Il giorno dopo, uscito dall'ufficio, mi recai a casa di Roberta. Mi aprì la porta e vidi che indossava un vestitino bianco e corto dal quale si vedevano le sue bellissime cosce, e degli infradito che mostravano i suoi dolci piedini perfetti.
"Prego, entra pure" mi disse. Entrai e mentre lei camminava davanti a me, dirigendosi verso la cucina, la seguii e le guardai il suo bel culo sodo, notando che indossava un perizoma nero.
"Lo vuoi il caffè?"
"Se lo devi fare solo per me no, se te lo prendi anche tu sì". Tipica frase di circostanza. Tutti vogliono il caffè.
Roberta non rispose e svitò subito la macchinetta, riempiendola d'acqua e di caffè. Preparò un vassoio con due tazze, un cucchiaino e il contenitore dello zucchero. Mise la moka sul fuoco e si sedette a tavola, davanti a me, accavallando le gambe. Le vidi un po' di perizoma che usciva dal vestitino e le tettine, non molto grandi, dalla scollatura.
"Allora" domandai "cosa mi dovevi dire?"
Lei abbassò lo sguardo.
"Ti dovrei parlare di Vito".
"Vito il patrigno di Melissa?"
Roberta annuì.
"Che è successo?"
"Non so se ci sia mai riuscito, ma ha spesso provato ad abusare di Melissa".
"Ma cosa dici? Vito è una brava persona, sempre disponibile, non fa mai mancare niente a tutta la famiglia".
"L'apparenza inganna..."
"E a te chi lo ha detto?"
"Me lo ha confessato Melissa".
"Melissa è una bugiarda diffamatrice" dissi "non crederle".
"Questa volta è la verità" rispose Roberta "le devi credere. Perché il suo patrigno ci ha provato anche con me e con altre nostre amiche. Per questo smettemmo di andare a trovare Melissa. Lei ci prese in odio pensando che avessimo qualcosa contro di lei. Ha tutti i difetti del mondo, ma è pur sempre nostra amica".
"In quella casa sono tutti pericolosi, Roberta. Credimi. Lei compresa, anzi lei più di tutti".
"Lo so, ma vorrei aiutarla. Ha un orco in casa. So che anche tu, come me, pur sapendo che tipo di persona è, le vuoi bene".
Annuii. Era vero, io l'ho sempre amata.
"Ma allora perché non lo cacciano? Perché non lo dice a sua madre?" domandai.
"Sua madre non sa se crederle, conoscendo la sua natura da bugiarda diffamatrice".
"Tuttavia continua a volergli bene, ad essergli affezionata, a entrare da sola in macchina con lui. Per forza sua madre non le crede. Non le crederei nemmeno io" le feci notare.
Roberta abbassò gli occhi.
"Vedi, tua cugina ha dei problemi seri, ma proprio per questo va protetta".
"Che cosa vorresti fare?"
"Abbiamo bisogno di prove".
"Non possiamo certo mettere le telecamere in casa sua. Innanzitutto è reato e poi non ne siamo capaci".
"No, infatti, non è quello che ho in mente. Basta uno smartphone".
Aggrottai la fronte guardandola, non capivo esattamente cosa volesse fare.
"Mi sacrificherò io".
"Sei sicura?"
"Sì. Registrerò tutto. Ti manderò il video e dopo mi aiuterai".
"Va bene", annuii.
Il caffè era pronto. Roberta si alzò per versarlo nelle due tazze e io le guardai il culo e le cosce. Mi arrapai molto. Quando sedette di nuovo al tavolo di fronte a me, le sorrisi e le dissi "sei bellissima, Roberta". Lei ricambiò il sorriso. "Ehi, ma tu non sei fidanzato?"
"Era solo un complimento" dissi arrossendo, mentre sorseggivamo il caffè. Lei si accorse del mio imbarazzo e mi sorrise dolcemente, si avvicinò al mio volto e mi baciò sulla bocca. Il mio cazzo divenne ancora più duro e le infilai la mia lingua nella sua bocca. Lei mi toccò il cazzo da sopra i pantaloni. Io mi alzai e le toccai il culo stringendoglielo e facendole sentire il membro sulla sua fica. Lei si strinse di più a me per sentirlo di più. Mi infilò le mani nelle mutande e me lo tirò fuori, masturbandomi. Io le alzai il vestitino e le sfilai le mutandine. Le stimolai il clitoride. A questo punto, lei si inginocchiò davanti a me e me lo prese in bocca. Si tirò su i capelli e la vedevo fare avanti e indietro con la testa, mentre succhiava. Era bravissima, non usava per niente i denti, a differenza di tante ragazze. Io le afferrai la testa per spingerglielo più dentro, fino in gola. Poi lo prese in mano, lo guardò e mi leccò la cappella, me la baciò, mi leccò le palle e me le succhiò. Dopodiché, guardandomi negli occhi mi fece un giochino con la lingua roteando attorno alla capella e a tutto il cazzo. Si alzò in piedi e, mantendosi con le braccia su una sedia, si chinò posizionandosi a novanta gradi. Io la afferrai per il bacino e le infilai il mio cazzo umido nella sua fica rasata. Me la chiavai per alcuni minuti e poi le chiesi di cambiare posizione. Si girò verso di me e la sbattei contro il muro, baciandola in bocca e sulla clavicola per farla arrapare di più, poi sulle spalle. Le infilai di nuovo il cazzo dentro da quella posizione. Le succhiai le tette ed i capezzoli, glieli leccai e le inchinava la testa indietro, estasiata.
Mentre la bacio di nuovo in bocca, le confessai "è da quando eravamo piccoli che ti volevo chiavare".
"E perché non ti sei mai fatto avanti?" domandò lei, con gli occhi chiusi e voce sensuale, afferrandomi e spingendomi verso di lei per sentire di più il mio cazzo dentro.
"Ero troppo timido" dissi e togliendole il cazzo dalla fica, mi inchinai davanti a lei e gliela leccai, assaporandola con gusto. Era una fica dolcissima, più di quella di Monica. Le infilai la lingua dentro facendo tanti movimenti diversi e stimolandole il clitoride, finché non mi accorsi che mi venne in bocca. Mi alzai per chiavarla ancora, ma mi fece "stop" con la mano perché doveva riprendersi altrimenti le avrebbe fatto male la fica e così si abbassò e me lo prese in bocca per farmi venire. Ma io la feci alzari e la girai e le feci comprendere che volevo il suo culo. Prima glielo baciai, poi ci infilai dentro la lingua, inumidendole l'ano. Poi un po' alla volta cominciai a incularla, prima solo con la cappella, poi con il resto del cazzo. Riuscii a farlo entrare fino alle palle. Mi sorprese la facilità con cui riuscii a metterglielo in culo, mentre altre ragazze anche il buchetto molto più stretto. Comunque continuai a chiavarla in culo, mentre lei si manteneva con le mani sul muro e in casa i nostri gemiti di piacere ci facevano eccitare ancora di più. Ecco, era arrivato il momento. La inculai più forte e più veloce, finché non sborrai e le feci colare tutto lo sperma nel buco del culo. Lei, con l'espressione di goduria, si girò verso di me e me lo prese in bocca pulendomelo. Poi con i fazzoletti si pulì il culo e le cosce sporche di sborra. Io feci lo stesso con i residui che mi erano finiti addosso.
"Sei stata fantastica" dissi.
"Anche tu" mi rispose Roberta.
Andammo in bagno a sciacquarci i genitali e le mani. Ci facemmo una doccia insieme, baciandoci e toccandoci ancora, mentre il cazzo mi si induriva di nuovo, ma non riuscivo a scopare ancora. Ci asciugammo e ci rivestimmo.
"Quello che abbiamo fatto non era previsto. Non dirlo a nessuno. Se tua cugina lo viene a sapere, siamo finiti. Ti farà lasciare con Monica e non so cosa sarebbe capace di combinare a me. Noi atteniamoci al piano. Ti contatterò io. Dammi il tuo numero".
Glielo diedi, la salutai con un bacio e tornai a casa da Monica.
Cugine e parenti in calore - capitolo quinto
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Aggiunto: 1 anno fa
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