Per quanto mi ripetessero in continuazione che fossi un bel ragazzo, a 28 anni suonati ero vergine e non avevo mai avuto nemmeno per sbaglio una relazione con una femmina, nemmeno all’asilo, o alle elementari per gioco. Mai.
Mi chiamo Luca è questa è la storia di come sono diventato “uomo”.


Ero un solitario, rinchiuso quasi sempre in casa a leggere manga e guardare anime; odiavo la vita sociale e uscivo col contagocce, generalmente con Andrea, per dirlo alla giapponese, mio “senpai” nonché collega di lavoro e prossimo al matrimonio.
Quasi sempre andavamo nello stesso bar sport, quasi sempre aperitivo.
“Ce la facciamo una partita di freccette?” mi domandò quella sera indicando l’altra parte del locale. Io e Andrea giocavamo a freccette con regolarità, infatti nella mensa della ditta era presente un bersaglio per momenti creativi tra colleghi. A quell’ora il locale era mezzo vuoto e nessuno occupava quella zona, acconsentii e senza nessuna pretesa o competizione cominciammo a tirare.


“17? Sempre scarso vedo Andreino” una voce femminile alle nostre spalle scherniva il tiro di Andrea, una ragazza, aspetto piuttosto ordinario; bionda con una coda raccolta, occhiali ray ban, naso un po’ aquilino. Occhi nocciola, sguardo francamente stronzo e arrogante. Leggins sportivi con un tacco basso e maglia da football dei Seahawks. Fisico longilineo, più o meno 1,75. Carina, ma non certamente una bellezza che lasciasse il segno, cosa che visto l’abbigliamento e il trucco leggero, sembrava non importargliene.


Andrea ridacchiò “Sei sempre la solita vedo. Acida e scorbutica, come va la ricerca del ragazzo?” la tipa lo fulminò con lo sguardo posando poi l’attenzione su di me, “qualcuno di voi gentiluomini vuole fare una partita con me? O ve la fate sotto all’idea di perdere con una donzella?” domandò, “ah io non di certo, Miss Regina delle Freccette, fa una partita con lui, ma vedi di non strapazzarlo, è mio amico” annunciò Andrea allontanandosi dopo avermi fatto l’occhiolino…indubbiamente ero il migliore dell’ufficio a giocare, ma, a quanto pare, lei doveva essere di un altro livello visto come Andrea l’aveva chiamata.
“Federica. 501 ok?” mi chiese porgendomi le freccette invitandomi a cominciare.


Giocammo 10 partite e la ragazza mi battè in tutte e 10, in alcune le tenni testa, ma era chiaramente su un altro livello. “Sicuramente sei migliore di tanti palloni gonfiati che ho battuto, ma non mi batterai tanto presto” ridacchiò quasi a sfidarmi. “Ti aspetto qui domani sera Luca…se vuoi provarci ancora…sempre se per te non è un problema essere umiliato in continuazione da una ragazza” concluse gettandomi uno sguardo compiaciuto.


Passarono 29 giorni, e la previsione di Federica si stava per realizzare, andavo oramai al Bar Sport molte sere, lei era sempre presente, e ci sfidavamo a colpi di freccette. Non ero ancora riuscito a batterla una volta, in compenso avevamo stretto una sorta di amicizia ed eravamo entrati un po’ in confidenza, anche se non era esattamente la ragazza tipo che il ragazzo medio avrebbe frequentato. Aveva 27 anni e si era confermata caratterialmente piuttosto schietta, acida, sarcastica con commenti piuttosto punzecchianti. Si era presa alla svelta confidenza con me, cosa che in quei 29 giorni non mi pareva mostrasse agli altri clienti del locale; anche se mi punzecchiava e indispettiva, era chiaro mi considerasse suo amico. “Domani saranno 30 giorni, e come previsto, non mi hai ancora battuto una singola volta…” Rise mettendo il 12 che le serviva per vincere, “domani ti batterò, ne sono sicuro” ribattei staccando le freccette, “vogliamo rendere le cose più interessanti? -mi chiese scaltra leccano la punta di una delle freccette- se non riuscirai a battermi, dovrai pagarmi il conto del bar di questo mese…ammonta a…377 euro, se invece vincerai tu, ed è improbabile, potrai chiedermi quello che vuoi…nessun paletto, tanto so che non riuscirai a battermi” concluse lei lanciandomi un occhiata provocatrice.


L'indomani però accede quello che Federica non pensava, non solo la battei, ma lo feci 2 volte, lasciandola parecchio stizzita; prima della chiusura del locale mi guardò di traverso “hai vinto, puoi chiedermi quello che vuoi” mi disse un po’ in imbarazzo.
“Sai fare la pizza?” le chiesi, lei mi guardò sorpresa “…si, pure piuttosto bene, mi fratello mi ha pure regalato un forno professionale quando sono andata a vivere da sola” mi rispose confusa, “ottimo, invitami a casa tua per una cena a base di pizza” le chiesi. Lei non sembrò troppo felice “pizza?” ripeté quasi indispettita, quasi scagliandomi contro le freccette, stappandomi il telefono di mano “questo è il mio numero, fammi uno squillo, domattina ti mando un messaggio. Tieniti libero per domani sera” concluse con un tono tra l’indispettito e il deluso.


L'indomani mi presentai a casa sua, un appartamento al piano terra in uno dei quartieri più carini della città, lo stesso condominio in cui viveva anche Andrea e futura consorte, ora mi era chiaro perché I due si conoscessero.
Suonai, e ad aprirmi una visione celestiale. Federica, a differenza del solito abbigliamento sportivo con capelli raccolti alla bene e meglio, si era presentata al mio cospetto coi capelli biondi sciolti, un trucco decisamente più marcato e femminile del solito e un vestito da sera tinta blu notte, con un notevole spacco sul fondo schiena, a differenza del solito, in cui palesemente non dava importanza al look, quella sera, in un qualsiasi locale, avrebbe fatto voltare tutti.
Ero annichilito, sorpreso, “beh? Cosa credi? Che non possa anch’io essere donna?” mi disse spalancandomi la porta e facendomi accomodare.
La casa di Federica sembrava un covo di un single appassionato di sport: cimeli sportivi sulle pareti, gadget di squadre sportive, modellini di auto da corsa, palline di tennis autografate e una action figure di notevoli dimensioni all’angolo della stanza, di una nota fighter. Essendo anch’io appassionato di sport in generale, ne rimasi tremendamente affascinato.


Non ci volle molto a mettermi a mio agio ed abituarmi al look, molto sexy, di Federica. Fu una serata piuttosto piacevole, e per quanto nutrissi qualche speranza, non credevo sarebbe successo qualcosa di spinto, più che altro non avrei mai trovato il coraggio per fare il primo passo e infatti mi accingevo a raccogliere le mie cose per andarmene.


“1 ora a sistemarmi per niente -esclamò Federica contrariata mentre stavo per afferrare la maniglia- pensavo di piacerti, almeno un po’”. Rimasi spiazzato, “pensavo la pizza fosse un pretesto, credevo di averti anche lasciato intendere che ero disponibile per te…solitamente non indosso questa roba, ma so che a voi maschietti le ragazze procaci piacioni” continuò quasi accusatoria avvicinandosi a me.
Risi nervoso “beh, a dire il vero non avevi bisogno di strafare, ti trovo molto carina, anche quando hai capelli raccolti e porti le divise sportive, e se devo essere onesto mi piace il tuo caratterino…il problema sono io, non ho idea di come ci si comporti con una ragazza in intimità” ammisi arrossendo, lei si ritrasse arrossendo a sua volta
“ah…belloccio come sei, credevo ne avessi castigate di ragazzine. Speravo potessi guidarmi tu” commentò lasciando intendere la sua completa inesperienza. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo poi la avvicinai baciandola impacciatamente, Federica sembrò apprezzare e mi ricambiò timidamente un nuovo bacio,
“dov’è la ragazza arrogante e sicura di se che conosco?” domandai cercando di rompere la tensione, dando coraggio a mia volta a me stesso, lei ridacchiò colpendomi con un buffetto e afferrandomi la maglietta trascinandomi a se, “andiamo in camera, vorrei farti esplorare una parte di me che non hai mai visto” mi sussurrò facendomi da apripista.


Raggiunta la camera da letto, arredata come il resto della casa, iniziamo a spogliarci, continuandoci a scambiarci qualche effusione, eravamo restati solo con la biancheria intima, entrambi troppo timidi per fare la prima mossa. “Sembra che qualcosa dalle tue mutande muoia dalla voglia di saltare fuori” commentò Federica sedendosi a bordo del letto invitandomi ad avvicinarmi e come se fosse un pacco la mattina di natale, scartò I miei boxer mordendosi le labbra. I miei 17 cm di cazzo sventolavano di fronte al viso di Federica rimasta ipnotizzata da quel pezzo di carne. “Ma ciao, sei così carino” commentò posando l’indice sopra la cappella, strofinandolo curiosa, tastando poi con l’altra mano I miei testicoli. Trovavo eccitante quell’azione, mentre timidamente cercavo di ricambiare la cortesia cercando di palparle le tette,
“facciamo un gioco?” mi domandò all’improvviso guardandomi, sul volto aveva ora dipinto lo stesso sguardo scaltro e furbo di sempre, “io ti masturbo. Se resisti più di 2 minuti, ti darò la mia verginità, ma se vieni prima non te la darò. Ma non preoccuparti, ti darò un’altra chance, se nei prossimi 30 giorni mi batterai…5 volte, allora avrai una nuova opportunità, dopo ovviamente aver resistito a una nuova masturbazione” dichiarò prendendo in mano il telefono facendo partire il cronometro.
“Ehi, non è giusto, sono nudo come un verme di fronte a una ragazza bella come te! Come se non fosse una situazione già abbastanza eccitante, mi stai anche toccando! Non resisterò mai!” protestai mentre lei ridacchiava dispettosa aumentando lo sfregamento. Non ce l’avrei mai fatta, dovevo impedire a me stesso di venire, nonostante ogni singola cellula volesse lasciarsi andare all’orgasmo, “ancora 20 secondi”, un’azione che doveva provocarmi piacere era diventata una tortura, ma volevo troppo infilarmi tra le gambe di Federica,
“15 secondi…boss finale” annunciò lei facendomi l’occhiolino, andando ad ingoiare il mio pene, già al limite, esplose al contatto della lingua sulla cappella. Sborrai tutto in carico nella bocca di Federica, che presa dalla situazione, non aveva fatto conto su cosa avrebbe provocato la sua azione.
Si ritrasse dal mio arnese quasi spaventata, non credo si aspettasse una simile quantità di sperma, ingoiandolo praticamente di riflesso per non farsi soffocare. Tossì e sputacchiò sul parquet, riprendendo fiato, mentre io restavo confuso e timoroso della sua reazione.


“1:48. Hai perso” commentò sensuale mostrandomi la linguaccia, con ancora il mio sperma presente. “Comunque…il gusto è un po’ così, credevo meglio” aggiunse sedendosi nuovamente sul letto con le gambe aperte. “Sei stata scorretta, prima vuoi farlo e poi ti tiri indietro? Avrei resistito e vinto io” intervenni indispettito, provocando la risata di Federica
“ma secondo te, succhio l’uccello per sport? Sono settimane che ho deciso che ti voglio, credi che non te la darò comunque ora?” annunciò da vera dispettosa sfilandosi le mutandine e il reggiseno, mal celando un certo rossore e imbarazzo.
“Fede…allora ci scambiamo la verginità?” domandai col pene ancora eretto, “alle mie condizioni…fai piano finché non te lo dirò io, dovrai diventare il mio ragazzo e non dovremmo mai tradirci! Se ti sta bene, puoi farmi tua” annunciò Federica aprendo le gambe in mia direzione, mi gelai, non per quello che aveva detto ma per il fatto che non avevo un preservativo, non ne avevo mai avuto uno in verità.
Federica mi guardava quasi sul punto di scoppiare a piangere, credeva che la mia esitazione fosse per il fatto che non volessi impegnarmi con lei, “Fede…non ho un preservativo” annunciai facendomi insultare, “deficiente e io che pensavo…ah! Puoi anche farne a meno, tanto una volta dentro sarai il mio ragazzo, accesso completo” commentò strappandomi una risata, mi avvicinai e con molta delicatezza e emozione posi la mia cappella sulle labbra della vagina di Fede, e dopo uno scambio complice di sguardi, affondai il mio arnese nella sua figa, trovando non poca resistenza dal suo sesso.


Non fu semplice aprire “la corolla” di Fede, ma fu ancora peggio per lei, si lasciava andare in qualche gridolino di dolore, incoraggiandomi ad avanzare, ma quando finalmente la via era tracciata, incominciammo entrambi a godere.
Stavo facendo sesso con una ragazza, e che ragazza, una di quello sulle quali mi segavo e fantasticavo spesso sfogliando i miei hentai, una “tsundere”…una di quelle ragazze dal carattere forte; scontrose e acide, ma sotto sotto amorevoli e dal cuore d’oro. Cercai il volto di Federica, contratto tra il dolore e il piacere, andando a baciarla amorevolmente, “dacci dentro…non trattenerti” mi sussurrò infilandomi la lingua in bocca. Esaltato aumentai il ritmo lasciando andare Federica ad alcuni gemiti di piacere che la portarono ad afferrarmi I capelli, tirandoli con violenza, “ho detto…dacci dentro” ripeté infilandomi nuovamente la lingua in bocca, prima che la staccassi di forza piantandola con violenza sul letto, dominandola a cavalcioni sopra di lei. Le infilai nuovamente il pene con forza per tutta la sua lunghezza, afferrandola poi per il sotto coscia, “me l’hai chiesto tu! E io voglio soddisfare la mia ragazza!” annunciai muovendomi dentro di lei con decisione usando il sotto coscia per farmi leva.


Federica si lasciò andare in continui gemiti ed espressioni di lussuria e godimento dipinti in volto, sapevo però che non sarei durato ancora a lungo, la posizione e la ancora figa stretta mi avrebbero fatto venire da un momento all’altro e Federica sembrava avermi letto nel pensiero. Con una mossa piuttosto decisa, quasi violenta, mi afferrò per il collo, chiuse le gambe a forbice sul mio corpo e mi ribaltò dall’altra parte del letto, ribaltando la situazione, ora era lei a dominarmi e scegliere i movimenti mentre il mio pene rimaneva affondato nella sua vagina. Mi cavalcava con impeto in posizione di cowgirl, fissandomi negli occhi, non resistevo più, le afferrai le cosce strizzandole sperando di ottenere qualche secondo in più, “sei stato bravissimo, sono felice di averti donato la mia verginità” mi annunciò gemendo prima di prendermi il labbro superiore e darmi un nuovo bacio, lasciandosi andare nel suo orgasmo. Segnale che ero riuscito nel mio dovere, segnale che mi fece lasciare andare appagato sborrando nell’utero di Federica…la mia ragazza.


Rimasi a dormire da lei, un bel riposo rigenerante uno accanto all’altra con scambi occasionali di affetto ed effusioni durante la notte. L’indomani mi svegliai per ultimo e al mio risveglio una Federica già in piedi e vestita mi raggiunse a letto per darmi il buon giorno, aveva in mano la posta e con svogliatezza si mise scorrerla accanto a me. “Pfff l’invito del matrimonio di mio fratello. Alla fine, ha scelto i biglietti che gli avevo proposto io. L’avevo detto che erano I più belli. La mamma, la nonna e le zie saranno contente che finalmente avrò un ragazzo da esibire” commentò colpendomi con la busta in testa, “un altro matrimonio a cui partecipare? Oddio! Ho già quello di Andrea, vuole pure che gli faccia da testimone” esclamai rassegnato, “Non ho capito, perché dovrebbe sposarsi due volte?” mi domandò confusa Federica, non capì, “come sposarsi due volte?” chiesi confuso a mia volta, “Andrea…quello che era insieme a te la sera che ci siamo conosciuti al bar?” continuo lei, “si lui, lo conosci no? L’hai chiamato pure per nome. Si deve sposare” risposi, lei aggrottò il sopracciglio e scoppiò a ridere
“Se lo conosco? Luca, lo conosco da 27 anni…ma scusa, credevo sapessi che è mio fratello!” mi annunciò lei divertita, caddi dalle nuvole, “o cavolo. E adesso come glielo dico che sono andato a letto con sua sorella?” esclamai venendo afferrato per il cavallo dei pantaloni, “che sei andato…e continuerai ad andare a letto con sua sorella volevi dire” esclamò stizzandomi leggermente le palle accompagnando il tutto a un bacio, le sorrisi, trovavo eccitante quella vena da mistress che aveva appena usato, e ricambiai il bacio.
“Posso infilarmi dentro di te qualche minuto? Vorrei far prendere per bene la forma del mio cazzo alla tua vagina” le sussurrai all’orecchio, “e proprietà tua, puoi entrare quando vuoi” mi rispose sdraiandosi sul letto svestendosi della parte inferiore dei vestiti, invitandomi a farmi sotto.

Visualizzazioni: 6 675 Aggiunto: 1 anno fa Utente: