Mi chiamo Silvia, ho da poco compiuto diciotto anni. Sono alta, snella, bionda, occhi azzurri e labbra carnose, cosce lunghe, con un bellissimo culo a mandolino, solo le tette un po’ piccole, appena una seconda piena. Fra poco più di un mese, devo sostenere gli esami di maturità. Purtroppo, in questi ultimi tempi, ho avuto dei problemi con il mio fidanzato, che mi ha lasciato per una sgualdrinella da quattro soldi, più grande di lui, che se lo rigira a suo piacimento. Naturalmente lo studio ha risentito di questo mio stato d’animo. In particolare, all’ultima verifica, di matematica ho fatto un vero casino. Quando ho consegnato il compito, praticamente in bianco, il prof mi ha dato una occhiata davvero preoccupata. Dario, questo è il suo nome, è un fico da paura! Trentotto anni, alto, moro, dai capelli ricci ed un’aria da maledetto, che ti fa illanguidire il ventre quando ti guarda con quello sguardo penetrante, che ti arriva fin dentro l’anima. Tutte noi lo guardiamo con occhi carichi di desiderio, ma si vocifera che sia gay e non sembra interessato a nessuna di noi. Sono stata l’ultima a consegnare il compito, quando tutti gli altri sono usciti e lui mi ha trattenuto un attimo per parlare con me.



«Signorina, cos’è questo? Mi consegna un compito in bianco? Sa cosa significa, vero? È un due! Ad esser buoni e generosi, se non un inclassificabile, che, poi, avrebbe la conseguenza di non esser ammessa agli esami!»



Lo guardo, lo supplico, senza nessuna speranza.


 


«La prego prof, non mi rovini! Non voglio perdere l’anno! Mi farò interrogare, cercherò di migliorare.»



«Sì, ma il tempo è poco. Ancora pochi giorni e subito saremo a giugno; io non ho solo lei ha interrogare.»



Lo guardo disperata e lui sembra intenerito dal mio aspetto preoccupato.



«Venga a casa mia, oggi pomeriggio, non si potrebbe, ma, data la sua condizione, farò uno strappo alla regola e l’aiuterò a prepararsi per l’interrogazione di domani.»



Lo ringrazio e me ne vado con il cuore in subbuglio. Alle quattro, mi presento a casa sua. Indosso una gonnellina corta a pieghe, che svolazza e mostra le mie splendide gambe ad ogni passo, con sopra una camicetta leggera che non riesce a nascondere in sottostante reggiseno molto sottile, che modella un po’ il mio seno, facendolo sembrare più grande: di solito, questo suscita l’interesse degli uomini che mi guardano. Rifletto sul fatto che il prof è davvero di ghiaccio: non son riuscita a far colpo su di lui! Suono e salgo a casa sua. Mi viene ad aprire, ha jeans ed una polo: sembra decisamente più giovane! Con un sorriso, mi fa accomodare ad un tavolo, poi mi propone il quesito del compito in classe di matematica che ho fallito. Lo guardo e cerco di capirci qualche cosa, ma, niente: non ci capisco una beata mazza! Ho la mente vuota, non riesco a fare nemmeno due più due. Lui sta in piedi, dietro di me, mi spiega passo per passo ogni operazione. Si può dire che mi abbia dettato, letteralmente, la soluzione. Me lo ha fatto scrivere su di un foglio identico a quello che ho consegnato in bianco. Poi, mi sorride ed io mi sento un po’ sollevata. Lui prende in mano entrambi i fogli, quello della mattina e lo mette vicino a quello che ho appena scritto.



«Vede la differenza? Questa è la verifica che avrebbe dovuto consegnare.»



Lo guardo per un attimo, mi sento depressa, non so che fare, guardo per terra per lunghissimi secondi, in silenzio, in attesa di un verdetto che tarda ad arrivare.



«Le faccio una proposta: diciamo che voglio aiutarti ancora. Ora potrei stracciare questo foglio e far finta che tu mi abbia consegnato quest’altro. Per farlo, voglio che tu sia gentile con me. Pensaci. Questo compito che hai - ho - fatto, ora merita 10 e l’ammissione sarebbe sicura. Mi hai capito?»



Lo guardo e mi sembra di vedere un raggio di sole, che illumina il cielo. Farfuglio, fingendo di esser indecisa e confusa, mentre ho capito benissimo! Il porco, non solo non è gay, ma adesso vuole una lauta ricompensa! Mi guarda sarcastico. Intuisce che ho capito, ed aggiunge:


 


«OK, solo che i giochi li conduco io: tu dovrai esser ubbidiente in tutto!»



Accetto la sua implicita proposta, anche se mi ha spiazzato. Faccio cenno d’assenso col capo. Si avvicina, mi sbottona lentamente la camicetta, mi palpa le tette.



«Belle! Mi sembravano più piccole, invece sono anche belle sode!»


 


Me le massaggia con una certa bravura e subito mi procura brividi di piacere. Si abbassa fino a sfiorarmi i capezzoli con le labbra. Poi si siede su di una poltrona e mi fa sedere sulle sue ginocchia, a gambe aperte, mentre continua a leccarmi, strizzarmi le tette ed a tirami i capezzoli. Godo, ma cerco di non darlo a vedere.



«Ti ho offerto un 10! Se lo vuoi, te lo devi meritare tutto! Pensaci bene: tutto significa nessun rifiuto!»


 


Lo guardo e annuisco, pensando che, in fondo, la cosa mi sta davvero eccitando. Mi sbottona completamente la camicetta e mi aiuta a togliermela, mi slaccia il reggiseno, facendo schizzare fuori i seni: i capezzoli, prima compressi nell'indumento, ora sono eretti e duri. Li prende in bocca, me li morde, mi fa male e, nello stesso tempo, mi fa gemere di piacere.



«Godi, troietta, che fra poco ti farò urlare di piacere!»



Poi riprende a succhiarmi le tette, mentre la mano scende sugli slip, ne scosta i lembi e, con le dita, mi sfiora il sesso e si compiace nel sentirlo liscio e ben depilato. Mi rendo conto che è un porco incallito: sono adirata, soprattutto con me stessa, per aver ceduto al ricatto, ma sono anche eccitata. Mi sento esplorare la fica che è già fradicia e lui se ne compiace.



«Mmmhhh, che bella fighetta stretta! Te la allargherò io, non preoccuparti! Alla fine, sarai cosi aperta che mi dirai grazie.»



Mi masturba con estrema bravura ed io sento il mio corpo che risponde agli stimoli, con contrazioni sempre più convulse. La mia fica secerne un'ingente quantità di umori, che colano copiosi sulle dita del prof. Cazzo, mi sta facendo impazzire con le sole mani!



«Sei un'autentica zoccoletta! Una porcella! Senti come sei eccitata?! Voglio sentirti godere!»



Muove le dita facendole ruotare dentro la mia vagina e questo mi fa andare ai pazzi. Godo e lascio fare, mentre non riesco a trattenere un grido di piacere.



«Vengo, cazzo, mi fai schizzare! Dai, non ti fermare, fammi godere! ORA!»



Lui, reggendomi fra le braccia, si gode i miei fremiti, poi estrae le dita e se le succhia avidamente.


«Hai decisamente un buon sapore! Poi ti leccherò, ma adesso... datti da fare! Ora tocca a te farmi godere!»



Con un movimento molto rapido, mi sfila le mutandine e poi mi fa aprire i suoi jeans, li abbassa e mi trovo in mano un cazzo davvero stupendo. Molto lungo, più di tutti quelli che ho visto, ma soprattutto grosso. Lo impugno, ma non riesco a cingerlo con le dita. Mi fa inginocchiare davanti a sé e me lo poggia sulle labbra.


 


«Dai, puttanella, fammi sentire quanto sei brava a succhiarlo!»



Lo guardo stupita e l’idea di prenderlo in bocca mi sconvolge: è troppo grosso! Cerco di non farlo. Comincio col baciargli le palle, anch’esse grosse, gonfie e pelose, poi bacio e lecco l’asta, lui grugnisce soddisfatto, alla fine arrivo con le labbra alla cappella, è rossa, lucida e pulsante. Lui si compiace con me.



«Brava, puttanella! Si vede che ti sei allenata a succhiar cazzi! Brava! Adesso che hai adorato il dio Priapo, prendilo in bocca! Voglio sentire la tua lingua! Leccalo tutto, che poi te lo pianto dentro!»



Spalanco al massimo la bocca e lo accolgo dentro. È solo la punta che entra, ma lui mi appoggia una mano sul capo e me lo spinge interamente dentro. Soffoco, ho dei conati di vomito che a lui non sfuggono, ma mi esorta a resistere.



«Resisti! Dai, bagnalo bene, che poi ti apro tutta! Resisti e non mi deludere!»



Reprimo gli stimoli, per un tempo che ha me sembra infinito, e poi lui, soddisfatto, me lo sfila dalla bocca, facendomi tornare a respirare. Mi solleva e mi ordina di sedermi su di lui.



«Impalati su di me, troia! Dai, adesso è giunto il momento di sentirlo tutto dentro! Cavalcalo e sfondati la fica!»



Mi allarga le gambe e mi posiziona l’uccello all’ingresso della fica. Lo sento che entra e mi dilata. Lo guardo e mi lamento un po’.


 


«Piano, mi spacchi! Sei grosso, lo sento tutto!»



Lui ride divertito e ci ironizza un po'.



«Si sente che non sei abituata a cazzi di questo calibro, eh, troietta? Non sono mica una mezza sega come i tuoi compagni?! Adesso ti faccio sentire un cazzo vero! Ti apro in due! Forza, cavalcami! Te lo devi meritare quel 10: cosa credi, che te lo dia gratis?»



Lo sento che mi dilata al massimo. Mi entra di prepotenza, spingendo dal basso in su, sui fianchi. Mi penetra tutto e, quando tocca il fondo, io urlo il mio primo orgasmo.



«Oddio, vengo, cazzo, mi sfondi, ma godo! Godo! ORA!»


 


Mi guarda soddisfatto e ne ha tutte le ragioni. Mi ha fatto gridare di piacere e la sensazione che provo, mentre mi apre in due, mi sconvolge la mente e io sto continuo a venire senza ritegno. Lo monto in una cavalcata furiosa, spingendo sui talloni. Mi tiene per i fianchi, mi accompagna e mi guida nel mio su e giù. La sua bocca è incollata alle tette, che vengono succhiate e morse senza pietà. Ora voglio godere e lo incito a sfondarmi tutta. Lui non si fa pregare e me lo spinge sempre più dentro, fin quando mi rendo conto che, adesso, tocco le sue gambe: "Cazzo, ce l'ho tutto dentro"?!



«Dai, ancora! Dammelo tutto! Sfondami e fammi impazzire! Non smettere! Continua! Vengo!»



Deliro. Sto urlando. Sento il piacere scorrere lungo la spina dorsale e lungo tutta me stessa, prima di manifestarsi tra le gambe. Godo in continuazione, questo, alla fine, mi porta allo stremo, mentre lui sembra ancora fresco come una rosa. Cosa aspetta a venire? Mi guarda, sorride e mi solleva da lui. Lo sento uscire da dentro ed avverto come un senso di vuoto: sembra che mi stia portando via un pezzo del mio corpo.



«Soddisfatta? Hai goduto abbastanza?»



Annuisco debolmente. Lui si solleva e mi fa posizionare in ginocchio sulla poltrona. Ho il culo in alto, ben esposto.



«Bene: ora è il mio turno! Non penserai che mi lasciassi sfuggire l’occasione di sfondarti questo culetto davvero magnifico? Rilassati, che, alla fine, piacerà anche a te!»



Lo guardo incredula e lui mi chiede se sono già aperta o vergine di culo.



«Sono vergine: il mio ex ha provato a farlo, ma non ci è riuscito: era troppo doloroso anche per lui, ma son sicura che tu ci riuscirai con il tuo cazzone. Però, ti prego, cerca di desistere: ti farò altro, quello che vuoi!»



Lui ha un ghigno, da vero sadico.



«No, bella mia! Voglio il tuo culo! Se sarai brava e te lo fai sfondare, ti aiuterò anche agli esami, altrimenti farò in modo che tu sia bocciata. Rilassati, che io non sono il tuo ex: io so come si prepara un culo per esser penetrato.»



Si inginocchia dietro di me e comincia a leccarlo, a partire dalla fica. Lo fa così bene che, ben presto, fremo di piacere e sento il suo dito che mi forza la rosetta, che lentamente va rilassandosi e lui la lubrifica con saliva mista ad i miei umori, che sgorgano copiosi. Mi sento una cagna, desiderosa di sentirlo dentro, mentre fremo in un misto di timore/piacere, condito di desiderio, che mi fa vibrare nell'attesa. Lui se ne accorge.



«Lo vedi, troietta, che lo vuoi anche tu. Adesso rilassati, fai un bel respiro. Dai, che poi sarai tu a pregarmi di volerlo ancora dentro.»


 


Lui mi fa aprire i glutei ed appoggia la punta sul buchetto, spinge un po’. Avverto che forza e, per reazione, mi irrigidisco. Lui mi molla due sonore sculacciate ed il dolore mi fa rilassare i muscoli: lui ne approfitta per spingerlo più dentro. Sento un po’ di dolore, ma non tanto. Lui resta immobile e poi si sfila; lo riaffonda, spingendolo ancora di più. Entra ed esce più volte, fin quando non mi abituo. Lui mi esorta a masturbarmi, cosa che faccio, e così il dolore quasi sparisce, poi, con una ultima spinta decisa, mi entra tutto dentro. Sento il suo corpo aderire al mio e le sue grosse palle sbattere sulle labbra della fica e gemo in un misto di piacere/dolore che mi eccita tantissimo.



«Ahhhi! Piano, cazzo! Mi sfondi! Però, non toglierlo: mi piace. Cazzo, quanto sei grosso, ma è deliziosamente piacevole: dai, scopami!»



Io stessa resto stupita dalle mie parole, mentre lui sghignazza soddisfatto.



«Te lo dicevo che ti sarebbe piaciuto. Adesso te lo apro tutto! Puttanella, sarai una bella rotta in culo, tutta sfondata!»



Mi tiene bloccata per i fianchi e mi lima il culo meravigliosamente. Godo e vengo, senza soluzione di continuità. È talmente intenso il piacere che, alla fine, crollo sotto di lui, sfinita, e lui non è ancora venuto. Mi giro, lo guardo e lo supplico di sborrare.



«Dai, vieni, che non ce la faccio più! Sborra ti prego!»


 


Lui si sfila dal mio martoriato buchetto, che sento davvero malconcio. Si siede e mi fa inginocchiare di nuovo fra le sue gambe.



«Non penserai che sarei così folle da sborrarti dentro? Così tu potresti denunciarmi una volta fuori di qui, per violenza carnale, con la prova del mio DNA tra le gambe, invece, un bel bocchino con ingoio, non è facile da portare come prova. Quando l’avrai ingoiata tutta la mia sborra e, dopo che ci avremo brindato su, non ne resterà più niente. No, bella mia! Adesso lo succhi e lo ingoi tutto, fino all’ultima goccia! Ed ora finisci il tuo lavoro, puttana! Te lo devi guadagnare quel 10: succhia!»



Me lo appoggia di nuovo alle labbra. Lo guardo succube: sono ancora scossa dal piacere che mi ha fatto provare. Mai, fin ad ora, avevo goduto così tanto, e quindi voglio che resti indimenticabile anche il mio pompino. Se prima ero titubante, ora voglio farlo impazzire! Ho il suo cazzo davanti al viso, svettante e bagnato di me, grosso, lungo e vigoroso. Tiro fuori la lingua, lecco un po’ la punta e poi apro le labbra; infilo la cappella in bocca, mi tocca il palato, lo lecco e poi lo estraggo: lecco l’asta, scendo in basso, seguendo tutte le venature. Lui sospira e grugnisce soddisfatto. Lecco e succhio le palle gonfie e dure, poi risalgo e lo prendo decisa in bocca. Lo spingo il più possibile dentro e lui me lo spinge di colpo in gola.


«Succhialo, puttana! Succhialo tutto! Ingoialo! Voglio sfondarti anche la gola!»


Ho un conato di vomito che reprimo e lui continua, imperterrito, a scoparmi la bocca. Resto passiva e lo assecondo, facendomi scopare in gola. Lo sento affondare sempre più in fondo, con ritmo sempre più veloce. Impazzisco mentre mi sento usata e sfondata da questo maschio che mi sta dominando e sfondando davvero tutta. Godo e gemo a bocca piena, e lui lo percepisce e mi insulta, mentre ora mi ha infilato tutto il cazzo in gola.


«Ti sfondo, puttana! Sei una lurida cagna! Una vacca! Una zoccola! Adesso bevi!»


Sento che sto colando! Dalla mia fica sgorgano ancora i miei umori o, forse, sto venendo con lui, che mi sta usando, che mi umilia, per essermi venduta a lui. Mi sento davvero puttana, una cagna! Lo sento che mi riempie la gola con un fiume di sborra calda. Deglutisco e ingoio senza fiatare. Nello stesso istante sto venendo e godendo, mentre mi sento una lurida cagna, perché queste cose una ragazza per bene, come sono io, non le fa! Lecco tutto e poi lui mi solleva, mi fa vestire in silenzio, poi, prima di uscire, mi offre un calice di prosecco che bevo, guardandolo negli occhi. Lui non dice nulla, io esco e mi sento stanca, ma tanto soddisfatta: ho conquistato un bel voto e un aiuto agli esami. Mi sono fatta fare il culo per questo e, in fondo, ne sono contenta. Chissà, magari dopo gli esami…


 

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Categorie: Etero
Tag: Pompinare