Tutto è iniziato e finito in uno dei tanti luoghi non luoghi dove ad un certo punto diventa molto labile la linea che separa il virtuale dal reale, il primo l'ho sempre rifiutato a priori perché non è mai stata una situazione che stava nelle mie corde.
Francesca era una donna di un paio di anni più vecchia di me, e ormai di anni da questa storia ne sono passati oltre 15 ma lei è una di quelle persone che ancora mi tornano in mente di tanto in tanto, volto che ricordo tra i tanti che ho dimenticato, lo so emerge una punta di maschilismo mescolato al cinismo ma ho sempre ritenuto di essere almeno una persona libera di poter dire sempre quello che penso.
Dopo un periodo di alcune settimane dove c'era stato un approccio fatto di battute sempre più allusive, doppi sensi e qualche intima confessione sulle reciproche vite decidiamo di dare dei connotati quantomeno precisi su com'eravamo, per il come fatto questo passo, diventava solo un dettaglio su il dove e il quando trovarci, anche perché non si viveva molto distanti.
Lei era sposata, sulla quarantina e una figlia di quasi vent'anni, io come spesso mi capitava un impenitente single alla ricerca di emozioni e di qualche avventura di sesso sempre lasciando stare sentimenti e parole che potevano solo fare danni, e quindi andare in cerca di donne impegnate era qualcosa che aspiravo per tenere lontane certe scivolate che almeno in quel periodo non cercavo ne volevo trovare.
Finalmente arrivò il giorno stabilito dopo alcuni rinvii soprattutto per il fatto che da sposati si deve sempre far coincidere molte cose e anticipare anche le sfighe che sono spesso dietro l'angolo, così prendo la mia vecchia auto e percorro fantasticando sul come sarebbe stato i 50 chilometri dal luogo concordato e che era una piccola località di mare.
Era sul finire dell'inverno in un giorno infrasettimanale dove lei che lavorava poteva stare tranquilla almeno quel paio di ore durante la sua pausa, giunto lei era già ad aspettarmi seduta nella sua auto parcheggiata in un grande piazzale desolato, dopo le presentazioni di rito e qualche scambio di battuta seguì l'immancabile caffè nell'unico bar aperto.
Restammo seduti una ventina di minuti fino a quando guardando l'ora mi chiese se torneavamo verso l'auto, pagai e ci dirigemmo dov'erano parcheggiate una a fianco dell'altra ancora solitarie in quel posto che d'inverno è quasi dimenticato da Dio.
Mi invitò a salire sulla sua auto cosa che feci molto volentieri, l'accese per riscaldarla un po' mentre fuori ci fumavano una sigaretta, poi salimmo, ingranò la prima marcia e raggiunse un posto appartato dove da un lato c'era un muro alto e dall'altro la spiaggia e il mare.
Attaccai io avvicinandomi per baciarla cosa che lei gradì e facemmo per qualche minuti come due ragazzini al primo appuntamento, intanto le mani di entrambi prendevano confidenza coi rispettivi corpi, aveva un seno grande e un fisico morbido ed armonico, indubbiamente una donna ancora molto piacente mentre la sua mano rompendo gli induci andò sul cazzo nel frattempo diventato duro, lo accarezzava sempre con più vigore fino a quando sempre impegnati a stuzzicarci con dei baci e mordicchiando le labbra mi sfilai la cintura, sbottonai i pantaloni e feci scendere i pantaloni a terra.
La mia mano era tra le sue cosce, la sua piccola resistenza mi eccitava ancor di più spronandomi ad allargargliele quasi con forza, cedette e facendomi strada dentro agli slip le infilai due dita nella fica che era già molto umida, le sfilai subito dopo per portarmele al naso e odorare il suo profumo di femmina, poi le leccai in un modo quasi teatrale invitandola a fare altrettanto, dall'espressione del suo volto capii che gradiva, poi riportai la mano tra le cosce ma questa volta sfiorando da prima le sue labbra e poi pressando sul clitoride gonfio, nei baci sentivo l'odore di sesso che mi entrava nel cervello.
Sfiora ed entra, spingi ed esci, dopo poco sentii le sue cosce irrigidirsi al pari del corpo, il respiro irregolare diventare un intenso ansimare per esplodere subito dopo in un rantolo di piacere soffocato a stento in gola, vengo, vengo lo ripeté quasi ringhiandomi contro e serrando le gambe tenevo la mano imprigionata in quella morsa e con le dita ancora dentro chiuse ad uncino, potevo sentire il suo piacere pulsare mentre la fissavo con un ghigno di sadico piacere stampato nel mio volto.
Mi guardò e nel suo volto un sorriso tirato, gli occhi lucidi, tirò entrambi i sedili indietro, feci in tempo ad allungare le gambe che mi spinse addosso alla portiera dell'auto e lo prese d'impeto in bocca, tutto fino in fondo per poi far scivolare lentamente le sue labbra lungo tutta l'asta fino alla cappella gonfia, cercò una posizione più comoda e lo prese con la mano stringendolo in modo deciso, forte, iniziano a segarlo piano intanto guardavo la sua lingua giocare, mano e bocca e poi lingua, un susseguirsi di movimenti irregolari che non facevano che aumentare la già crescente eccitazione, ogni tanto mi dava un'occhiata incrociando i miei occhi sgranati su di lei, me la stavo mangiando col pensieri mentre ora con foga mi stava facendo un signor pompino.
Sentivo che non mancava molto e sarei capitolato in una sborrata, l'avvisai per non apparire stronzo e lasciarla libera di decidere cosa fare, eravamo pur sempre due perfetti sconosciuti, intanto era la sua saliva che colava lungo l'sta raggiungendo i peli arruffati del cazzo, vedevo la sua testa pompare a ritmo della mano e le mia sulla sua di testa come a guidarla anche se diciamocela tutta, non ne aveva proprio bisogno.
Altri momenti dove alternava rapidi movimenti e leccate di cappella, mano sull'asta per poi scendere sulle palle gonfie e ormai al linite, fino a quando arrivò l'inevitabile, godo, vengo, sto per sborrare, non si allontanò di un millimetro continuando anche una volta che le avevo riempito la bocca del mio caldo e abbondante nettare, ne lasciava cadere un po' per poi andare subito dopo a riprenderselo, lo fece alcune volte mentre la vigorosa erezione via via perdeva consistenza.
Il cazzo ormai barzotto tra le sue labbra che non si volevano proprio staccare, se continuava avrei rischiato di pisciarle in bocca da quanto era diventata sensibile la cappella, poi si stacco facendo schioccare la cappella tra le sue labbra lucide dei miei umori, si passo la lingua sorridendo e probabilmente compiaciuta di se stessa e come darle torto, era stato un signor pompino.
Mi tirai su i pantaloni mentre lei si ripassava il trucco guardandosi nello specchietto retrovisore, poi accendemmo una sigaretta e ahimè il tempo tiranno non ci permise di andare oltre a quel primo approccio che almeno a me aveva lasciato un po' d'amaro in bocca, ma nel salutarci era chiaro da parte di entrambi il ritrovarci ancora e magari in una situazione più comoda e anche con un po' più di tempo, cosa che avvenne ma questa è un'altra storia per chi avrà voglia e pazienza.

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Categorie: Incesti Confessioni
Tag: Pompinare