UN VIAGGIO NEI RICORDI
Il treno correva veloce verso la sua meta. Quattro ore di viaggio, quattro ore da dividere con i ricordi.
All’arrivo avrei trovato Lui ad aspettarmi.
Socchiudo gli occhi e la mente vola a due anni prima: sono nel negozio d’intimo e sto scegliendo una camicia da notte. Ne scelgo una di seta e pizzo.
Penso di indossarla stasera stessa per festeggiare il nostro secondo anniversario di nozze. Sono contenta per l'acquisto fatto e m’immagino che faccia farà mio marito nel vedermi.
Ultimamente fra noi non va tanto bene, forse la camicia può aggiustare un po' il nostro rapporto. Mi sono sposata senza amore, solo perché il mio Francesco era sparito. Era partito per il militare e poi… non ne ho più saputo nulla.
Persa nei miei pensieri esco quasi di corsa urtandolo e facendogli cadere i fogli del fascicolo che sta leggendo.
Due occhi di ghiaccio mi hanno squadrata, gelandomi. Sono riuscita a balbettare solo un timido "mi scusi.” Ma già lui mi sta sorridendo dicendo "non è nulla." Con una voce calda e profonda che di colpo mi ha mandato in ebollizione il sangue.
Mi allunga la mano e si presenta: “Sono Angelo Alfieri.”
“Piacere, Monica Stoppani.” Dico con un filo di voce.
“Posso offrirle qualcosa? Qui vicino c'è un bar che fa degli ottimi aperitivi”.
Lo seguo come un automa, non capisco più nulla. È stupendo, alto, muscoloso, porta i capelli tagliati a spazzola, in contrasto con la folta barba e baffi.
Resto ad ascoltarlo per più di un'ora. Mi dice che è a Milano per affari e che presto tornerà a Pescara dove abita. Pendo da ogni sua sillaba, non riesco a staccarmi e alla fine gli lascio il mio numero di cellulare. Non so bene perché ma spero che mi ricontatti.
Torno a casa e metto la camicia nel cassetto; no, non l'indosso questa sera, quell’incontro mi ha fatto capire che il fuoco, se mai c’è stato, tra me e Danilo si è spento.
Mi fiocino sotto il getto freddo della doccia cercando di rientrare in me. Una ventiquattrenne che sta sognando come una ragazzina al primo amore. I suoi occhi, la sua voce… sono come stregata.
Alle diciotto puntuale come sempre torna Danilo.
“Ciao amore come va?” La solita frase. Due anni che torna a casa e mi dice sempre la stessa cosa con la medesima tonalità.
Uffa, “sono stanca, oggi mi hanno fatto impazzire, gli alunni sentono che si avvicina la fine della scuola.” Mento: “Peccato, volevo invitarti fuori a cena per il nostro anniversario, ma se sei stanca…”.
Dopo una veloce cena gli dico che vado a letto perché non sto bene. Spero così di togliergli dalla testa l'intenzione di fare qualcosa. Invece capo a cinque minuti arriva, “ti faccio un massaggino che ti rimette in forma?”
“No!” grido io.
“E' il nostro anniversario!” mi rimanda lui.
“E allora?”. Bofonchia qualcosa d’incomprensibile e si mette dalla sua parte del letto a leggere.
Mi addormento e sogno lui.
Mi ha preso in braccio e mi sta posando delicatamente su un letto enorme. Mi bacia, mi accarezza delicatamente ovunque, mi sto sciogliendo, mi sento calda ed eccitata come non mai. Le sue mani sui miei capezzoli tesi mi stanno provocando mille brividi, le sue labbra sulle mie, le nostre lingue intrecciate in un bacio infinito.
Mi sfugge un gemito, lo sente mio marito e mi sveglia dal bellissimo sogno rigettandomi in un incubo.
“Vedo che stai meglio”, mi viene sopra penetrandomi e raffreddandomi al contempo. Prego che si spicci, assecondo le sue spinte e simulo un orgasmo insieme al suo; lui esce e si gira dall'altra parte, tronfio di avermi dato piacere. Mi alzo vado in bagno e piango silenziosamente. Sono lì e sento il BEEP del cellulare, che mi avvisa che è arrivato un messaggio.
Lo apro tremante; è lui. “Buona notte angelo investitore, posso sperare di rivederti domani alle undici sul luogo dello scontro?” Come una pazza digito la risposta SI!!" Appoggio il cellulare, torno a letto mi addormento quasi subito. Puntuale alle sette il suono della sveglia mi dice che una nuova giornata ha inizio. Mi alzo preparo la colazione per me e Danilo, i soliti convenevoli poi lui esce e va al lavoro.
Rimango a fissare il cellulare, avrò sognato? Ho quasi paura di controllare, alla fine mi decido, apro tremante l’ultimo SMS ricevuto: no, non ho sognato mi dico, calma c’è tutto il tempo. Telefono alla scuola e dico che non sto bene e che rimango a casa. Vado in bagno e preparo la vasca per un bagno rilassante. Mi asciugo con cura e guardo la mia nudità con occhio critico nel grande specchio della camera. Ho ancora un buon fisico, grazie anche alla palestra frequentata regolarmente. Faccio scorrere i vari capi d’intimo, alla fine decido per un perizoma e un reggiseno di raso.
Apro l’armadio tiro fuori una gonna lunga bianca di lino con spacco laterale e una camicia di seta. Le stendo sul letto e guardo la visione d’insieme: si mi piace. Torno in bagno, mi trucco in maniera leggera, mi metto un filo di profumo. Mi vesto e sono pronta. Do un occhio all’orologio, le dieci. Mi tuffo per le vie di Milano, è una stupenda giornata di metà maggio, con un filo di vento, così decido di andare a piedi e godermi questa rara giornata.
Arrivo in zona che sono le undici meno dieci, per cui allungo il giro prendendo una via traversa, non voglio farmi vedere troppo ansiosa.
Arrivo alle undici passate da poco, sono dall’altra parte della strada. Mi accingo ad attraversare e lo vedo uscire dall’oreficeria vicina al negozio d’intimo. Mille pensieri mi attraversano la mente, ho un tentennamento poi una vocina mi dice buttati. Attraverso la strada.
Mi scorge e mi fa un cenno di saluto con la mano. Come metto piede sul marciapiede mi viene incontro con un sorriso luminoso, mi stringe la mano dicendomi "Buon giorno, sei la donna più attraente che abbia mai visto." Credo di essere arrossita lievemente, “cosa ne dici aperitivo e poi un leggero pranzetto? C’è un nuovo locale a Brera di cui mi hanno parlato bene, ti andrebbe di andarci insieme a me?"
“Perché no? Non mi sembri un tipo pericoloso,” rispondo io. Lui mi sorride "perché ancora non mi conosci!" Ridendo ci avviamo verso il bar per l’aperitivo, troviamo un tavolino libero ci accomodiamo e ordiniamo due aperitivi della casa. Chiacchieriamo un po’ del più e del meno cercando di conoscerci.
Lui è commerciante di preziosi, ha un’oreficeria a Pescara e ora sta aprendo una succursale a Milano che affiderà a un suo socio. Usciamo dal bar è ci avviamo verso Brera con la sua Alfa: parcheggiamo in Foro Bonaparte e raggiungiamo a piedi l’arcadia. Un locale con annessa enoteca. Subito ci viene incontro un cameriere chiedendoci se avessimo prenotato?
"Si sono Alfieri!" Risponde lui sicuro.
"Prego se volete seguirmi." Ci guida verso un tavolino leggermente appartato e ci fa accomodare. Una veloce scorsa alla carta e scegliamo il menù del giorno con un vino bianco lievemente frizzante toscano. La conversazione tra noi scorreva allegramente e non so come scivola sul sesso.
“A me piace sperimentare e provare nuove sensazioni, non mi piacciono le cose ripetitive o schematiche, a te?” Mi colse impreparata, avevo conosciuto solo un amore prima di Danilo, sposata giovane, non mi ero mai posta troppe domande e non avevo mai lasciato vagare troppo la fantasia; non ero appagata da come lo vivevo. Forse solo ultimamente incominciavo ad avere delle necessità, cercavo qualcosa che neanche io sapevo ben definire, la mia titubanza nel rispondere lo fece sogghignare.
“Oh oh, terreno minato.”
“No!” Mi affretto a rispondere, “solo che ci conosciamo appena e affrontare argomentazioni così intime...”
“Se non vuoi cambio discorso...”
"No anzi ormai ho ventiquattro anni non sono certo una ragazzina che si scandalizza."
Alche lui riprese a raccontarsi, via via che ne parlava io mi sentivo sempre più inesperta sull’argomento. Eravamo in attesa dei caffè quando mi chiese: “Ti andrebbe di iniziare un gioco con me?”
“Che tipo di gioco?” chiedo subito curiosa.
“Un gioco semplice, le regole le imposteremo man mano, io t’invierò dei messaggi con delle richieste, tu sarai libera di accettarle così o di modificarle secondo i tuoi desideri, senza paure o restrizioni."
"Un gioco che ognuno di noi due sarà libero di interrompere nel momento che vorrà.”
Tossisco e cerco di prendere un po’ di tempo, dicendo che devo andare alla toilette.
Tutto si sta svolgendo troppo rapidamente, nei bagni mi rinfresco la faccia e cerco di pensare. Che fare? Inesorabile arriva il BEEP del cellulare. Apro il messaggio, “l’amaro lo beviamo a casa mia?” Le mie dita rispondono in automatico “OK.”
Torno al tavolo, cercando di ostentare sicurezza ma mi tremano le gambe. Mi siedo cercando di non guardarlo, mi sento imbarazzata, sorseggio il mio caffè. Lui non parla, mi guarda e sorride. Mi sto per gettare nella tana del lupo, quel sorriso demolisce tutte le mie barriere, poso la tazzina.
Lui mi dice “non si farà nulla che tu non voglia, rilassati e cerca di vivere quest’esperienza senza patemi.” Gli sorrido, sento un nodo in gola; non è paura, mi sento bene con lui. Paga il conto e ci avviamo verso la macchina. “Non abito lontano, ho affittato un appartamento sui navigli, dalla finestra si vede la darsena.” Non riesco più a parlare mi sento stordita, non so se sogno o è realtà.
Milano scorre dal finestrino, posti visti migliaia di volte mi sembrano nuovi, un cancello automatico si apre, la macchina scivola silenziosa in un cortile. Siamo arrivati. “Vuoi salire o ti riporto indietro?” Apro la portiera e scendo dicendo “fammi da guida!” Saliamo all’ultimo piano, apre la porta e ci troviamo in un salotto caldo e accogliente. “Accomodati, fai come a casa tua”. Mi tolgo subito le scarpe, il contatto con il parquet mi stabilizza.
“Che amaro vuoi?” Mi chiede sorridendo sotto i baffi.
“Oggi dammi dolcezza, fammi sprofondare dolcemente.” Gli rispondo.
Si allontana da me.
Io mi guardo intorno. Billy Joel, invade la stanza con la sua musica e la sua calda voce, le titubanze svaniscono del tutto.
Si riavvicina, mi abbraccia e delicatamente comincia a baciarmi i capelli, mi stringe a sé sussurrandomi dolci parole all’orecchio. Lentamente mi pilota verso una porta, la oltrepassiamo, le sue mani scorrono delicatamente sui bottoni della camicetta che scivola a terra, la cerniera della gonna scorre e anch'essa cade ai miei piedi. Armeggia un attimo con i gancetti del reggiseno, libera il mio seno, comincia a baciarmi i capezzoli già duri.
Mi fa adagiare sul letto e continua a baciarmi, parte dalla fronte e piano piano scende. Ora è sulle mie labbra, un lungo bacio appassionato, scende sul collo, arriva ai seni e si sofferma. Eccolo a lambire l’ombelico. Intanto mi fa scivolare il perizoma scoprendo il mio pelo pubico. Gli agevolo l’operazione inarcando il bacino.
Seguita a baciarmi scendendo sempre più in basso ora una gamba, ora l’altra, sono percorsa da mille brividi. Le sue mani danzano leggere ovunque.
Mi perdo nei sensi, lo desidero voglio che entri in me; l’attesa inizia a essere bruciante, non ricordo di essere mai stata così eccitata. Solo in passato, il mio primo amore, mi dava queste sensazioni. Ed ecco che le sue labbra lentamente, così come sono scese, risalgono, ora una gamba, ora l’altra arriva alla clitoride gonfia di desiderio, la lambisce delicatamente. L’aspira, ci gioca titillandomela con la lingua, risale.
Ora è di nuovo sui seni, non so come abbia fatto, ma è nudo anche lui, sento la sua eccitazione che comincia a premere e a farsi strada per entrare in me.
Mi sciolgo nel suo abbraccio, lo sento entrare lentamente, ci rotoliamo nel letto, ora sono sopra io, mi muovo con lui in una danza ritmata dalle note della musica che echeggiano nella casa.
Mi abbandono all’orgasmo che sopraggiunge e mi accascio sul suo petto, lo sento venire ma non mi abbandona, mi tiene stretta a sé e piano piano il cuore riprende i suoi battiti regolari.
Restiamo così, senza proferire parola per non rompere l’incanto che si è creato. Lo sento rilassare e scivolare fuori di me. Restiamo così a lungo.
Alla fine, gli do un bacio. “Grazie ma ora devo andare,” mormoro al suo orecchio e mi alzo. "Ti accompagno" si offre subito lui.
Lo faccio fermare un po’ distante da casa mia, "ci rivedremo?" Mi chiede, "il gioco è iniziato, oggi hai fatto quello che volevo io, a te la prossima mossa!" Gli rispondo sorridendo, scendo e mi allontano velocemente.