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Fortunatamente è posteggiata lì vicino e non devo camminare troppo con il plug nel culetto. Arriviamo alla macchina e lui fa per aprirmi la portiera del passeggero, ne approfitta per darmi un'altra manata decisa nel culo. Manata che si protrae per qualche secondo, il tempo necessario per mandarmi più a fondo il plug e farmi sussultare. 


Saliamo in macchina e dopo qualche minuto accosta in un vialetto: siamo arrivati a casa sua. È un'unifamiliare.


Appena posteggiato mi infila nuovamente la lingua in un orecchio dicendomi: - Visto che qui ci siamo solo io e te voglio godermi un po' meglio la vista di quel ben di dio di culo che sto per spaccarti. Ora scendi. 


Eseguo e lui si avvicina a me. Mi fa un nodo alla maglietta alzandomela e lasciandomi scoperto l'ombelico. Mi cala leggermente i pantaloncini e mi alza gli elastici del perizoma, facendoli quindi uscire. Provo a lamentarmi e in tutta risposta mi arriva uno sberlone: - Non rompere i coglioni, qui non ti vede nessuno. Adesso vai fino alla porta e torni qui e sculetta, come la troia che sei. Non ti lamentare che se no così ti ci metto in statale. Muoviti.


Atterrito eseguo cercando di sculettare il più possibile. Torno verso di lui e lo vedo ridere. 


- Come inizio non c'è male. - dice.


Mi scorta verso la porta, con la mano rigorosamente sul mio culo. Apre la porta ed entriamo.


Non faccio tempo neanche a fare due passi che vengo bloccato: - Bene, ora chiariamo un paio di cose. Tu qui dentro non ha diritti. Non ti verrà fatto nulla di pericoloso per la tua salute o la tua privacy. Ma tu ubbidisci a tutto perché sei solo una troia. Se non ti va di fare una cosa sai cosa devi fare? La fai comunque e ringrazi sempre il tuo Padrone. Non ti è concesso aprire la bocca se non per succhiare cazzi e la tua opinione non è richiesta. Devi parlare solo se richiesto. Ogni mancanza verrà punita Chiaro troia?


- Si. - dico intimorito. 


Non faccio tempo a rispondere che mi arriva un sonoro schiaffone.


- La risposta giusta è: si, Padrone.


- Si, Padrone. Scusi Padrone. - dico spaventato.


- Bene. Qui dentro non ti è concesso tenere indumenti a meno che non ti sia richiesto. Forza spogliati.


Eseguo e gli consegno i miei indumenti.


 - La tua uniforme è fatta da gabbietta, plug, eventualmente perizoma se lo ritengo e soprattutto questo. - mi mostra quindi un collare di cuoio nero alto 3 dita. 


- In ginocchio zoccola.


Ubbidisco e in men che non si dica mi trovo il collare cinto al collo. 


- Ora sei proprio roba mia. - mi sussurra. Prende poi una catena e la aggancia al collare. 


- Ovviamente essendo tu una cagna stai a quattro zampe quando sei al guinzaglio. Mi scuso con te per le dimensioni del plug, so che è molto piccolo per una vacca come te. Ma presto ti romperò il culo e voglio sentirlo bello stretto cedere sotto il mio cazzo. Sempre che sia vergine come dici, in caso contrario verrai punita in modo estremamente severo. Comunque poi passeremo a plug di dimensioni molto più consistenti e più adatti a te, non temere.


Avrei voluto dirgli che di certo non avevo quella preoccupazione, ma non volevo certo correre il rischio di contraddirlo.


- Bene. Ora toglimi scarpe e calze. 


Lo faccio e metto tutto a lato.


- Ora ti faccio il grande onore di consentirti di baciarmi i piedi.


Do un bacio a entrambi i piedi, sento poi la catena del guinzaglio tirarmi e seguo il Padrone fino al divano, dove lui si siede. 


- Ora vai in cucina. È di là. Prendimi una birra in frigo e portamela aperta. Mentre vai di là sculetta.


Cerco di sculettare al meglio che posso e torno dal Padrone.


- Brava, da cagnolina come sei ora ti metti qui e mi lecchi i piedi. Voglio sentire bene la lingua, mi raccomando. Così mi rilasso come si deve mentre mi gusto la mia birra.


L'idea non mi piace, anche se sono sicuramente puliti. Titubante comincio a leccarli piano piano, sul dorso. 


Il Padrone beve e mi deride umiliandomi: - Brava cagnolina leccapiedi. Si vede che sei proprio adatta. Lecca per bene, fammi un bel pediluvio.


Cerco di prendere coraggio, il Padrone mi porge la pianta e lecco anche quella.


- Bene anche la dita. Voglio sentire la lingua, forza.


Mi impegno sperando che si stufi e mi faccia smettere, ma per tutta risposta mi infila mezzo piede in bocca.


Andiamo avanti così dieci minuti, finché lui non finisce la birra.


- Ahhh brava. È ora di terminare la prima fase della tua iniziazione. - dice prima di alzarsi e tirarmi per il guinzaglio.


Mi porta in bagno e mi fa cenno di entrare nella vasca. Non riesco a capire cosa voglia fare... forse lavarmi?


- In ginocchio, forza. - mi ordina. 


Mentre mi inginocchio lo vedo sorridere e dirmi: - Apri la bocca, chiudi gli occhi e mani dietro la schiena.


Sai cosa ci sta proprio bene dopo due birre? Una bella pisciata. Non trovi?


- No no, questo no per favore. La prego.


Mi arrivano subito due ceffoni che mi fanno sobbalzare.


- Sentimi bene troia. Tu ora apri la bocca e ti bevi tutto il mio piscio. Se ti rifiuti vado di là a prendere la cinghia. Ora stai muta e vedi di non perderne neanche una goccia. Hai capito troia di merda?


- S,si Padrone. - sussurro.


- Bene. - dice ridendo, mentre un getto caldo comincia a colpirmi il viso. Prima la fronte, poi il petto e infine la bocca. Comincia a scendermi giù, il sapore è forte, ma meno peggio di quanto pensassi. Non riesco però a mandare giù tutto e in parte mi esce dalla bocca, scivolandomi addosso.


Il Padrone in tutta risposta mi prende a schiaffi, insultandomi: - Questo sei, un cesso. Una latrina, ti deve entrare in testa. Neanche una goccia devi perderne. E ora guardami negli occhi mentre gusti il mio piscio.


Faccio del mio meglio finché non finisce. 


Mi sento completamente umiliato e annientato. 


- Bene, come si dice al tuo Padrone?


- Grazie Padrone. - rispondo memore di quanto mi ha detto poco prima.


- Brava. La prossima volta dovrai sprecarne meno, ma tranquilla presto avrai una nuova possibilità. - dice ridendo. - Ora per premio puliscimi il cazzo. Non usare le mani.


Non avevo mai preso un cazzo in bocca, mi avvicino, lecco la cappella e passo bene la lingua.


- Gustati le ultime gocce di piscio da brava. - mi dice, per poi infilarmelo tutto in bocca di forza. Lo sento crescere in dimensioni, sta diventando duro. È veramente grosso, molto più del mio.


- Ora si che sei una vera succhiacazzi, non trovi? - mi chiede mentre ho il suo membro in bocca. - Ti ho fatto una domanda, troia.


Provo a rispondere, ma ho il suo cazzo ormai duro in bocca. Biascico un sì con la bocca piena, mentre lui mi sfotte divertito: - Non ti sento. - mi dice. Per poi togliermi il cazzo di bocca.


- Si, Padrone. 


- Dillo bene.


- S,si... so-sono una vera su-succhiacazzi. - dico quasi tremando.


- Ahahah pensasiamo appena all'inizio. 


Prende il doccino e mi lava.


- Ora vgayieni di là, inizia il divertimento troia. - dice tirandomi per il guinzaglio.

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