Questo è un racconto per adulti. Per comodità e per pura invidia verso i "giovanissimi", parlerò da persona adulta... anche troppo; una di quelle persone che si avviano, amaramente, verso la cinquantina.
Chi, al liceo, non ce l'ha avuta l'amica simpatica, un po' svanita e, quasi sempre, tendente al "cesso"?
Bene, anche mia moglie l'ha avuta un'amica così... lei bella, slanciata, ammirata e corteggiata e, la sua amica Raffa, niente di eccezionale: non altissima, non bellissima, con le forme un po' ossute e qualche chilo di troppo nel posto sbagliato... anche a sedici anni. Occhio a palla, colore indefinito, labbra grosse e carnose ma guastate dal naso, un po' troppo prorompente rispetto al viso ovale. Insomma... mia moglie la definisce: un tipo; i maschi cattivi e un po' superficiali, molto più sbrigativamente, preferivano dire "nu' cess'!"
Adesso, visto che ci siamo e che, dopotutto, Raffaella è una dei protagonisti di questo racconto, sarà opportuno che dica pure la mia, che l'ho conosciuta già vent'anni fa e poi l'ho rivista occasionalmente, seguendo lassi di tempo abbastanza diradati.
Una ragazza insignificante; poche speranze come teen ager, diventata più interessante solo dopo la trentina e, persino adesso, che di certo ha passato i quaranta, posso testimoniare di non aver mai guardato a lei con troppa concupiscenza, però le devo riconoscere di averci guadagnato in stile e in attrattiva, adesso, a mio modesto parere, può essere certamente classificata come una "milf", la classe femminile tra le più in voga nell'era di internet.
Come ho detto, essendo tra le amiche di vecchia data, conobbi Raffa tanti anni fa, nel periodo in cui iniziai a frequentare la mia attuale signora. Erano ancora ragazze. Invece io sono più grande di loro e, all'epoca, ero di molto più emancipato.
Dopotutto, mia moglie si era appena iscritta all’Università ed esibiva assai candidamente tutta la sua inesperienza e una fanciullesca propensione più verso lo svago e il sesso canonico, che verso la curiosità erotica e la libidine.
Qualche volta Raffa - che non aveva mai un ragazzo fisso – venne con noi in pizzeria o a bere qualcosa, nei Pub che costellano la notte Sorrentina.
Il mio sguardo e la mia mente sfioravano ben poco la nostra ospite; avevo sostenuto ben altre frequentazioni, prima, e combattuto ben altre battaglie, con donne emancipate... quindi, dovendomi godere una ragazza “acqua e sapone”, preferivo dedicarmi a quella che sarebbe diventata la mia amata mogliettina. Così, certi suoi atteggiamenti di sfida, sottovalutati al momento, divennero solo esibizioni, spinte e fuori luogo, di estrema disponibilità, fino a degenerare quasi nel ridicolo.
Non che non mi accorgessi che Raffa si tirava su la gonna fino alle mutande, come fosse il sistema più normale di sedersi di fronte a un uomo; che il suo decolté era sempre esagerato per una ventenne e le sue zinne, che piccole non erano, venivano sbandierate come tovaglioli: in attesa che qualcuno ci poggiasse sopra le labbra e, infine, che dopo il secondo aperitivo, le battute si facevano scomposte, piene di doppi sensi e, devo ammetterlo, estremamente spassose.
Ricordo che ne parlai anche con Velia, mia moglie, e che lei giustificava l'amica sostenendo la tesi che era sempre stata un po' matta, anche al Liceo, e di non farci troppo caso. Che dire? Se andava bene a lei... dopotutto l'amica era la sua, ed io non le prestavo particolare interesse.
Gli anni son passati, ora siamo diventati adulti, tutti: Raffa ha la sua vita, il suo lavoro al nord, nella provincia di Milano. Non è facile incontratasi, però, qualche volta è capitato; dopotutto lei ha sempre avuto una passione per mia moglie e, forse proprio per quella sua schiettezza esagerata, è sicuramente annoverabile tra le sue migliori amiche.
Per me, la scena nel tempo si è ripetuta non più di 5, 6 volte: o passando insieme una mezza giornata al mare, o cenando in compagnia, tutto qui! Conoscendone il carattere, ormai i suoi "spogliarelli" non mi sorprendono, anzi, tutta quella occasionale confidenza, non fa che spronare la mia parte sarcastica, cogliendo l'attimo per lanciare qualche battuta salace... insomma, con Raffa, ci prendiamo un tipo di svago verbale abbastanza osé; uno spasso per"adulti"che con altri non ci sogneremmo mai di adoperare.
Ad aprile di quest'anno, la donna è tornata a casa dei suoi, per qualche giorno. L'immancabile telefonata; un saluto veloce, poi, stabilito che il sabato successivo eravamo tutti liberi, lei e mia moglie decisero di prendere l'aperitivo insieme. Mi guardai bene dall'accompagnarle e mi "liberai" di loro assai facilmente, per poi dedicarmi ai miei passatempi preferiti.
Verso le ventuno mi chiama mia moglie, per sapere se mi andava bene di cenare qualcosa tutti insieme; probabilmente non avevano ancora sfogato tutto il bagaglio dei pettegolezzi da scambiarsi riguardo alle loro vecchie conoscenze. Accettai senza far storie, sopratutto perchè non c'era da cucinare: sarebbero passate per la rosticceria, prima di rientrare.
Quella sera Raffa non si risparmiò e, con la scusa di festeggiare chissà che, prima di venire, riuscì a passare da casa sua, dove raccolse qualcosa per cambiarsi e una bottiglia di spumante dal frigo di famiglia.
Una volta a casa poi, aspettando di cenare, se ne uscì con una trovata che, immediatamente, suscitò le ire di mia moglie... ma loro avevano già sorbito qualche aperitivo; io mi ero scolato una birra grande, e la serata di primavera, con la sua arietta frizzante, metteva allegria.
- Dai, siamo adulti, ci conosciamo da anni... - dissi a Velia, con Raffa che probabilmente riusciva a sentire - Dopotutto siamo in confidenza, no? Quando mai abbiamo rinunciato a farci due risate, con la tua amica matta? - Intanto la donna non dava peso alle nostre chiacchiere e, come promesso, con estremo menefreghismo, al suono di una vecchia Lambada, si spogliò dei Jeans e della camicetta restando in mezzo al soggiorno, in mutande nere castigate e reggipetto.
La guardavo, sorridendo, senza nemmeno darci troppo peso, la conoscevo bene: quante volte l'avevo già vista in costume? Velia, pur restando sul "chi vive" sembrava un po' più serena.
- Ho fatto uno schifo di spogliarello! - disse Raffa, smettendo di sculettare, seminuda e insignificante al centro della stanza. - Va bene, gente di poca fede! Adesso vi stupirò con la mia abilità nel..."vestirello"! - e mentre rideva, schietta, tirò un gran sorso dal suo Gin & Coca, pieno di cubetti di ghiaccio. Quindi, lasciò cadere sul divano un po' di lingerie color cammeo, calze nere a rete larga, sandali con la fascetta a cavigliera ed un tacco vertiginoso.
Lo scherzo, veramente troppo spinto di Raffa, mi aveva lasciato senza parole. Col ghiaccio che si scioglieva nel bicchiere, ero ipnotizzato dai movimenti sinuosi della donna. Riuscì a coprirsi in pochi minuti con un abitino nero, assai succinto; forse la rendeva ancora più attraente di quando era tutta spogliata. Controllavo anche Velia, sperando di parare i fulmini che stava per lanciare, ma mia moglie fece finta di niente, certo per non permettere, alla sua "amica", di gustarsi quel momento di esibizionismo fuori luogo. Aveva cercato un "effetto"... però: io non potevo parlare; mia moglie glissò e Raffa non potè raccogliere alcuna reazione tangibile, per il suo gesto.
L'atmosfera però era cambiata, e non solo tra le due signore. Amo Velia, la rispetto, ma lei lo sa che sono un vecchio "marpione"; anche se rare, in tanti anni insieme, qualche "giochetto promiscuo" ce lo siamo anche regalato. E' capitato: perchè nasconderlo? Nel lungo menage, un paio di volte è successo che un altro uomo partecipasse a un nostro amplesso. Giochi estivi, occasionali, persone estranee che non avremmo mai più visto... con una donna mai, però! Forse fu quest'idea ad eccitare la mia fantasia e... l'erezione costante, cui mi aveva costretto Raffaella, alterando la mia "pace dei sensi".
Eravamo tutti un po' impacciati; sgranocchiammo qualcosa ma nessuno aveva più fame. Non volevo demordere... sono fatto così: se arrivo ad eccitarmi, il mio pene cerca "vendetta", e il calore che mi invade non si placa finché non ghermisco la mia "preda".
- E tu non ci fai vedere niente? - dissi a Velia, che mi raggelò col suo sguardo; Raffa invece, senza scomporsi, finse di accomodarsi meglio e si tirò su la gonna, mostrando il perizoma nero.
Sì, lo ammetto, quella sera fui il fattore scatenante: eccitato dal calore, dalla compagnia, dai corpi delle donne, appena fasciati nelle sete leggere di primavera. Ma ero solo un pretesto: la miccia che fece esplodere la bomba.
Io che sul divano carezzai mia moglie, conoscendola a fondo, facendole mollare le redini; io che con desiderio, scrutavo le bianche cosce, tonde di Raffa, e infine io che, nella penombra, le spoglia piano. Prima l'una, poi l'altra, nonostante fingessero qualche ritrosia a restare insieme, con i soli slip e i seni prosperosi, appena cinti col braccio sottile o le dita affusolate. Quando perdemmo i freni, quando la mia lingua affondò nelle loro bocche e le mie mani goderono quella carne tesa e nuda, appena le tre bocche si fusero, gocciolando una sola saliva... Raffa si scatenò. Le sue labbra calde cercarono Velia, non me; le sue dita profanarono, bramose, l'elastico dello slip e affondarono, in fretta, tra le grandi labbra già bagnate... voleva lei. Chissà da quanti anni. Fissavo mia moglie; la stringevo, ero nudo, già in piena erezione. I suoi occhi erano stupiti, sembravano chiedere aiuto, ma poi divennero languidi, quando anche la lingua di Raffa affondò, assetata, in mezzo alle cosce. Venni usato, meglio: il mio pene servì a quelle due per rendere più cruenti i loro orgasmi. Raffa era infoiata mentre Velia, sorpresa ma felice, provava il sesso lesbico a 40anni. Le gustai, le godetti, le ammirai incantato, ringraziando gli dei dell’Eros per un regalo tanto prezioso, segreto, eccitante.
Chissà da quanto, quella donna aspettava di scopare la sua migliore amica... quello che non era accaduto al Liceo, adesso avveniva davanti ai miei occhi sgranati.
Una gran botta di culo... direi.
© - Giovanna Esse 2019
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Aggiunto: 5 anni fa
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