Sono Ludovica, una travestita ormai matura, mi sono scelta questo nome per il mio lato femminile avendo da giovane un’ amica di mia madre che mi piaceva moltissimo per il suo charme e la sua femminilità che si chiamava così. Mi sono decisa a scrivere una serie di racconti, alcuni saranno reali ed altri solamente fantastici, perché in questo momento sento la necessità di esprimere quanto sento dentro di me, forse più per me che per gli altri.


Come da titolo in questo primo racconto vado indietro con la memoria a ormai tanti anni fa a rammentare come per la prima volta sono diventata Ludovica e, cosa che in quel momento non potevo sapere, questa parte di me mi avrebbe seguita fino ad oggi.


All’ epoca avevo diciassette anni, ovviamente con qualche esperienza sessuale già alle spalle; nulla di eclatante  ma le classiche prime esperienze di un adolescente.


Da questo momento in poi mi riferirò sempre a me al femminile, perché questa è la parte di me che voglio dipingere in questi racconti, percui sarò sempre e solo Ludovica.


La vita scorreva con le normali problematiche di un adolescente che vive con una madre divorziata in un appartamento posto nella periferia di una grande città del nord Italia. Qualche litigata per lo studio, le uscite serali con gli amici. Insomma nulla di strano o particolare: quella consueta voglia di ribellione tipica di quell’ età, come se ogni nuova esperienza fosse vitale per scoprire la vita. Mia mamma, una bellissima donna di 40 anni, sempre vestita elegante, con intimo sexy e vestiti alla moda, che con un divorzio alle spalle stava piano piano riprendendo la sua vita: uscite con le amiche, qualche flirt occasionale.


Era un venerdì, rientro a casa nel primo pomeriggio come ero solita fare. Trovo un piatto di pasta caldo sul tavolo, mi siedo dopo averla salutata e subito lei inizia a chiedermi com’ è andata se sto bene; insomma si parla del più e del meno.


Mamma: “nel pomeriggio passa a prendermi Marta, andiamo a fare qualche compera poi ceniamo assieme e andiamo a ballare stasera, quindi non ti preoccupare che magari tardo. Tu esci?”


Io: “ ma non so ancora, comunque tranquilla mi aggiusto”


Nel miei pensieri dicevo: Wow casa libera! Stasera organizzo qualcosa di epico!!


Come spesso capita però alla fine le fantasie sono spesso infrante dalla realtà, dopo un veloce giro di telefonate, scopro tristemente che tra impegni vari e casini degli altri, sarei rimasta sola soletta; va bene mi dico comunque mi godo la mia serata anche da sola.


Verso metà pomeriggio mia mamma esce ci salutiamo cordialmente. Aspetto una mezz’ ora giusto per non avere un rientro improvviso da parte sua a causa di qualche dimenticanza. Vado a recuperare nel mentre un paio di film porno che tenevo ben celati dietro un armadio nello sgabuzzino; le tipiche pellicole amarcord italiane di fine anni ’80 di cui non ricordo i titoli: il primo era un film con protagonista un’ attrice, Petra, che interpretava una moglie annoiata che decideva di andare a fare la prostituta in un bordello per placare i suoi desideri sessuali, ovviamente come da prassi trova quasi subito uno dei clienti che è l’ amico del marito e la ricatta il resto direi una conseguenza inevitabile; il secondo un classico film con Moana che fa di tutto.


Dopo aver inserito la prima videocassetta, mi spoglio e mi metto sdraiata sul letto, trovando subito che non mi sentivo appagata da quella situazione, le scene di sesso continuavano a scorrere sullo schermo sempre più coinvolgenti, ma non riuscivo ad eccitarmi. Non era una situazione nuova, era già capitato altre volte, e come sempre avevo la soluzione considerando la mia innata passione per l’ intimo femminile ed in particolar modo per le calze da donna, la definirei una vera e propria ossessione. Mi alzo e vado in camera di mamma, apro il suo cassetto della biancheria intima e qui prendo un suo paio di calze autoreggenti nere. Ritornato sul letto inizio a strusciarmele sul pene, solitamente questo tipo di operazione produce in me un effetto eccitante che definirei perfino superiore al viagra; ……… ma niente!! Mi sento davvero fuori di me: non era mai successo.


Passo così qualche minuto senza capacitarmi di quanto stesse accadendo; mi alzo dopo aver stoppato il video e torno in camera di mamma, riprendo a spulciare dentro i suoi cassetti, tutta la sua biancheria lavata e profumata, ma nonostante ciò tutto emanava un sottile profumo di femminilità. Quasi senza accorgermi mi ritrovo con addosso un suo completino intimo, perizoma e reggiseno, di pizzo nero, ero inebriata, mi siedo sul suo letto, infilo ad una ad una le calze autoreggenti. Mi alzo e vado allo specchio, mi sentivo sexy e desiderabile. Torno verso l’ armadio cercando qualche abito rendendomi però quasi subito conto che non avrei potuto indossarne nessuno, sarebbero stati tutti troppo stretti e li avessi rotti avrebbe finito per accorgersi. In quel momento mi cade l’ occhio su un abito che non le avevo visto indossare da tanto, un tubino nero corto a manica lunga, ed al tatto pareva anche abbastanza elastico: decido di provarci. Certo era molto aderente e ci stavo dentro al pelo, ma meglio di nulla. Vado a riguardami allo specchio, mi sentivo una favola e sentivo dentro di me crescere un piacere e sensazioni diverse dal solito; giravo per casa così, in cucina a prepararmi un caffè fumando una sigaretta, era veramente una sensazione bellissima. Decido a qual punto di riprendere la visione del film. Un turbinio di sensazioni nuove mi pervadeva, e riprendo a toccarmi, non come prima solo intimamente…ma le gambe velate dalle calze, tutto il corpo, il mio sesso rispondeva come mai prima: bellissimo. Sento l’ irrefrenabile impulso di portare le dita ed accarezzare il buchino dietro, con le dita inizio a massaggiarlo, l’ eccitazione era grandiosa. Guardavo le immagini del porno e contrariamente a quanto era sempre capitato, di desiderare esser lì con l’ attrice di torno possedendola, iniziavo a guardare con voluttà anche i grossi piselli degli attori. Mi sentivo strana e sbagliata, ma al contempo non riuscivo a smettere, era più forte di me. Vedevo quei cazzi grossi e duri che mi invogliavano a spingere dentro il dito forzando il mio ano vergine immaginando di essere scopata da loro. Ormai ero partita di testa fuori di me sentivo un bisogno irrefrenabile ormai il mio dito medio era tutto dentro di me ma non bastava, volevo di più. Avevo scoperto casualmente che mia mamma nascondeva un vibratore di dimensioni più giuste alla mie esigenze di quel momento. Vado a prenderlo, ma sapendo che già col dito avevo fatto fatica, così a secco non sarebbe mai entrato; entro febbrilmente in bagno alla ricerca alla ricerca di qualcosa di appropriato: un botticino di olio per il corpo, spero vada bene, ma ho troppa voglia per farmi problemi adesso. Torno sul letto e riprendo nuovamente la visione, scosto il perizoma, verso l’ olio sulla mano iniziando a massaggiarmi il culetto, con quel trattamento adesso il dito entra senza problemi. Prendo il vibratore in mano e come se gli facessi una sega lo cospargo d’ olio, lo punto al buchetto e inizio a spingerlo. Nonostante tutto faccio fatica a farlo entrare e seppur non sia ancora dentro quasi nulla sento un po’ di dolore, ma ormai non riuscivo più a fermarmi. Passano molti minuti in cui lo spingo dentro un pochino alla volta fermandomi per abituarmi e poi riprendendo la penetrazione ormai c’ ero quasi e il mio ano si stava piano piano abituando, manca poco ma l’ ultima spinta fa male…mi fermo, è tutto dentro. Lo attivo, sento dentro di me che sta vibrando, piano piano il dolore scompare lasciando posto ad un piacere intenso. Mi rilasso adesso riesco a farlo entrare ed uscire bene, vedo sullo schermo le scene più spinte fantasticando che sia il cazzo dell’ attore a penetrarmi e dopo poco arrivo ad una copiosissima sborrata. Ormai era passato tra tutto un sacco di tempo alla veloce rimetto tutto a posto e mi lavo velocemente.


Questa è stata la mia prima volta, davvero nulla di epico o di speciale, ma per me è stato qualcosa che ha segnato una parte importante della mia vita, da allora molte volte l’ ho rifatto nel corso degli anni a venire ma questa è un’ altra storia.

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