L’amica a Maglie 1 - 1
Di fronte casa mia, viveva un ragazzo, avevamo preso a frequentarci e qualche volta, siccome era più grande di me, mi portava con lui con la moto o la macchina.
Frequentavamo una cerchia di amici particolari, si riunivano in un locale, posto in uno scantinato ad ascoltare musica, il locale era a Maglie, all’ora ridente cittadina, cui gli abitanti erano un po’ snob.
In quella cerchia ci stava una bella ragazza, figlia di un noto avvocato che aveva una cotta per il mio amico, una sua amica che nemmeno mi filava, la cosa non mi infastidiva, in quanto abbastanza antipatica, ma siccome le tipe uscivano insieme, per poter dare l’opportunità di appartarsi al mio amico, le facevo da spalla.
Un giorno ebbe l’idea di fare una gita in macchina, l’obbiettivo era andare sino alla Baia Verde (vicino a Gallipoli) per stare un po’ in una casetta di proprietà dei genitori.
Arrivammo al mare e entrati in casa lui e l’amica si appartarono in una delle camere da letto, noi invece ci sedemmo sul divano in soggiorno a chiacchierare.
Stavo cercando di concludere qualcosa e rendere l’uscita proficua, ma la tipa sembrava non interessata, ad un certo punto mi alzai, ero intenzionato a scuotere l’albero per vedere se cadeva qualche frutto, io sto andando nell’altra stanza, mi sto rompendo, vieni.
Lei prese una rivista dal tavolino e si mise a leggere, la lasciai nel soggiorno e mi stesi sul lettino nell’altra stanza.
Passò circa una 20^ di minuti e fece capolino dalla porta la tipa, “ma senti come stanno scopando?”, avvicinai la mano all’orecchio, e dissi “Loro si divertono, la tua amica non è come te” guardandomi indispettita disse “Chi ti dice che io non mi sappia divertire? E solo che non la do al primo che viene” la guardai e dissi,” Scusa, intanto non ti ho chiesto di toglierti le mutande, potresti anche tenerle e divertirti ugualmente”, mi guardò con aria di sospetto e aggiunse “in che modo?”, “potresti intanto sederti accanto a me” e facendo segno con la mano le indicai dove sedersi.
Incominciava ad incuriosirsi, si sedette accanto a me tenendo le mani sulle sue gambe, “ti dispiace se ti tocco?” a quella domanda le uscì una domanda più diretta, “DOVE?”, facciamo così le risposi, mi dici tu dove non vuoi essere toccata, “Non voglio togliere i pantaloni”, “va bene”.
La presi alla sprovvista, mi avvicinai a lei e la baciai mentre con la mano le accarezzavo una gamba, mi bloccò subito ricordandomi che non avrebbe tolto i pantaloni, mi riproposi di baciarla e continuai ad accarezzarle le gambe, salendo su le infilai la mano sotto il maglioncino cercando di vincere la sua resistenza.
Presi a giocare con uno dei suoi capezzoli senza spostare il reggiseno, aveva una 2^, la sentii rilassarsi e appoggiare la schiena sul letto, ormai sentivo sciogliere quella tensione e quella paura che la bloccava.
Le alzai il maglioncino, scoprendole il reggiseno, da sopra, si vedevano i suoi capezzoli induriti e con le dita alzai la stoffa che le teneva compresse e avvicinando la bocca mi misi a leccarle i capezzoli, un traguardo era stato raggiunto, tornai ad esplorare con le mani le sue gambe, passavo delicatamente la mia mano sui suoi fianchi e la lasciavo scivolare ogni tanto sul suo ventre, quando fui sicuro le appoggiai la mano sulla figa che da sopra i pantaloni la sentivo calda e arrapata.
“Non posso, non l’ho mai fatto” “Tranquilla risposi, se una porta è chiusa lasciamola così”, mi dedicai così a passarle le dita sulle pieghe della figa mentre con la bocca continuavo a giocare con i suoi capezzoli.
Penso fosse venuta, perché strinse le cosce tenendomi catturata la mano, quando allargò le gambe le presi una mano e la avvicinai al mio pube, fece un pochino la ritrosa ma poi incominciò ad accarezzare il mio cazzo dà sui pantaloni, lo sentiva che era duro, sapeva che se avesse continuato sarebbe successo un guaio.
Slacciai la cintura dei pantaloni e abbassai le mutande, lei continuava a strofinare sul cazzo ma non lo impugnava, così decisi di osare e presa la sua mano le indicai la posizione ed il ritmo.
Presi a baciarla, le appoggiai la mano sulla nuca e spinsi in basso, (Capito che non lo aveva mai fatto, ma le amiche qualche cosa le avevano raccontato, sapeva come fare un pompino?) Il suo capo resisteva, stentava a raggiungere la meta, se continuava così mi sarei sborrato addosso.
Capivo che non c’era niente da fare, probabilmente era chiusa sotto e sopra, rassegnato mi sollevai, la spinsi sul letto, le alzai il maglioncino le tirai su il reggiseno e mi feci una sega sul suo petto, le venni sul seno quasi subito, spruzzandole anche i capezzoli, poi la invitai a stare ferma, mi alzai, mi sistemai i pantaloni ed andai in bagno a prendere della carta igienica per poterla ripulire.
Una volta finito poi la abbracciai e baciandola le dissi “La prossima volta ti faccio vedere come si fa”.