Con Luca dopo aver capito che a me piace comandare e scopare e che lui gode a essere sottomesso sessualmente e ama vedermi godere con altri uomini, abbiamo realizzato parecchie fantasie, non ultima di averlo fatto divisi con lui che si guardava lo spettacolo al cellulare in video chiamata mentre si masturbava furiosamente sul nostro lettone mentre io mi godevo una scopata meravigliosa in un hotel a Roma.
Dovevamo programmare una settimana di vacanza a gennaio, eravamo indecisi tra settimana bianca in montagna o una vacanza al caldo tropicale e dimenticare nebbia, freddo e umidità della Pianura Padana.
Luca una sera dopo aver smacchinato sul pc, mi chiamò in studio e mi propose : "che ne dici amore di andare quì?". Guardai lo schermo e vidi una spiaggia bianchissima, chilometrica e un resort che sembrava bellissimo. Osservai meglio e vidi che si trattava di Negril, in Jamaica. "L'hotel è solo per adulti, niente bambini, ha la spiaggia privata naturista, fanno feste tutte le sere a tema e soprattutto è il residence preferito dalle mogli americane per la presenza di fantastici ragazzi col big black bamboo!" "Con cheeee?" risposi. "Amore, i giamaicani sono famosi per essere gli amanti più dotati del mondo. Li chiamano big black bamboo perchè i loro uccelli sembrano canne di bamboo, lunghe, durissime e spesse. Però black, cioè nere".
"Guarda che ti faccio tante corna da farti impallidire, eh maritino..." "Sai che è quel che voglio... Poi là mica ci conosce nessuno, possiamo dare sfogo a tutte le nostre perversioni che rimarranno sempre e solo nostre."
La reazione del mio bassoventre fu chiara. Gran bella idea. "Amore, sei un mito. Ti meriti un regalo". Gli sfilai i pantaloni e gli regalai un pompino che solitamente riservo ai miei amanti. Fino in fondo, bevendo tutto.
Il 6 gennaio il volo diretto per Montego Bay da Malpensa ci portò in una decina d'ore in terra giamaicana. Partimmo con 2 gradi sotto lo zero, arrivammo che di gradi ce n'erano 27. Spettacolo.
Un pullmino ci portò a Negril e arrivammo all'Hedonism, meta del viaggio. A prima vista uno splendido complesso, una ragazza molto carina ci accolse alla reception e dopo pochi minuti un ragazzo ci accompagnò ai nostri alloggi portandoci le valigie. Se non fosse che ero stanchissima e volevo a tutti i costi fare una doccia e riposare, il ragazzo me lo sarei fatto immediatamente, tanto era bello e muscoloso.
Ormai la giornata era andata, dopo docce e riposino era ora di un aperitivo e di guardarsi attorno. Scendemmo nel barettino accanto alla piscina e sorseggiammo due magnifici mojiti, mentre il sole stava tramontando fornendo uno spettacolo di colori suggestivo. La piscina era ormai deserta, ma una coppia che conoscemmo quella sera ci spiegò che la gente durante il giorno era sempre in spiaggia, poco distante e di una bellezza mozzafiato.
Cenammo benissimo, poi ci avviammo accanto alla hall dove spiegavano ai nuovi arrivati regole e escursioni della settimana. Si spostarono quasi tutti verso la discoteca dell'hotel, ma noi eravamo davvero troppo stanchi per pensare di ballare o fare tardi. Ci addormentammo prima di mezzanotte con un bacio e la promessa che il giorno seguente avremmo fatto nottata visto che era annunciata una festa chiamata "Antica Roma".
Ci svegliammo presto con tanta energia e riposati. Colazione all’italiana, visto che al mattino ho assoluto bisogno di zuccheri, e poi via in spiaggia, curiosi.
Mi ero messa un costumino con mutandina alla brasiliana e il reggiseno a triangolo, ma appena arrivammo alla splendida spiaggetta dell’hotel capii in pochi secondi che tutti i costumi che avevo portato per il viaggio sarebbero rimasti nei cassetti. A parte qualche coppia di anzianotti e un paio di ragazze molto giovani, era un brulicare di nudisti o naturisti che dir si voglia. Luca appena vide la situazione, con un gran sorriso si tolse il costume, rimanendo nudo (e terribilmente bianco latte) e mi invitò a fare altrettanto. Tergiversai un attimo, prima trovammo un paio di lettini a ridosso del bagnasciuga e poi con calma tolsi il costume rimanendo completamente nuda. La brezza e la situazione mi diedero brividi lungo il corpo, non era la prima volta che rimanevo nuda in spiaggia, ma se le altre volte fu in spiaggette nascoste, alla presenza di pochi intimi, stavolta eravamo circondati da persone di ogni età, fisico e nazionalità. Luca, a parte il bianco quasi riflettente della sua pelle, nudo faceva la sua figura. Era ancora in buonissima forma, accanto ad alcuni americani mangiatori seriali di patatine e hot dog con pance prominenti e doppi menti sembrava un adone. In contrapposizione in spiaggia si notava la presenza di alcuni ragazzi locali e la guerra contro di loro era persa in partenza. Tutti fisicati come Bolt, alti, scurissimi, capelli rasta e, inutile far finta di non guardarci, nudi erano uno spettacolo della natura. Cominciavo a capire il termine big bamboo.
Luca cominciò a stuzzicarmi “amore, io fossi in te andrei a fare un bagnetto sennò ti si surriscalda la patatina a continuare a fantasticare su quegli uccelloni neri…”. “Luca, tu portandomi qui è come se avessi portato un a Disneyworld. Che spettacolo. Se non fosse che c’è la spiaggia piena me li farei tutti. Hai ragione, vado a farmi un bagnetto”.
Mentre ero in acqua guardando a riva vedo un ragazzo che avvicina Luca e confabula con lui, ridono e scherzano come fossero amici di lunga data e poi lui prende un telo e si sdraia accanto ai nostri lettini. Risalgo, chiedo a Luca di allungarmi un telo per asciugarmi e mentre sto sedendomi sul lettino, vedo questo ragazzo che si alza e mi dice in un italiano un po’ insicuro “Piacere, mi chiamo Joel. Lavoro in hotel, faccio il cameriere e sto imparando l’italiano”. Ci diamo la mano, fortunatamente il sole mascherava quanto fossi diventata rossa, non era usuale per me nuda, in mezzo alla gente, dare la mano a un ragazzo bello come il sole, nudo, con un cazzo enorme e rimanere impassibile”.
La sua compagnia fu graditissima, era simpatico, ci sapeva fare. Quando si alzò per andare al bar, guardai Luca con un sorriso “lo sai vero che stasera da questo io mi faccio fare di tutto?” Il suo uccello rispose per lui, gonfiandosi in un secondo obbligandolo a mettersi di schiena. “Amore, intanto che eri in acqua io ho lavorato per te. Mi ha detto che stasera stacca alle 23 e poi beve qualcosa con noi, ha detto che la festa in programma è molto trasgressiva e di prepararsi a vedere di tutto.”
Joel da gran signore tornò con 3 cornetti gelato e poi ci salutò dicendo che doveva andare a lavorare e che ci saremmo rivisti alla festa più tardi. Passai il resto della giornata a fantasticare sul cazzone di Joel e quasi senza accorgermene finii per sfiorarmi il clitoride in pubblico con Luca che rideva e mi sussurrava porcherie all’orecchio.
La preparazione alla serata fu spasmodica, provai almeno 5/6 vestitini, mi truccai e struccai fino a trovare il mix che volevo, sulla scarpa ero indecisa tra un sandalino molto nudo e una scarpa più elegante e alla fine optai per quest’ultima, su una cosa non avevo dubbi. Quella sera niente slip. Non lo dissi subito a Luca, aspettai il dopo cena, quando ci sedemmo su un divanetto nella hall. Lui mi cinse il fianco alla ricerca del bordo del perizoma, ma lo anticipai “inutile che cerchi, ormai mi sono abituata a stare nuda sotto”. La cosa lo fece impazzire e cominciò a chiedermi di allargare le gambe e far vedere a quel ragazzo seduto di fronte a noi che non portavo gli slip. Lo feci immediatamente, sfogai ogni voglia di esibizionismo, facendo salire il vestito fin quasi sui fianchi.
Ormai il livello di eccitazione era allo zenith e alle 23 ci spostammo in discoteca per la festa. Gli animatori erano tutti ragazzi e ragazze del luogo, vestiti, o meglio svestiti, da antichi romani. La musica latina era intervallata ogni tanto da qualche pezzo reggae e con Luca ballammo a centro pista bevendo un mojito. Venimmo interrotti da una voce conosciuta. Era Joel che arrivò e ci salutò con un “Ciao Italia!” che ci strappò una risata.
Luca ne approfittò subito per dire al ragazzo “Joel, fai ballare tu mia moglie, ti prego. Io sono distrutto”. Non se lo fece ripetere, mi prese tra le braccia e cominciammo a ballare una salsa sensuale. Il ragazzo non perse tempo e mi stringeva sempre più facendomi sentire la sua erezione che non mi dispiaceva affatto. Le sue mani erano perennemente sul mio culo e secondo me aveva capito che non portavo biancheria intima. Quando ci fermammo un attimo trovammo Luca al tavolo con già pronti altre 3 mojiti che bevemmo allegramente e scaldarono ulteriormente l’ambiente.
“Amore che ne dici di proporgli di andare nella nostra camera?” mi sussurrò Luca così, deciso. “Ok, ma chiediglielo tu, digli che tu vuoi guardare e che sei un cuck…”.
Vidi luca prendere sotto braccio Joel, andare verso il bancone e dopo aver confabulato un pochino tornarono con ancora un cocktail e due sorrisi complici.
“Amore mio, stasera Joel non sa dove andare, povero e ci ha chiesto di ospitarlo per la notte, Sei disponibile a dividere il lettone con questo povero ragazzo di colore?” “Farò questo sacrificio” dissi scoppiando in una fragorosa risata.
Ci incamminammo verso la camera, io a braccetto dei due uomini sotto gli sguardi maliziosi degli avventori della discoteca. E oserei dire sguardi invidiosi delle signore. Nel breve tragitto Joel mi toccava il culo e infilava le mani sotto alzandomi senza pudore il vestito. “Non hai le mutandine, birichina”.
Appena entrati in camera pretesi da tutti una bella doccia bollente che facemmo tutti assieme e durante la quale ne approfittai per insaponare e massaggiare il cazzone di Joel. Profumati e puliti andammo sul lettone e vidi Luca sedersi sulla poltrona adiacente con in mano il cellulare pronto a riprendere la scena. Con un po’ di sano esibizionismo mi voltai verso la camera e iniziai a succhiare il bastone di Joel che ormai era un vero palo, duro e enorme. Fu l’ultima volta che ebbi un contatto visivo con Luca perché Joel mi prese, mi aprì le gambe e iniziò a scoparmi come non ci fosse un domani. Mai nella mia vita avevo riscontrato quella forza, quella potenza e quella passione che ci stava mettendo il giamaicano. Cominciai a urlare, a mordermi le labbra, a graffiarlo sulla schiena e a tirarlo dentro di me stingendogli le chiappe. Non aprii più gli occhi, stavo godendo come mai nella vita e in quel momento Luca non esisteva. C’ero io, il cazzo di Joel e null’altro. Penso di essere venuta almeno una decina di volte, lui mi prendeva, mi girava, mi montava da dietro, poi addirittura mi ha scopato in piedi contro il muro facendomi quasi svenire tanto mi piaceva. La conclusione fu a pecora, con degli affondi nei quali sentivo le sue palle sbattere contro il mio culo e mentre stavo raggiungendo l’ennesimo orgasmo lo sentii rantolare, sfilarsi il preservativo e inondare la mia schiena di liquido caldo, accompagnando il tutto con grugniti animaleschi.
Rimasi così almeno 10 minuti, distrutta, con la patata in fiamme. Mi aveva veramente sfondato e usato quel bastardo. Quando ebbi la forza di aprire gli occhi e guardare a lato, vidi Luca con lo sguardo estasiato, il cazzetto gocciolante e ormai molle. Ebbe solo la forza di dirmi “Non è stata una scopata, è stata La Scopata, con la S maiuscola.” Intanto Joel era in doccia a rinfrescarsi e pulirsi e quando uscì con il suo uccellone penzolante si avvicinò e mi disse “Non sarai già stanca cherie?” “Stanca? No. Distrutta. Mi hai spaccato con quell’arnese”. “Ma io ho ancora voglia…” disse il ragazzo. “Facciamo che torni domani sera e replichiamo, ok, cazzone?”.
Joel sorrise, si rivestì e ci salutò “allora ci vediamo domani sera ragazzi, torno in discoteca, vediamo se c’è qualcuna un po’ più resistente di te che ha voglia di farsi una bella scopata, io ho ancora voglia…”.
Pensavo di essere un’autentica macchina da guerra per il sesso, ma dopo Joel le mie convinzioni sono andate a farsi benedire. Soltanto il tragitto dal letto al bagno per fare una doccia mi sembrò la maratona di New York, ma dopo essermi rinfrescata andai a letto abbracciata a Luca promettendogli che la sera seguente non avrei deluso il nostro amante e che avrei avuto la mia rivincita. “Domani prima lo spompino fino al midollo, poi lo scopo tutta la notte e vediamo chi cede prima”. Sembrava una dichiarazione di guerra e Luca rise come un “Però domani ricordati che esisto anch’io mentre scopi con lui, sto giro mi hai abbandonato alle mie seghe”.
Rimediai con un lungo bacio e un “ti amo” sincero.
Se il racconto vi ha intrigato e incuriosito, scrivetemelo che vi racconto la serata seguente
«Certo che ci ha incuriosito. Continua»