Il servizio di leva


Era arrivata la chiamata alle armi e vengo inviato al Centro Addestramento Reclute di Cosenza, continuavo a sentirmi con mia cugina, telefonando nelle ore in cui gli zii non erano in casa.


Siccome le telefonate allora costavano un botto le nostre si limitavano a come stai e mi manchi, mi manchi tu e mi mancano le nostre scopate.


Finito il C.A.R. vengo assegnato ad un reparto speciale dell'esercito ed inviato a Gaeta in una scuola di addestramento.


In quel periodo a Gaeta c'era una base NATO o quantomeno nel porto ci stava una nave Americana e anche se ci era proibito frequentare gli americani (perché dediti a droghe e alcol e molto chiassosi) qualche sera nei Pub si vedevano capannelli di uomini di colore anche in divisa, con affianco certe stangone da fare invidia.


Donne alte, toniche, muscolose, con capelli corti o lunghi legati sulla testa, bionde o rosse. Sembrava di guardare un catalogo, mai vista tanta figa tutta nello stesso posto.


Uscendo con qualche commilitone ci sedevamo al Pub e guardando quelle già sedute o quelle che passavano fantasticavamo osservando e attribuendo ad ognuna un voto e una specifica posizione.


Il nostro piccolo problema era la lingua, il nostro inglese scolastico non ci permetteva di mettere in atto strategie e rimanevamo seduti a guardarci intorno.


Una sera, sempre seduti al tavolo del Pub stavamo mangiando una pizza, ci accorgemmo che tre ragazze ci stavano osservando, facendo gambetta a quello accanto a me attiro la sua attenzione indicando le ragazze, incitato dal gruppo facciamo segno loro di accomodarsi al nostro tavolo, abbiamo pensato che una parola ciascuno qualcosa avremmo capito. Le ragazze sorridendo si sono avvicinate e con un "italiano maccheronico" hanno spiegato che erano in attesa che si liberasse un tavolo per mangiare, naturalmente le abbiamo invitate a sedersi con noi, ci saremmo stretti un poco e avremmo mangiato comunque, solo due parlucchiavano l'italiano l'altra nemmeno una parola.


Ci sentivamo avvantaggiati, avevamo trovato figa straniera che riusciva a capirci.


Parlavamo del più e del meno, limitandoci a fornire informazioni ufficiali, anche il nostro grado e quello che facevamo ci era stato detto in caserma che non poteva essere reso pubblico, ma anche loro erano molto vaghe, quindi naturalmente i discorsi caddero sui rapporti personali, sposati fidanzati, etero o gay, aspettando tra una conversazione e l'altra la traduzione all'amica.


Quella che non parlava italiano continuava a guardarmi e rideva per ogni mia battuta, non sapevo se sarei stato in grado di instaurare un rapporto con lei, ma era veramente fantastica.


Si chiamava Karen qualchecosa, alta 190 biondo cenere, due spalle da giocatore di rugby, una maglietta attillata che risaltava un seno che a occhio e croce doveva essere una 4^.


Continuava a guardarmi anche se non capiva quello che dicevo e in un momento in cui stava parlando uno dei miei commilitoni mi misi a guardarla negli occhi anche io.


Ad un certo punto si avvicinò all'orecchio della sua amica e confabulò qualcosa, si misero a ridere, capivo che l'argomento ero io quindi con fare sorpreso chiesi se potevo essere di aiuto, la sua amica mi guardò e disse "la mia amica ti trova simpatico" solo simpatico chiesi? attendendo la traduzione caddi nel panico, avevo sentito delle dimensioni esagerate dei maschi di colore, ed io persona quasi normale mi sentivo a disagio.


Sorridendo lei mi disse "la mia amica ti trova carino e peccato per la lingua altrimenti ............" sospese la frase ridendo


Presi coraggio, feci alzare il commilitone affianco a me e invitai la ragazza a scambiarsi di posto, rivolgendomi alla sua amica arrossendo un po’ in viso dissi " per quello che avrei voluto farle non servivano le parole" nell'attesa della traduzione rimasi un attimo attonito, sapevo quello che stavano per chiedermi e quindi andai ad intuito.


La ragazza era incuriosita, voleva sapere cosa volessi farle ed invito l'amica a chiedere nel dettaglio.


Guardandola negli occhi risposi senza pensarci "Mi piacerebbe tanto metterle la Testa tra le gambe e sentirla venire nella mia bocca". La traduzione tardò ad arrivare, avevo sconvolto le due ragazze che comprendevano l'italiano e quando riferirono la mia risposta all'amica questa guardandomi scoppiò a ridere insieme a loro poi tornando seria mi guardò e disse "OK Andiamo" Finimmo di mangiare e pagammo il conto.


Sulla stradina che portava verso la caserma ognuno si infrascò con una diversa, io presi per mano la mia conquista e la feci accomodare su una panchina tra gli alberi in un punto in cui la luce dei lampioni lasciava in penombra chi era seduto.


Le passai la mano dietro il collo ed incominciai a baciarla, indossando pantaloni attillati nel passarle la mano sul cavallo dei pantaloni sentivo tra le dita il calore della sua figa, doveva avere labbra carnose


Perché avevo la sensazione di toccare un paio di palle, toccai con maggior attenzione sperando di non trovarmi tra le mani qualche sorpresa e mi misi a passare le dita su quella che sembrava una figa da cavalla.


Slacciai la sua cintura, abbassai la zip e siccome erano stretti e non riuscivo a infilare la mano la feci sollevare per abbassarle i pantaloni.


Rimase con i pantaloni abbassati sino alle ginocchia con addosso le mutandine, nell'oscurità non vedevo niente, quindi andai a tentoni, la feci sedere e le passai la mano là dove speravo avessi trovato la figa, con mio grande sollievo constatai che era una femmina, una gran esemplare di femmina con una grande figa.


Mi misi a giocherellare con le dita sulle sue labbra più intime sentendo le mutandine molto umide, la invitai a stendersi sulla panchina e avvicinai la mia bocca al suo pube, volevo sentire il suo profumo, stavo anche armeggiando con i lacci delle sue scarpe, se volevo sfilarle i pantaloni almeno una scarpa dovevo sfilarla.


Quando ebbi sfilato la scarpa agganciai con le mani le sue mutandine e sollevandole il bacino le feci scivolare sino al pantalone, presi pantalone e mutandine e le feci scivolare sino alle caviglie, sganciando una sola gamba.


Era fatta avevo la preda alla mia mercé, mi accovacciai tra le sue gambe ed incomincia a passarle la lingua sulle cosce passando delicatamente sulla sua figa, aveva le labbra esterne veramente carnose, infilando la lingua per cercare l'inizio pensai di perdermi, passavo la lingua su quelle labbra calde, bagnate e profumate, in alto trovai il suo clitoride che era spesso e grande quanto il dito mignolo di un , lo presi tutto in bocca succhiandolo e poi scesi e con la lingua la penetrai.


Sembrava in preda a continui orgasmi, dimenava il bacino dal basso in alto dopo pochi istanti venne nella mia bocca riempiendomi con i suoi umori, che erano davvero tanti, sembrava avesse fatto pipì, avevo il viso tutto bagnato.


Rimase stesa per un minuto, poi con le mani mi tirò a sé baciandomi sulla bocca, raccogliendo con la lingua il liquido mi tastò tra le gambe e mi invitò a scoparla.


Abbassai i pantaloni, presi il preservativo che avevo nel portafoglio ma prima di infilarlo lei si chinò su di me prendendo in bocca il mio cazzo comincio a spompinarmi, sentendomi pulsare nella sua bocca mi aiutò ad infilare il preservativo e guidandolo con la mano se lo appoggiò sulle labbra intime, lo fece roteare sul clitoride e poi lo infilò dentro in un solo colpo.


La mia eccitazione era tanta, ricordando l'ultima volta, erano passati più di due mesi, dopo una ventina di colpi in quella figa calda ed accogliente sborrai.


Siamo stati due o tre minuti fermi, immobili, io ero ancora dentro di lei appoggiato con la testa sul suo seno.


Tornammo alla realtà quando sentimmo le sue amiche che la chiamavano, "OK disse lei" si infilò le mutandine ed i pantaloni e scappò via.


Cazzo era tardi, si erano fatte le 12:30, la ritirata era alle 11:00 chissà cosa sarebbe successo.


Per fortuna in portineria c'era il capoposto che era nostro amico, capì tutto, ci prese a calci nel culo e ci fece rientrare in camerata dicendo "Domani mi raccontate, ora filate prima che passi un'ispezione".


Il pomeriggio successivo telefonai alla mia cuginetta, dovevo raccontarle quello che era successo, sapevo di ferirla ma volevo essere onesto.


Siccome non le dicevo le solite frasi “Mi manchi, ecc.” a bruciapelo mi chiese “Mi devi dire qualcosa” le risposi di sì e confessai di essere stato con una ragazza americana e di averci scopato.


Dopo un attimo di silenzio mi rispose “bene, io mi sono fidanzata” e attaccò.


Al mio ritorno ed ormai congedato, cercai di riagganciare mia cugina, passavo da casa sua ma non voleva aprirmi finché un giorno quando suonai nuovamente al suo portone lei mi fece entrare, e con mia sorpresa la trovai in compagnia di un ragazzo, si affrettò a presentarmelo come il suo fidanzato, mi trattenni ancora qualche minuto chiacchierando con lui, poi congedandomi andai via con in mente i momenti trascorsi e le scopate fatte.


Con qualche rimpianto ma rassegnato lasciai quella casa e da quel momento non ho più visto mia cugina


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