UN PICCOLO LAVORETTO
Quando i due migliori amici di Fabio seppero che da un mese aveva una relazione con una d......nne, ne furono a dir poco turbati. Innanzitutto osservarono che sarebbe potuto essere perseguibile penalmente e poi sembrò loro inconcepibile che un trentenne potesse avere una storia con un’ adolescente che frequentava il secondo anno delle scuole medie.
Il giorno in cui la videro, però, ne compresero pienamente le ragioni. Raggiunsero Fabio in un bar e, appena si sedettero, furono conquistati dal viso incantevole della giovanissima ragazza, una brunetta con dei lineamenti che sembravano disegnati. Aveva due occhi verdi da gatta e una boccuccia carnosa sempre atteggiata in un sorriso furbetto. Fu, però, quando lei si sfilò il cappotto e si alzò per andare in bagno, che i ragazzi rimasero di stucco: aveva il corpo di una pornostar. A dodici anni era più alta di loro e aveva due tettone XL. La visione del suo maestoso culo bombastico in quei pochi istanti in cui lei percorse il corridoio alimentò le fantasie masturbatorie di entrambi per mesi e mesi.
Quando si congedarono, salutandola sudavano nervosamente. Non riuscirono a non fissarle le tette e trovarono pazzesco il dislivello tra lei, una bambinona tutta curve alta più di un metro e 80, e Fabio, che, invece, era un mingherlino alto appena un metro e 60.
Si chiesero come fosse possibile una cosa del genere. Proprio il loro amico più sfigato, un ometto fragile ed insicuro, stava con una bambolona incredibile come quella!
“Ma cosa ci troverà”, chiedeva l’uno all’altro, “nel nostro Fabio quella gnocca pazzesca? È stupenda: non potrebbe fare la fotomodella solo per via delle tettone che si ritrova!”
“Come, cosa ci trova?”, insinuava l’amico, “I soldi! Fabio è ricco!”
Ed era vero. Il padre di Fabio era proprietario di una delle imprese di costruzioni più importanti della città, mentre il padre della ragazza, avevano saputo dal loro amico, era un facchino.
“Ma fate sesso?”, chiesero a Fabio il giorno dopo, “Cioè, lei ha dodici anni! Avete rapporti completi?” “Certo”, rispondeva lui, “finalmente, da circa due settimane. Prima, però, mi faceva di tutto (spagnole, me lo prendeva in bocca, ecc…) Ragazzi, voi l’avete vista, non vi dico cos’è! Mi fa impazzire.” Lo invidiavano da morire, avrebbero dato tutto quello che avevano per bombarsi quella immensa bambinona supersexy, nonostante la sua età.
Se Fabio era entusiasta, la giovanissima adolescente almeno nei primi due mesi si era sentita la più figa della classe perché a dodici anni frequentava un tipo maggiorenne ricchissimo, che la riempiva di regali e veniva a prenderla da scuola con la Range Rover; col tempo, però, iniziò a vedere le amiche accompagnarsi a dei gran pezzi di ragazzi e progressivamente iniziò a stufarsi di quello che ormai iniziava ad apparirle come un ometto appiccicoso e sempre eccitato.
Non scelse di troncare, ma da un certo punto in poi gli si concesse sempre più di malavoglia facendolo disperare e usando il potere che esercitava sessualmente su di lui per farsi fare regali sempre più costosi.
Un giorno anche i genitori di Fabio seppero di quella relazione e ne furono ovviamente inorriditi. Erano preoccupatissimi. Gli dissero che, se la cosa si fosse saputa, avrebbe potuto passare guai seri. Fabio chiese se avrebbe potuto portarla un giorno da loro perché desiderava che la conoscessero, ma i genitori opposero un netto rifiuto.
Cosa avrebbero pensato il portiere dello stabile, i vicini, la loro colf, vedendo il figlio trentenne dei vicini assieme ad una ragazzina? Gli conveniva che la cosa avesse la minore esposizione possibile, anzi, avrebbe dovuto troncare subito quella relazione insana. Gli ripeterono questo più volte arrabbiati.
Fabio fece vedere loro alcune foto di Sara sul suo telefono e i suoi genitori, pur convenendo sul fatto che fosse molto carina, restarono fermi sulla loro posizione: questa storia assurda doveva finire al più presto.
Una settimana dopo quella discussione la madre di Fabio vide, però, del tutto casualmente suo figlio con questa d.....nne. Uscendo dal fioraio riconobbe nell’isolato di fronte la Range Rover del figlio parcheggiata davanti al negozio di Gucci. Fabio uscì dalla boutique tutto trafelato con tantissime buste in mano e dietro di lui comparve questa ragazzina altissima e con due seni enormi. Si era fatta comprare mezzo negozio e lui le girava attorno come un piccolo cagnolino guardandola costantemente in attesa di capire quale fosse il suo nuovo desiderio. Le sembrò una scena patetica.
“Oggi ho visto Fabio con questa adolescente ed ho capito tutto”, disse tornata poi a casa la madre di Fabio a suo marito. “Anche se ha solo dodici anni, credo sia una vera furbona: ha trovato la gallina dalle uova d’oro, anzi il povero polletto da spennare. Utilizzo il termine polletto perché il nostro Fabio sembra un nanetto affianco a lei. Tu pensa che le arriva appena alle tette che sono enormi. È a dir poco giunonica! Non è difficile, conoscendo lui, capire chi dei due sia in una posizione di dominio, ma chiunque lo capirebbe anche solo guardandoli. Dobbiamo rassegnarci: lui non la lascerà mai. Questa , te lo dico io, se lo terrà stretto, sicuramente tradendolo pure con altri uomini, per poi, tra qualche anno, farsi sposare e dopo appena qualche mese piantarlo succhiandosi gli alimenti e vivendo di rendita. Ti dico anche che non è escluso che possa essere imbeccata dalla sua famiglia”.
L’idea che si era fatta la madre di Fabio corrispondeva solo parzialmente al vero.
Sara, come si è detto, sfruttava la ricchezza di Fabio e non era mai stata davvero attratta da lui, ma gli voleva sinceramente bene.
Lo stimava, però, sempre meno. Lo considerava debole, viziato e vile. Vi furono anche diversi episodi che la portarono a maturare questo giudizio.
Una volta in una di quelle uscite, per Fabio così imbarazzanti, con le loro compagne di classe e i loro morosi un ragazzino, di qualche anno più grande di lei, vedendola passare assieme a lui le fece degli apprezzamenti volgari. La cosa avveniva spesso, e non solo perché lei era molto appariscente, ma anche perché la vedevano accompagnata a Fabio che doveva comprensibilmente apparire del tutto inoffensivo persino agli occhi, come in quel caso, dei ragazzini.
Come sempre Fabio non reagì, ma quella volta fu lei a replicare e il giovane si avvicinò a loro con cattive intenzioni. Fabio tremava di paura e sperava che tutto terminasse pacificamente. Sara lo osservò disgustata. Si sarebbe quasi detto che lui, che era un uomo trentenne, invece di arrabbiarsi, supplicasse questo prepotente, un ragazzino dei primi anni delle superiori, di non far loro del male.
Ad un certo punto intervenne in loro aiuto il ragazzo di una sua amica che in men che non si dica si trovò accerchiato da altri due amici dell’energumeno che iniziarono a spintonarlo e a minacciarlo.
Fabio si limitò a guardare, tenendosi ben distante, immobilizzato dal terrore e allora Sara, che in realtà non aveva mai avuto alcun timore, si infuriò e sfogò tutta la rabbia che provava per la sua terribile vigliaccheria. Con uno schiaffo violentissimo ne stese uno. L’altro, invece di rendersi conto che quella bellissima d....enne era il triplo di lui, cercò di colpirla con una sberla, ma lei gli afferrò il polso torcendogli il braccio e facendolo urlare dal dolore. Il ragazzo che le aveva detto delle volgarità adesso non faceva più il gradasso ed, anzi, improvvisamente scappò di corsa. Sara mise allora definitivamente ko con un calcio il suo amico e si lanciò all’inseguimento. Con le sue gambe lunghe non ci mise molto per raggiungerlo e, una volta acciuffato, lo spinse contro un muro, bloccandogli entrambe le braccia con una sola mano e premendogli una coscia tra le gambe. Per quanti sforzi facesse, il ragazzo era completamente immobilizzato. “Come ti è venuto in mente di dirmi quelle cose?”, gli chiese puntandogli il dito sulla fronte, “non dovevi preoccuparti del piccolo tizio che mi abbracciava, ma di me. La prossima volta starai più attento? “Si”, rispose il ragazzo terrorizzato. La strada sembrava deserta. Il ragazzo, nonostante la paura, avendo il viso tra le tettone di Sara e sentendo la pressione della coscia sul suo pene ebbe un’erezione violenta. Lei lanciò uno sguardo al suo pacco: era enorme. “Quanti anni hai?”, gli chiese infilandogli la mano nei pantaloni e afferrandogli il pene, “Quindici, ne ho quindici“, rispose tremando. “E ti piacerebbe scoparmi? Me lo vorresti mettere dentro?” “Si”, rispose il ragazzo quasi urlando. Sara gli coprì la bocca con la mano. “Ssssst piccolino, altrimenti arriverà qualcuno”. Era la prima volta che Sara stringeva un pene che non fosse quello di Fabio e questo le sembrava davvero un gran bel pisellone. Pensò che le sarebbe piaciuto farsi scopare seriamente da uno con il pisellone grande come quello di questo ragazzino. Tenendogli sempre le braccia incollate al muro gli tirò fuori il pisellone e ci giocò per circa un’ora portando il giovane al punto dell’orgasmo per poi smettere all’improvviso sino a quando sentì il suo telefono squillare. Fabio e le sue amiche dovevano cercarla. Decise di finirla. Fece venire quel poveretto che ormai aveva le palle gonfie e doloranti, lo mise a dormire con una sberla violentissima e se ne andò lasciandolo per terra tra le chiazze del suo sperma.
Quando raggiunse i suoi amici, fu acclamata da loro e poco dopo, quando si ritrovarono soli, Fabio era più eccitato che mai. “Sei stata fantastica! Sei la mia super bambinona!”, le disse alzandosi in punta di piedi per cercare di baciarla.
Lei lo respinse. Era nauseata. Cosa dovevano pensare le sue amiche? Aveva fatto una figuraccia davanti a tutti. Certo, era piccolo e gracile e, se fosse intervenuto, le avrebbe sicuramente prese da quel ragazzino, ma lei avrebbe avuto una considerazione ben diversa di lui.
Nel giro di qualche mese il corpo di Sara, che era ancora nell’età dello sviluppo, ebbe un’ulteriore maturazione. Diventò ancora più alta di qualche centimetro e i suoi seni diventarono ancora più grandi.
Fabio, che già le moriva addosso prima, ora era al settimo cielo, ma la sua felicità durò poco. Lei aveva iniziato a vedere di nascosto altri ragazzi delle scuole superiori e divenne praticamente la sua dominante e capricciosa sugar baby.
Una sera ad esempio Sara trascorse quasi un’oretta immobile sul letto a pancia in giù col telefonino. Sul pavimento del salone c’erano le buste di un pomeriggio di shopping costato a Fabio 4000 euro. Il trentenne era stato tenuto a stecchetto da lei per due settimane ed era così eccitato da essere venuto già due volte in pochi minuti. Mentre, col cuoricino che gli batteva forte forte, si arrampicava su quel culo da sogno e le rinfilava il suo pistolino per la terza volta, lei messaggiava con un’amica inviandole immagini di gattini buffi. Durante gli altri due orgasmi di Fabio, lei aveva ripetuto dei verbi irregolari di tedesco per l’interrogazione del giorno dopo.
Arrivò, però, un giorno in cui lei, non volendo più approfittare di Fabio e, anzi, morsa dai sensi di colpa, lo piantò gettandolo nella disperazione. Lui la implorò per mesi di ripensarci, ma fu tutto inutile.
Tormentato dalla gelosia e annichilito, Fabio, che già prima andava raramente in ufficio, smise di andarci del tutto e iniziò a trascorrere le sue giornate a casa nell’inedia.
Sara, che non aveva mai chiuso totalmente la comunicazione con lui, andò qualche volta a fargli visita cercando di scuoterlo dal suo torpore con dolcezza, ma si rese conto che i suoi tentativi alimentavano in lui l’illusione che la loro relazione potesse riprendere. Cambiò allora atteggiamento e divenne sempre più dura con lui quando andava a trovarlo.
L’ultima di quelle volte fu un giorno di giugno. Era quasi mezzogiorno. Fabio aveva appena fatto colazione, quando sentì suonare il citofono.
Era Sara e stava salendo da lui! Fabio entrò in agitazione. Si vergognava di riceverla in quelle condizioni: la casa era sottosopra e lui non si era lavato, non si radeva da due giorni ed era ancora in pigiama. In quei pochi istanti convulsi corse con le sue corte gambette da una parte all’altra della casa per farle trovare un ambiente più accettabile, ma l’unico risultato fu, quando la ricevette, quello di farsi trovare tutto sudato e affannato.
Lei, invece, gli apparve più bella che mai. Aveva delle scarpe coi tacchi che la facevano arrivare ad essere alta un metro e 90 e indossava un vestito rosso attillatissimo che faceva risaltare le sue curve da capogiro.
“Sei bellissima”, esclamò Fabio
“In questa casa c’è puzza di rancido”, disse lei entrando.
La si guardò attorno con un’espressione di disapprovazione, Fabio non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
“Tu sei così ricco, dovresti far venire qualcuno a fare le pulizie più spesso”
“Non voglio essere disturbato”
“Perché, cosa fai tutto il giorno?”, rispose lei.
“Almeno i piatti potresti lavarli! Stai vivendo come un barbone. Adesso te li lavo io”
“No, lascia stare, non preoccuparti”
“No, dai, non mi costa nulla lavarli mentre parliamo”
Sara fece scorrere l’acqua del lavandino ed iniziò a sciacquare le stoviglie. Fabio si avvicinò a lei.
Era inebriato dall’odore meraviglioso di quella magnifica adolescente che appena qualche mese prima era stata la sua ragazza e impazziva letteralmente di desiderio, ma come avrebbe potuto sperare di sedurla? Oggi, che lei portava quei tacchi, non le arrivava neanche alle tette.
“Sara”, le disse sfiorandola e avvicinandosi sempre di più, “ti desidero tanto”.
“Per favore”, rispose lei che aveva notato la piccola protuberanza nei pantaloni del pigiamino di Fabio, “non mi toccare ed allontanati perché anche tu oggi hai un cattivo odore. Perché non vai a farti la doccia mentre io lavo i piatti?”.
Fabio non avrebbe potuto darle torto, ma stranamente l’idea che lui apparisse così malmesso e avesse un cattivo odore e lei al contrario fosse così radiosa e profumata aumentò ancora di più la sua eccitazione.
“Scusami”, le disse premendo il suo misero corpo su quello di quella bambinona incredibile, “mi devi credere, io cerco di controllarmi, ma proprio non resisto, fatti toccare”
“Ma ti sembra carino?”, chiese lei, mentre lui ormai senza alcun ritegno con le mani sul suo enorme seno le strusciava il pistolino sulle cosce.
Sara lo lasciò fare, ma era evidente che ormai stava perdendo la pazienza. Lui, invece, sempre più acceso, stava abbandonando ogni freno e, quando lei si chinò per prendere dell’altro detersivo, rialzatasi, se lo ritrovò aggrappato sul suo culo con tutto il corpo e sorretto con le mani alle sue tettone.
“Fabio, che stai facendo? Scendi subito!”, gli ordinò Sara.
“E dai, ti prego” riuscì a dire lui, “che ti costa!”
“Fabio, te lo ripeto, scendi subito!”. Ormai quel piccolo, patetico trentenne ansimava vergognosamente arrampicato sul culo bombastico di quella d....enne e di lì a poco sarebbe esploso nei pantaloni se lei non se lo fosse staccato di dosso facendolo capitombolare sul pavimento.
Quando Fabio si rialzò, era tutto dolorante.
“Sei davvero squallido!”, lo rimproverò lei, “Forse non verrò mai più a trovarti. Adesso dovrò portarmi il tuo odore sgradevole su tutto il corpo quando dopo dovrò vedermi con un tipo”.
L’insofferenza per l’orgasmo negato, la rabbia per essere stato respinto e la gelosia ancora così acuta, sebbene fossero ormai trascorsi mesi dalla fine della loro relazione, lo fecero montare su tutte le furie.
“Sei una puttana!”, le disse singhiozzando
“Che hai detto? Non credo di aver capito”
“Si, sei una puttana”, ripeté scagliandosi come una furia (e con ancora il pistolino duro) contro l’imponente d......enne che con uno schiaffetto lo mise ko.
Quando Fabio riprese i sensi, finse di essere ancora svenuto perché provava troppa vergogna. Aprì impercettibilmente gli occhi. Era stato portato dalla cucina al salone e adesso era con lei sul divano. Si trovava steso con la vita ed i fianchi intrappolati dalle lunghe e tornite gambe accavallate della giovanissima adolescente.
Lei stava chiamando qualcuno al telefono. Quanto avrebbe voluto che il tempo si fermasse e che potessero vivere per sempre così!
Chi chiamava? Forse una sua compagna di classe per raccontarle divertita quello che era successo e ridere di lui? Ad un tratto lo sfiorò una paura tremenda: e se stesse chiamando la polizia per denunciare un tentativo di stupro, che in questo caso era, peraltro, pure aggravato dalla sua giovanissima età? Sara aveva dodici anni. La sua vita sarebbe stata rovinata per sempre.
Immensa fu la sua sorpresa quando riconobbe la voce della persona che aveva chiamato: era sua madre! Non avrebbe mai immaginato che lei e sua madre si sentissero. Non poteva crederci!
“Ciao Sara, sei da lui?”
“Buongiorno signora, si. L’ho trovato in condizioni a dir poco pietose. Alle 12:30 era ancora in pigiama. Le devo dire, però, che è successa una cosa particolarmente sgradevole: ho pensato di lavargli i piatti e ad un tratto me lo sono trovato arrampicato dietro di me come un ragnetto. Signora, mi spiace raccontarle questi particolari indecorosi, ma non ha avuto alcun ritegno. Continuavo a strofinare le sue stoviglie sporche e gli domandavo con tono fermo di scendere e lui, proprio senza alcuna vergogna, stretto con tutto il suo piccolo corpo al mio sedere e con le mani sul mio seno, mi si strusciava col suo pistolino ansimando. Capisco che era eccitato, ma avrebbe dovuto controllarsi. Le sembra normale che un uomo di trentanni si comporti così e, peraltro, con me che sono la sua ex ed ho dodici anni? Mi scusi se glielo dico, ma davvero un animaletto schifoso! La cosa è stata molto cringe”.
“Che maiale! Che piccolo sfigato!”
Fabio era sconvolto. Provava una vergogna insostenibile. Con quale faccia avrebbe potuto rivedere sua madre?
“La cosa peggiore è che, quando me lo sono scrollato di dosso perché, se non l’avessi fatto, lui sarebbe venuto in qualche secondo inzozzandomi il vestito, non ha accettato il mio rifiuto e mi ha aggredito insultandomi. Avrebbe dovuto vederlo! Si è avventato come una furia con tutta la forza che aveva”.
“Che vergogna, Sara!”, urlò la madre, “Quello che mi stai raccontando è vergognoso! Lo hai messo subito a posto quello smidollato? Cosa pensava di fare?”
“Gli ho dato solo un piccolo ceffone. Ora è qui con me. Ha perso i sensi, ma sta bene. Adesso mi faccio un selfie con lui e glielo invio”
Fabio cercò di non tradire alcuna emozione, mentre lei scattava la foto, ma era davvero troppo. Sua madre aveva appena saputo che lui, essendo stato respinto, aveva aggredito la sua ex per prenderla con la forza e che la cosa non gli era riuscita solo perché lei, una studentessa di seconda media, lo aveva messo ko. Che ferita al suo orgoglio poi sentire che sua madre non sembrava dubitare che lei, una d....enne, avrebbe avuto facilmente la meglio sul suo patetico figlio trentenne. “Lo hai messo subito a posto quel piccolo smidollato?”, sua madre aveva detto proprio così.
“Sara, ti prego di non dire a nessuno quello che è successo, neanche alle tue amiche più intime”
“Certo signora, la cosa rimarrà tra noi”
“So che tu non lo faresti mai, ma quello che lui non ha considerato è che avresti anche potuto denunciarlo per quello che ha cercato di fare. Mio marito non deve sapere nulla di quello che è successo perché potrebbe venirgli un colpo. Ti chiedo, però, di considerare seriamente la situazione. Oggi è successa una cosa gravissima che non deve passare impunita. Quello schiaffo non è sufficiente. Certo, a te è bastato questo per neutralizzarlo perché lui è un omiciattolo, ma Fabio deve avere una punizione esemplare. È brutto che, io che sono la madre, ti dica questo, ma, anche se sei ancora una studentessa di seconda media, so che capirai perché sei in gamba: voglio che sbatacchi quel mollusco di mio figlio per tutta la casa come uno straccetto. Devi fargli vedere i sorci verdi, Sara!”
Mentre la madre stava dicendo queste cose che Fabio trovava tremende, Sara aveva iniziato da un po’ a dondolare pigramente la gamba solleticando ritmicamente le sue parti intime. Lo stava facendo apposta? Fabio non poteva saperlo. Quelle sollecitazioni si stavano, però, facendo sempre più piacevoli e doveva assolutamente evitare di avere un’erezione per poter continuare a fingere di essere svenuto.
La situazione era già tragica così. Guai se fosse stato scoperto! Dover affrontare sua madre proprio adesso al telefono, dopo quello che lei aveva appena saputo, così a caldo! Sarebbe già stato molto gravoso parlare con lei in un secondo momento, ma adesso, in quella situazione così degradante che lo vedeva, lui, suo figlio, un uomo di 30 anni, del tutto inerme tra le cosce di quella bambinona!
Cercò con tutte le sue forze di resistere, ma quella d....enne sapeva come essere irresistibile e lui era così debole! Sara iniziò adesso ad oscillare pianissimo con tutto il corpo come se stesse ballando e lui non poté più contenersi. Aprì leggermente gli occhi e la vide sorridere trionfante.
“C’è una novità, signora”, annunciò Sara, “la metto in vivavoce così può parlare direttamente a suo figlio perché ho appena scoperto che è sveglio. Per tutto il tempo il vigliacchetto ha tenuto gli occhi chiusi e ci ha ascoltate fingendo di essere ancora svenuto e sa come me ne sono accorta? Come ha visto dalla foto, ce l’ho sul divano bloccato tra le mie cosce e mi è bastato muovermi un po’ per far indurire il suo pisellino. Pensava di farla franca e resistermi l’ometto, ma io lo controllo totalmente!”.
“Fabio!”, urlò la madre, “mi fai schifo, hai capito? Mi fai schifo!”
“Mamma!”, singhiozzò lui.
Era un incubo! Per un istante pensò a quanto sarebbe stato bello essere un uomo vigoroso, capace di cavarsi fuori da quella situazione! Ma lui non ne aveva proprio la forza. Una sola delle gambe di quella meravigliosa d.....enne era grande quasi quanto tutto il suo corpo! E poi, era questo che in fondo avrebbe voluto davvero, liberarsene?
Godeva tantissimo nell’aver ritrovato un contatto col corpo di quella bambinona e, per quanto possa apparire strano, la situazione estremamente umiliante stava centuplicando la sua eccitazione. Lei non aveva smesso di dondolarsi tenendo sempre la coscia premuta sul suo pistolino e facendolo impazzire. Ormai era al culmine!
“Signora”, disse Sara lanciando un sorriso monello a Fabio che cercava disperatamente di trattenersi, “ci sentiamo in videochiamata perché voglio farle vedere una cosa”.
“No, no, no, no, no, no, ti prego! Ti prego!”, la implorò sussurrando a bassissima voce Fabio disperato.
Appena il volto della madre comparve sullo schermo, Sara divertita le disse: ”Signora, guardi: io non sto facendo nulla di particolare, eppure sembra proprio che il nostro piccolo ometto stia per venire”.
La madre di Fabio vide suo figlio con gli occhi chiusi e la bocca aperta tremare tra le cosce immense di quell’adolescente come una fogliolina.
“Sara, stritolalo tra le cosce quello smidollato! Frantumagli pure qualche costola, tanto poi lo manderemo dai migliori medici!”
La d....enne serrò il misero torace del povero Fabio tra le sue enormi cosce mentre lui stava ancora eiaculando.
“Oddio! Mamma, aiuto!”, urlò lui piangendo per il dolore e dibattendosi invano.
“Ecco”, disse Sara, “alla fine sapevo che me l’avrebbe macchiato il vestito!”.
Fabio svenne per la seconda volta.
Fu svegliato da alcuni spruzzi d’acqua. I fianchi ed il torace gli dolevano. Era nudo, steso sul freddo piano di marmo della doccia. Su di lui in piedi c’era lei nuda che si stava lavando. Vista dal basso, gli sembrò ancora più bella e imponente.
Sara si stese il bagnoschiuma sul corpo e poi ne spruzzò un po’ addosso a lui e glielo spalmò con i piedi. Con una piccola pedata data con grande dolcezza lo girò poi su un fianco e gli spruzzò sopra altro bagnoschiuma.
“Buon risveglio”, disse Sara, mentre continuava a spalmargli la crema con i piedi facendogli venire la pelle d’oca e indugiando sul suo pene già durissimo, “sei qui perché dovevo farmi una doccia ed ho pensato che dovevi farla anche tu. Come ti senti?”.
“Ho un po’ di dolori”, disse lui balbettando
“Quando sei svenuto”, rispose lei abbassandosi e dandogli un bacino, “ci hai fatto un po’ pena ed abbiamo deciso una cosa per te. Tra un po’”, aggiunse mentre lo sciacquava, “ti spiegheremo”.
Sara aveva utilizzato il plurale e lui aveva già capito: nel salone immediatamente fuori dal bagno doveva esserci ad attenderli sua madre.
Sara lo asciugò, gli diede un altro bacino e, fattolo sedere sulle sue cosce, gli passò il phon sui capelli simulando noncuranza per il suo uccello duro, ma sfiorandolo col braccio più volte. Quelle sollecitazioni continue, il contatto con quelle tettone, tutte quelle carezze ai capelli per dar loro una piega lo fecero impazzire. Quando Sara lo fece alzare, sarebbe stato sul punto di esplodere se lei lo avesse sfiorato anche soltanto un altro secondo.
Avrebbe voluto chiederle di poter aspettare che il suo uccello si ammosciasse e che lei gli portasse dei vestiti prima di uscire dal bagno, ma sapeva bene che, per l’ennesima volta, quella incredibile d....enne voleva esibire il suo potere.
E accompagnato per mano da quella bambinona, fu in quelle condizioni, nudo, con il pisellino eretto, stordito di piacere e prossimo all’ orgasmo, che il piccolo trentenne si presentò in salone davanti a sua madre che sedeva sorseggiando una coca-cola.
“Ciao mamma”, balbettò lui quasi inebetito dall’umiliazione.
“Ciao Fabio”, rispose la madre.
Una gocciolina di liquido pre-eiaculatorio penzolò dal suo pistolino e Sara fece un risolino.
“Buongiorno signora”
“Ciao Sara”, rispose la madre di Fabio porgendole una busta, “Venendo ho preso un pensierino per te. Siccome il vestito che avevi è stato sporcato da mio figlio, te ne ho acquistato un altro di Paco Rabanne. Guardalo e dimmi se ti piace”
Sara scartò il pacco e vide il vestito. Ne era entusiasta.
“Grazie signora! È bellissimo! Ha avuto un pensiero meraviglioso! La misura è proprio quella mia.”
“Puoi indossarlo subito. Facci vedere come stai”.
“Avrai qualche dolorino, ma mi sembra che tu stia bene”, disse la madre rivolta a Fabio, “oggi è stato un giorno molto intenso per noi tutti e penso lo sia stato soprattutto per te.
“Si, mamma”, rispose Fabio sedendosi di fronte a lei con le braccia conserte per coprirsi il pene.
“Io e Sara abbiamo iniziato a sentirci qualche mese fa perché eravamo preoccupate per te. È stata lei a contattarmi e sono felicissima di averla conosciuta. Tuo padre ed io, come sai, eravamo ovviamente contrari alla vostra relazione perché lei è una d...enne. A parte questo, ti devo, però, confessare che, quando una volta vi vidi insieme, la giudicai male perché ritenni che potesse approfittare di te. Mi bastò guardarla da lontano: Sara è una giovanissima adolescente estremamente attraente, così alta, così formosa…è proprio uno schianto! Guarda quanto è bella con il vestito che le ho preso!”
“Si, le sta benissimo”, osservò Fabio pensando che adesso l’unico nudo nella stanza era lui e che si trovava così di fronte a sua madre.
“E tu, invece”, riprese la madre, “non so come possa essere mio figlio. Sei un uomo così debole, insicuro e fragile sotto così tanti aspetti. Era per me scontato che una così incredibile d....enne ti avrebbe sottomesso e spremuto con grandissima facilità come poi è stato”
“Questo non è del tutto vero”, protestò Fabio, “si,”, ammise, “sottomesso si, ma non mi ha mai sfruttato economicamente”.
“E invece si, caro Fabio, e anche tu lo sai bene. Me lo ha detto lei stessa rammaricandosene.
Mi ha confidato che praticamente non ha fatto altro che svuotarti le palline in cambio di regali, mi ha raccontato che una volta fece un tiktok in cui succhiava un bicchiere pieno di soldi con una cannuccia corta accompagnato dalla didascalia ‘Il pisellino del mio ricco Papi’. Mi ha raccontato che una volta aveva inviato a delle compagne di classe un video per mostrare loro che, dovendoti ringraziare per un regalo, una borsa da 2000 euro, ti fece venire in 20 secondi perché poi doveva vedersi con un ragazzo”
“10 secondi”, corresse la d....enne sollevando il povero Fabio e sedendosi con lui piazzato a cavalluccio su una delle sue cosce.
“Quando, però”, continuò la madre, “lei decise di interrompere la vostra relazione, capii che non era assolutamente avida e che provava del sincero affetto per te. Adesso, come ti ho detto, lei ed io non sopportiamo più che tu viva nell’apatia ed oggi, mentre tu eri svenuto, abbiamo trovato la soluzione definitiva: Sara ti monitorerà. Abbiamo stabilito che le darò una paghetta, un vero e proprio fisso mensile di 2000 euro e di tanto in tanto anche dei regalini per il suo lavoro di educatrice. Tu d’ora in poi dovrai avere una vita regolare, lavorare in ufficio con tuo padre e occuparti dell’azienda. Se non sarà così, figlio mio, Sara ti farà davvero male, ti ridurrà uno straccetto, e sai bene che saresti del tutto inerme, non avresti proprio scampo, ti schiaccerà camminando sul tuo corpicino. Considera che sarà pagata per questo e, detto tra noi, vista la sua condizione economica, sono certa farà senza alcuno scrupolo tutto ciò che riterrà necessario per raddrizzarti e tenersi stretta un piccolo lavoretto che le permetta già a dodici anni di guadagnare un po’ di soldini”.
Dopo aver ascoltato le parole della madre che gli sembravano piene di elementi per lui mortificanti, Fabio, che aveva patito nell’arco della giornata un numero impressionante di umiliazioni, ebbe un piccolo, improvviso moto di orgoglio e, pur restando in silenzio, emise un impercettibile sbuffo accompagnato da un’espressione lievemente contrariata.
La madre restò in silenzio per qualche secondo guardandolo con un’espressione sorpresa e poi si rivolse alla “Tesoro, come sai, poco fa sono andata a prelevare perché ti pagherò da oggi. Mio figlio ha stranamente assunto un’espressione un po’ meno condiscendente rispetto al solito. La cosa è molto buffa perché non mi sembra proprio nelle condizioni di poterselo permettere: è un ometto più piccolo della tua gamba sulla quale si trova appollaiato adesso. Potresti per favore fare in modo che capisca e ci mostri un’espressione totalmente remissiva?”
Sara distese improvvisamente le gamba facendolo cadere e, rapidissima, si alzò e gli dette un calcio nei testicoli. Afferrandolo poi dalle caviglie lo fece roteare vorticosamente intorno alla stanza. Fabio era terrorizzato. Se lei lo avesse mollato di colpo, anche inavvertitamente, lo avrebbe persino potuto uccidere! Non riuscì neanche ad urlare come avrebbe voluto e, quando lei poi si fermò appoggiandolo delicatamente al suolo, aveva le caviglie doloranti e un fortissimo bruciore ai testicoli e dovette restare a terra per la forte nausea ed i capogiri. Quant’ era durata, pensava, quella violenza su di lui? Sei, sette secondi? Come aveva fatto a ridurlo in così breve tempo in quello stato?
“Grazie cara”, disse la madre, “credo abbia capito. Vagli a prendere un bicchiere d’acqua, per favore”.
“Hai capito, Fabio, vero?”, chiese la madre
“Si, ho capito”, rispose lui
“Bravo il nostro ometto!”, esclamò la giovanissima adolescente tornata dalla cucina col bicchiere d’acqua.
Quando Fabio terminò di bere, Sara gli accarezzò i capelli, lo sollevò dolcemente e tornò a sedersi tenendolo in braccio col capo poggiato sulle sue tettone.
“Non mi fa piacere farti male, ma non mi lasciavi molta scelta. Ti fanno ancora male le palline?”, gli chiese lei continuando a tenergli la faccia sulla scollatura del suo vestito e riempiendolo di bacini e carezze.
“Si’’, rispose lui
“Vuoi andare in bagno a sciacquarti la faccia un secondo?”, chiese la madre
“No, sto meglio, mamma”, rispose Fabio che incominciava ad abbandonarsi subito al piacere di tutte quelle coccole.
“Lasciami dire”, puntualizzò la madre, “che la cosa che mi ha maggiormente irritato è stata la tua timidezza nel mostrare resistenza. Quasi non volevi sentissi quello sbuffo! Se avessi manifestato un atteggiamento di sfida più aperto, l’avrei apprezzato di più. Non hai affatto carattere!”
“Ha proprio ragione!”, assentì Sara stuzzicando con le dita tutto il corpo minuto del trentenne, “il nostro Fabio è proprio un vigliacchetto”.
“Posso continuare ad illustrarti quello che abbiamo deciso per te?”, chiese la madre.
Il pistolino di Fabio, sempre col viso affogato tra quelle tettone, stava iniziando con tutte quelle carezze ad indurirsi sempre più e Sara aveva preso a giocherellarci. “Si, signora”, rispose lei, “vada avanti, purtroppo è tardi ed io tra un po’ ho un appuntamento con un ragazzo, ma voglio essere presente, mentre spiega tutto al nostro ometto. Fabio, la ascolti tua madre? Può andare avanti?”
“Si”, riuscì a dire Fabio.
“Se, però, vedremo dei miglioramenti nella tua vita, la tua Sara sarà molto carina con te”, spiegò la madre.
Sara, intanto, sbottonati i bottoni frontali del suo vestito, era adesso coi seni nudi sul volto di Fabio e continuava a stuzzicargli con le dita il pisellino eretto. Tutto il corpo del trentenne era attraversato da spasmi di piacere.
“E chiaramente”, aggiunse, “se diventerai definitivamente un perfetto bravo ometto, lei sarà carina con te regolarmente. Verrà da te due, tre volte alla settimana e in questo caso, per premiarla, le aumenterò la paghetta di altre 2000 euro. Non male per una d...enne, no? Sarà il suo piccolo lavoretto”.
“Avresti voluto essere il mio ragazzo e, invece, sarai il mio lavoretto, un piccolo lavoretto facile, divertente e veloce”, aggiunse ridendo Sara mentre faceva palleggiare tra le sue tettone il pisellino di Fabio che tremando e con tutti i muscoli contratti sembrava fare sforzi disumani per ritardare l’eiaculazione.
“Cara”, chiese poi la madre, “ma tu non devi andare al tuo appuntamento? Non è tardi?”
“Si, tra pochissimo, ma non è un problema. Mi basterà camminare con passo un po’ più svelto del solito. Ho addirittura ancora qualche minuto”, rispose lei.
Dopo avergli asciugato una lacrima che gli rigava il viso, restando seduta, Sara prese delicatamente Fabio in braccio e iniziò tenendolo sollevato a ciucciare il suo pisellino.
Dopo neanche 10 secondi il nostro povero trentenne, che aveva fatto di tutto per trattenersi, non ce la fece proprio più ed esplose in bocca a quell’immensa d....enne super maggiorata davanti a sua madre che già poco fa aveva visto un altro orgasmo di suo figlio e che questa volta assisteva tutta compiaciuta sorseggiando la sua coca-cola.
“Signora”, annunciò poi Sara con la bocca piena di sperma, “credo proprio che riuscirò a fare di lui un bravo ometto, però non devo essermi accorta dei primi schizzi e suo figlio mi ha sporcato anche il vestito nuovo”.
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