rideva quando lei mi prendeva in giro.
"Parlavo sul serio prima. Sono stata una carogna con te. Se vuoi prenderti un ideale rivincita puoi prendermi" mi propose nuovamente. Una parte di me voleva prenderla in quell'istante, sarebbe stata una bella rivincita, e poi, quanto era figa! mentre un'altra mi frenava probabilmente colpita dalla fragilità che mi aveva mostrato. Mentre mi struggevo sul da farsi lei rise
"ok, ho capito. Non sei cambiato allora... Sei rimasto lo sfigato di all'ora. Probabilmente neanche riusciresti sfiorarmi senza venirtene nei pantaloni". Isotta aveva cambiato ora completamente atteggiamento, mi ricordava un po' l'arroganza che aveva alle medie, e la cosa mi faceva imbestialire. "ah ecco che la tua indole da stronza esce fuori" esclamai alzandomi dirigendomi verso la porta. "Si bravo... Scappa. Scommetto che sei ancora verginello. Vatti a segare Piero" mi disse affacciandosi al corridoio. Mi fermai giusto prima di uscire, mi voltai per mostrarle il dito medio, quando voltandomi la vidi senza più lo shorts e con la figa al vento. Mi sorrise furba dandomi le spalle, mostrandomi il suo perfetto culo a mandolino "hai intenzione di uscire, tornare a casa e farti una sega, oppure di seguirmi in camera?" mi disse incammiandosi verso il fondo del corridoio facendomi cenno di seguirla, scomparendo alla mia vista. "fanculo brutta arpia" esclamai raggiungendola in camera. Varcata la soglia mi aspettava sorniona seduta a bordo del letto, e vedendomi prosegui a svestirsi sfilandosi camicetta, canotta, reggiseno e scarpe, mentre io facevo lo stesso denudandomi e raggiungendola nel letto.
Nessun convenevole, nessun preliminare, ero sopra di lei e la sovrastavo col mio pene dritto pronto ad infilarsi nella sua vagina dalla leggera peluria rossa. "alt. Metti un preservativo" mi disse facendomi arrestare, "credi ne abbia uno? Sono uno sfigato no?" le risposi stizzito. Lei sbuffó afferrando il cellulare, "si... Non dovrebbero esserci problemi... Sempre se non hai qualche malattia sessualmente trasmissibile... Vai a prostitute?" mi domandò con tono tutt'altro che serio. Con un singolo affondo andai a toccare l'utero di Isotta con la punta del glande, provocandole un gemito."è improbabile avere malattie sessualmente trasmissibili quando sei uno sfigato vergine, no? " dissi muovendomi dentro di lei. Cercavo di mantenere una certa poker face, fingendo esperienza, ma la realtà era proprio quella, Isotta si era appena pappata la mia verginità.
Non so quanto sarei durato, ma era mia intenzione godermi quel momento, al diavolo se mi avesse preso in giro, al diavolo se mi avesse deriso, stavo facendo sesso. Con la ragazza che era stata la mia prima cotta. Con la ragazza che ero finito per odiare più di ogni altra persona al mondo.
"come ti senti, ora che hai quella stronza che ti ha reso la scuola impossibile in tuo potere?" mi chiese afferrandomi il labbro coi denti prima di infilarmi la lingua in bocca. Era evidente che anche lei era piuttosto presa da quella situazione e faceva di tutto per stuzzicarmi ulteriormente, voleva incattivirmi, probabilmente per farmi dare il meglio di me."toglilo che cambiamo posizione... Ora sto sopra io" mi disse. Acconsentii alzandomi, lei fece lo stesso, spingendomi sul letto una volta affianco . Ero ora disteso a pancia in su col pene drittissimo mentre le gattonando mi raggiungeva mettendosi a carponi sul mio ventre, mentre il mio pene le si appoggiava su fondo schiena. Mi guardava con uno sguardo tra il dolce e il selvaggio prima di arretrare per raggiungere il mio cavallo. Si leccó il palmo della mano per poi andare ad afferrare il mio pene, "hai un attrezzo davvero importante e davvero godurioso" annunci non perdendo mai il contatto visivo, riportandolo all'interno della sua vagina, cominciando a cavalcare. Come non fossi ancora venuto a fiotti era un mistero. Isotta dal canto suo si lasciava andare a continui gemiti.
La afferrai i glutei, strizzandoli come limoni, causandole un nuovo rumorosissimo gemito. "scendi. Devo venire" esclamai cercando di levarmela di dosso, ma Isotta non sembrava d'accordo, "marcami. Tu sei stato dentro di me. Sono tua" mi disse venendomi a morsicare nuovamente il lobo. Le strizzai nuovamente i glutei lasciandomi andare completamente al piacere. Riempii Isotta di una calda e abbondante sborrata facendola letteralmente urlare di goduria. Si accasció su di me, in cerca di affetto, mi abbracció baciandomi insistentemente la guancia. Stavo per baciarla anch'io, ma mi fermai. Pensavo a quello che era appena successo, al nostro passato, indeciso se ricambiare l'affetto mostrato oppure no. Quando Isotta si staccò da me andò a guardarsi il cavallo divertita, giocherellando con la propria vagina. "mi hai riempita come un tacchino. Ti va di restare da me stasera?" mi chiese, lasciando intendere di volere un secondo round. "non lo so... Doveva essere la mia rivincita, ma a quanto pare sembra ti senta più appagata di me" le dissi. "oh beh... Appagata lo sono, mi hai davvero fatta godere di brutto... Evidentemente provocarti e pungerti nel vivo ha avuto effetto. Scusa. Ma con le buone non mi avresti mai castigato come hai fatto" ridacchiò venendo a sedersi sul mio ventre, esibendo la sua vagina impregnata della mia sborra, invogliandomi a restare. "Guardami, la mia patatina, sgorga te" mi disse leccandosi le dita impregnate. Passammo la serata insieme, facendo sesso a più riprese, ritrovarmi a desidere Isotta sempre più.
"Ma Carlotta? Ti piaceva?" mi domandò, attorno a mezzanotte durante una pausa sigaretta, "mi è sempre stata sulle palle" le dissi scatenando una sua risata, "sai... Ho sempre avuto la fantasia di fare qualcosa a 3 con lei..." mi confidó guardandomi furba, "e dovrei essere il pene del trio!?" chiesi perplesso, "il suo ragazzo non mi è mai piaciuto...e poi dai, è il suo ragazzo! Non vuole essere cornuto. Non ti sentiresti un gran figo? Tu con 2 ragazze?" mi chiese leccandosi le labbra. "ah ok, lei però può fargliele le corna" risposi scuotendo la testa, "scemo lui che non se ne accorge, si devono pure sposare... Lei lo cornifica in continuazione" rise. La mia espressione perplessa doveva aver parlato per me. "magari ne riparliamo" mi disse, "ma perché? credi che ci vedremo ancora dopo stasera?" replicai ancor più perplesso, "beh si...pensavo che potremo diventare amici e essere amici di letto, abbiamo una grande alchimia" mi propose con tutta la semplicità del mondo. Non sapevo come rispondere, ma dopo quel pomeriggio e quella serata, tornare alle seghe era fuori discussione.