Avanzava a carponi nel caldo legno di quella camera dove il fuoco di un camino bruciava la legna che schioccava liberando delle piccole lingue di fiamme rossastre, il suo incedere lento aveva movenze sinuose da gatta, gli occhi erano diamanti che brillavano nella penombra della stanza, i capelli raccolti in una lunga coda scura che a tratti toccava terra.
Il corpo spoglio di indumenti, il seno prosperoso ballonzolava mentre le sue natiche rivolte all'insù danzavano, la schiena disegnava un arco invitante, attorno al collo un collare nero con un'anello d'acciaio dov'era attaccata l'estremità di una corda, l'altra la teneva tra le sue labbra, in piedi appoggiato al tavolo la fissavo venire lentamente verso di me.
Alzò la testa guardandomi diritto negli occhi, aprì la bocca lasciando cadere l'estremità della corda a terra, si alzò quel poco tendendo le braccia, la sua testa era a pochi centimetri dal mio ventre nudo, appena poco sotto il pelo arruffato raccoglieva il mio piacere ancora a riposo.
Si strusciò con la testa contro il ventre per poi chinarsi leggermente fino a prenderlo in bocca, un brivido m'incendiò attraversando tutto il corpo, sentivo le sue labbra umide nella carne che si faceva dura e tesa nella sua bocca che affondava su di lui ormai pronto, d'istinto con la mano presi la sua testa stringendola forte verso di me come a volerla soffocare di piacere, sentivo la saliva colare dalla sua bocca in apnea lungo la coscia per poi cadere nel legno marrone chiaro.
Afferrai la sua coda che mi ritrovai attorcigliata nella mano e stringendola forte lei liberò un piccolo urlo, ancora, lo disse sussurrando con un tono che avrebbe fatto sciogliere l'intero polo sud, la tirai ancora più forte e nell'alzare la testa mi arrivò uno sguardo di sfida, poi affondò nuovamente tra le cosce prendendolo tutto in bocca serrando le mascelle, sentivo la sua lingua giocare con la cappella, continuavo a guardarla era molto eccitante vederla muoversi lungo l'asta aiutandosi con una mano, vedere la sua testa scendere con la bocca aperta per poi risalire chiudendo le labbra, su su fino a lasciarlo libero facendolo schioccare e stringendolo stretto stretto nella mano, e poi nuovamente guardandomi con quella faccia da...e quello sguardo sempre di sfida, continua continua.
Appeso alla parete di fronte c'era un grande specchio dove potevo ammirarla di spalle e perdermi tra le sue forme sinuose ed invitanti, la fantasia galoppava libera ma intanto era lei a galoppare lungo l'asta, la lingua seguiva le linee delle vene gonfie di sangue che pompava dal cervello, la cappella ormai di un rosso fuoco era pronta per esplodere, qualche goccia di umori era già uscita e lei golosamente l'aveva raccolta tra le labbra bagnate, e poi, poi si bloccò all'improvviso e si girò guardandomi attraverso lo specchio, era impossibile non notare quel sorriso da...sempre a carponi mise qualche metro tra noi, restai fermo immobile.
Si girò dandomi le spalle e guardandomi attraverso lo specchio, gli sguardi s'incrociarono e fissandola la vidi alzare il suo culo più in alto che poté, magnifico, pieno, invitante con quelle due chiappe che sembravano un mandolino pronto per essere suonato, e guardava guardava, mi avvicinai e partirono due schiaffi che echeggiarono nella stanza, poi un terzo con la mano ben aperta, li sentì eccome, mi inginocchiai allargandole le chiappe e facendole sentire i pollici nelle labbra, gliele sfiorai appena, ebbe un sussulto e di getto inarcò la schiena alzando se possibile ancor più il culo che ora era un fascio di nervi e muscolo teso, poi mi portai vicino alla sua fica, prima col naso per respirare l'odore di sesso che emanava la sua ficca, poi le labbra, la sfiorai appena e infine la lingua, piccole pennellate quasi impercettibili prima di divorarla infilndo un dito dentro la sua fessura inzuppata di umori, era nettare e cibo inebriante.
Lingua e dita, punta dentro e poi bella aperta e ampia a strusciare nel suo clitoride gonfio, gli umori biancastri le scendevano tra le coscie sempre più tese e tremanti, il suo equilibrio iniziava ad essere instabile, con le braccia tentava di tenersi in equilibrio mentre il corpo vibrava dagli spasmi, sentivo il suo orgasmo montare e crescere, così continuavo ma lentamente, dita dentro, lingua fuori, lingua dentro, dito fuori, sempre più piano, piano, per poi cambiare ritmo e diventare veloce e poi molto veloce, montava e ansimava, ora erano rantoli di piacere, il corpo duro come marmo e le braccia cedettero facendola sprofondare col viso a terra, si morse le dita della mano come a voler soffocare un grido liberatorio che esplose poco dopo insieme a poderoso orgasmo.
Non contento e con la voglia di punirla mentre era presa nel suo piacere mi alzai di scatto e glielo infilai dentro alla ficca che ormai era un lago che ribolliva di piacere, così gridò un altra volta, la cavalcai tirandole la coda per tenermi in equilibrio affondando i colpi forti e decisi, mi regalò un altro orgasmo poco prima di esplodere nella schiena la mia sborra calda.
Si lasciò cadere a terra mentre mi alzavo e la guardavo portare le gambe al petto rannicchiandosi in un lato mentre si stringeva un capezzolo, continuando a menarmi il cazzo lasciai cadere le ultime gocce sulla sua pelle incendiata di piacere, ne raccolsi un paio tra le dita e avvicinandomi le dissi, succhia troia, succhia, non se lo fece ripetere e mi asciugò dita e cazzo.