Dopo esserci visti un po’ di volte e aver sperimentato vari giochi bdsm ho proposto a Roberta di fare esibizionismo. Era primavera e il clima permetteva di vestirsi leggeri. Le ho detto di mettere un abito composto da maglietta e gonna e di non mettere intimo.
Siamo andati a passeggiare lungo un viale pedonale che collega Rivanazzano ad altri paesi. E’ un viale lontano dal passaggio delle auto e non era nemmeno molto frequentato da pedoni. Dopo una decina di minuti mi sono reso conto che c’era pochissima gente nei paraggi, così ho infilato una mano sotto la sua maglietta e ho iniziato a giocare col suo seno. Prima mi sono limitato ad accarezzarlo, poi ho cominciato a stringerlo. Infine le ho preso un capezzolo e ho tirato forte. Lei gemeva ma non poteva urlare in pubblico così faticava a trattenersi e mi ha baciato come sfogo.
Qualche persona ha iniziato a passare così ho tolto la mano dalla maglietta e l’ho infilata sotto la gonna per tastarle il culo. A Roby piaceva e anch’io mi stavo eccitando. Per fortuna il viale pedonale passa in mezzo ad una boscaglia che in certi punti è piuttosto ampia e fitta. Abbiamo deciso di uscire dal viale e ci siamo incamminati tra gli alberi. Ci siamo allontanati di qualche decina di metri in modo da non poter essere visti o sentiti.
Ho cercato un albero che avesse un tronco grande in modo da far appoggiare Roby. Le ho sollevato la maglietta fino alle ascelle, le ho fatto alzare le braccia e l’ho messa con la faccia rivolta al tronco. L’ho fatta piegare e spostare il culo verso di me, poi le ho alzato la gonna e le ho detto di aprire lei gambe. Lei era eccitatissima e ubbidiva. Io mi sono slacciato e calato i pantaloni e ho abbassato le mutande. Con una mano le accarezzavo la fica e con l’altra il mio pene. Lei era bagnatissima e pronta, ma anche il mio pene si è drizzato in fretta. Le ho preso un po’ di umori per lubrificarmi e poi l’ho spinto dentro. Ho schiacciato il suo corpo col mio contro l’albero e ho bloccato le sue mani con le mie mentre la montavo. Come sempre lei godeva e grugniva e cercava di muoversi ma, con me contro, non poteva fare niente. Dopo vari minuti di monta sono venuto dentro. Lei, già eccitatissima, sentendo il mio sperma entrare, ha goduto.
Siamo rimasti li ancora qualche minuto poi l’ho fatta abbassare, tenendo sempre le gambe aperte, e le ho fatto pulire il mio pene con la bocca. Una volta soddisfatto ci siamo rivestiti e siamo tornati sul viale. Abbiamo passeggiato ancora per circa un’ora e lei aveva il mio sperma che le colava sulle gambe. Le piaceva la sensazione.
Tornati a casa ci siamo lavati e abbiamo ordinato due pizze per cena. Mi era venuto in mente un nuovo gioco erotico, così le ho detto di spogliarsi e di sedersi a tavola. Ho preso delle corde da bondage e l’ho legata alla sedia con le gambe aperte e le mani dietro la schiena. Mi sono assicurato che fosse ben stretta, le corde le segnavano i seni, la pancia e tutti i punti in cui l’avevo passata. In attesa delle pizze sono andato a prendere le mollette per i capezzoli, le ho strette al massimo, ho tirato i suoi capezzoli e le ho agganciate. La sua reazione è stata immediata. Ha grugnito di dolore e ha cercato di muoversi ma era ben legata ed è riuscita solo a spostare un po’ la sedia.
Mi piaceva vederla soffrire. Mi sono seduto su di lei così non poteva muovere nemmeno la sedia. Ho messo una mano sul collo e una su una molletta. Ho iniziato a stringere in contemporanea collo e molletta. Lei soffriva moltissimo, voleva urlare ma non poteva perché le avevo tolto il fiato. Dopo 10-15 secondi ho mollato e l’ho baciata per darle respiro e poi ho stretto ancora cambiando capezzolo. Poi ho aumentato i secondi. Lei era in totale agonia ma stava anche godendo. Ho continuato così per alcune volte finchè non ho sentito un liquido colare:era venuta.
Le ho lasciato qualche istante per prendere fiato poi ho preso le mollette e le ho tolte di colpo. Roby ha cacciato un urlo acutissimo, che mi sono premurato di interrompere baciandola, e si è messa a piangere. Per il dolore si è anche pisciata addosso. Sono rimasto su di lei a baciarla e a succhiarle i seni, anche se, ogni tanto, davo ancora un morso ai capezzoli e lei riprendeva a urlare a piangere.
Finalmente arrivano le pizze. Vado a prenderle e le porto a tavola. Lascio Roberta sempre legata. Taglio una fetta della sua pizza, la prendo in bocca e la mastico. Quando è ridotta in poltiglia mi avvicino a lei, che apre la bocca rivolta verso l’alto, e gliela faccio colare in gola. Alterno una fetta della mia ad una della sua. Dalla seconda fetta le colo anche la mia saliva e lei ingoia tutto. Quando ha sete le avvicino il bicchiere con acqua alla bocca. Mentre beve le accarezzo il seno: lei geme ma apprezza.
Una volta finito di cenare la slego e noto che le corde da bondage le hanno lasciato dei segni leggeri che andranno via in breve tempo. Lei sta per alzarsi ma io le dico di mettersi a 4 zampe. La prendo per il retro del collo e le avvicino il viso a terra ordinandole di leccare il suo piscio. Lei cerca di alzarsi dicendo che non aveva mai bevuto e non pensa che le piaccia. Io, però, le tengo il collo basso e le tiro un paio di sculacciate forti sulle natiche. Lei geme e cerca di liberarsi. Allora mi siedo su di lei, con una mano le tengo ancora la testa giù mentre con l’altra le prendo un seno martoriato e lo strizzo con forza. Lei urla e piange, cerca di dimenarsi per un po’ ma poi si arrende. Mi supplica di fermarmi e che avrebbe leccato. Do ancora una tirata al capezzolo per godermi un altro urlo e le lascio il seno. Rimango seduto su di lei mentre lecca tutto.
Quando ha finito mi alzo e le permetto di alzarsi. Io sono eccitato per le sofferenze che le ho inferto. Le faccio aprire le gambe e infilo due dita nella fica. Sento che è bagnatissima. Malgrado il dolore è eccitata anche lei, come una vera schiava. Le ordino di sparecchiare e poi di stendersi sul tavolo a pancia in giù con le gambe a terra, divaricate. Mentre ubbidisce mi spoglio e comincio a menarmi il pene. Non appena è in posizione lo infilo nella fica, che è un lago. Le do qualche colpo e sento che lei sta già godendo, ma io non riesco a godere perché mi sento scomodo.
Le do una sculacciata e le ordino di spostarsi a letto. La faccio mettere a schiena in giù e gambe aperte. La tiro verso di me in modo da avvicinarla al bordo, poi le infilo dentro il cazzo. Comincio a montarla e sento che lei riprende a godere. Io sono in piedi e la tengo per le gambe per facilitare il mio movimento. Lei comincia a grugnire, sento che gode come una porca. Quando sento che mi sto avvicinando al limite uso le sue gambe per spingerla al centro del letto, salgo anch’io e mi metto su di lei. La prendo per il collo e le ordino di infilare il cazzo nella fica. Lei obbedisce. Come il cazzo entra tutti e due proviamo piacere. Riprendo a montarla. Dopo pochi colpi sento che sto per venire, così aumento il ritmo e le stringo il collo con entrambe le mani. Lei non riesce a respirare ma non ha le forze per dimenarsi, quindi si limita a godere. Il suo viso inizia a diventare rosso/viola ma non la lascio. Continuo a montarla sempre più forte e veloce fino a che non vengo. A quel punto le lascio il collo e mi stendo di fianco.
Lei tossisce e fa dei respiri affannati per riprendere fiato. Appena si riprende si gira verso di me e mi abbraccia. Mi guarda e mi dice che non ha mai goduto tanto come oggi. Ha scoperto che il dolore forte le da un piacere indescrivibile e che vuole essere trattata sempre così.
Con Roberta ho avuto l’esperienza BDSM più hard (nel senso di dolorosa) in assoluto. In genere il dolore che infliggo è minimo, ma se la schiava apprezza non mi tiro indietro. Roby è stata l’unica davvero senza limiti e devo dire che mi è piaciuto molto farla urlare.
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