Il programma di Clarissa fu fin troppo chiaro.
“Stasera cara la mia Beatrice ce ne andiamo in casa di due ragazzi che ti dico subito, non sono due Adoni, ma hanno dei cazzi da far paura.”
Il che dopo la mia rottura con quel gran cretino del mio ex, il classico idiota che si fa beccare con una sciacquetta e poi dice d’amarti, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Così dopo una bella doccia, durante la quale la mia unica preoccupazione fu quella di non bagnarmi i capelli che avevo rifatto il giorno prima, mi misi davanti al mio armadio per decidere cosa indossare. Volevo qualcosa che sia sexy ma non troppo, ma che soprattutto si togliesse in fretta visto il programma della serata, e che allo stesso tempo esalti la mia quasi terza che era da sempre uno dei miei punti di forza.
Alla fine decisi per un vestito rosso che arriva appena sopra il ginocchio, e che aveva dietro una lampo che da dietro il collo arrivava quasi all’inizio del solco delle chiappe. Il problema di quell’abito era che mi stava molto stretto, tanto che si vedevano fin troppo sia il reggiseno sia le mutandine, così decisi di togliermi l’intimo e di uscire di casa quasi nuda
Passai a prendere Clarissa che aveva la sua solita accoppiata maglietta e jeans che odio, ma in fondo era la mia miglior amica e le perdonavo sempre tutto.
“Allora dove abitano queste due macchine del sesso, ma soprattutto come sono ?” le chiesi anche per sapere che strada prendere.
“Alla fine di via di Francia, il numero non lo ricordo ma la casa sì. Cosa vuoi che ti dica, si chiamano Giulio e Domenico e li ho conosciuti in un locale vicino all’ospedale dove lavoro, non sono due gran bellezze, ma quanto a cazzo…. Me li sono fatti uno alla volta e poi ho pensato a te per qualcosa di ancor più intrigante, e intanto ti togli dalla testa quel coglione con cui stavi, e credimi a lasciarlo hai fatto un sei al Superenalotto.”
Clarissa continuò a parlare senza che riuscissi mai a fermarla, continuando ad insultare senza sosta il mio ex, che in realtà non aveva mai sopportato, e raccomandandomi fin troppo di prendermi una bella pausa dai rapporti seri per pensare solo a divertirmi.
Dopo una buona mezz’ora arrivammo davanti la casa di Giulio, e con un colpo di fortuna non da poco, trovai un parcheggio proprio vicino al suo portone, per poi citofonare per farci aprire.
Il ragazzo abitava al primo piano e si fece trovare alla porta di casa con un sorriso che sembra non finire mai.
“Benvenute, però Clarissa non vale non mi avevi detto che la tua amica è molto più bella di te.” ci disse prima che la mia amica finga di prenderlo a schiaffi.
In effetti, Giulio era tutto tranne che un bel ragazzo, di quelli che fanno girare la testa, però emanava simpatia da tutti i pori, e poi io non ero certamente lì per assistere alla finale di un concorso di bellezza maschile.
Dentro trovammo Domenico, un biondino abbronzatissimo da far schifo, che era molto simile per certi aspetti al suo amico, soprattutto per quello che riguarda l’estrema cordialità.
Giulio tirò subito fuori dal frigo una bottiglia di spumante per poi riempire quattro calici in modo da poter brindare alla serata, che iniziò con una serie di barzellette sconce da parte di Domenico che me la fecero quasi fare sotto dalle risate. Quando l’atmosfera iniziò però a riscaldarsi e le mani dei ragazzi cominciarono a poggiarsi con più insistenza sulle nostre gambe, suonò il cellulare di Clarissa, che prese a bestemmiare ancor prima di rispondere.
“Sì…. Sì certo…. Hai fatto bene a chiamarmi…. Prendo un taxi e vengo subito intanto chiama Di Lorenzo per un consulto altrimenti poi sai come rompe.”
“Clarissa c’è qualche problema ?” le chiesi, anche se sapevo già qual è la risposta.
“Sì un mio paziente è peggiorato e dobbiamo operarlo d’urgenza, ora mi chiamo un taxi e volo in ospedale, tanto da qui non ci vuole molto.”
La mia amica ci salutò velocemente per poi uscire di tutta fretta mentre chiamava un taxi bestemmiando per la serata andata in fumo.
“Altro spumante ?” mi chiese Giulio anche per rompere un più che imbarazzante silenzio.
“Sì grazie anche perché altrimenti andrebbe sprecato, e non solo quello…”
“Già, in effetti, sarebbe un vero peccato buttare via una serata così solo perché qualcuno sta più male di prima.” mi rispose il padrone di casa “Anzi se vuoi ti mostro la casa, anche se da vedere c’è ben poco.”
In pratica mi portò nella sua camera, dove mi strinse a sé per baciarmi, subito seguito da Domenico che nel frattempo si era messo dietro di me. In un attimo mi ritrovai nuda in mezzo a loro due che si spogliano in tutta fretta, per poi portarmi quasi di peso sul letto dove iniziarono a baciarmi e toccarmi un po’ su tutto il corpo.
Non sapendo stare ferma allungai le dita verso le loro mazze che iniziai a segare molto lentamente, mentre loro sembrano avere non so quante mani visto che le sentivo dappertutto.
I due ragazzi si contendevano anche la mia bocca per infilarci la lingua dentro, ma ben presto ebbi voglia di sentire ben altro fra le labbra, così mi abbassai per succhiare la mazza di Giulio che era quello forse più dotato.
Domenico in attesa che mi occupassi di lui, si era impadronito, di fatto, del mio sedere, che non solo palpava con fin troppo vigore pur non facendomi in alcun modo male, ma solleticando insistentemente il mio buchetto, senza però provare a violarlo. Quando decisi di prendere in bocca la sua mazza, fu Giulio a dedicarsi più o meno nella stessa maniera del mio fondoschiena, anche se lui era un po’ più delicato, ma non per questo meno virile.
“Sdraiato che ho voglia di cazzo.” dissi fin troppo repentinamente al biondo che quasi si tuffa sul letto.
Presi la sua mazza con una mano e senza alcun indugio la puntai verso la mia passera che oramai quasi sgocciola, tanto era bagnata, per impalarmici sopra penetrandomi quasi completamente senza aver spinto in alcun modo.
Pur non essendo affatto una ninfomane, avevo quasi un bisogno fisico di far sesso, quasi la serata con Lorenzo non ci fosse mai stata, e quindi in astinenza da chissà quanto tempo. Il fatto d’esser uscita di casa col pensiero fisso di scopare con Clarissa e questi ragazzi, mi stava facendo fare cose che non erano da me, come l’esser così esplicita e per di più con due amici fra loro, o il voler andare dritta al sodo.
In ogni caso iniziai a cavalcare Domenico mentre Giulio si era messo in piedi davanti a me, per permettermi di continuare a succhiargli la nerchia, e ben presto ebbi voglia anche di lui.
“Se vuoi prendere il suo posto sdraiati anche tu.”
Giulio non si fece ripetere l’invito due volte, così una volta che si era steso salii su di lui, ma dandogli le spalle, rimanendo quasi in attesa che Domenico prendesse il suo posto.
I due ragazzi sembravano quasi che si fossero messi d’accordo su cosa fare, ma soprattutto quando e come, e non c’era bisogno che dicessi quasi più nulla perché mi muovevano come fossi una bambola, senza mai smettere di scoparmi o di farsi succhiare la nerchia.
Sia che mi trovassi sdraiata o carponi, per loro non cambiava nulla in quanto uno mi prendeva la passera e l’altro la bocca, scambiandosi il posto dopo essersi dati un’occhiata a vicenda.
Nessuno dei due voleva prevalere sull’altro in quanto a mascolinità, al contrario fra di loro c’era una complicità tale che alla fine non badavo più a chi fa che cosa, tanto erano quasi simili nel dare e prendere piacere.
Quello che fu ancora più sconvolgente è che veniamo tutti e tre quasi contemporaneamente, col risultato che dopo eravamo sdraiati uno vicino all’altro, con me in mezzo e il loro orgasmo sparso sulle tette.
“Se vuoi pulirti ho questi.” mi dice Giulio passandomi un pacchetto di fazzolettini di carta, che non erano certamente il massimo, ma pur sempre meglio di nulla, anche perché non avevo nessuna intenzione d’alzarmi dal letto.
“Spero di non avervi scaricato troppo le batterie.” chiesi loro dopo essermi pulita alla meglio con un tono a dir poco malizioso.
“Che ne dici di questa risposta.” ribatté Domenico che prese a baciarmi con una foga che non aveva avuto prima, infilandomi quasi di forza la sua lingua in bocca, mentre le mani di Giulio s’impossessavano del mio seno.
“Ragazzi calma che non scappo mica via !” esclamai stupita da tanto ardore.
Pensai che però nessuno dei due m’abbia ascoltata, visto che la bocca del biondino scese velocemente dalla mia fino alla mia passera, senza neanche prendere in considerazione il mio seno, mentre l’altro mi piazzò la mazza a pochi centimetri dalla faccia, senza che ci fosse il bisogno di dirmi cosa dovessi farci.
Di solito un uomo si fa dei problemi a mettere la lingua dove c’è stata da poco la nerchia di un altro, ma non era così per Domenico che anzi la usava come una frusta impazzita sbattendola in ogni angolo del mio sesso. Anche il suo succhiarmi le grandi labbra era da primo della classe, perché riusciva a tirarle senza farmi alcun male, per poi leccare quello che aveva in bocca facendomi contorcere dal piacere, tanto che facevo non poca fatica a darne a Giulio che pure non aspettava altro.
Com’era successo prima, i due si muovevano con sincronismi perfetti, così poco dopo mi ritrovai col padrone di casa che aveva la testa fra le mie gambe, e l’altro sopra la mia testa che quasi mi offriva i testicoli da leccare, mentre struscia la mazza in mezzo al mio seno.
L’apoteosi fu quando me li ritrovai inginocchiati uno alla mia destra, e l’altro a sinistra, che più che contendersi la mia bocca con le loro nerchie turgide, facevano questa volta sì quasi a gara a chi mi metteva più dita dentro la passera.
“E pensare che quando Clarissa è dovuta andare via ho pensato che la serata sarebbe stata una merda  !” disse Domenico quasi ridendo “E invece ci siamo ritrovati questa gran maiala che non vuole altro che cazzo.”
“Però anche quella in quanto a porcate non è niente male.” gli rispose Giulio “Credo che le piaccia più prenderlo nel culo che farsi scopare nella fica.”
I due continuarono a parlare della mia amica in termini non certo lusinghieri, ma del resto Clarissa non era mai stata un esempio di virtù, tant’è vero che si vantava d’aver perso la verginità durante la festa per i suoi quattordici anni.
Era però chiaro che tutti quei discorsi erano mirati a farmi capire che tutti e due volevano vedere se fossi come la mia amica, e siccome non volevo certo perdere quella sfida, passai io all’azione.
“Perché uno di voi non la finisce di parlare e mi scopa ?” dissi loro sdraiandomi sul letto.
Giulio fu il più veloce a mettersi fra le mie gambe ed infilarmi la sua mazza dentro la passera, mentre Domenico la portò vicino alla mia bocca per non farla afflosciare. Come avevano fatto sino a quel momento, i due ragazzi iniziarono a fottermi senza sosta, ma senza esser mai brutali, girandomi a loro piacimento fino a quando non mi ritrovai carponi con Domenico dietro di me.
“Vediamo se sei davvero come la tua cara amica Clarissa.” mi disse poggiando la cappella contro il mio buchetto.
Non sapendo come mi avrebbe sodomizzata, feci scivolare tutta la nerchia di Giulio dentro la bocca, perché non volevo urlare se mi avesse fatto troppo male. Domenico invece fu sì un po’ violento, ma non troppo anche perché la sua mazza ricoperta com’era dei miei umori, entrò nello sfintere senza troppi problemi.
Quel momento fu però la fine della loro complicità, o almeno del loro esser forse fin troppo delicati nei miei confronti. Fu, infatti, come se fosse partita una gara a chi mi sbatteva di più, e anche quando mi fecero metter sdraiata per potermi scopare insieme, quasi litigarono per chi mi doveva prendere da dietro.
In compenso io iniziai a godere come non avevo ancora fatto quella sera, con quei due ragazzi che mi riempivano entrambe le porte del piacere, sbattendomi senza sosta e facendomi sì urlare, ma non certo per il dolore.
Giulio era certamente il più stallone dei due, e non solo perché venne dopo l’amico, ma per il suo modo di prendermi in qualunque posizione, riuscendo a spingermi dentro la mazza sempre con forza senza mai perdere la presa.
Alla fine mi schizzarono nuovamente il loro orgasmo addosso, ma prendendomi anche la bocca e il collo, mentre mi toccavano il seno e la passera.
“Dov’è il bagno ?” chiesi avendo bisogno di darmi una bella rinfrescata.
“Prima porta a sinistra.” mi rispose Giulio forse coll’ultimo fiato che gli era rimasto nei polmoni.
Dopo essermi ripulita, tornai nella sua camera per rivestirmi, ma mi fecero andare via solo dopo aver avuto il mio numero con la promessa di risentirci a giorni.
“Domani chiamerò Clarissa e le dico cosa s’è persa.” pensai mentre viaggiavo verso il mio appartamento “Di sicuro vorrà i dettagli per poi darmi della troia, come se lei si sarebbe comportata in modo diverso !”



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