Tratto da:
Ciondolo d'oro: storie di un rent boy | qualunque cosa per il tuo piacere
di Bacchio Pilone
urly.it/3tk5t


Avevo quindici anni e ricordo benissimo i mondiali di calcio che si svolsero in Messico durante la primavera del 1986. Tutti i miei compagni di scuola avevano la mente pervasa da questo evento mentre io, come al solito, ero interessato solo alle donne. Tutte le sante mattine a parlare delle partite viste il giorno precedente, i gol bellissimi, i calciatori fortissimi e così via. 


In casa mia nessuno era grandemente interessato all’evento calcistico e, quando c’erano le partite, sovente il televisore era spento. Un pomeriggio che ero solo in casa, sentii il campanello suonare. Era un’amica di mia madre con i suoi due figli gemelli maschi di dieci anni, che avevano chiesto il permesso di guardare la partita a casa nostra visto che loro avevano il televisore rotto. Io mi ero completamente dimenticato di ciò e rimasi in mutande. Come arrivarono sull’uscio di casa, i ragazzi corsero subito in salotto ad accendere il televisore, mentre la mamma rimase a salutarmi, sia per cortesia sia perché anche lei non era molto interessata al calcio e a quelle noiose partite mondiali. 


Silvia era una prosperosa trentenne, sposata con un militare di stanza nella vicina caserma dell’esercito, due grandi seni e un culone prospicente, alta circa 1 metro e cinquanta. Non rappresentava il mio standard di bellezza ma era simpatica e affabile. Le offrii qualcosa da bere, mentre lei continuava a sbirciare il pisello che si manifestava dalle mutande. “Non piace neppure a te il calcio, Bacchio?” “No non sono interessato al calcio e neppure allo sport in generale, ho altri interessi tipo la musica, la lettura e le ragazze” così dicendo sorrisi e anche lei sorrise mentre sorseggiava l’acqua che le avevo appena messo nel bicchiere. “I ragazzi e mio marito ne vanno pazzi, purtroppo il nostro televisore è andato, aspettiamo il prossimo mese per comprarne uno nuovo. 


Mi dispiace se ti arrechiamo disturbo” e così facendo accavallò le gambe corte e grasse fino a farmi vedere che non portava le mutande. Aveva un pelo folto e nero e, accaldata com’era, non si fece grossi problemi a mostrarmi tutto con disinvoltura. Io le guardai fra le gambe con insistenza, lei posò il bicchiere e mi prese la mano. Il pisello intanto si era inturgidito, anche se non era bella era comunque una donna e io, in quel momento, ero a corto di ragazze ma sempre con una gran voglia di scopare o di farmi fare un bel pompino. “I ragazzi stanno guardando la partita e io ti vorrei ringraziarti per la tua disponibilità ad ospitarci.” 


Mi alzai e andai in salotto a vedere a che punto fosse la partita. Mancavano venti minuti alla fine del primo tempo e pensai che un bocchino ci poteva stare. Tornai in cucina e chiusi la porta a chiave, mi abbassai le mutande e le infilai il cazzo in bocca. Lo prese con avidità, mugolando di piacere anche se era un po' sudaticcio e non me lo ero lavato dalla sera precedente. Le presi la testa da dietro e glielo infilai fino in fondo alla gola, tanto che le venne un conato di vomito che bagnò un po' il pavimento. Mi chiese scusa e continuò a ciucciarlo mentre io mi divertivo a infilarglielo fino in fondo dandole dei colpi forti che ogni volta le provocavano la sensazione di soffocamento e di vomito. Mi sembrava che le piacesse essere presa con violenza, quindi le tolsi il pisello dalla bocca e le detti uno schiaffetto in faccia, per vedere la sua reazione. “Mi piace se mi schiaffeggi, l’importante è che non sentano i bambini.” 


Le detti due schiaffoni ben assestati, non so perché, mi ispirava quel viso sudato e le sue guance rotonde e rosse. Lei gemette di piacere e mi lasciò fare. Le ficcai due dita della mano in bocca fino a sentirle l’ugola e lei, ferma e implorante, ciucciava anche quelle, mentre con l’altra mano le avevo prese un capezzolo in mano e glielo stavo stringendo forte. Infine le presi la testa tra le mani e gli rificcai il cazzo in bocca simulando una scopata. Venni copiosamente e lei ingoiò tutto con avidità. Davvero una gran troia. La signora tornò a vedere altre partite, tanto che eravamo diventati amici. Ogni volta mi faceva un bel soffocone e io la riempivo di schiaffi nel viso. 


Una volta venne da sola, poiché i figli erano andati in parrocchia per veder la partita con gli amici, e fu allora che la spogliai tutta e la leccai a dovere prima di ficcarglielo nella fica e nel culo, ad intermittenza, schiaffeggiandola sul volto e dandole delle sonore sculacciate da farle venire il sedere viola. Lei godeva tantissimo e mi ripuliva per bene il cazzo prima di riporlo dentro agli slip, ringraziandomi dell’ospitalità.

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