Una piccola premessa prima di lasciarvi alla lettura del primo capitolo di una serie che non non per quanto porterò avanti. Da piccola amavo i supereroi, tanto d’avere in camera il poster di Lynda Carter in versione Wonder Woman. Un giorno una mia lettrice mi fece venire l’idea di provare a scrivere qualcosa del genere supereroi, ma non volendo rischiare di finire sul banale ho creato Super Guenda, che spero vi diverta coi suoi strani poteri. Nei racconti ci sono molti riferimenti a personaggi sia del mondo Marvel che di quello DC, ma questo vuol essere solo un mio omaggio a chi ha partorito simili eroi immortali.
Detto ciò buona lettura.


Prologo


Il dottor Clark Parker era un uomo felice, e non solo perchè stava finendo il periodo di quarantena a cui l'aveva sottoposto la Ditko Chemical dopo l'incidente che l'aveva visto coinvolto suo malgrado. La piccola fuga di gas aveva colpito prima lui, e subito dopo la dottoressa Natasha Heck, si era rivelata del tutto innocua, visto che in due settimane i suoi parametri vitali erano rimasti immutati.
I due chimici non si erano accorti della fuga del gas, che da parte sua era del tutto incolore ed insapore, sino a quando gli analizzatori dell'aria non ne avevano segnalato la presenza, facendo suonare gli allarmi.
In realtà il gas, che era il frutto di un esperimento per trovarne uno da usare nella refrigerazione industriale, una volta inalato li aveva stesi entrambi in pochi secondi comportandosi di fatto come un potente narcotico, ma una volta portati in isolamento e risvegliati, la loro condizione fisica era parsa subito ottimale, e solo un eccesso di sicurezza li aveva portati a passare quattordici giorni chiusi in quelle che erano come due piccole celle di vetro. Durante quel periodo erano stati entrambi continuamente monitorati, ma a parte una sonnolenza iniziale, la cui causa era stata trovata nel gas sperimentale, non vi era stata nulla da segnalare, se non l'amore della dottoressa Heck per le barzellette sconce.
In realtà si dovrebbe anche segnalare come gli addetti alla sorveglianza dei due chimici, prestassero più attenzione a Natasha Heck che a Clark Parker, ma del resto la dottoressa era forse più famosa per la sua indiscussa bellezza, che per le doti professionali che pure erano di altissimo livello.
Natasha Heck s'era infatti mantenuta l'università facendo la modella, scegliendo poi la passione per la chimica, invece del denaro facile delle passerelle, ma il modo di camminare, ma anche l'eleganza nel vestire, tradivano in modo fin troppo evidente il suo passato, anche se lei faceva di tutto per nasconderlo.


"Ho proprio il nome di due supereroi." pensò a voce bassa mentre vedeva i dati delle sue ultime analisi, dove non c'era nessuna spunta rossa.
Mentre si vestiva davanti allo specchio non poteva che esser felice di se stesso.
A trent'anni aveva raggiunto uno dei ruoli più importanti della Ditko Chemical, ma non si poteva certamente dire che fosse il classico nerd dall'aspetto sfigato, anzi il suo fisico rasentava la perfezione grazia anche a ore di nuoto, sport nel quale era stato anche un buon dilettante almeno a livello liceale.
Durante il college aveva macinato senza sosta esami e veloci relazioni sempre con bellissime ragazze, e anche con qualche procace assistente ben felice di passare qualche ora con genio dell'ateneo.
L'offerta di lavoro da parte della Ditko Chemical gli era arrivata insieme ad altre ben prima della tesi, ma aveva scelto proprio quella società per la sua ammirazione verso il fondatore Steve Ditko, un uomo che definire un visionario è ancora poco. Clark era rimasto affascinato dal modo in cui Steve parlava del futuro e di come la chimica fosse importante nel progresso scientifico ed industriale, tanto che faceva sembrare i progetti più fantascientifici come qualcosa che si poteva realizzare da un giorno all'altro. La sua scelta era stata vincente, visto che in pochi anni era passato da semplice ingegnere chimico, a capo della sezione Beta, quella che si occupava dei progetti più promettenti, almeno da un punto di vista remunerativo, col risultato di ritrovarsi molto più che benestante in pochi anni.
Clark pensava alla serata che avrebbe passato con la sua ragazza Diana Prince, ma soprattutto al sesso dopo due settimane di forzata castità.
"Stasera prima la smonto, poi le chiedo di sposarmi." disse a se stesso mentre prendeva la macchina per recarsi in un centro commerciale alla ricerca di un regalo per Diana. Essendo un uomo di grandi capacità professionali, ma con la fantasia di una formica nana quando si trattava di comprare un regalo, una volta entrato nel paradiso dello shopping, si diresse senza esitazioni nel miglior negozio di intimo.
La commessa, una ragazza bionda che sembrava appena uscita dalla copertina di una rivista patinata, comprese subito d'aver davanti il classico pollo da spennare, così senza esitazione gli mise davanti un completino tre pezzi, che altro non era che un trionfo di pizzo e raso dalle dimensioni quasi microscopiche, tanto che si poteva dire che costava tanto oro quanto pesava.
"Ovviamente se lo acquista le darò anche delle calze da abbinarci, anche se vedo che lei lo immagina già addosso alla sua ragazza o sbaglio ?" domandò la commessa vedendo l'uomo quasi in estasi davanti a quella lingerie così ricercata e oscena allo stesso tempo.
"Sì sì va bene, lo prendo, e mi dia anche le calze altrimenti ha poco senso." rispose il dottore già pregustando il piacere di vedere il suo acquisto sul corpo della sua ragazza.
Mentre la commessa si girò per prendere le calze, Clark Parker sfiorò con un dito il suo acquisto, e l'effetto fu di inaudita violenza. Era come se un uomo molto forte gli avesse dato un pugno sui genitali, col risultato di togliergli il fiato, e allo stesso tempo i polmoni si erano riempiti di più aria di quella che potevano contenere, dandogli la sensazione di dover esplodere da un  momento all'altro.
Per sua fortuna quell'incubo durò pochi secondi, e già quando la commessa tornò da lui con le calze, si sentì di nuovo normale.
"Dev'essere colpa dello stress della quarantena." pensò mentre prendeva il portafoglio per pagare il regalo "Ora vado a casa, faccio una doccia e poi chiamo Diana."
Il dottore pagò il regalo che la commessa aveva provveduto ad impacchettare, e poco convinto per quello che gli era appena successo, prese la macchina e si diresse verso casa, non sapendo che il suo peggior incubo era appena iniziato.


Una volte arrivato nel suo appartamento Clark aprì tutte le finestre per togliere l'inevitabile puzza di chiuso che s'era creata durante la sua quarantena, per poi prendere la cesta del bucato e svuotarne il contenuto per terra. Nel mucchio dei panni sporchi vide un perizoma sportivo femminile, dello stesso tipo che usava abitualmente la sua ragazza.
"Sta a vedere che quella è tornata a casa senza mutande." disse a se stesso prima di allungare la mano per prenderlo.
Se nel negozio aveva avuto la sensazione di un pugno dei genitali, in quel momento afferrando il perizoma fu come esser colpito da una palla in acciaio per la demolizione delle case, ed infatti si trovò sbalzato all'indietro in uno stato di semi incoscienza.
"Ma che cazzo succede !" disse ad alta voce.
Istintivamente s'allontanò dal perizoma, ma poi la sua innata curiosità di scienziato le fece avvicinare sempre più, sino a trovare il coraggio di riprenderlo in mano usando tutta la sua forza. A stento riuscì a rimanere in piedi, ma fu come se una forte scossa elettrica ne attraversasse il corpo, mutandolo leggermente ma non per questo in modo invisibile.
Da subito notò che il suo petto si era leggermente gonfiato, tanto da formare un accenno di seno, i fianchi di contro si erano un po' stretti, ma soprattutto i genitali si erano rimpiccioliti tanto da sembrare quelli di una statua greca. Nonostante il terrore che un simile cambiamento gli provocò, non ebbe la forza di lasciare il perizoma, anzi senza alcun senso logico se lo mise in testa a mo' di cuffietta per spogliarsi nudo e andare nella sua camera a specchiarsi.
Quella che vide riflessa era l'immagine di una bella transessuale, magari poco dotata a livello di seno, ma con un corpo a dir poco perfetto, il cui pezzo forte era il sedere, che quasi sembrava scolpito nel marmo.
Senza pensarci su di volte indossò il perizoma, e a quel punto il risultato fu davvero ammirevole, perchè anche se non truccato da donna Clark lo era nell'aspetto in modo inequivocabile.
In uno stato di trance iniziò a toccarsi, scoprendo che quando le sue dita giocavano coi capezzoli, il pene s'allungava sino a superare le sue normali dimensioni, crescendo sino a sfiorare a occhio i venticinque centimetri di lunghezza. Non provò però nessun piacere nel toccarsi il suo membro, ma non appena si sfiorò il sedere fu come se le sue mani non potessero più fare a meno di toccarlo. 
Clark iniziò così a massaggiarsi i glutei, ma come spinto da un raptus erotico incontrollabile, le sue mani si mossero avvicinandosi sempre di più al suo ano, sino a sfiorarlo come solo la sua ragazza aveva fatto una volta irritandolo un po'. Da classico uomo etero, considerava infatti il suo ano completamente tabù per ogni gioco anche innocente fatto da una donna, ma in quel momento in cui aveva perso ogni forma di controllo, voleva capire quali sensazioni gli potesse donare.
Preso da quella nuova forma d'eccitazione mai provata, non s'accorse che i suoi genitali erano tornati a dimensioni microscopiche, ma del resto non li degnava di alcuna attenzione, intento com'era a massaggiarsi le chiappe.
Per stare più comodo si mise carponi al centro del suo letto, abbassandosi il perizoma a metà coscia per avere campo libero su quello che oramai era il centro del suo pensiero, cercando alla fine di violarlo con un dito. Il dolore fu però troppo forte, ma si ricordò d'avere un piccolo tubetto di gel lubrificante che corse a prendere dal suo comodino, per poi rimettersi nella posizione iniziale.
Dopo aver abbondantemente ricoperto un dito di gel, lo diresse senza esitazione verso il suo ano, e questa volta riuscì a penetrarsi in modo quasi indolore, ma incredibilmente appagante. Più si masturbava come una donna, più voleva sentirsi tale, e ben presto al dito medio accoppiò l'indice, riuscendo quasi ad arrivare all'orgasmo.
Nonostante le sue dita non fossero certo piccole, era come se gli mancasse qualcosa per raggiungere il picco del piacere, che a quel punto voleva provare nella sua nuova 'versione' di donna vogliosa.
Provò a usare anche l'anulare, ma il risultato non fu soddisfacente, anzi la sua eccitazione iniziò quasi a scemare, sino a quando non gli tornò alla mente d'avere comprato un vibratore per una sua ex, che era sempre rimasto in un cassetto non avendolo poi mai utilizzato.
In preda a un desiderio irrefrenabile l'uomo iniziò a cercare il giocattolo erotico in ogni cassetto, sino a quando non lo trovò ancora ricoperto dalla plastica trasparente, come quando l'aveva comprato. Con le mani tremanti ruppe la scatola e a fatica riuscì a mettere le due batterie all'interno del cilindro, prima di ungerlo abbondantemente col gel lubrificante.
Senza alcuna esitazione si sistemò carponi sul letto, per poi sodomizzarsi quasi con violenza, raggiungendo subito un piacere mai provato. Clark iniziò a cercare la posizione migliore per poter usare il vibratore, finendo col sdraiarsi sulla schiena e tenendo le chiappe sul bordo del letto.
"Oh mio Dio è bellissimo !" disse dopo aver raggiunto il primo orgasmo, senza che però dal suo pene uscisse anche una sola goccia di sperma.
Non ancora appagato continuò a sodomizzarsi senza darsi un attimo di tregua, quasi avesse paura che quel momento potesse o dovesse finire senza alcun motivo.
L'uomo sarebbe andato avanti forse per ore, se non fosse suonato il suo cellulare, che di fatto lo riportò nel mondo reale.
"Chi cazzo rompe !" urlò prima di rendersi conto che era la sua ragazza Diana
"Clark allora sei uscito dalla quarantena, che ne dici di vederci ?" chiese la donna.
"Sì sono a casa, ma sono a pezzi, ti va bene se facciamo domani ?" rispose l'uomo avendo ben altri progetti per la serata.
"Certamente, anzi ti chiamo dopo pranzo per vedere se ti sei rimesso, però stasera a letto presto perchè domani ti voglio in forma e soprattutto solo per me."
"Grazie amore, adesso mi faccio una tisana e poi vado a dormire."
In realtà dopo aver finito la telefonata, Clark cercò alcuni vestiti femminili che aveva usato ad Halloween, che trovò in dispensa per sua fortuna pronti ad esser indossati. Il suo 'tesoro' era in realtà un abito piuttosto corto color viola, delle calze autoreggenti a rete nera e una parrucca bionda di buona fattura con tagli a caschetto.
L'uomo l'indossò sentendoli subito suoi, come se il suo essere donna avesse completamente sostituito la sua anima maschile, usando alla fine n rossetto rosso acceso come unico trucco.
"Adesso andiamo a cercare un uomo che mi scopi, perchè voglio un cazzo vero e non uno di gomma." disse a se stesso uscendo di casa, pur non avendo una meta precisa da raggiungere.



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(quelli volgari saranno subito cestinati)


Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
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