Dopo la prima uscita in motel ci siamo frequentati per circa 8 mesi e ci trovavamo da lei a Rivanazzano. Abbiamo concordato che mi avrebbe sempre accolto completamente nuda e pronta a farsi scopare. Non sto a raccontarvi tutti gli incontri sessuali perché dovrei scrivere un libro e molti sarebbero uguali. In questi racconti vi narro quelli più peculiari.
Roberta è sempre stata disponibile a farsi usare come volevo e a fare giochi bdsm ma non aveva un’indole slave. In pratica si faceva fare di tutto finchè non era super eccitata: a quel punto mi saltava addosso per scopare.
La prima volta che ci siamo visti da lei abbiamo confrontato i nostri “accessori”. Io avevo dei kit bdsm soft che comprendevano: polsiere, cavigliere e collare, corda da bondage (usata raramente), mollette per capezzoli, gag ball, vari plug anali e un frustino fatto di fettucce morbide che serviva giusto a far provare un brivido alla schiava. Lei aveva alcuni vibratori, manette col pelo e delle palline anali di varie dimensioni, legate insieme da un cordino. Personalmente non uso mai le manette: non avendo mobilità rischi di fare male e di lasciare dei segni.
Roby mi ha raccontato che non è mai riuscita a usare le palline da sola, non riusciva a farle entrare tutte. Così ho deciso di cominciare da quelle. Lei si è messa a quattro zampe sul letto col culo rivolto verso l’alto e il viso appoggiato su un cuscino. Io ho preso un lubrificante e me lo sono spalmato sulle dita. Ho iniziato a infilare indice e medio, piano perché non sapevo quanto fosse dilatata. Le due dita sono entrate senza problemi così ho iniziato con le palline. Il gioco era composto da 4 palline e un cordino per estrarle. Ho iniziato a infilarle la prima che è entrata senza problemi. Anche la seconda entra facilmente e senza sue reazioni. Con la terza ho dovuto spingere leggermente di più e sento che lei geme. Spingo un po’ di più ma anche la quarta entra abbastanza in fretta. Lei geme e grunisce di più.
Comincio a tirare la corda e estraggo la prima pallina. Lei si muove un po’, sta godendo e fatica a stare ferma. Infilo ancora la pallina e sento che emette un urletto di piacere. Allora continuo a estrarre e infilare, una, due, tre palline. Dopo 4 o 5 volte tiro forte la corda e estraggo di colpo tutte le palline. Lei urla di dolore e di piacere e si dimena. Allora mi posiziono di fianco a lei in modo che con un braccio e il mio peso riesco a tenerla ferma. Con la mano libera ho iniziato a esplorarle il culo. Ho iniziato ancora con due dita ma, una volta dentro, ho iniziato ad allargarle e a ruotarle. Lei si è subito eccitata così ho aggiunto anche il dito anulare. Il suo culo mi accoglieva con piacere e ho continuato a fare dentro e fuori con tre dita per un po’. Vedendo che era ben dilatata sono passata a 4. Ha iniziato a urlare e grugnire di piacere e ad agitarsi. Ho faticato a tenerla ferma ma ci sono riuscito e le ho lavorato il culo con 4 dita per un po’.
Roby provava moltissimo piacere e con 4 dita la sentivo ancora larga. Quindi ho chiuso la mano a cucchiaio e ho iniziato a penetrarla con tutte le dita. Lei ha subito alzato il tono dei gemiti e si agitava ma l’ho tenuta ferma e, piano piano, ho spinto dentro la mano fino al polso e ho chiuso il pugno. Lei ansimava: sembrava quasi un cavallo ma le piaceva. Ho ruotato il pugno dentro di lei e poi ho iniziato a fotterla muovendo il pugno avanti e indietro ma senza farlo uscire. Lei urlava e godeva come una matta. Era così bagnata e dilatata che il mio pugno si muoveva facilmente. A quel punto ho provato a estrarlo un po’ e poi a ri-infilarlo per stantuffarla meglio. E lei apprezzava moltissimo gemendo e urlando di piacere. Appena ho sentito che il tono dei suoi gemiti aumentava ancora, ho estratto di colpo il pugno e lei ha avuto un fortissimo orgasmo anale… vi lascio immaginare cosa è uscito dal culo.
Fu così che decisi di comprare una tela cerata da posizionare sul letto quando si fanno certi giochi… Roberta era ansimante e stanca, così abbiamo rifatto il letto, ci siamo lavati e distesi abbracciati per molto tempo. Io non ero ancora venuto così ho iniziato a baciarla con passione e poi a succhiarle e a morderle i seni. Lei cominciò a eccitarsi e ad accarezzare il mio pene. Mi sono messo parzialmente su di lei, le ho messo un braccio attorno al collo per non farla muovere, con l’altra mano le ho preso un seno e ho iniziato a strizzarlo forte fino a farla urlare. L’altro seno era tra i miei denti e ho morso forte. Lei ha urlato di dolore e di piacere. Si agitava ma non riusciva a muoversi. Ogni volta che provava ad alzarsi le premevo il braccio contro la gola togliendole il fiato. Dopo 2-3 tentativi si è arresa e si limitava a urlare e a godersi il dolore.
Soddisfatto di essere riuscito ad ammansirla (almeno, per il momento) ho ripreso a baciarla e poi le ho ordinato di mettersi ancora a 4 zampe. Quel suo enorme culo mi stava chiamando. Le ho dato qualche sculacciata bella forte e le sue natiche sono diventate subito rosse. Lei, come al solito, ha subito urlato e grugnito. Le ho ordinato di allargare le chiappe e lei ha obbedito usando le mani. Ho preso un po’ di lubrificante e me lo sono messo sul pene, poi ho fatto lo stesso col culo. Ho cominciato a entrare in lei e ho visto che è entrato agevolmente. Una volta dentro, però, ho sentito lei contrarsi e stringere il mio pene. Il piacere che provavo era indescrivibile e sentivo che avrei resistito ancora per poco. Le ho dato altre sculacciate e le ho ordinato di muovere i fianchi in modo che io potessi rimanere fermo a godermi la scopata.
Lei ansimava come una forsennata e si muoveva avanti e indietro rapidamente. Io non impiegai molto a venire e a riempirle il culo di sperma. Mentre sentivo lo sperma fuoriuscire mi sono accorto che anche lei è venuta. Ha avuto una contrazione e poi è crollata a faccia in giù. Io mi sono sdraiato su di lei e lei ha allargato le gambe per accogliermi meglio. Ci siamo rilassati ancora per lungo tempo, le nostre dita intrecciate. Ripreso fiato le ho chiesto se non le avessi fatto troppo male. Roby ha risposto che le avevo fatto male ma le era piaciuto molto e non le dispiaceva se le rimanevano i segni.
Parlando ancora dell’esperienza ci siamo accordati che, in futuro avrei potuto farle ancora provare dolore e potevo lasciarle dei segni, per lei avrebbero indicato che era di mia proprietà.
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