Infortunio e ricovero in ospedale


Spostando un grosso vaso nel giardino, sentii un dolore lancinante ad un fianco e mi inginocchiai a terra, incapace di rialzarmi chiesi a mio padre di aiutarmi.


Il giorno dopo il dolore era ancora molto presente, quindi decisi di recarmi presso il pronto soccorso, fatti tutti gli accertamenti ed essere stato con la flebo per 5 ore il medico decide di ricoverarmi in ortopedia.


I primi due giorni furono un inferno, non riuscivo a trovare la giusta posizione per riposare e quindi incomincio con il trattamento ad ultrasuoni due volte al giorno più punture e flebo mattina e sera.


Oltre al dolore alla schiena ero nervoso, non potevo alzarmi per andare a fumare e quindi vi lascio immaginare, dopo 4 giorni di terapia incomincio a muovermi dal letto, quantomeno con la sedia a rotelle riuscivo a spostarmi almeno per fumare.


In una delle mie sortite, sul pianerottolo esterno del reparto incontro degli altri ammalati anche di altri reparti, si fa conoscenza, ci si scambia le diagnosi si parla del più e del meno. Una sera al gruppo si unisce anche una ragazza, sapete, in ospedale l’abbigliamento è il pigiama, comprato e tenuto da parte per quelle occasioni e la vestaglia, quindi non riesci mai ad apprezzare a pieno le caratteristiche del tuo interlocutore, riesci a malapena a stabilirne l’altezza ed il colore dei capelli e occhi, nel caso di una ragazza guardi anche la bocca.


Parlavamo e parlavamo anche fino a tardi tantoché alle volte per la terapia dovevano chiamarci, rimanemmo soli, e si sedette vicino a me, io ormai avevo lasciato la sedia a rotelle e camminavo con le stampelle, guardandomi mi disse
Lei - “peccato che siamo qui dentro, fuori ci saremmo fatti un giro con la macchina”, 


Capendo dove voleva a parare le risposi


Io - “Non è un problema fare un giro con la macchina, se vuoi possiamo fare un giro in ascensore” ridendo mi disse


Lei - “E dove andiamo”


Io - “semplice, al settimo piano”


Lei – “E cosa c’è al settimo”


Io – “Niente, ma lì non ci vede nessuno, mi devi dare solo 5 minuti che devo tornare in stanza poi ci troviamo vicino all’ascensore” avevo bisogno di fare pipì e recuperare un preservativo dal mio portafoglio.


Andai all’ascensore in contemporanea con lei, schiacciai il bottone di chiamata, quando arrivò l’ascensore entrammo e schiacciai il pulsante del settimo. Appena si chiusero le porte la presi, la avvicinai e poggiai le mie labbra sulle sue, lei ricambiò poggiandomi una mano sul cazzo.


Arrivati al settimo, era solo un magazzino buio senza luce, con la luce dell’ascensore ho visto una specie di panca sullo sfondo, entrammo e le porte si richiusero, restammo al buio, aiutati dalla luce di un accendino a stento raggiungemmo la panca senza inciampare in qualcosa.


Mi sedetti sulla panca e lei al buio si sfilò i pantaloni del pigiama, non lo so se sotto avesse le mutandine, so che quando la toccai era nuda, seguendo le sue forme le appoggiai le mani sulle figa, con le dita strofinai un pochino per spostare i peli e la mia mano trovarono l’ingressa di quella patata bollente, aveva la figa bagnata, sulle mie dita sentivo i suoi umori, infilai subito un dito dentro, lei mi prese la mano e la spinse più in fondo.


Si chinò su di me e con le mani trovò il mio cazzo ormai duro, mi abbassò i pantaloni e si mise a cavalcioni su di me dicendomi “Prendimi”, presi il preservativo dalla tasca del pigiama e lo infilai, se lo prese in mano e se lo guidò strofinandolo sulla sua figa per lubrificarlo con i suoi umori, lo puntò e lo mise dentro sino in fondo, dette un colpo di reni e venne mugolando di piacere, stette ferma qualche secondo e poi ricominciò a cavalcarmi, aveva orgasmi continui.


Mi sentivo tutto bagnato, i suoi umori scendevano dalla sua figa, tanto era bagnata che non riuscivo a sentire niente, a quel punto ho capito che se non mi concentravo non sarei venuto, e lei mi avrebbe usato come fossi stato un semplice cazzo di gomma.


Dopo il suo sesto o settimo orgasmo riuscii a sborrare, naturalmente dovetti pensare a qualcun’altra, scese dal mio cazzo solo dopo che si ammosciò uscendo da lei.


Il giorno dopo fui dimesso, non ho più visto quella ragazza.


Infortunio e ricovero in ospedale


Spostando un grosso vaso nel giardino, sentii un dolore lancinante ad un fianco e mi inginocchiai a terra, incapace di rialzarmi chiesi a mio padre di aiutarmi.


Il giorno dopo il dolore era ancora molto presente, quindi decisi di recarmi presso il pronto soccorso, fatti tutti gli accertamenti ed essere stato con la flebo per 5 ore il medico decide di ricoverarmi in ortopedia.


I primi due giorni furono un inferno, non riuscivo a trovare la giusta posizione per riposare e quindi incomincio con il trattamento ad ultrasuoni due volte al giorno più punture e flebo mattina e sera.


Oltre al dolore alla schiena ero nervoso, non potevo alzarmi per andare a fumare e quindi vi lascio immaginare, dopo 4 giorni di terapia incomincio a muovermi dal letto, quantomeno con la sedia a rotelle riuscivo a spostarmi almeno per fumare.


In una delle mie sortite, sul pianerottolo esterno del reparto incontro degli altri ammalati anche di altri reparti, si fa conoscenza, ci si scambia le diagnosi si parla del più e del meno. Una sera al gruppo si unisce anche una ragazza, sapete, in ospedale l’abbigliamento è il pigiama, comprato e tenuto da parte per quelle occasioni e la vestaglia, quindi non riesci mai ad apprezzare a pieno le caratteristiche del tuo interlocutore, riesci a malapena a stabilirne l’altezza ed il colore dei capelli e occhi, nel caso di una ragazza guardi anche la bocca.


Parlavamo e parlavamo anche fino a tardi tantoché alle volte per la terapia dovevano chiamarci, rimanemmo soli, e si sedette vicino a me, io ormai avevo lasciato la sedia a rotelle e camminavo con le stampelle, guardandomi mi disse
Lei - “peccato che siamo qui dentro, fuori ci saremmo fatti un giro con la macchina”, 


Capendo dove voleva a parare le risposi


Io - “Non è un problema fare un giro con la macchina, se vuoi possiamo fare un giro in ascensore” ridendo mi disse


Lei - “E dove andiamo”


Io - “semplice, al settimo piano”


Lei – “E cosa c’è al settimo”


Io – “Niente, ma lì non ci vede nessuno, mi devi dare solo 5 minuti che devo tornare in stanza poi ci troviamo vicino all’ascensore” avevo bisogno di fare pipì e recuperare un preservativo dal mio portafoglio.


Andai all’ascensore in contemporanea con lei, schiacciai il bottone di chiamata, quando arrivò l’ascensore entrammo e schiacciai il pulsante del settimo. Appena si chiusero le porte la presi, la avvicinai e poggiai le mie labbra sulle sue, lei ricambiò poggiandomi una mano sul cazzo.


Arrivati al settimo, era solo un magazzino buio senza luce, con la luce dell’ascensore ho visto una specie di panca sullo sfondo, entrammo e le porte si richiusero, restammo al buio, aiutati dalla luce di un accendino a stento raggiungemmo la panca senza inciampare in qualcosa.


Mi sedetti sulla panca e lei al buio si sfilò i pantaloni del pigiama, non lo so se sotto avesse le mutandine, so che quando la toccai era nuda, seguendo le sue forme le appoggiai le mani sulle figa, con le dita strofinai un pochino per spostare i peli e la mia mano trovarono l’ingressa di quella patata bollente, aveva la figa bagnata, sulle mie dita sentivo i suoi umori, infilai subito un dito dentro, lei mi prese la mano e la spinse più in fondo.


Si chinò su di me e con le mani trovò il mio cazzo ormai duro, mi abbassò i pantaloni e si mise a cavalcioni su di me dicendomi “Prendimi”, presi il preservativo dalla tasca del pigiama e lo infilai, se lo prese in mano e se lo guidò strofinandolo sulla sua figa per lubrificarlo con i suoi umori, lo puntò e lo mise dentro sino in fondo, dette un colpo di reni e venne mugolando di piacere, stette ferma qualche secondo e poi ricominciò a cavalcarmi, aveva orgasmi continui.


Mi sentivo tutto bagnato, i suoi umori scendevano dalla sua figa, tanto era bagnata che non riuscivo a sentire niente, a quel punto ho capito che se non mi concentravo non sarei venuto, e lei mi avrebbe usato come fossi stato un semplice cazzo di gomma.


Dopo il suo sesto o settimo orgasmo riuscii a sborrare, naturalmente dovetti pensare a qualcun’altra, scese dal mio cazzo solo dopo che si ammosciò uscendo da lei.


Il giorno dopo fui dimesso, non ho più visto quella ragazza.

Visualizzazioni: 5 725 Aggiunto: 1 anno fa Utente:
Categorie: Tradimenti Confessioni